28 maggio 2025
Il brano evangelico che oggi leggiamo nel Vangelo di Giovanni ci invita a compiere un atto di fiducia nelle parole di Gesù per riconoscere in lui stesso la via sicura che porta alla dimora eterna presso il Padre. Gesù, che sa usare parole forti qui non solleva una sfida nei nostri confronti, non mette alla prova la nostra fede, piuttosto ci invita a discernere nel suo parlare un principio di unità interiore. La sua parola viene dal Padre e rende ciascuno testimone di una verità che quindi può suscitare ogni sorta di reazione come in Tommaso e Filippo.
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27 maggio 2025
ll’inizio del capitolo dodici del vangelo secondo Giovanni Gesù entra in Gerusalemme, prima della Pasqua, a cavallo di un asino. La sua presenza è accompagnata dal coro di chi non crede e si mostra diffidente anche rispetto ai segni che Gesù compie. Ma per tutti viene l’ora del giudizio, l’ora della sua passione, morte e resurrezione, l’ora della sua glorificazione sulla croce che manifesta il suo amore fino alla fine per tutta l’umanità. Il discepolo del Signore Gesù è tale solo se accoglie la croce alla sequela del suo maestro e Signore.
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26 maggio 2025
Nel portico di Salomone, durante la festa della Dedicazione – memoria della purificazione e della riconsacrazione del tempio – Gesù si presenta come il vero pastore: non un capo che domina, ma colui che guida con la voce, che chiama con dedizione e si offre con fedeltà. È proprio lì, nel luogo che celebra la presenza divina, che avviene un confronto decisivo. Alla domanda che gli viene rivolta dai giudei, “Fino a quando ci terrai nell’incertezza?” (v. 24), Gesù non risponde con dottrine, ma con la testimonianza autorevole di una vita coerente: “Le opere che compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me” (v. 25).
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24 maggio 2025
Tante porte abbiamo attraversato nei nostri anni di vita, altre ce le siamo trovate chiuse davanti e sbarrate per sempre o ci hanno ferito il volto sbattute in faccia, altre ancora le abbiamo sbattute noi con violenza, altre abbiamo avuto paura di aprirle, altre con coraggio le abbiamo aperte e richiuse con cura.
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22 maggio 2025
Passando, Gesù vide un uomo cieco”. È appena scampato alla lapidazione, eppure Gesù non è distratto dalla preoccupazione per la propria vita; lo vede e si ferma presso di lui. Colpisce il contrasto tra l’attenzione di Gesù e la reazione dei discepoli: essi non vedono un uomo, ma la sua cecità come problema teologico, e subito interrogano Gesù “chi ha peccato, lui o i suoi genitori perché nascesse cieco?”. Questa domanda religiosa è un triste modo per evitare l’incontro con la realtà dolente di quell’uomo e sentirne compassione. E per non porsi l’altra domanda: ”Perché a lui, o a lei, e non a me?”. Se ci ponessimo questa domanda davanti alla sventura degli altri, non ci chiederemmo angosciati, quando il male cade su di noi o su chi amiamo: ”Perché proprio a me?”, come se l’esperienza ci avesse mostrato la giustizia della sventura.
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23 maggio 2025
Continuiamo oggi la lettura del capitolo 9 di Giovanni iniziata ieri, laddove troviamo l’episodio della guarigione dell’uomo cieco dalla nascita. Questa guarigione è “segno” (Gv 9,16) del passaggio alla fede, del cammino verso il riconoscimento di Gesù quale Messia e Luce del mondo. Il racconto narra di come un uomo che sedeva nelle tenebre fu condotto a vedere la luce, non solo fisicamente ma, soprattutto, spiritualmente.
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21 maggio 2025
Gesù nel brano precedente ha parlato a lungo del suo rapporto con il Padre facendo anche riferimento alla sua morte ormai prossima, parole difficili da capire e da accettare, eppure il brano si conclude: “A queste parole molti credettero in lui”. Ed è a coloro che hanno creduto che ora si rivolge di nuovo Gesù.
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20 maggio 2025
Il capitolo 8 del vangelo di Giovanni raccoglie e presenta una serie di discussioni fra Gesù e i suoi oppositori: al centro il tema dell’identità di Gesù e la dinamica del credere o non credere. Nel testo di oggi emergono a più riprese le parole “Io sono”. Certo un modo attraverso cui Gesù si presenta e discute con i suoi interlocutori, ma allo stesso tempo un’espressione che rimanda al Nome che Dio rivela per la prima volta a Mosè dal roveto ardente (cf. Es 3,14), promettendo di essere una presenza reale, concreta, attiva e fedele nella storia del popolo di Israele.
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19 maggio 2025
Il brano di oggi è ritenuto da molti esegeti un’inserzione posteriore nel testo giovanneo, che interrompe l’unità dei capp. 7-8; è omesso del resto nei codici più antichi. Ma quale che sia la sua origine, questo racconto ci offre un’istantanea che ha tutti i tratti dell’autenticità gesuana. E dopo tutto non ci è difficile intuire i motivi della sua travagliata vicenda editoriale: il messaggio che trasmette è talmente radicale, talmente contrario alla mentalità dell’uomo religioso, che anche i cristiani hanno fatto fatica ad accettarlo.
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17 maggio 2025
Gesù ha parlato e di lui si parla. Gesù parla con parole che vengono da un altrove, da colui che l’ha mandato (Gv 7,16); “Chi parla da se stesso – dice – cerca la propria gloria” (7,18). Gli animali e le piante comunicano, ma non parlano. Solo all’essere umano è dato il dono di imparare a parlare. Ma come? A che ci servono le nostre parole?
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16 maggio 2025
Il vangelo di oggi ruota tutto intorno al tema del sapere, del conoscere. Noi spesso, come gli abitanti di Gerusalemme, presumiamo di conoscere gli altri, di conoscere l’Altro: la nostra conoscenza, per quanto cerchiamo di andare in profondità, è sempre parziale, superficiale, perché, nonostante possiamo sapere molte cose di chi incontriamo o di chi vive quotidianamente con noi, in realtà dell’altro c’è e resterà sempre una parte di mistero, di inconoscibile, d’insondabile. D’altronde questo lo sperimentiamo anche verso noi stessi: quanto di misterioso c’è in noi e, qualsiasi sia la nostra età, quanto dobbiamo ancora conoscerci!
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15 maggio 2025
Il brano di Luca previsto per la festa di san Pacomio è uno dei tre testi evangelici che ancora oggi i monaci del deserto egiziano ascoltano ogni mattina nella preghiera comune, a ricordare quotidianamente due verità: lo stretto legame tra vigilanza e servizio e – aspetto forse ancor più sorprendente – l’annuncio che il Signore al suo ritorno si cingerà le vesti per servire i discepoli vigilanti.
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14 maggio 2025
Mattia, in ebraico Mattithyahu dono di Dio, che oggi ricordiamo, ha nell’etimologia il segreto che ciascuno può riconoscere e vivere. Mattia divenuto “testimone” (cf. At 1,22) accoglie il dono che porta in sé: un Altro ha scelto lui prima che lui scegliesse l’Altro. (15,16) Mattia ha fatto esperienza di questo dono la cui fonte e la cui intensità è paterna e gesuana: “Io ho amato voi come il Padre ha amato me” (15,9).
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13 maggio 2025
Parole dure o parole di vita? Parole che scandalizzano o che conquistano? Forse non si tratta di un’alternativa. Forse solo la durezza di certe parole può custodirne la dolcezza, come il guscio la sua mandorla.
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