Dalla violenza dei padroni alla sapienza delle briciole cadenti

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

8 agosto 2025

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 15,21-28 (Lezionario di Bose)

In quel tempo 21Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore - disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita.


Chi genera l’“ora” (15,28) di interruzione della ripetizione che fa soffrire “la donna cananea” e “la figlia” (15,22)? Come è stata invece la relazione tra queste due donne fino a quell’ora? 

Ascoltando “le briciole cadenti” (15,27) siamo chiamati a interrogare “la bocca e il cuore” come esorta tutti Gesù (15,11.18) La sofferenza della donna è legata al suo rapporto con la figlia. La donna che “grida” “continua a gridare”. (15,22-23) La sofferenza è grande.

Perché “la figlia”, apparentemente senza voce, proprio “ora” guarisce? “Il Signore sente i miei singhiozzi…” (Cf. Sal 6,9). Non è detto dal testo, ma sappiamo oggi, dal corpo dei saperi, che tante figlie e figli guariscono anch’essi, all’istante, la prima volta che si riconoscono ascoltati da qualcuno.

Dalla “bocca” della donna che cosa possiamo intuire? Forse una parola o parole che hanno determinato una ripetizione mortifera nella relazione madre/figlia? 

Gesù introduce la relazione “figli/cani domestici” (15,26). La donna sposta questa relazione in “cani domestici/padroni” (15,27).

Certo Gesù e la donna cananea parlano così per quello che hanno ascoltato i loro orecchi e vissuto i corpi dei loro antenati. Si legge ad esempio nel libro di Giosuè: ” …è un Dio vivente: proprio lui caccerà via dinanzi a voi il Cananeo” (cf. Gs 3,10). Gesù sa che nel suo DNA ha una radice cananea di nome Tamar (cf. Mt 1,3), donna che Giuda aveva riconosciuto “più giusta di lui” (cf. Gen 28,26). 

Gesù interrompe il “cacciare via” e soprattutto non misconosce la radice cananea che è in lui. “Pietra scartata” (cf. Sal 118,22), ha nel suo cuore e sulla sua bocca parole che desiderano liberare figli e figlie, a partire da quelle “disperse” (15,24). 

La donna ha nel suo cuore le parole della madre che è stata in passato, certamente in buona fede, fino a quell’ora, parole ripetute alla “figlia molto tormentata” (15,22) tra cui “i padroni”.

Del resto Gesù non ha appena chiesto a tutti di esaminare il proprio cuore, le parole che escono dal proprio cuore (15,18-20)? La donna non “desidera” (15,28) anch’essa la liberazione per sé: “salva me” (15,25)? 

Nel libro delle genealogie che è la Genesi Eva dice del suo primo figlio Caino: “Ho acquistato un uomo grazie al Signore” (cf. Gen 4,1b). Andrè Wenin ha così commentato queste parole della proto-madre: “Eva prende il figlio per riempire una mancanza. Inoltre dice di aver avuto questo bambino non con suo marito ma con Dio. L’uomo è completamente inesistente sia come partner che come padre. Questa relazione tra madre e figlio è di tipo fusionale, persino incestuoso e non può che avere delle conseguenze disastrose”.

Fatti i debiti mutamenti la ripetizione di quelle “conseguenze disastrose” da “quell’ora” si interrompe per l’incontro della grazia che è l’ascolto elargito da Gesù alle due donne e il cambiamento delle parole della madre cananea. Dalla violenza della parola “padroni” ora la madre fa prevalere la sapienza della parola ” briciole.” 

Le due donne, la donna cananea e la donna figlia di lei, “ora” aprono il loro futuro alle “briciole cadenti” e potranno essere donne che “prendono e mescolano il lievito finché la farina sia lievitata interamente” (cf. 13,33). 

fratel Giuseppe