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Ecumenismo: convegno a Bose-ANSA

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XXII Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
BEATI I PACIFICI
Bose, 3-6 settembre 2014
in collaborazione con le Chiese Ortodosse

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ECUMENISMO: CONVEGNO A BOSE, ANSA

ANSA

2 settembre 2014

"Abbiamo voluto parlare di 'pace' e di 'pacificatori', proprio in questo momento in cui, come ci ricordava Papa Francesco, stiamo vivendo quasi una 'terza guerra mondiale', con un terribile focolaio in Medio Oriente, dove le confessioni cristiane orientali, ortodosse e cattoliche, vivono le une accanto alle altre. Ma anche guardando a quello che accade ai confini tra Ucraina e Russia, sono regioni in cui il tema della pace è decisivo per il futuro della presenza dei cristiani". Così, Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, presenta alla Radio Vaticana il XXII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, sul tema 'Beati i pacifici', in programma dal 3 al 6 settembre presso il Monastero
della Comunità nel Biellese, in Piemonte. "Senza la pace interiore, quella dello Spirito, e senza il raggiungimento dell'ideale dell'uomo disarmato, si avranno sempre conflitti e di conseguenza guerre - sottolinea il Priore -. Non si può pensare a una pace sociale con degli uomini che sono personalmente armati e che non hanno negato la violenza che li abita e presa nel cuore la mitezza. Le due cose sono strettamente legate". "Non può darsi una pace politica se non c'è una pace che tocchi le persone nel loro quotidiano e che le renda - come dice Papa Francesco - artigiani di pace". "Esercitarsi a vedere la 'bellezza' della pace - spiega il Priore - significa vederla sempre possibile e soprattutto non essere 'sedotti' dalla guerra. Gli uomini condannano la guerra, fanno commemorazioni dei conflitti passati e poi fanno scoppiare nuove guerre". Importante la presenza in contemporanea al Convegno di Bose di una delegazione del Patriarcato di Mosca e di una della Chiesa ortodossa ucraina. "Cercheremo di favorire un dialogo - spiega Bianchi - per capire cosa i cristiani possono fare per la pace". "II cristianesimo ha nel suo cuore Gesù Cristo, cioè il Principe della pace. Dunque se è in concorrenza con le altre religioni, come religione fra le altre, non è vero cristianesimo". A proposito delle persecuzioni subite dai cristiani in Iraq, fanno riflettere le parole di Papa Francesco sulla necessità di 'fermare l'aggressore' ma valutando I mezzi. "Sono distinzioni difficili ma profetiche - spiega Bianchi - ma che il Papa deve assolutamente fare. Non dobbiamo armare fazioni che poi combatteranno altre fazioni e andranno comunque ad aumentare la violenza". "Dobbiamo piuttosto cercare tutti i mezzi per fermare l'aggressore, renderlo innocuo, ma senza armarci gli uni contro gli altri".

Quando Dio scende in guerra-La Stampa

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BEATI I PACIFICI
Bose, 3-6 settembre 2014
in collaborazione con le Chiese Ortodosse

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QUANDO DIO SCENDE IN GUERRA-LA STAMPA

La Stampa, 3 settembre 2014

di SILVIA RONCHEY 

"Beato chi sfracellerà i tuoi bambini sulla roccia"recita il Salmo 136. E vengono in mente i giovani coloni israeliani uccisi o i bambini palestinesi di Gaza sterminati o i cristiani perseguitati in Siria o in Iraq. Se il cosiddetto scontro di civiltà ha meno a che fare con le religioni che con la geoeconomia, e anzi la religione vi è usata spesso a copertura di altri interessi, va anche detto che per I seguaci delle religioni del libro - ebraica, cristiana, Islamica - la guerra in ogni suo senso è connaturata all'insegnamento religioso a partire dai sacri testi.
A Bose, dove si apre oggi il XXII Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa (fino al 6 settembre), prelati e teologi di tutto il mondo si interrogheranno anzitutto sui testi sacri cristiani.
È vero che Cristo, avverando la profezia, è venuto secondo san Paolo a proclamare la pace ai lontani e ai vicini, come ricorda Enzo Bianchi nel discorso introduttivo, e li Vangelo stesso, nella Lettera agli Elesini, è la "buona notizia (euangelion) della pace", che esorta all'inoffensività e celebra i "beati pacifici" da cui il convegno di Booe prende il titolo. Ma è anche vero che nei sinottici Cristo non è venuto a portare la pace ma una spada (Mt lO, 84), non la pace sulla terra ma la divisione (Lc 12, 51), ed esorta chi non ha la spada a vendere il mantello e a comprarne una (Le 22, 37). Storicamente il cristianesimo nasce, se non bellicoso, militante, se non intollerante, intransigente. I primi martiri cristiani si proclamavano milites Christi e nei dialoghi tra quei «testimoni di verità» e i loro inquisitori pagani la ricerca di conciliazione appare molto più spiccata nei secondi che nei primi.
"Quando leggiamo certi Salmi l'odio avvampagli occhi come il calore da una stufa", scriveva Clive Staple Lewis nelle sue Riflessioni sui Salmi. "Molto di più che in qualsiasi opera dell'antichità classica cosiddetta pagana", argomenterà a Bose il teologo russo Michail Seleznev in un dotto e provocatorio intervento. Il Salterio è centrale nello stato d'animo cristiano quanto il Nuovo Testamento. Non è un caso che all'epoca delle guerre di religione in Francia i Salmi siano stati adottati come inni di battaglia. Né è un caso che i recenti dibattiti degli storici americani sulla violenza nelle religioni del libro, e in particolare la nuova corrente relativista che sottrae all'Islam non solo l'appannaggio ideologico della violenza religiosa ma anche il primato storico nella jihad, abbiano Introdotto per il cristianesimo, così come per l'ebraismo, la nozione di un'antica "teologia dell'odio". Secondo i teorici della «sacra amnesia», la Bibbia trabocca di "testi del terrore", per usare la definizione della teologa femminista americana Phyllis Trlble. Secondo Phillp Jenkins, lo storlco del gruppo di First Tbinga, "la Bibbia contiene molti più versetti che esaltano il massacro o esortano a compierlo di quanti non ne contenga il Corano". Nonostante questo, o anzi, possiamo credere, proprio per questo, il cristianesimo fin dal III secolo ha cercato di disinnescare la sacra violenza dei suoi, testi.
Del Salmo 136 Origene dava un'interpretazione allegorica secondo cui «beato chi sfracellerà i tuoi bambini sulla roccia» significa che bisogna spezzare le proprie inclinazioni al male contro la pietre della ragione. Tutta la letteratura dei Padri della Chiesa bizantina è tesa al difficile compito di neutralizzare la violenta letteralltà delle Sacre Scritture in vista di una conciliazione dapprima tra cristianesimo e paganesimo, poi tra cristianesimo e altre religioni.
Ma sarà Del XIII secolo Francesco, il santo da cui l'attuale Papa ha preso il nome, a costruire una dottrina della pace che dall'imperturbabilità interiore e dalla quiete mistica teorizzate dalla letteratura spirituale di Bisanzio si estenderà all'esterno verso la sfera sociale e politica, costituendo una trama unica su cui tessere il comportamento cristiano. In questa sintesi tra spiritualità occidentale e orientale, ampiamente recepita dagli ortodossi, come illustrerà a Bose la relazione del teologo greco Panaghiotis Yfantis, il pensiero del massimo mistico dell'Occidente offre oltre al vertice storico della teorizzazione cristiana sulla pace anche la base per un nuovo ecumenismo. Non a caso sarà nel nome di Francesco che la ricerca della pace tra le Chiese svilupperà le sue strategie e sinergie da Bessarione fino a Bergoglio.
Perché poi principalmente questo significa pace per il cristianesimo contemporeaneo, come dimostrano i temi di discussione sul tavolo a Bose: pace tra le religioni e pace tra le Chiese tuttora divise all'interno della religione cristiana.
Almeno è questo il primo impegno che deve assumersi, ammonisce Enzo Bianchi, chi nella Chiesa ricerca una più ampia condizione evangelica di pace.

A Bose il dialogo ecumenico-Il Biellese

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BEATI I PACIFICI
Bose, 3-6 settembre 2014
in collaborazione con le Chiese Ortodosse

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A BOSE IL DIALOGO ECUMENICO-IL BIELLESE

Il Biellese

2 settembre 2014 

"Beati coloro che si adoperano per la pece" (Mt 5,9): la Divina Liturgia ortodossa ripete costantemente questa beatitudine attuale, che non cessa oggi di interpellare la 'coscienza di ogni cristiano e l'azione di tutte le chiese.
Il consueto appuntamento ecumenico che si terrà presso il monastero di Bose dal 3 al 6 settembre 2014, desidera porsi in ascolto del vangelo della pace, che chiede ai cristiani di essere un fermento di riconciliazione e di pace tra le donne e gli uomini contemporanei.
La speranza della pace annunciata 'in Cristo non è un'utopia estranea a un mondo dominato dalla logica del potere e del conflitto, ma è un evento nella storia, che s'incarna in ogni tempo in uomini e donne di pace e riconciliazione.
Come ricorda padre Enzo Bianchi, priore di Bose e presidente del comitato scientifico del convegno, la pace ha una dimensione teologica e rivelativa: occorre intraprendere un itinerario per discernere le radici della violenza e offrire le ragioni di un'autentica educazione alla pace, nell'ospitalità del diverso, nell'operosità della riconciliazione, nella fatica del perdono.
In oltre vent'anni d'ininterrotta attività, il Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa ò diventato un punto di riferimento internazionale per il dialogo ecumenico e lo studio della tradizione spirituale dell'oriente cristiano, secondo una visione ampia del dialogo interculturale e interreligioso, che include l'Europea orientale, l'Ucraina, la Russia e il Medio Oriente.
Lo scambio, a livello scientifico, culturale ed ecclesiale, tra studiosi e ricercatori provenienti da tutto il mondo, operatori ecumenici e rappresentanti delle diverse confessioni, si propone di approfondire le ragioni della pace in un pluralismo di approcci rispettoso della diversità. e insieme capace di riscoprire nella proprie tradizione le ragioni dell'accoglienza dell'altro.
Alcune tappe scandiranno questo percorso: l'ascolto e lo studio delle Scrittura, l'esperienza liturgica, le parole sulla pace nei padri della Chiesa, l'insegnamento dell'esperienza monastica e spirituale dell'Oriente cristiano, la testimonianza dei martiri.
Aristotle Papanikolaou (New York) avvierà i lavori del convegno con una riflessione su una possibile antropologia cristiana della pace. I biblisti Micbail G. Seleznev (Mosca) e Christos Karakolis (Atene) indagheranno come l'Antico e il Nuovo Testamento parlano della pace: a volte le parole dei salmì ci scandalizzano per la loro violenza. ma occorre interpretarli come invocazione della giustizia di Dio, che si compie nel Cristo.
La pace è dono del Cristo risorto (Gv 20,19-21), egli è la "nostra pace" (Ef. 2,14). È il mistero celebrato nella Divina Liturgia, epiclesi di pace, cui è dedicata la relazione del vescovo Andrei Čilerdžić (Vienna), delegato del patriarca di Serbia Irinej. Se gli uomini operano la giustizia e fanno misericordia, la pace abita la terra, come non si stancano di ripetere i padri d'Oriente e d'Occidente, il cui messaggio sanà approfondito nelle relazioni di Porphyrios Georgi (Balamand, Libano), Derija Morozova (Kiev), lohn Behr (New York), Symeon Paschalidis (Tessaionica).
Se i padri della Chiesa privilegiarono l'aspetto spirituale della pace rispetto alla sua dimensione politica e sociale, pensare la pace resta una sfida aperta per la teologia contemporanea. La tradizione della santità in Oriente e in Occidente offre una risposta a questa ricerca come stile di vita capace di narrare un'altra possibilità di abitare il mondo e immaginare un futuro di pace per l'umanità lacerata da antagonismi economici, sociali, religiosi.
È quello cbe si propone la sezione "Testimoni di pace", introdotta dalla riflessione di Cyril Hovorun (Yale) su come articolare pace cristiana e riconciliazione umana. Saranno ascoltate le vicende di autentici operatori di pace antichi e moderni, monaci e laici: san Francesco di Assisi (Panaghiotis Yphantis, Tessalonica), il santo vescovo armeno Nerses di Lambron del XII secolo (Adam Makaryan Etchrniadzin), san Silvano dell'Athos (sr. Magdalene, Maldom, Essex), Nikolaj Nepluev (Natalija Ignatovich, Mosca), il patriarca Atenagora di Costantinopoli (Athenagoras Peckstadt, metropolita del Belgio), il presbitero bulgaro Stefan Zankov, pioniere del movimento ecumenico (Viktor Mutafov, Sofia), Padre Andrè Scrima, grande testimone del del dialogo tra le religioni (Anca Manolescu, Bucarest).
I cristiani nel mondo sono chiamati a un'esistenza di riconciliati, per tradurre la novità della pace cristiana nell'oggi della storia. Gli interrogativi pressanti che ci sono consegnati dal tempo che viviamo saranno affrontati nella Tavola rotonda coordinata da Jim Forest, segretario internazionale della Associazione ortodossa per la pace, cui prenderanno parte Amal Dibo (Beirut), Panteli, Kalaitzidis, (Volos), Aleksandr Ogorodnikov (Mosca) e Konstantin Sigov (Kiev).
La giornata conclusiva del Convegno grazie alle relazioni di John Chryssavgis (Boston) e del metropolita di Diokleia Kallistos Ware (Oxford), cercherà di offrire indicazioni concrete: la pace non è solo un evento interiore, ma implica la custodia di tutto il creato, un'azione e un impegno nel mondo. Le conclusioni del convegno sono affidate a Michel Van Parys, abate dell'Abbazia di San Nilo di Grottaferrata.
"Chi ci insegnerà la bellezza della pace?", si chiedeva san Basilio il Grande, rispondendo: "L'artigiano stesso della pace", che ha "stabilito la pace con il sangue della sua. croce tra le cose del cielo e della terra (Col 1,20)". Diventare artefici di pace significa esercitarsi a vedere la bellezza della pace e viverla, per ritrovarne la forza di attrazione e dilatare la speranza di pace nel mondo. Particolarmente ricca la presenza dei delegati delle Chi.... Delegato del patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli è il metropolita Athenagoras del Belgio, mentre l'archimandrita Athenagoras Fasiolo rappresenterà il metropolita d'Italia Ghennadios. La delegazione del patriarcato di Mosca è guidata dal vescovo Kliment di Krasnoslobodsk, insieme all'igumeno Arsenij (Sokolov) e a padre Aleksei Dikarev; ai lavori parteciperà anche l'arcivescovo Zosima di Vladikavkaz e Makhachkhla. La Chiesa ortodossa ucraina è rappresentata dai vescovi Ilarij di Makariv, vicario di Kiev, dal vescovo Filaret di Leopoli e Galizia, dall'archimandrita Filaret (Egorov) e dagli ieromonaci Leontij (Thpkalo) e Dosifej (Michailiuk); la Chiesa ortodossa bielorussa dal vescovo Stefun di Gomel e Zlobin e da padre Nikolaj Bolochovskij; la Chiesa ortodossa serba dal vescovo Andrej Cilerdzié (Vienna), la Chiesa ortodossa romena dal metropolita Serafim di Germania, e da padre Atanasie Rusnac; la Chiesa ortodossa bulgara dai metropoliti Dometian di Vidin e Antonij (Mihalev) dell'Europa occidentale. Per la Chiesa di Cipro. sarà presente il vescovo Gregorios di Mesaorias e per quella di Grecia il metropolita Ioannis di Thermopylon; per la Chiesa ortodossa d'America i vescovi Alexanrler di Toledo e Melchisedek di Pittsburgh. Il Patriarcato di Antiochia sarà rappresentato da padre Porphyrios (Giorgi); la Chiesa Apostolica Armena da padre Adam Makaryan ; la Chiesa d'Inghilterra dal vescovo Jonathan Goodall di Ebbsfleet.
Per la Chiesa Cattolica saranno presenti l'arcivescovo Antonio Mennini, Nunzio Apostolico nel Regno Unito, i vescovi Mansueto Bianchi di Pistoia, presidente della Commissione Ecumenismo e Dialogo della cei, Gabriele Mana di Biella, Marco Arnolfo di Vercelli, Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, Pier Giorgio Debernardi di Pinerolo, Alberto Silvani di Volterra, e p. Hyacinthe Destivelle, delegato del Pontificio consiglio por la promozione dell'unità dei cristiani.
Il dottor Michel Nseir rappresenterà il Consiglio ecumenico delle Chiese. Parteciperanno inoltre ai lavori S. E. Aleksandr Avdeev, ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede e S. E. Aleksandr Nurizade, console della Federazione Russa a Milano.
Significativa la presenza di monaci e monache d'Oriente e d'Occidente.