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29 aprile

Caterina da Siena (1347-1380)
testimone

Nel calendario romano e in quello anglicano ricorre oggi la memoria di Caterina da Siena, terziaria domenicana e maestra della fede. Caterina Benincasa nacque a Siena nel 1347, ventiquattresima di venticinque figli. Nutrendo fin da piccola una particolare propensione per la vita interiore, a quindici anni si fece terziaria domenicana, attratta dall'attività caritativa verso i poveri e i malati. Il suo amore per Cristo, alimentato da un costante dialogo interiore, e la radicale vita evangelica che conduceva, le attirarono un piccolo cenacolo di discepoli, che la seguiranno ovunque per partecipare dei suoi doni e del suo ministero. Caterina votò tutta la propria vita alla causa della pace e dell'unità, operando - fatto del tutto inusuale per una giovane donna del suo tempo - per la riconciliazione delle città in lotta e per la riforma della chiesa, afflitta dalla corruzione e dallo scisma. Caterina visitò i poveri per portare loro conforto e i potenti per indicare loro la via della riconciliazione esigita dal vangelo. Ebbe un'intensa corrispondenza, grazie alla quale elargiva consigli spirituali a tutti coloro che le chiedevano una parola, e lasciò un cantico d'amore di rara bellezza nel suo Dialogo sulla divina provvidenza. Caterina fu proclamata dottore della chiesa da Paolo VI nel 1968, titolo che le è riconosciuto anche dalla Chiesa d'Inghilterra. Essa morì in questo giorno, nel 1380, e pur avendo vissuto un lasso di tempo così breve ci ha lasciato con la sua vita una delle pagine più belle della spiritualità cristiana.


TRACCE DI LETTURA

Dio eterno, padre compassionevole e misericordioso,
abbi pietà e misericordia di noi,
dato che siamo ciechi, senza alcuna luce,
e io più di tutti, povera miserabile,
e così sono stata sempre crudele nei riguardi di me stessa.
Con quell'occhio di pietà
con il quale creasti noi e tutte le cose,
considera le necessità del mondo e provvedi.
Tu ci hai donato l'essere dal nulla:
illumina dunque quest'essere che è tuo.
Con il velo della tua misericordia
chiudi e copri l'occhio della tua giustizia,
e apri l'occhio della tua pietà.
Con il legame della carità, lega te stesso
e placa la tua ira.

(Caterina da Siena, Orazioni )


PREGHIERA

Signore della chiesa,
ricordando Caterina da Siena,
ardente di amore per te,
noi ti ringraziamo per il suo servizio
alla verità e alla pace ecclesiale:
concedici sul suo esempio di vivere la comunione
con franchezza e carità,
guidati dalla dolcezza dello Spirito di Cristo,
benedetto nei secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
Pr 8,1.6-11; 3Gv 2-8; Gv 17,12-26


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Caterina da Siena, maestra della fede

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Caterina da Siena, vergine e dottore della chiesa (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (21 barmūdah/miyāzyā):
Ieroteo di Atene (I sec.), discepolo dell'apostolo Paolo (Chiesa copta)

LUTERANI:
Caterina da Siena, predicatrice di penitenza in Italia

MARONITI:
Caterina da Siena, religiosa

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Giasone e Sosipatro (I sec.), apostoli
I 9 martiri di Cizico (III sec.)
Memnone il Taumaturgo, monaco (Chiesa melkita)

28 aprile

LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Pietro Chanel (+ 1841), missionario nel Pacifico del Sud, martire

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Pietro Chanel, presbitero e martire (calendario romano e ambrosiano)
Prudenzio (IV-IX sec.), vescovo e martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (20 barmūdah/miyāzyā):
Pafnuzio di Denderah (III-IV sec.), eremita e martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Johann Gramann (+ 1541), poeta in Prussia

MARONITI:
Giasone e Sosipatro (I sec.), martiri

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
I 9 martiri di Cizico (III sec.)
Giasone e Sosipatro, apostoli (Chiesa melkita)

SIRO-OCCIDENTALI:
Daniele di Edessa (VII sec.), vescovo

27 aprile

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Leggi tutto: 27 aprileAvvakum (+ 1682)
e tutti i martiri Vecchi Credenti

Il 14 aprile del 1682 sale sul rogo l'arciprete Avvakum, leader storico di quei cristiani russi passati alla storia come i Vecchi Credenti. Nella chiesa russa del XVII secolo, scossa dalla grave decadenza morale del clero e animata dal profondo desiderio religioso del popolo, diversi furono i tentativi di riforma spirituale che si succedettero, provocando scontri a volte violenti nella popolazione sia nella gerarchia. Con l'elezione del patriarca Nikon, che poi sarà condannato dal concilio di Mosca del 1666, vennero introdotte in Russia riforme liturgiche e disciplinari ispirate alla tradizione greca, che tuttavia sconvolsero la vita quotidiana dei cristiani.
Avvakum e i suoi compagni organizzarono una reazione molto tenace alle riforme, giungendo a forme di vero e proprio fanatismo religioso. Per questa loro ostinazione essi vennero condannati dal medesimo concilio del 1666. Da quel momento ebbe origine un corposo scisma in seno alla Chiesa ortodossa russa. Ancor oggi i seguaci della «vecchia fede» sono numerosissimi in tutta la Russia. Dal 1667 al 1971, quando il Santo Sinodo di Mosca toglierà le condanne contro gli usi dei Vecchi Credenti, questi ultimi subirono a più riprese feroci persecuzioni da parte delle autorità pubbliche, a volte appoggiate nelle loro repressioni dalla gerarchia moscovita. Avvakum ci ha lasciato nella sua Vita un eccezionale documento che permette di comprendere le grandezze e le miserie di uomini che hanno comunque offerto nel corso della storia una grande testimonianza, disposti a morire per quella che credevano essere la genuina fede cristiana. Per questo motivo è doveroso ricordare nella preghiera tutti i Vecchi Credenti morti perché perseguitati in odio alla loro espressione religiosa.


TRACCE DI LETTURA

Ora chiedo perdono a tutti i veri credenti. Ci sono state delle cose che riguardavano la mia vita di cui non avrei dovuto parlare affatto. Non a noi, ma al nostro Dio la gloria. Ma io non sono niente. L'ho detto e lo ripeto: sono un fornicatore e un predone, ladro e assassino, amico di pubblicani e peccatori. Nel giorno del giudizio tutti riconosceranno i miei atti, se buoni o cattivi. Ma se anche sono ignorante nelle parole, non lo sono nell'intendimento; non ho studiato né dialettica né retorica né filosofia, ma ho in me l'intendimento di Cristo, come dice l'Apostolo: «Sono un ignorante nell'arte del parlare, ma non nella dottrina».

(Avvakum, Vita scritta da lui stesso)


Leggi tutto: 27 aprileMechitar di Sebaste (1676-1749)
monaco

La mattina del 27 aprile 1749, al termine di una vita totalmente spesa per Dio e per la formazione religiosa dei fratelli, si spegne a Venezia Mechitar (Mxit'ar) di Sebaste, monaco e fondatore della congregazione armena di San Lazzaro. Mechitar, che al battesimo aveva ricevuto il nome di Manuk, era nato a Sebaste nel 1676. Entrato giovanissimo nel locale monastero della Santa Croce, egli desiderava unire un'intensa vita interiore a un'insaziabile ricerca intellettuale. In quegli anni l'Armenia era scossa da divisioni interne alla chiesa, causate dagli strascichi delle controversie cristologiche del primo millennio. Mechitar decise allora di studiare a fondo tali controversie, per cercare vie di pace all'interno della chiesa armena e con la sede apostolica di Roma. Trasferitosi a Sebaste, entrò in relazione con diversi uomini di chiesa d'oriente e d'occidente, e maturò l'idea di fondare un centro monastico dove lo studio della tradizione potesse formare una nuova generazione di uomini aperti al dialogo e iniziati alla mitezza evangelica. Quando il vescovo di Erzurum, ostile al dialogo con Roma, divenne patriarca, Mechitar dovette fuggire con i suoi compagni e si rifugiò nel Peloponneso; costretto a un nuovo esilio per l'avanzata ottomana, egli finì per stabilirsi a Venezia, sull'isola di San Lazzaro. Nella laguna veneta fu accolto molto bene, e la sua congregazione monastica, che aveva fondato già nel 1711, crebbe rapidamente. A San Lazzaro Mechitar portò a termine il suo progetto di un monachesimo promotore del dialogo e della pace attraverso lo studio e la preghiera, nella convinzione che una verità che non tenesse conto del fratello non si sarebbe mai potuta dire veramente cristiana.


TRACCE DI LETTURA

Te, o santo padre Antonio,
desidero lodare con cuore fermo,
perché tu risplendi pur dalla terra,
come il sole che brilla dal cielo.

Fosti capo di eremiti
e padre di schiere di uomini santi,
tu fondatore di molti ordini,
fiume dell'Eden, sorgente di rivi.

Giunse una voce a te,
dalla bocca del Signore questa parola,
che tanto ti saresti fatto insigne,
che ti avrebbero conosciuto tutte le genti.

Sebbene nelle lettere istruito non fossi,
pure alle correnti dello Spirito ti abbeverasti,
del regno cancelliere fosti
e dei dotti più in alto.

La divina parola di vita
tu insegnasti a molte anime
come una fonte ricca di rami
ti riversasti nei cuori di chi ti ascoltava.

Quindi anche noi, tuoi seguaci,
ti imploriamo di essere nostro maestro
e di farci tuoi discepoli,
alle tue parole docili e obbedienti.

(Mechitar di Sebaste, Inni)


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Christina Rossetti (+ 1894), poetessa

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Caterina (+ 1478) e Giuliana (+ 1501) del Sacro Monte di Varese, vergini (calendario ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (19 barmūdah/miyāzyā):
Simeone l'Armeno (IV sec.), vescovo di Persia, martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Origene (+ 254 ca), dottore della chiesa a Cesarea

MARONITI:
Simeone, fratello del Signore, martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Simeone, parente del Signore, vescovo di Gerusalemme e ieromartire

26 aprile

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Leggi tutto: 26 aprileTertulliano (II-III sec.)
testimone

Vi sono uomini che annunciano il vangelo con la vita, e magari non sono in grado di verbalizzare la profonda esperienza di comunione con il Signore che hanno vissuto. Altri, invece, sono dotati di uno spirito profetico e sono capaci di letture profonde e originali del mistero di Dio, ma la loro vita ci appare segnata dalla contraddizione. È forse il caso di Tertulliano, teologo e autore spirituale tra i più profondi e decisivi tra il II e il III secolo, il quale tuttavia si chiuse sempre di più agli altri al punto di morire circondato da pochi adepti, lontano dalla comunione con la grande chiesa e lontano perfino dall'intesa con i profeti montanisti che pure aveva sostenuto con vigore. Membro di un'agiata famiglia pagana di Cartagine, Tertulliano era nato verso il 160 e aveva ricevuto una solida cultura classica. La sua passione per la speculazione si accompagnò sempre con una precisione di linguaggio propria degli ambienti giuridici romani. Questo gli consentì di essere il fondatore del linguaggio teologico che prevarrà nella teologia latina. I suoi scritti sul battesimo, sulla preghiera e sul martirio saranno ripresi abbondantemente da molti autori successivi. Ma il suo rigore intellettuale, unito a una verve da grande polemista e all'incontro con i movimenti profetici di forte ispirazione ascetica degli ambienti montanisti, portò Tertulliano a una progressiva intolleranza. La sua rottura con la grande chiesa si consumò nel 213, ma i dati storici sull'esito della sua vicenda ci restano in gran parte ignoti. Tertulliano ha lasciato un corpus di pregevoli insegnamenti. Forse non comprese pienamente la condiscendenza di Dio verso le debolezze degli uomini, ma certamente il Signore avrà purificato questa sua lacuna, mostrandogli infine la sua infinita e incompresa misericordia.


TRACCE DI LETTURA

La carne risorgerà: tutta la carne, proprio la carne, e la carne tutta intera. Ovunque si trovi, essa è in deposito presso Dio, in virtù del fedelissimo mediatore tra Dio e gli uomini Gesù Cristo, che restituirà Dio all'uomo e l'uomo a Dio, lo spirito alla carne e la carne allo spirito, lui che in se stesso ha già sancito l'alleanza di entrambi, procurando la sposa allo sposo e lo sposo alla sposa. O anima, perché hai in odio la carne? Non hai nessuno da amare, dopo Dio, che sia così vicino a te: nessuno ti è più fratello di lei, che nasce insieme a te anche nella vita divina. Sei tu che avresti dovuto invocare, per lei, la resurrezione: è a causa tua che le è accaduto di peccare.

(Tertulliano, La resurrezione dei morti 63)


Leggi tutto: 26 aprileOrigene (ca 185-254)
presbitero e martire

A seguito dei maltrattamenti subiti durante le persecuzioni di Decio, muore martire attorno al 254 Origene, presbitero della chiesa universale. Nativo di Alessandria d'Egitto, era stato profondamente segnato dal martirio subito dal padre Leonida quando egli aveva appena otto anni. Desideroso a sua volta di testimoniare la propria fedeltà a Cristo, Origene abbandonò non appena lo poté la sua professione di grammatico per dedicarsi totalmente alla catechesi. Egli visse una vita monastica ante litteram, nell'assiduità orante con le Scritture, che saranno il suo fondamentale nutrimento spirituale, e fu probabilmente il commentatore della Bibbia più profondo e originale dell'antichità cristiana. A lui attingeranno pressoché tutti i padri sia greci sia latini. Fu un apprezzato catecheta, e diversi vescovi gli chiesero di predicare sebbene fosse un laico. Questo gli provocò molti problemi con il vescovo di Alessandria, che lo mise al bando e non ne riconobbe l'ordinazione presbiterale conferitagli in Palestina. Origene, uomo di grande obbedienza alla chiesa oltre che al vangelo, accettò di buon grado e si ritirò finché la sua ordinazione non venne riconosciuta e gli fu consentito di tornare a predicare e a insegnare. Il suo ministero di maestro itinerante della fede terminò quando si scatenò la persecuzione dell'imperatore Decio. Arrestato, torturato, egli fu salvato dal martirio propriamente detto per l'improvvisa morte dell'imperatore, anche se per l'età ormai avanzata sopravvisse ben poco ai tormenti subiti. Alcune sue affermazioni, compiute sotto l'influsso della filosofia neoplatonica che dominava ad Alessandria, saranno condannate nei secoli successivi, ma più per gli eccessi di coloro che si rifaranno ai suoi insegnamenti che per la reale portata di quelle che, per Origene, non erano altro che ipotesi di lavoro.


TRACCE DI LETTURA

Vorrei essere un figlio della chiesa. Non essere conosciuto come l'iniziatore di una qualunque eresia, ma portare il nome di Cristo. Vorrei portare questo nome, che permane come una benedizione sulla terra. Desidero che il mio spirito come le mie opere mi diano il diritto di essere chiamato cristiano.
Se io, che agli occhi degli altri sono la tua mano destra, io che porto il nome di presbitero e ho come missione l'annuncio della Parola, se io arrivassi a commettere qualche errore contro l'insegnamento della chiesa o contro la regola dell'Evangelo fino a diventare di scandalo per la chiesa, che la chiesa tutta intera allora, con decisione unanime, mi tronchi via, proprio me, sua mano destra, e mi getti lontano.

(Origene, Preghiera)

Il Salvatore è disceso sulla terra mosso a pietà del genere umano, ha sofferto i nostri dolori prima ancora di patire la croce e degnarsi di assumere la nostra carne; se egli non avesse patito, non sarebbe venuto a trovarsi nella condizione della nostra vita di uomini. Prima ha patito, poi è disceso e si è mostrato. Qual è questa passione che per noi ha sofferto? È la passione dell'amore. Persino il Padre, Dio dell'universo, pietoso e clemente e di grande benignità, non soffre anche lui in certo qual modo? Nemmeno il Padre è impassibile. Se lo preghiamo, prova pietà e misericordia, soffre di amore e si immedesima nei sentimenti che di per sé non potrebbe avere, data la grandezza della sua natura.

(Origene, Omelie su Ezechiele 6,6)


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Timoteo, discepolo dell'apostolo Paolo (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (18 barmūdah/miyāzyā):
Arsenio (III-IV sec.), martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Tertulliano, dottore della chiesa in Nordafrica

MARONITI:
Cleto (+ 90 ca), papa
Basilio di Amasea (+ 322 ca), martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Basilio di Amasea, ieromartire, e Glafira sua compagna, martire

25 aprile

Leggi tutto: 25 aprile

Marco
evangelista

Le chiese d'oriente e d'occidente celebrano oggi la festa di Marco evangelista.
Giovanni, detto anche Marco, era cugino di Barnaba, e nella casa di sua madre si radunavano i primi cristiani per pregare, secondo la testimonianza di Luca (At 12,12). Verso il 44 Marco accompagnò Paolo e Barnaba a Cipro e in Panfilia, nel loro primo viaggio missionario. Abbandonato Paolo, che lo rimproverò apertamente per il suo rifiuto di seguirlo, egli si riscatterà restando accanto all'Apostolo durante la prigionia romana di quest'ultimo. Marco fu anche discepolo di Pietro, che nella prima lettera lo chiama «mio figlio», e ne fu l'interprete. Acconsentendo alla richiesta dei cristiani di Roma egli fissò per iscritto la predicazione di Pietro, raccogliendo accuratamente tutto ciò che quegli ricordava delle cose dette o fatte dal Signore, e inaugurando così il genere letterario dei vangeli. Secondo alcuni egli è identificabile con il giovane che fugge via nudo dopo l'arresto di Gesù. La liturgia copta chiama Marco «il testimone delle sofferenze del Figlio unigenito». Nel suo vangelo infatti egli fissa lo sguardo sul mistero del Servo sofferente in cui è nascosta la gloria del Figlio dell'uomo, senza nascondere mai la grande incomprensione che Gesù incontrò in vita da parte degli stessi discepoli. Gli ultimi anni della vita di Marco sono parzialmente avvolti nel mistero. Eusebio riferisce che si recò in Egitto e fondò la chiesa di Alessandria. Ad Alessandria, Marco avrebbe subìto il martirio, in data sconosciuta. Il suo corpo, secondo la tradizione, fu trasferito nell'828 a Venezia. Una sua reliquia fu donata nel 1968 dal cardinale Urbani al papa di Alessandria Cirillo VI, segnando così l'avvio del dialogo fra chiesa copta e chiesa cattolica dopo secoli di ostilità e di incomprensione.


TRACCE DI LETTURA

Mentre Gesù ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Allora gli si accostò dicendo: «Rabbi» e lo baciò. Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono. Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi. Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!».
Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono. Un giovane però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.

(Vangelo di Marco 14,43-52)


PREGHIERA

Dio onnipotente,
tu hai ammaestrato la tua chiesa
attraverso la fede di Marco, tuo evangelista:
preservaci dall'essere trascinati
da ogni vento di dottrina,
e mantienici saldamente fondati
sulla verità dell'Evangelo.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE
1P 5,5-14; Mc 16,15-20


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Marco, evangelista

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Marco, evangelista

COPTI ED ETIOPICI (17 barmūdah/miyāzyā):
Giacomo di Zebedeo, apostolo

LUTERANI:
Marco, evangelista
Philipp Friedrich Hiller (+ 1769), poeta nel Württemberg

MARONITI:
Marco l'Evangelista, apostolo

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Marco, apostolo ed evangelista

SIRO-ORIENTALI:
Marco, apostolo ed evangelista (Chiesa malabarese)

VETEROCATTOLICI:
Marco, evangelista

24 aprile

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I 13 martiri ebrei di Troyes (+ 1288)

Nel 1288, gli ebrei della città francese di Troyes sono accusati di omicidio rituale. Durante la pasqua ebraica, infatti, un cadavere era stato introdotto nella casa di Isaac Châtelain, notabile ebreo, per far ricadere su di lui la colpa di un omicidio commesso da altri.
I frati francescani e domenicani, incaricati dell'inchiesta, giungono a mettere sotto accusa la comunità ebraica della città, e si profila una strage. Per salvare l'intera comunità dalla catastrofe che incombe, 13 ebrei, quasi tutti della famiglia di Châtelain, si sacrificano autoaccusandosi di un delitto mai commesso. Saranno arsi sul rogo in questo stesso giorno.
L'accusa di omicidio rituale al fine di celebrare la pasqua con un sacrificio umano, tra le più assurde e infamanti rivolte contro i figli d'Israele, aveva iniziato a provocare stragi in Francia a partire dal 1171, quando a Blois si era consumata la prima condanna al rogo, che aveva colpito tutta quanta la comunità ebraica di quella città.


TRACCE DI LETTURA

In piazza è condotto rav Isaac Châtelain
che per Dio lasciò ogni rendita e casa.
Egli si reca al suo Signore, ricco era di beni,
buon autore di piccoli e grandi commenti al Talmud.

Due fratelli vengono arsi, il maggiore e il minore;
il più piccolo è atterrito per il fuoco che avvampa:
«Aronne, sono tutto infuocato!» e il maggiore lo placa spiegando:
«In paradiso tu vai: te ne sono garante».

(Lamento ebraico in francese medievale)


Leggi tutto: 24 aprileMartiri armeni del genocidio (1915-1918)

La notte fra il 23 e il 24 aprile del 1915 vengono arrestati in massa a Costantinopoli uomini politici, ecclesiastici, giornalisti, avvocati e letterati armeni, con il pretesto che sta per compiersi una rivolta premeditata di tutti gli armeni residenti in Turchia. È l'inizio di quello che sarà il secondo genocidio della storia in termini numerici, dopo quello degli ebrei compiuto dal regime nazista. Deportazioni massicce e trattamenti disumani porteranno tra il 1915 e il 1918 alla scomparsa sulla via dell'esilio e tra le sabbie della Siria di 1.500.000 armeni. Quanti riescono a fuggire si rifugeranno nei campi profughi mediorientali oppure oltre le prime montagne del Caucaso. Sebbene non sia facile districare il complicato groviglio di fede, identità nazionale e azione politica volta all'indipendenza che portò al genocidio del loro popolo, gli armeni ricordano i loro fratelli morti durante la prima guerra mondiale come martiri, perseguitati in odio alla loro fede e alla loro diversità.
È comunque storicamente accertato che pochissimi furono coloro che, pur di salvarsi dalla furia distruttrice dei turchi, si convertirono all'islam rinnegando la fede dei loro padri.


TRACCE DI LETTURA

Ci portarono da mangiare, ma nessuno ne aveva più voglia. Eravamo commossi. Ognuno raccontava ciò che aveva vissuto e condivideva i propri timori di fronte all'avvenire. Avevamo cercato nondimeno di ristorarci un poco, quando la povera armena, provata dai rimorsi per essersi convertita all'islam, mi supplicò di benedire la tavola, di considerarla come quella di un cristiano. Allora tutti scoppiarono in singhiozzi; tutti piansero: uomini, donne, bambini. Terminammo il Padre nostro gemendo. Da lungo tempo ormai avevamo dimenticato il riso: erano gli anni del lutto e delle lacrime.

(Grigoris Balakian, Il Golgota armeno)


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Mellito (+ 624), primo vescovo alla cattedrale di San Paolo, arcivescovo di Canterbury

ARMENI:
I martiri armeni del 1915-1918

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Fedele da Sigmaringen (+ 1622), presbitero e martire (calendario romano e ambrosiano)
Gregorio (IV sec.), vescovo di Elvira
Giorgio, martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (16 barmūdah/miyāzyā):
Antipa (I sec.), vescovo di Pergamo (Chiesa copta)

LUTERANI:
Johann Walter (+ 1570), maestro di cappella in Sassonia
Toyohlko Kagawa (+ 1960), testimone della fede in Giappone

MARONITI:
Saba lo Stratilata (IV sec.), martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Elisabetta la Taumaturga (VI-VIII sec.), monaca
Giuseppe di Maramures il Confessore (+ 1711), vescovo
Ilie Iorest (+ 1678), vescovo e confessore
Pasicrate e Valenzione di Durostoro (III sec.), martiri (Chiesa romena)
Saba lo Stratilata, martire (Chiesa melkita)

SIRO-ORIENTALI:
Giorgio (+ 304 ca), martire

23 aprile

Giorgio di Lidda (+ 304 ca)
martire

Il 23 di aprile nei calendari di tutte le chiese cristiane si celebra la memoria di Giorgio di Lidda, il martire più venerato di tutta la cristianità. Egli nacque probabilmente in Cappadocia. Suo padre, Geronzio, era un pagano di origine persiana, mentre la madre Policronia era cristiana. Avviato alla carriera militare, Giorgio si fece discepolo convinto del Signore, abbandonando le armi e dando ogni suo bene ai poveri. Quanto al suo martirio, i racconti sono talmente intrisi di dati leggendari da rendere difficile una ricostruzione dell'accaduto. Anche la data della sua morte è incerta, mentre sicuro è il luogo della sua sepoltura, nella città palestinese di Lidda, dove già nel 350 era sorta una basilica in suo onore. La sua antica Passio conobbe traduzioni e arricchimenti in ogni lingua d'oriente e d'occidente. Si tratta di un racconto traboccante di miracoli, alcuni dei quali davvero eclatanti. Famoso è l'episodio, immortalato in numerosissime varianti iconografiche e narrato da Jacopo da Varagine nella sua Leggenda aurea, in cui Giorgio uccide il drago che terrorizzava la città di Silene in Libia. Simbolo della lotta contro le potenze del male, Giorgio è patrono dell'Inghilterra, e il numero di chiese a lui dedicate in tutto il mondo è pressoché incalcolabile.


TRACCE DI LETTURA

San Giorgio, che oggi ricordiamo, passò da un tipo di milizia a un altro, scambiando l'ufficio terreno di tribuno con l'ingresso nell'esercito di Cristo. Come un soldato ben disciplinato egli si sbarazzò dapprima del peso dei suoi beni terreni, dando ogni cosa ai poveri. Una volta libero e senza ingombri, indossò la corazza della fede, e poté così gettarsi nel pieno della battaglia come un valente soldato di Cristo. Da questo possiamo tutti apprendere una grande lezione: non è possibile combattere propriamente e con coraggio la buona battaglia della fede se si vive nel terrore di perdere i beni di questo mondo.

(Pier Damiani, Sermone 13)


PREGHIERA

Dio delle schiere,
tu hai acceso a tal punto il fuoco dell'amore,
nel cuore del tuo servo Giorgio
che egli ha reso testimonianza al Signore risorto
con la vita e con la morte:
donaci la stessa fede e la forza dell'amore
perché anche noi possiamo rallegrarci nella sua vittoria
e possiamo prendere parte alla pienezza della resurrezione.
Attraverso Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE
Ap 12,7-12; 2Tim 2,3-13; Gv 15,18-21


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Giorgio, martire, patrono d'Inghilterra

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Giorgio, martire (calendario romano e ambrosiano)
Adalberto (+ 997), vescovo e martire (calendario monastico)

COPTI ED ETIOPICI (15 barmūdah/miyāzyā):
Consacrazione della chiesa di Sant'Agapo (Chiesa copta)

LUTERANI:
Giorgio, martire in Dalmazia;
Adalberto di Praga, vescovo e testimone fino al sangue in Prussia

MARONITI:
Giorgio, martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Giorgio il Trofeoforo, megalomartire
Martiri del monastero di Kvabtachevi (XIV sec.) (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
Giorgio, martire

VETEROCATTOLICI:
Giorgio, martire