Vivere il “privilegio” della povertà

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

11 agosto 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 14,25-35 (Lezionario di Bose)

In quel tempo 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: «Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro». 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
34Buona cosa è il sale, ma se anche il sale perde il sapore, con che cosa verrà salato? 35Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti».


Parole di grande radicalità quelle di Gesù nel vangelo odierno scelto per far memoria di santa Chiara, una santa che ha vissuto questo radicalismo per amore del Signore e per amore delle sue sorelle, nella libertà di coloro che si fanno poveri per non avere nulla più caro, più prezioso, di Cristo.

Ed è proprio questo primato dell’amore per Cristo al centro del vangelo di oggi, un amore che deve essere senza calcolo e in pieno abbandono al suo amoreche sempre ci precede, ci chiama e ci attira a sé e nel quale poi si possono ritrovare tutti gli altri nostri amori, in una gratuità che dilata lo sguardo e il cuore.

“Nulla anteporre all’amore di Cristo”, scrive Benedetto nella sua regola, e santa Chiara nella sua vita ha incarnato, ha vissuto questo primato, al punto da desiderare vivere nella assoluta povertà per seguire il Cristo povero, sentendo questa rinuncia non come una privazione pesante da portare ma come un privilegio, un dono che non impoverisce la vita ma anzi la arricchisce di senso e di “respiro”.

“Desiderando dedicarvi al solo Signore, avete respinto la brama delle cose temporali. Perciò, venduto tutto e distribuito ai poveri, vi proponete di non avere assolutamente alcun possesso, aderendo in tutto alle orme di colui che per noi si è fatto povero, e via, verità e vita”: con queste parole papa Gregorio concedeva a Chiara e alle sue sorelle il “privilegio di povertà”.

L’unico calcolo che santa Chiara fa è quello che Gesù ci indica nel vangelo odierno: rinunciare a tutti i possedimenti per essere saldamente ancorati in lui: “Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”. Un calcolo che tiene conto che questa è una impresa, una battaglia, che da noi stessi non potremmo intraprendere né sostenere e che ciò che ci è chiesto è una “scommessa” sul Signore.

Stare alla sequela del Signore, tenere il suo passo, richiede questo “bagaglio leggero”, anzi leggerissimo, e la fiducia grande, anzi grandissima, di lasciarsi guidare da lui sulle sue vie, così diverse dalle nostre.

Seguire povere il Cristo povero, arricchite solo e soltanto dal suo amore: questa fu la regola di vita di santa Chiara e delle sue sorelle, una regola di vita che le rendeva conformi a Cristo, a colui che “da ricco che era si fece povero per noi, per arricchirci con la sua povertà” come scrive Paolo nella sua seconda lettera ai cristiani di Corinto (2Cor 8,9), lui che sempre ha vissuto gridando al Padre: “Non la mia volontà ma la tua volontà sia fatta” (Lc 22,43), lui che grazie a questo abbandono fiducioso nell’amore del Padre ha potuto narrarci fino alla fine l’infinita sua misericordia.

Chiara aveva capito che Cristo ci chiede tutto per restituirci tutto, in una accresciuta capacità di amore disinteressato e libero, quell’amore che lui stesso ha vissuto e narrato, quell’amore che è la via regale verso il Regno, dove lui “sarà tutto in tutti” (1Cor 15,28), quell’amore che ci rende capaci di portare a compimento il lavoro, o “la buona battaglia della fede” (1Tm 6,12).

Chiara è stata una donna, una cristiana e una monaca capace di fede, speranza e amore… Sul suo esempio impariamo anche noi a non porre la nostra fiducia in ciò che è effimero ma in ciò che dura in eterno: l’amore del Padre rivelato nel Figlio.

sorella Ilaria