2 maggio 2025
Leggiamo oggi una parte del racconto dell’invio in missione da parte di Gesù, che parla del rapporto discepolo-Maestro nella persecuzione e che ben si adatta alla memoria di Atanasio di Alessandria, Padre della Chiesa e Pastore, del quale oggi quasi tutte le Chiese fanno memoria.
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1 maggio 2025
L’incontro di Gesù con la Samaritana si conclude, prima del suo ritorno con i suoi concittadini, con una curiosa annotazione: “La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città…” e raccontò ciò che era capitato. Perché aver messo in risalto l’abbandono di quell’anfora? Si tratta di una dimenticanza o di un abbandono voluto? Il testo non lo dice, ma in ambedue i casi questa osservazione può non essere banale.
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30 aprile 2025
Il desiderio, la sete di questa donna e il dono di Gesù si incontrano, e avviene l’impensabile, l’indicibile, l’inenarrabile, poiché questa donna si sente letta nel proprio desiderio, che affiora di fronte al dono proposto: “Signore, dammi quest’acqua, perché non abbia più sete” (v. 15) e allo stesso tempo Gesù trova la gioia di poter offrire il proprio dono, la gioia di poterlo narrare (“Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: ‘Dammi da bere’”, v. 10) e di poterlo offrire.
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29 aprile 2025
Gesù sta battezzando e tutti accorrono a lui. Questa è la preoccupazione dei discepoli di Giovanni che, rivolgendosi al loro maestro, esprimono a parole un’ingiustizia che, a detta loro, Giovanni stesso subirebbe, mentre in realtà loro si preoccupano per sé stessi: il loro maestro è meno di quel Gesù che gli è venuto dopo, e dunque, questo può intaccare la qualità della loro sequela. Qualità che è caratterizzata da una scala di valori fatta di primati e di concorrenza che, alla fine, invece di seguire il messaggio di Giovanni porta a seguire sé stessi ed è rinchiusa nello sforzo di dover primeggiare sugli altri.
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28 aprile 2025
Ecco il dialogo tra Gesù e Nicodemo, dialogo che si svolge nella continua contrapposizione tra la rivelazione di Gesù e l’incapacità di comprendere di Nicodemo. Dialogo notturno, dell’oscurità della fede. Perché Nicodemo cerca la fede a partire dai “segni” compiuti da Gesù (v. 2), Gesù cerca invece di portarlo su un piano diverso del credere: il “segno” cui credere è il dono del Figlio sulla croce, segno dell’amore incondizionato di Dio (vv. 14-15).
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26 aprile 2025
Dopo aver incontrato i suoi discepoli presso il mare di Tiberiade e aver mangiato insieme a loro, Gesù risorto si rivolge più particolarmente a Pietro in un dialogo intenso. Per tre volte gli chiede: “Mi ami tu?”. Questa triplice domanda richiama il triplice rinnegamento di Pietro nella notte della Passione.
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25 aprile 2025
Il Vangelo di Giovanni, come sappiamo, ha già una prima conclusione in Gv 20,30: “Gesù fece davanti ai suoi discepoli molti altri segni, che non sono scritti in questo libro”. Punto: non sono stati scritti. Che motivo c’era di scriverne ancora degli altri? Che cosa mancava? Il fatto è che tutte le apparizioni del Risorto hanno avuto luogo a Gerusalemme: mancava ancora la Galilea.
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24 aprile 2025
Pace a voi. Pace a voi. Pace a voi. Per tre volte nel nostro testo ritornano queste parole di pace che il Risorto rivolge ai suoi discepoli mentre se ne stanno rinchiusi per paura dei Giudei.
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23 aprile 2025
“Ma se Cristo non è risorto vana è la vostra fede” (1Cor 15,17).Ecco il forte grido di san Paolo ai cristiani increduli di Corinto. Dunque, se, come i discepoli, abbiamo dubbi sulla resurrezione, significa che la nostra fede è vuota e vana?
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22 aprile 2025
Invasi dalla luce pasquale, riceviamo i racconti degli incontri con il Risorto. Con rinnovato stupore oggi ascoltiamo i versetti conclusivi del vangelo secondo Matteo, che poco prima aveva narrato delle guardie al sepolcro, del gran terremoto, dell’angelo che annuncia a Maria di Màgdala e all’altra Maria di non avere paura, perché colui che cercano è risorto, come aveva detto. È Gesù stesso ad andare loro incontro, a confortarle e confermarle: “Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno” (Mt 28,10).
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21 aprile 2025
All’indomani della Pasqua, oggi e ancora nei giorni successivi la chiesa ci guida a meditare i racconti delle apparizioni del Risorto, perché possiamo riascoltare e interiorizzare l’annuncio gioioso della vittoria di Cristo sulla morte, su ogni situazione di morte.
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