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3 ottobre

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DIONIGI L'AREOPAGITA
testimone

Le chiese ortodosse ricordano in questo giorno l'autore del Corpus Areopagiticum, passato alla storia con lo pseudonimo di Dionigi l'Areopagita. Forse per nessun padre della chiesa vi è una così forte discrepanza tra ciò che sappiamo sulla sua vita e l'enorme influsso da lui avuto sulla spiritualità e la teologia successive. Dionigi fu probabilmente un cristiano di origine siriaca che soggiornò a lungo ad Atene. Fortemente influenzato dagli ultimi filosofi neoplatonici ivi residenti, egli compose una serie di scritti che pose sotto il nome dell'ateniese convertito dalla predicazione di Paolo all'Areopago, secondo il racconto degli Atti degli Apostoli (cf. At 17,34). Nella Gerarchia ecclesiastica e nella Gerarchia celeste, Dionigi indagò l'ordine cosmico al cui vertice vi è unicamente Gesù Cristo, in cielo come nella chiesa militante sulla terra. Nei Nomi divini analizzò gli attributi che la Scrittura riferisce a Dio, in cerca di ciò che gli uomini possono provare a dire su Dio a partire dalla rivelazione, seguendo una teologia «positiva». Ma Dionigi fu soprattutto un grande cantore della teologia «negativa», secondo la quale si può giungere a Dio soltanto dicendo ciò che non può essergli attribuito, ovvero entrando nella «tenebra più che luminosa del silenzio» e della non conoscenza di Dio, che sola conduce al mistero ineffabile della Triunità divina.


TRACCE DI LETTURA

Trinità sovraessenziale, oltremodo divina e oltremodo buona, custode della divina sapienza dei cristiani, portaci non solo al di là di ogni luce, ma al di là della stessa inconoscenza fino alla più alta vetta delle mistiche Scritture, là dove i misteri semplici, assoluti e incorruttibili della teologia si rivelano nella tenebra più che luminosa del silenzio.
È nel silenzio infatti che s'imparano i segreti di questa tenebra della quale troppo poco è dire che brilla della luce più abbagliante in seno alla più nera oscurità, e che, pur rimanendo perfettamente intangibile e invisibile, riempie di splendori più belli della bellezza le intelligenze che sanno chiudere gli occhi. Questa la mia preghiera.
(Dionigi l'Areopagita, Teologia mistica 1,1)


PREGHIERA

Ti chiameremo imperscrutabile abisso
della scienza celeste, o Dionigi.
Tu sei stato fatto degno
di rivestire Cristo
quale manto luninoso,
e di risplendere nell'intelletto
per il fulgore dello Spirito
Noi dunque,
celebrando la tua memoria con fede,
glorifichiamo il Signore
che ha glorificato te.

 

LETTURE BIBLICHE
At 17,16-34; Mt 13,44-54


Leggi tutto: 3 ottobreGREGORIO PERADZE (1899-1944)
presbitero e martire

Nel 1944 muore nel campo di sterminio di Auschwitz il presbitero della Chiesa di Georgia Gregorio Peradze, studioso ed ecumenista di primo piano. Gregorio era nato nel 1899 a Sakascethi, nei pressi di Gori, in Georgia orientale. Conclusi gli studi al seminario di Tbilisi e ordinato presbitero, il giovane si iscrisse in patria alla facoltà di filosofia, ma si trasferì poi a Bonn, dove conseguì la laurea nel 1925.
A causa dell'annessione della Georgia da parte del regime sovietico, Gregorio fu costretto a rimanere all'estero. Egli continuò le sue ricerche in Inghilterra, Germania, Francia e Polonia, venendo a contatto con il nascente movimento ecumenico di cui fu un esponente preparato e convinto. In Europa egli insegnò la storia e la letteratura georgiane, e in seguito ottenne la cattedra di Patrologia in Polonia, presso l'Università di Varsavia. Notevole fu soprattutto il suo contributo allo studio dei padri della chiesa georgiani.Allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando le truppe naziste occuparono la Polonia, Gregorio, divenuto nel frattempo archimandrita, fu arrestato e deportato ad Auschwitz. Questo suo ultimo viaggio terminò volontariamente, quando egli entrò nella camera a gas al posto di un ebreo, padre di una numerosa famiglia, al quale permise così di avere salva la vita. Gregorio Peradze è stato ufficialmente canonizzato dalla Chiesa ortodossa georgiana nel 1995.

 


 

Leggi tutto: 3 ottobreGEORGE ALLEN KENNEDY BELL (1883-1958)
pastore e testimone di ecumenismo

Il 3 ottobre del 1958 si spegne nella pace della sua residenza di Canterbury George Allen Kennedy Bell, vescovo di Chichester e grande pioniere del movimento ecumenico.
Nato a Norwich nel 1883, Bell studiò a Oxford e ricevette l'ordinazione presbiterale nel 1907. Dal 1914 al 1929 fu prima cappellano dell'arcivescovo primate d'Inghilterra e quindi decano di Canterbury.
Colpito dalle inaudite sofferenze causate dalle due guerre mondiali, Bell si adoperò in ogni maniera per promuovere la riconciliazione fra i popoli, intessendo instancabilmente rapporti con cristiani di ogni confessione.
Uomo di azione, anche se non gli mancava certo la formazione teologica, egli guidò per diversi anni il movimento "Vita e azione", e quando questo confluì nel "Consiglio ecumenico delle chiese" fu eletto primo moderatore del neonato organismo ecumenico mondiale. La sua nota diffidenza per i dialoghi teologici non gli impedì di stringere grandi amicizie con Dietrich Bonhoeffer, Nathan Söderblom e Wilhelm Visser't Hooft, preparando le basi per il grande cammino di riavvicinamento tra le chiese che ebbe luogo alla fine della seconda guerra mondiale.
Bell morì dopo aver pronunciato la sua ultima omelia sul passo di Lc 17,10: «Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare». Significativamente, è lo stesso testo su cui Bonhoeffer aveva predicato il suo primo sermone, ed è anche il testo inciso sulla tomba di Nathan Söderblom nella cattedrale di Uppsala.


TRACCE DI LETTURA

'La guerra e i suoi effetti devastanti, il dolore e il pianto, le perdite e le sofferenze, i disastri e la morte, sono il salario del peccato. E quando parliamo di peccato non intendiamo i peccati di un particolare sistema politico - nell'accezione ristretta della parola «politico» -; né la nostra attenzione intende concentrarsi innanzitutto sulle cause politiche che hanno portato al conflitto. Quello che ci preoccupa sono le cause morali e religiose che sottostanno alle spiegazioni politiche. Ma mentre il nostro primo dovere è di denunciare tutti i peccati dai quali è scaturita la guerra, per chiamare al pentimento gli uomini, abbiamo un compito più alto e migliore da portare avanti. Dietro al nostro appello alla conversione giace una grande speranza. Noi chiediamo in ginocchio agli uomini di pentirsi, perché così facendo indichiamo loro il regno di Dio. Sta a noi tutti membri della sua chiesa di affrettare i tempi e di correre con desiderio verso il regno, così da poter essere trovati degni di riceverlo nella sua pienezza quando esso verrà.
(G. Bell, Discorsi)


LE CHIESE RICORDANO...

LUTERANI:
Francesco d'Assisi (+ 1226), fondatore di un Ordine in Italia

MARONITI:
Dionigi l'Areopagita (?), martire:

Teresa di Gesù Bambino (+ 1897), confessora

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Dionigi l'Areopagita, discepolo di san Paolo, ieromartire
Michele e Teodoro di Černigov (+ 1245), taumaturghi e martiri (Chiesa russa)
Gregorio Peradze, martire (Chiesa georgiana)

SIRO-ORIENTALI:
Teresa di Gesù Bambino (Chiesa malabarese)

2 ottobre

LE CHIESE RICORDANO....

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Angeli custodi (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (22 tūt/maskaram):
Cotylas, Axo e Tatas di Persia (IV sec.), martiri (Chiesa copta)

LUTERANI:
Pietro Carnesecchi (+ 1567), testimone fino al sangue in Italia

MARONITI:
Cipriano e Giustina di Antiochia (+ 304), martiri

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Cipriano di Antiochia, ieromartire
Giustina di Antiochia, vergine e martire
Teodoro di Smolensk (+ 1299) e i suoi figli Davide e Costantino, taumaturghi (Chiesa russa)

VETEROCATTOLICI
Leodagario di Autun (+ ca 680), vescovo e martire

1 ottobre

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Leggi tutto: 1 ottobre

TERESA DI LISIEUX (1873-1897)
monaca

Nel 1897 muore a Lisieux Teresa di Gesù Bambino, monaca carmelitana.
Thérèse Martin era nata ad Alençon nel 1873. Rimasta orfana di madre a soli quattro anni, essa passò tutta la vita in ambienti profondamente religiosi, come testimonia il linguaggio all'apparenza devozionale dei suoi scritti, soprattutto nelle versioni ritoccate diffuse dopo la sua morte.
Thérèse avvertì presto la chiamata alla vita religiosa;a soli 15 anni entrò nel Carmelo di Lisieux. Ma fu dopo la professione monastica che la sua missione particolare nella chiesa iniziò ad assumere una precisa fisionomia.
Nel 1895 Teresa si offri come «vittima d'olocausto all'amore misericordioso di Dio»: comprese cioè che quello che rende salvifico per sé e per gli altri il dono della propria vita è il fatto che esso si compia per amore. «La mia vocazione, finalmente, l'ho trovata: nel cuore della chiesa, mia madre, io sarò l'amore, e così sarò tutto». Divenuta, secondo le sue stesse parole, martire dell'amore, Teresa restò fedele all'impegno di amare fino alla morte, sopraggiunta quando aveva appena 24 anni.
La sua vita fu attraversata da molte prove: la drammatica fine del padre, la grave malattia polmonare che la stroncherà in poco più di dodici mesi, ma soprattutto la «tenebra del nulla», il venir meno della stessa certezza della fede. Ciò che le rimase era l'amore, nutrito dalla costante ricerca dell'Amato e vissuto nella quotidiana fedeltà alle sorelle del Carmelo, di cui nel frattempo era divenuta maestra delle novizie. Anche quando l'Amato le sembrerà completamente muto, Teresa non cesserà di amare.
L'insegnamento lasciato dalla vita di Teresa sull'assoluto primato dell'amore, anche nel buio dell'incredulità che attraversa il cuore del credente, le è valso il titolo di dottore della chiesa.


TRACCE DI LETTURA

Finalmente avevo trovato il riposo. Considerando il corpo mistico della chiesa, non mi ero riconosciuta in nessun membro di quelli descritti da san Paolo, o, meglio, mi volevo riconoscere in tutti. La carità mi offrì la chiave della mia vocazione. Compresi che se la chiesa aveva un corpo composto da membra diverse, non le poteva mancare il più necessario e il più nobile di tutti; compresi che la chiesa aveva un cuore, e che questo cuore bruciava d'amore. Compresi che solo l'amore faceva agire le membra della chiesa, che se l'amore si fosse spento, gli apostoli non avrebbero più annunciato il vangelo, i martiri avrebbero rifiutato di versare il loro sangue. Compresi che l'amore racchiudeva tutte le vocazioni, che l'amore era tutto, che abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi ... insomma, che è eterno!
Allora, nell'eccesso della mia gioia delirante, esclamai: O Gesù, mio Amore, la mia vocazione, finalmente, l'ho trovata, la mia vocazione è l'amore!
Oh, sì, ho trovato il mio posto nella chiesa: nel cuore della chiesa, mia madre, io sarò l'amore ... così sarò tutto!
(Teresa di Lisieux, Manoscritto B)


PREGHIERA

O Dio,
che apri il regno
ai piccoli e agli umili,
concedici di camminare
sulle tracce di Teresa di Lisieux,
facendo della nostra vita
un cammino di amore
verso il tuo volto.
Per Cristo nostro unico Signore.


LETTURE BIBLICHE
Is 66,10-14; Lc 10,21-24


Leggi tutto: 1 ottobreADDAI (I-II sec.)
apostolo

Nella chiesa siro-occidentale si fa oggi memoria di Addai, apostolo dell'oriente, che la chiesa caldea ricorda la quinta domenica di Pasqua. I dati storici su di lui sono molto scarni. Originario della Palestina, secondo la tradizione egli sarebbe il primo dei 70 discepoli di cui parla il vangelo secondo Luca. Addai fu il fondatore della chiesa di Edessa tra il I e il II secolo, mentre un suo discepolo, Mari, avrebbe fondato la chiesa di Persia. I due apostoli dell'oriente, Addai e Mari, sono ricordati insieme in varie regioni orientali, in date che variano da una zona all'altra; la festa più importante è forse quella che si celebra con una ricca liturgia in Iraq e in Kurdistan il 5 di agosto.

 

 


TRACCE DI LETTURA

Ti conoscano tutti gli abitanti della terra, poiché tu solo sei Dio, padre di verità! Tu hai mandato il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio e tuo amato, e lui, nostro Signore e nostro Dio, ci ha insegnato, per mezzo del suo Evangelo vivificante, tutta la purezza e la santità dei profeti, degli apostoli, dei martiri, dei confessori, dei vescovi, dei presbiteri, dei diaconi e di tutti i figli della chiesa santa e cattolica, coloro che sono segnati dal santo battesimo.
(dall'Anafora degli apostoli Addai e Mari)


LETTURE BIBLICHE
Is 49,7-13; At 9,1-19; Eb 10,19-36; Gv 21,1-14


Leggi tutto: 1 ottobreROMANO IL MELODE (ca 556)
diacono e innografo

Le chiese ortodosse fanno oggi memoria di Romano il Melode, diacono, innografo e perfezionatore del genere dei kontakia, inni composti di strofe le cui iniziali formano un acrostico e che sono chiuse da un ritornello sempre uguale.
Romano nacque a Emesa, in Siria, nella seconda metà del V secolo. Della sua vita sappiamo molto poco. Ordinato diacono, dapprima prestò servizio nella chiesa della Resurrezione a Berito (l'odierna Beirut), quindi si trasferì a Costantinopoli all'epoca dell'imperatore Anastasio I (491-518).
Nella capitale dell'impero, egli svolse il proprio ministero nella chiesa della Madre di Dio, nel quartiere detto «di Ciro». A contatto con gli ambienti culturali bizantini, Romano affinò a tal punto la sua arte poetica da essere ritenuto uno dei massimi poeti di Bisanzio. Egli impiegò mirabilmente il genere innico dell'epoca, traendo ispirazione per i suoi inni dalle Scritture ebraiche e cristiane, dagli scritti apocrifi, ma anche dalle vite dei martiri e dei santi. Nei suoi testi colpisce la capacità di sposare la sublimità dell'adorazione con la semplicità e l'immediatezza delle immagini.
Secondo la tradizione, Romano, universalmente detto «il Melode», compose più di mille kontakia per le feste del Signore e in memoria dei santi della chiesa.
Egli morì attorno al 556, e nell'iconografia classica è rappresentato vestito da diacono, mentre dorme e riceve in sogno dalla Vergine un rotolo di carta da inghiottire, da cui secondo gli agiografi egli trarrà ispirazione per le sue composizioni.


TRACCE DI LETTURA

Molti sono stati i mortali che hanno conosciuto il tuo amore per gli uomini, che il pentimento ha reso manifesto: hai giustificato il pubblicano che gemeva e la peccatrice che versava lacrime. Tu guardi infatti all'intenzione di ognuno e accordi il tuo perdono. Come a loro, dona la conversione anche a me, ricco in misericordia quale sei, tu che vuoi salvare tutti gli uomini.
Per grazia hai fatto di me un figlio tuo ed erede. Io invece ti ho offeso, sono divenuto prigioniero e, vendendomi al barbaro peccato, mi sono fatto pure schiavo, me misero! Abbi compassione dell'immagine tua e richiamami, o Salvatore, tu che vuoi salvare tutti gli uomini.
Dammi la capacità di cantarti e di glorificarti sempre con una vita pura. Degnati di farmi armonizzare opere e parole, o Onnipotente; possa io cantare e ricevere da te quanto a te chiedo! Accordami di offrire una preghiera pura a te, unico Cristo, a te che vuoi salvare tutti gli uomini.
(Romano il Melode, Inno 59,1.5.15)


PREGHIERA

Primizia di cose buone,
tu sei stato motivo di salvezza,
padre nostro Romano:
perché intessendo un' innodia angelica
hai divinamente mostrato
quale fosse il tuo modo di vita.
Implora Cristo nostro Dio
perché siano liberati
da tentazioni e pericoli
quanti ti celebrano.


LE CHIESE RICORDANO....

ANGLICANI:
Remigio (+ ca 533), vescovo di Reims, apostolo dei Franchi
Anthonv Ashley Cooper (+ 1885), conte di Shaftesbury, riformatore sociale

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della chiesa (calendario romano e ambrosiano)
Verissimo, Massima e Giulia di Lisbona (IV sec.), martiri (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (21 tūt/maskaram):
Cipriano (+ 258), vescovo di Cartagine, martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Petrus Herbert (+ 1571), poeta in Boemia

MARONITI:
Anania (I sec.), apostolo, confessore
Remigio, vescovo di Reims

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Protezione della Madre di Dio
Anania, apostolo, uno dei 72
Romano il Melode, innografo
Bidzina, Scialva ed Elisbar (XVII sec.), martiri (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
Addai, primo evangelizzatore di Edessa
Abgai (I-II sec.), vescovo

SIRO-ORIENTALI:
Ṣabrīsō' (+ ca 612), igumeno (Chiesa assira)

VETEROCATTOLICI:
Gregorio l'Illuminatore (+ ca 328), vescovo ed evangelizzatore

30 novembre

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Leggi tutto: 30 novembre

ANDREA
apostolo

Oggi le chiese d'oriente e d'occidente ricordano Andrea, apostolo del Signore. Figlio di Giona e fratello di Simon Pietro, Andrea era originario di Betsaida ed esercitava il mestiere di pescatore. Discepolo del Battista, egli comprese in profondità la testimonianza resa da Giovanni a Gesù di Nazaret e si mise subito alla sequela dell'Agnello di Dio. Andrea fu il «primo chiamato», e si prodigò per portare a Gesù quanti attendevano il Messia. Secondo la tradizione, dopo la morte e resurrezione di Gesù egli annunciò il vangelo in Siria, in Asia Minore e in Grecia. Divenuto pescatore di uomini attraverso l'annuncio della stoltezza della croce, Andrea morì a Patrasso, crocifisso come il suo Maestro. Nel IV secolo, le sue reliquie furono trasferite a Costantinopoli. Finite poi in occidente, esse sono state restituite alla chiesa di Patrasso da papa Paolo VI nel 1974, in segno d'amore verso l'ortodossia, che venera in Andrea il primo arcivescovo della chiesa di Costantinopoli.


TRACCE DI LETTURA

Andrea, dopo essere rimasto con Gesù e aver imparato tutto ciò che Gesù gli aveva insegnato, non tenne chiuso per sé il tesoro, ma si affrettò a correre da suo fratello per comunicargli la ricchezza che aveva ricevuto. Ascolta bene cosa gli disse: «Abbiamo trovato il Messia, che significa Cristo». Questa è la parola di un'anima che con grande ansietà prepara la venuta di lui e attende la sua discesa dai cielo, ed è piena di gioia sovrabbondante quando l'Atteso si è manifestato, e si affretta ad annunziare agli altri la grande novità. L'aiutarsi reciprocamente nella vita spirituale è proprio segno di benevolenza, di amore fraterno, di sincerità d'animo. Guarda anche Pietro: Andrea «lo condusse da Gesù», affidandolo a lui perché imparasse tutto da lui direttamente.
(Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Giovanni 19,1)


PREGHIERA

Dio di verità,
tu hai concesso ad Andrea
di obbedire senza esitare
alla chiamata di Gesù
e di seguirlo senza dilazione:
accordaci di vivere
nella disponibilità alla tua parola
e di rallegrarci
per essere stati annoverati
tra ali amici di Cristo
tuo Figlio, nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE
Rm 10,9-18; Gv 1,35-42


Leggi tutto: 30 novembreETTY HILLESUM (1914-1943)
martire ebrea

Il 30 novembre del 1943 muore ad Auschwitz, dov'era internata da poco più di due mesi, Etty Hillesum, giovane ebrea olandese di origine russa. Esther (Etty) Hillesum era nata nel 1914 a Middelburg nei Paesi Bassi, ed era figlia di un professore di liceo e di una donna scampata di poco ai pogrom russi. Giovane di grande temperamento, molto dotata per gli studi, Etty fu soprattutto una persona capace di custodire un intenso vissuto interiore, che le permetterà di dare un senso agli eventi tragici della vita, fino a ritrovare un dialogo con Dio negli abissi della disperazione e del non senso costituiti dall'esperienza della Shoah. Compiuti gli studi di diritto e di psicologia ad Amsterdam, Etty Hillesum vide infatti profilarsi nel 1940 il destino dell'intera comunità ebraica olandese, quando le truppe naziste occuparono il suo paese. Accompagnata dall'amicizia e dal confronto con l'analista tedesco Julius Spier, Etty iniziò a scrivere l'8 marzo del 1941 un diario nel quale traccerà il proprio itinerario spirituale fino alla morte nei campi di sterminio. Tutti conoscono, anche se alcuni vorrebbero dimenticarlo, il numero di ebrei sterminati nella Shoah: 6 milioni. Gli scritti postumi della giovane ebrea olandese possono essere un aiuto significativo per ricordare, attraverso la voce di un testimone oculare, la disperata ricerca di significato in eventi la cui portata richiede, da parte di chi non vi ha preso parte, unicamente una memoria attenta e silenziosa.


TRACCE DI LETTURA

Non mi faccio molte illusioni su come stiano le cose veramente e rinuncio persino alla pretesa di aiutare gli altri; partirò sempre dal principio di «aiutare Dio» il più possibile e se questo mi riuscirà, bene, allora vuol dire che saprò esserci anche per gli altri. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali, ma anch'esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all'ultimo la tua casa in noi. Mio Dio, cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutare noi stessi. L'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l'unica cosa che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini.
(E.Hillesum, Diario )


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Andrea, apostolo

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Andrea, apostolo

COPTI ED ETIOPICI (21 hatūr/ ḫedār):
Gregorio il Taumaturgo (+ ca 270) (Chiesa copta)
eyon (Montagna di Sion, festa della Vergine) (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Andrea, apostolo
Alexandre Roussel (+ 1728), testimone fino al sangue in Francia

MARONITI:
Andrea, apostolo

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI
Andrea il «primo chiamato», apostolo
Michele Gobroni (+ 914), martire (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
Andrea, apostolo

VETEROCATTOLICI :
Andrea, apostolo

 

29 novembre

GIACOMO DI SARŪG (451-521)
pastore

La chiesa siro-occidentale fa oggi memoria di uno dei suoi più grandi scrittori e poeti: Giacomo di Sarūg la cui vita ci è giunta soprattutto grazie alla Storia del contemporaneo Giacomo di Edessa. Nato nel 451 nel villaggio di Qurtam, sull'Eufrate, Giacomo studiò alla celebre scuola di Edessa. A 22 anni divenne monaco, e iniziò presto a trasfondere la sua meditazione delle Scritture in poemi religiosi di rara bellezza. Dopo aver ricevuto l'ordinazione presbiterale, Giacomo divenne visitatore ecclesiastico della chiesa locale di Ḥawra, ed ebbe così modo di conoscere tutta la Siria; poi, sul finire della vita, fu eletto vescovo di Batnān-Sarūg, nel 518. Giacomo morì il 29 novembre del 521, e per le sue grandi doti di scrittore la chiesa siriaca gli attribuì il titolo di «arpa dello Spirito santo», al pari del suo maestro sant'Efrem. Dei suoi 763 poemi, appena un terzo è giunto a noi. In essi Giacomo canta con continui e sapienti rinvii alle Scritture ebraiche e cristiane la bellezza dell'agire divino nella storia, riflesso emblematicamente nello sguardo misericordioso di Dio rivelato a noi dal volto di Cristo.


TRACCE DI LETTURA

Nel suo dolore, l'anima malata dice:
Chi mi restituirà la bellezza di cui ero adorna
perché non pecchi più?

E se Dio mi ha gradito
a motivo della sua misericordia,
chi mi restituirà le qualità che ho perduto?

La mia natura è bella e splendente come il giorno;
se succederà che si spenga e si oscuri,
chi la rischiarerà ancora
per restituirle la bellezza?

E se tu cancelli i miei peccati
con la tua misericordia,
chi mi innalzerà al livello da cui sono caduta?

O anima che hai perduto la bellezza,
tu sei l'immagine del re: vieni!
La tua bellezza è fra le mani del tuo Signore:
egli l'ha custodita per te fino al momento
in cui farai ritorno a lui.

Allora egli te la ridarà
secondo la sua promessa.
Ci tiene assolutamente a rendertela.
(Giacomo di Sarug, Poemi )


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Giorno d'intercessione e ringraziamento per l'attività missionaria della chiesa

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Saturnino (III sec.), vescovo di Tolosa e martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (20 hatūr/ ḫedār):
Anniano (I sec.), 2° patriarca di Alessandria (Chiesa copto-ortodossa)
Teodoro lo Stratilata (+ 319), martire (Chiesa copto-cattolica)

LUTERANI
Saturnino, martire a Roma

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Paramone di Bisaltia e 370 compagni (+ 250), martiri

SIRO-OCCIDENTALI:
Giacomo di Sarūg, vescovo

28 novembre

Leggi tutto: 28 novembre

PAISIJ VELIČKOVSKIJ (1722-1793)
monaco

Le chiese ortodosse ricordano oggi lo starec  Paisij Veličkovskij, maestro di intere generazioni di monaci. Paisij nacque nel 1722 a Poltava, in Ucraina. Desideroso di una profonda vita spirituale, egli entrò nell'Accademia teologica di Kiev. Deluso dai sistemi troppo ispirati alla teologia delle scuole occidentali e poco radicati nella tradizione patristica, egli partì alla volta dell'Athos, dove giunse all'età di 24 anni. Uomo di grande dolcezza, amante della sapienza e capace di utilizzare i moderni metodi scientifici per esplorare il pensiero dei padri, Paisij trovò presto riunita attorno a sé una folta schiera di monaci romeni e slavi. Cominciò allora a organizzare comunità cenobitiche, che strutturava attorno al duplice polo della preghiera di Gesù, da lui appresa al Monte Athos, e dello studio dei padri. Grazie a Paisij e ai suoi compagni furono tradotte per la prima volta in lingua romena e slava moltissime opere patristiche. È a lui che si deve l'edizione in slavone della Filocalia, cioè dell'antologia composta da Nicodemo Aghiorita di testi dei padri orientali sulla preghiera del cuore. Per il suo discernimento e l'enorme numero di discepoli di diverse nazionalità che aveva accolto e saputo riconciliare attorno a sé, Paisij esercitò un profondo influsso sulla vita spirituale di generazioni di cristiani e di monaci. Paisij morì il 15 novembre del 1793 nel monastero romeno di Neamţ, di cui nel 1779 era divenuto starec.


TRACCE DI LETTURA

Così si edifica la vita comunitaria dei cenobi: per prima cosa, figli miei occorre che chi presiede sia molto versato in tutte le divine Scritture, in pieno possesso del dono di un vero e retto discernimento, capace di istruire e di guidare i suoi discepoli secondo la potenza delle sante Scritttire. Abbia amore vero e sincero per tutti. Sia mite e molto umile, molto paziente. Sia assolutamente libero dalla collera. In secondo luogo, i discepoli siano nelle sue mani come utensili nelle mami dell'artista, come argilla nelle mani del vasaio, corne la pecora nelle mani del pastore. Non posseggano beni particolari, nulla di nulla, nemmeno un ago. Non confidino in se stessi a proposito di nulla, ma solo nel loro padre spirititale.
(P.Veličkovskij, Lettere)

La vera obbedienza consiste in questo: nel non pensare che si servono gli uomini, bensì il Signore. Dall'obbedienza nasce l'umiltà e l'umiltà è il fondamento di tutti i comandamenti, così come l'amore ne è la sommità. Perciò sforzatevi, nei limiti delle vostre possibilità, di compiere tutti i comandamenti del Signore. Umiliatevi l'uno davanti all'altro; preferite l'altro a voi stessi e abbiate amore secondo Dio tra di voi. Allora ci sarà in voi un'unica anima e un unico cuore nella grazia di Cristo.
(P. Veličkovskij, Istruzioni ai monaci)


PREGHIERA

Diffusore per grazia
della vita monastica,
come un'ape laboriosa
hai nutrito le nostre anime
di scritti patristici,
guidando ciascuno di noi
sulla via della salvezza,
per cui ti cantiamo:
rallegrati, sapiente padre Paisij,
rinnovatore della paternità spirituale
nelle nostre terre.


LETTURE BIBLICHE

Eb 13,7-16; Lc 6,17-23


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Giovanni di Dio (+ 1550), religioso (calendario ambrosiano)
Caprasio (III-IV sec.?), vescovo e martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (19 hatūr/ ḫedār):
Dedicazione della chiesa di San Sergio e Bacco a Rosafa (Chiesa copto-ortodossa)
Bartolomeo, apostolo (Chiesa copto-cattolica)

LUTERANI:
Margaretha Blarer (+ 1541), madre di comunità a Costanza

MARONITI:
Stefano il Giovane (+ 764), martire
Irenarco di Sebaste (+ 303), martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Stefano il Giovane, osiomartire
Irenarco, martire
Paisij Veličkovskij, monaco (Chiesa russa)

SIRO-OCCIDENTALI:
Giuliano (+ 595), patriarca di Antiochia

SIRO-ORIENTALI:
Andrea, apostolo (Chiesa malabarese)

27 novembre

SIDDHARTA GOTAMA BUDDHA (ca. 560-480 a.C.)
giusto tra le genti

Siddharta Gotama, nato attorno al 560 a.C., era figlio del raja del paese dei Sakya, regione che si estende dalle pendici dell'Himalaya fino al fiume Gange. Era dunque destinato a esercitare potere sugli uomini e a possedere grandi ricchezze. Ma l'esperienza diretta e violenta che Siddharta fece delle tre ineluttabili realtà che pongono radicalmente in crisi la felicità umana: la vecchiaia, la malattia e la morte, segnò per lui l'inizio di un cammino di rinuncia alla mondanità che caratterizzerà tutta la sua esistenza. Accanto a questa triplice esperienza, decisivo fu per il giovane principe l'incontro con l'ascesi monastica, che in un primo tempo egli seguì con estremo impegno e abnegazione. Tuttavia, proprio a partire dal riconoscimento dell'orgoglio che molto spesso si cela dietro a un'ascesi radicale, Siddharta visse la crisi definitiva, che lo porterà a rientrare in se stesso per scoprire che nel suo intimo abitava il Buddha, cioè l'Illuminato. Dopo un tempo di profonda solitudine, abbandonata ogni altra forma di ascesi, Siddharta si sentì risvegliato a una nuova vita, e cominciò a predicare a tutti coloro che incontrava la sua via alla pacificazione interiore e all'armonia con tutte le creature, sino alla morte, avvenuta secondo la tradizione quando egli aveva ottant'anni. La sua vicenda colpì a tal punto i cristiani, che attorno all'VIII secolo, in ambiente palestinese, la storia del cambiamento occorso nella vita di Gotama Buddha in seguito al suo incontro con un monaco tibetano diede origine alla famosissima Vita di Barlaam e Joasaf; diffusa poi anche in lingua latina in tutta la cristianità. In essa il principe indiano Joasafat, convertitosi al cristianesimo grazie all'incontro con il monaco cristiano Barlaam, diventa annunciatore di una via di gioia interiore e di pace con tutto il creato. Barlaam e Joasaf sono ricordati dalle chiese ortodosse il 26 di agosto, e sono iscritti alla data odierna nel Martirologio Romano.


TRACCE DI LETTURA

Disse il Sublime, ormai prossimo alla morte: «Chi dà, acquista merito; chi si raccoglie in se stesso, non suscita odio; chi è intelligente, si astiene dal male; chi ha posto fine alla brama, all'avversione, all'errore, sta in pace». Quindi il Sublime disse all'onorevole Anando: «Andiamo, Anando, verso il fiume Hirannavati e passiamo all'altra sponda, per fermarci nel bosco di sala dei Malla. Là giunto, il Sublime disse all'onorevole Anando: «Per favore, Anando, preparami tra due alberi di sala un giaciglio, col capo a settentrione: sono stanco, Anando, e voglio coricarmi». «Sì, Signore!», rispose Anando, obbedendo al Sublime. E il Sublime si adagiò sul fianco destro, come il leone, un piede sull'altro piede, raccolto e cosciente. Ora i due alberi di sala erano allora in piena fioritura, fuori stagione, e i loro fiori cadevano sul corpo del Sublime, mentre effluvii e suoni celesti si effondevano per l'aria, in gloria del Sublime. Ed egli disse ad Anando: «Ora vedi, Anando, la festa che fa la natura in gloria del Compiuto. Ma i monaci e le monache, i seguaci e le seguaci pregiano, onorano, venerano e gloriano il Compiuto seguendo la Dottrina, persistendo nella Dottrina, procedendo sulla diritta via della Dottrina. Perciò io vi esorto, o monaci: periscono tutte le cose; lottate senza tregua». Questa fu l'ultima parola del Sublime. Quindi si immerse in una serie di estasi successive, finché fu completamente estinto. E con l'estinzione del Sublime, un fremito scosse la terra e passò per l'universo.
(Da Gli ultimi giorni di Gothama Buddha)


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Facondo e Primitivo, martiri in Galizia (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (18 hatūr/ ḫedār):
Filippo, apostolo (Chiesa copta)

LUTERANI:
Virgilio di Salisburgo (+ 784), vescovo ed evangelizzatore in Carinzia

MARONITI:
Giacomo l'Interciso (+ 420), martire
Barlaam e loasaf (vedi notizia sul Buddha)

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Giacomo il Persiano, megalomartire

SIRO-OCCIDENTALI:
Giacomo l'Interciso, martire

SIRO-ORIENTALI:
Giacomo l'Interciso, martire