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4 maggio

Martiri inglesi dell'epoca della Riforma (XIV-XVII sec.)

La Chiesa d'Inghilterra fu insanguinata tra il XIV e il XVII secolo da una lunga serie di conflitti intestini. Sia le lotte di natura ecclesiale, sia quelle motivate dall'inestricabile connubio tra potere politico e religione, furono una grave contraddizione all'insegnamento di Gesù su come si debba esercitare l'autorità nelle comunità cristiane.
La violenza esplose soprattutto nel corso del XVI secolo: la fazione ecclesiale che di volta in volta deteneva il potere non risparmiò a chiunque la pensasse diversamente ogni sorta di angheria e persecuzione. Con il sangue pagarono Thomas More, John Fisher, Thomas Cranmer, Edmund Campion e moltissimi altri che non conobbero l'onore degli altari, ma che furono vittime della convinzione che l'intera verità fosse appannaggio di un solo gruppo sociale o ecclesiale.
Per questa ragione, nel mutato clima tra le chiese e per non dimenticare a quali contraddizioni all'Evangelo può portare il connubio tra l'intolleranza verso il diverso e la confusione fra autorità religiosa e potere politico, gli anglicani ricordano oggi tutti i martiri, di ogni confessione cristiana, che in tale periodo subirono il martirio in odio a quella fede che ciascuno riteneva nella propria coscienza pienamente conforme agli insegnamenti di Cristo.

RACCE DI LETTURA

Dobbiamo riconoscere onestamente il motivo per cui noi ricordiamo alcune cose e altri ne ricordano altre. Allora impareremo a vedere che coloro i quali soffrirono e morirono, a dispetto delle loro differenze, morirono tutti per l'unico Cristo che ciascuno cercava di servire e di seguire. E' questo a definire un martire. I martiri trascendono le nostre cause, le nostre percezioni parziali della verità. Essi appartengono a tutti noi, perché testimoniano la signoria di Cristo su ogni uomo che si dica suo discepolo (Mark Santer, da Il loro e il nostro Signore).

PREGHIERA

Dio misericordioso,
quando la tua chiesa
era lacerata in questo mondo
dalle devastazioni del peccato,
hai fatto sorgere uomini
che testimoniarono nella storia
la loro fede con coraggio e perseveranza:
dona alla tua chiesa la pace secondo la tua volontà
e accorda a coloro
che sono stati divisi sulla terra di riconciliarsi in cielo
per condividere la visione della tua gloria.
Attraverso Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.

LETTURE BIBLICHE
Is 43,1-7; 2Cor 4,5-12; Gv 12,20-26


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Santi e martiri inglesi dell'epoca della Riforma

COPTI ED ETIOPICI (26 barmudah/miyazya):
Sisinnio di Antiochia (III-IV sec.), martire (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Michael Schirmer (+1673), poeta a Berlino

MARONITI:
Monica (+387), madre di Agostino

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Pelagia di Tarso (IV sec.), martire

VETEROCATTOLICI:
Viborada (+926), eremita e martire

3 maggio

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Leggi tutto: 3 maggioFilippo e Giacomo
apostoli

Tutte le chiese d'occidente celebravano un tempo al 1° maggio la festa degli apostoli Filippo e Giacomo, che la chiesa cattolica ha trasferito a questo giorno a partire dal XIX secolo, quando venne istituita la seconda festa di san Giuseppe.
Filippo e Giacomo furono ricordati insieme a partire dal VI secolo, quando venne dedicata a Roma la basilica dei Santi Apostoli, in cui furono deposte le loro reliquie. Filippo era originario di Betsaida, come Andrea e Pietro, e il quarto evangelo lo presenta come uno dei primi chiamati e uno degli apostoli più vicini a Gesù. Gesù si rivolge a lui nella prima moltiplicazione dei pani, a lui i greci chiedono che mostri loro il Signore, e lui stesso chiede a Gesù: «Mostraci il Padre».
Secondo un'antica tradizione, Filippo predicò il vangelo in Asia Minore e morì in Frigia. L'apostolo Giacomo oggi ricordato è identificato nella chiesa latina con il figlio di Alfeo e nel contempo con il fratello di Gesù, divenuto poi il primo responsabile della comunità giudeocristiana di Gerusalemme. L'esegesi moderna preferisce separare questi due personaggi, come del resto anche la liturgia bizantina, che li celebra rispettivamente il 9 e il 25 ottobre. Giacomo fu uno dei testimoni privilegiati della missione di Gesù, e fu uno dei primi ai quali fu concesso di fare esperienza del Risorto. Dopo la partenza di Pietro, fu lui a governare la chiesa madre di Gerusalemme. Eusebio ci parla della sua santità ricordandolo come un grande intercessore per il popolo.
A Giacomo è attribuita la prima delle lettere cattoliche, indirizzata ai giudeocristiani della diaspora. Egli ebbe un ruolo importante nel concilio di Gerusalemme e, secondo la tradizione, morì martire all'inizio degli anni 60 del I secolo, gettato dal pinnacolo del Tempio mentre pregava con le stesse parole di Gesù Cristo: «Signore, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».


TRACCE DI LETTURA

I beati apostoli, primizie del gregge santo di Cristo agnello pasquale, videro lo stesso Signore Gesù pendente dalla croce, soffrirono per lui che moriva, si ritrassero spaventati davanti a lui risorto, lo amarono nella sua potenza e dettero anch'essi il sangue in cambio di quello che avevano visto versare. Considerate, fratelli, la portata dell'evento per il quale degli uomini furono inviati in tutto il mondo ad annunziare, di un uomo morto, che era asceso al cielo, e a causa di tale annunzio soffrirono tutto ciò che il mondo dissennato imponeva loro: perdite, esilio, carcere, tormenti, fiamme, belve, croci, morte. Non sappiamo il perché di tutto questo? Pietro moriva forse per una gloria personale, o presentava se stesso? Qualcuno moriva perché un altro fosse onorato; uno veniva messo a morte perché fosse un altro a ricevere adorazione. Potrebbe far questo chi non fosse stato animato dal fuoco della carità e dall'intima coscienza della verità?

(Agostino, Discorso 311,2)


PREGHIERA

Dio nostro Padre,
che ti sei mostrato nel Figlio a Filippo
e hai concesso a Giacomo di vedere Gesù risorto,
accordaci di comunicare sempre
al mistero della morte e della resurrezione di Gesù,
e noi contempleremo la gloria del tuo volto
benedetto nei secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
1Cor 15,1-7; Gv 14,6-14


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Filippo e Giacomo, apostoli (calendario romano e ambrosiano)
Ritrovamento della santa Croce (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (25 barmūdah/miyāzyā):
Sara e i suoi due figli (IV sec.), martiri (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Filippo e Giacomo il Minore, apostoli

MARONITI:
Ritrovamento della Croce; Timoteo e Maura (+ 286 ca), martiri

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Timoteo e Maura di Tebe, martiri
Ioasaf delle Meteore (+ 1422), monaco (Chiesa serba)

VETEROCATTOLICI:
Geremia (VI sec. a.C.), profeta

2 maggio

Leggi tutto: 2 maggio

Atanasio di Alessandria (ca 295-373)
padre della chiesa e pastore

Atanasio, patriarca di Alessandria, é detto «l'Apostolico» a motivo delle grandi fatiche che dovette affrontare per tutta la vita nel suo ministero di pastore.
Egli nacque in Egitto verso il 295. Soggiornò nel deserto, dove forse fu discepolo di Antonio, il padre dei monaci, di cui più tardi narrerà la vita, diffondendo l'ideale monastico sia in oriente che in occidente.
Nel 325 Atanasio accompagnò come segretario il vescovo Alessandro al primo concilio ecumenico. Tre anni più tardi fu chiamato a succedergli sulla cattedra patriarcale di Alessandria, e tutta la sua vita fu una lunga lotta per difendere la divinità del Verbo incarnato, secondo il dettato del concilio di Nicea. Per Atanasio, infatti, negare l'incarnazione avrebbe voluto dire negare la salvezza degli uomini.
Anche se a Nicea era stato decisivo il ruolo avuto dall'impero, Atanasio tuttavia non coltivò mai illusioni riguardo al rapporto tra vescovi e imperatori, e seppe discernere i pericoli cui andava incontro una comunità ecclesiale sempre più identificata con il regime della cristianità.
Atanasio conobbe cinque volte l'esilio per il suo coraggio e la sua fedeltà alla fede trasmessa dagli apostoli. Egli trascorse così diciassette anni in occidente o presso i suoi amici monaci nel deserto della Tebaide, trovando sempre rifugio e sostegno. Basilio vedeva in lui l'unico vescovo capace di ristabilire l'unità delle chiese e di riconciliare oriente e occidente.
Rientrato nella sua sede di Alessandria dopo numerose peripezie, nella notte tra il 2 e il 3 maggio 373 Atanasio rendeva a Dio «la sua grande e apostolica anima», come la definì Basilio.


TRACCE DI LETTURA

Come chi vuol vedere Dio, che è invisibile per natura e non può essere affatto visibile, lo comprende e lo conosce a partire dalle sue opere, così chi non vede Cristo con l'intelletto, lo conosca a partire dalle opere del suo corpo ed esamini se sono umane o di Dio. Se sono umane, le derida pure; se invece si riconosce che non sono umane ma di Dio, non rida di ciò che non dev'essere deriso, ma consideri piuttosto con ammirazione che mediante una realtà così semplice sono stati rivelati a noi i misteri divini, che mediante la morte è giunta per tutti l'immortalità e mediante l'incarnazione del Verbo si è conosciuta la provvidenza universale e il Verbo stesso di Dio, che ne è il capo e l'artefice. Infatti, egli divenne uomo affinché noi fossimo deificati; egli si rivelò mediante il corpo affinché noi potessimo avere un'idea del Padre invisibile; egli sopportò la violenza degli uomini affinché noi ereditassimo l'incorruttibilità.

(Atanasio, Sull'incarnazione del Verbo 54)


PREGHIERA

Dio di infinita sapienza,
che hai suscitato nella tua chiesa il vescovo Atanasio,
vigoroso e fedele testimone
di tuo Figlio Gesù, uomo e Dio,
accordaci di conoscerti più profondamente
per amarti sempre di più.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE
2Tim 2,14-26; Mt 10,22-25


Abramo di Kaškar (VI sec.)
monaco

Nel patriarcato orientale di Seleucia-Ctesifonte il monachesimo, dopo lo sviluppo degli inizi, aveva conosciuto un lento declino nel corso del V secolo. Per questo motivo la Chiesa siro-orientale ricorda in questo giorno Abramo di Kaškar detto il «Maggiore», grande riformatore della vita monastica durante il VI secolo.
Poco sappiamo delle sue origini, se non che studiò alla scuola di Nisibi e che forse sostò da giovane nei deserti monastici d'Egitto e di Palestina.
Stabilitosi sul monte Izla, presso Nisibi, in una data imprecisata, Abramo attirò a sé numerosi discepoli, che con lui diedero vita al «grande monastero», come lo chiama la tradizione.
Amante della quiete e di un monachesimo estremamente umano, Abramo crebbe in popolarità, e su invito di mar Šem'un, metropolita di Nisibi, compose nel 571 alcune regole per i suoi discepoli, imperniate sul silenzio, il digiuno, la preghiera, la vita comune e la carità fraterna. Data la loro notevole concisione e semplicità evangelica, tali regole conobbero una diffusione straordinaria nel monachesimo siriaco, tanto che Abramo fu soprannominato «la guida di tutti i monaci della regione d'Oriente». Infatti è dai discepoli di Abramo che saranno fondati molti monasteri nelle regioni mesopotamiche.


TRACCE DI LETTURA

Il Signore nella sua benevolenza ci ha dato di essere, e di essere belli essendo da lui; ma noi, per la dissolutezza delle nostre condotte e la nostra negligenza, abbiamo disprezzato questo Nome invocato su di noi, così che si è adempiuto quanto è detto nella santa Scrittura: «Tutti camminano secondo la volontà del loro cuore e secondo la loro propria intelligenza». E anche noi confessiamo di essere peccatori e piccoli più di tutti.
Perciò noi tutti invochiamo la misericordia di Dio, perché venga in aiuto alla debolezza della nostra volontà, e porti a termine e compia in noi l'intero compiacimento della volontà di Dio. Infatti è lui che suscita in noi sia il volere sia l'agire, qualsiasi cosa noi vogliamo. E poiché questo è degno di fede e vero per noi, imploriamo la sua grazia che metta in noi la sua potenza, affinché in pensieri, parole e opere siamo trovati secondo il compiacimento della sua volontà; e ci conceda un luogo di conversione.

(Abramo di Kaskar, Introduzione alle Regole)


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Atanasio (+ 373), vescovo di Alessandria, maestro della fede

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Atanasio, vescovo e dottore della chiesa (calendario romano e ambrosiano)
Felice (prima del VI sec.), diacono e martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (24 barmūdah/miyāzyā):
Sina di Pelusio (+ 433 ca), martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Atanasio, dottore della chiesa ad Alessandria

MARONITI:
Atanasio, confessore

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Traslazione delle reliquie di Atanasio il Grande

SIRO-OCCIDENTALI:
Mārutā di Tikrīt (+ 649), vescovo

SIRO-ORIENTALI:
Abramo il «Maggiore» di Kaškar, riformatore monastico
Atanasio, vescovo (Chiesa malabarese)

VETEROCATTOLICI:
Atanasio di Alessandria, vescovo e dottore della chiesa

1 maggio

LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Filippo e Giacomo, apostoli

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Giuseppe lavoratore (calendario romano e ambrosiano)
Torquato di Guadix (I-II sec.?) e compagni, vescovi e martiri (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (23 barmūdah/miyāzyā):
Giorgio di Cappadocia (+ 304 ca), megalomartire

LUTERANI:
Nikolaus Herman (+ 1561), poeta in Boemia

MARONITI:
Geremia (VI sec. a.C.), profeta

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Geremia, profeta
Basilio Ratishvili (XVIII-XIX sec.), monaco (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
Giacomo di Zebedeo, apostolo

SIRO-ORIENTALI:
Giuseppe lavoratore (Chiesa malabarese)

VETEROCATTOLICI:
Filippo e Giacomo il Minore, apostoli

30 giugno

Leggi tutto: 30 giugno

Martirologio ecumenico
La memoria del collegio apostolico è un'occasione per ricordare come la chiesa sia edificata sul fondamento degli apostoli: essi sono i testimoni del Risorto

Collegio apostolico

Le chiese ortodosse, all'indomani della festa dei santi Pietro e Paolo, celebrano la Sinassi dei 12 apostoli, in cui fanno memoria di tutti i più stretti compagni del Cristo, e ricordano la grande compassione di Gesù che, vedendo le folle sfinite e come pecore senza pastore, chiamò a sé i Dodici e li costituì annunciatori della buona novella con le opere e con le parole.
La memoria del collegio apostolico è dunque un'occasione per ricordare come la chiesa sia edificata sul fondamento degli apostoli: essi sono i testimoni del Risorto e i custodi della fede ecclesiale. Il popolo della nuova alleanza riconosce in loro e negli eredi del loro ministero i servitori dell'unità e della concordia nella comunità ecclesiale, attraverso il ministero della Parola e i carismi della saldezza e del discernimento.
Tutte queste funzioni, però, non sono che la conseguenza della vocazione primaria dell'apostolo: «stare con Gesù», vivere con lui e in lui. Solo così i depositari del ministero apostolico possono indirizzare gli uomini all'unica fonte della salvezza, il Cristo stesso che è l'Evangelo, la buona notizia della liberazione rivolta a ogni uomo.
Il fatto che il collegio apostolico sia ricordato anzitutto nel suo insieme dagli stessi evangelisti, ricorda alle chiese di ogni tempo che non vi può essere annuncio credibile della Parola della riconciliazione senza la testimonianza di una concordia che deve sussistere anzitutto tra coloro che sono investiti del ministero apostolico.


TRACCE DI LETTURA

Gli apostoli non sono chiamati tanto a ripetere l'una o l'altra parola e insegnamento di Gesù, a imparare una dottrina, a portare ad altri un messaggio. La prima cosa per cui sono chiamati è a stare con lui. Gli apostoli devono vedere ciò che Gesù fa, vivere con lui, per poi portarlo e riprodurlo: devono riprodurre la sua presenza. La loro vita e la loro predicazione dev'essere un continuo parlare di lui: un segno, umanamente evidente, della sua presenza.
(C. M. Martini, Bibbia e vocazione)


PREGHIERA

Signore Dio nostro,
tu hai voluto che la chiesa fosse fondata
sui dodici apostoli testimoni del Risorto:
accordaci di restare fedeli alla fede
che essi ci hanno trasmesso,
e concedi ai loro successori di restare uniti e concordi
nella guida del popolo della nuova alleanza.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE

Ef 4,1-13; Rm 10,12-18; Mc 3,13-19


Primi martiri della chiesa di Roma (+64)

Lo stesso giorno, la chiesa di Roma ricorda i suoi primi martiri, morti nel 64 dopo l'incendio della città ad opera di Nerone, gettati in gran numero in pasto alle belve o arsi vivi, secondo il racconto dello storico Tacito.
La memoria odierna, antichissima come quella degli apostoli Pietro e Paolo, fondatori della chiesa di Roma, fu collocata in questa data a partire dal 1923, e dal 1969 è stata inserita nel Calendario romano generale, anche per compensare la soppressione nello stesso di quasi tutte le memorie dei martiri romani presenti nel precedente calendario.
Essa ci ricorda come fin dagli inizi la chiesa, edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti, sia cresciuta soprattutto grazie alla testimonianza radicale dei martiri, i quali morivano benedicendo coloro che li mettevano a morte in odio alla loro fede


PREGHIERA

O Dio,
che hai fecondato con il sangue dei martiri
i primi germogli della chiesa di Roma,
per il luminoso esempio
di così coraggiosi testimoni
confermaci nella fede,
perché possiamo raccogliere con gioia
il frutto del loro sacrificio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE

Rm 8,31b-39; Mt 24,4-13


Raimondo Lullo (1232-1315)
testimone

Nel 1315 termina la sua lunga e feconda parabola terrena l'erudito catalano Raimondo Lullo.
Nato in una famiglia nobile dell'isola di Maiorca, terra di incontri ma anche di scontri frequenti nel XIII secolo fra ebrei, cristiani e musulmani, Raimondo Lullo trascorse tutta la sua vita cercando di conoscere e comprendere in profondità l'alterità della cultura musulmana per portare ad essa il messaggio vitale del vangelo.
In un'epoca di contrapposizioni cruente, di espulsioni e di massacri, egli seppe cercare sempre la via del dialogo, studiando da solo le lingue orientali e la tradizione filosofica araba, e compiendo ripetuti viaggi sulle coste dell'Africa settentrionale, armato soltanto della propria fede e della propria intelligenza.
Divenuto teologo e filosofo di fama internazionale, egli ricevette sul finire della vita una parziale ricompensa alle umiliazioni patite ad opera dei saraceni, ma anche dei correligionari cristiani, che poco lo avevano compreso, quando gli fu permesso di esporre il suo originale metodo teologico nelle grandi università dell'epoca.
Lullo morì in circostanze imprecisate, di ritorno dall'ennesimo viaggio in terra saracena, dopo aver lasciato una vastissima produzione letteraria (circa 300 opere), alla quale attingeranno uomini di grande levatura come Nicolò di Cusa, Pico della Mirandola e Giordano Bruno.
Secondo alcune tradizioni, negli ultimi anni della sua vita sarebbe stato accolto dall'Ordine francescano e sarebbe morto martire. La data odierna è quella in cui lo ricordano i francescani.


TRACCE DI LETTURA

All'uscita da una certa città s'incontrarono tre Savi: l'uno era ebreo, l'altro cristiano e l'altro saraceno. Appena si scorsero, essi si salutarono, s'abbracciarono l'un l'altro gioiosamente, decidendo di comune accordo di tenersi per un poco compagnia. Ciascuno s'informò delle condizioni, della salute e dei desideri altrui; quindi convennero di camminare insieme, per riposare i loro spiriti affaticati dagli studi ... Quand'ebbero terminato di conversare, presero congedo l'uno dall'altro assai amabilmente: ciascuno domandò agli altri di volerlo perdonare nel caso egli avesse detto alcunché di irriguardoso nei confronti della loro legge; e ciascuno perdonò. Sul punto ormai di separarsi, uno di loro disse: «Signori, quale profitto trarremo dall'avventura che ci è capitato di vivere? Non potremo forse discutere un po', ogni giorno, rispettando sempre le norme che ci ha illustrato madonna Intelligenza? E non potremo forse impegnarci a renderci ogni onore e servizio, al fine di giungere ancor prima ad un accordo? Sono infatti proprio la guerra, la sofferenza, la malevolenza e il continuo infliggersi l'un l'altro onte e danni che impediscono agli uomini d'unirsi in una stessa fede».
(Raimondo Lullo, Il libro del Gentile e dei tre Savi)


PREGHIERA

O Dio,
che hai infiammato il beato Raimondo martire
di ardore apostolico per la diffusione della fede,
fa' che anche noi, per sua intercessione,
conserviamo incrollabile fino alla morte
la fede che abbiamo ricevuto dalla tua grazia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE

2Cor 6,4-10; Gv 12,24-26


 LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Primi martiri della chiesa di Roma (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (23 ba'ūnah/sanē):
Abba Anub di Alessandria (III sec.), martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Martiri sotto Nerone
Ottone di Bamberga (+ 1139), vescovo ed evangelizzatore in Pomerania

MARONITI:
I Dodici apostoli

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Sinassi dei dodici santi, gloriosi e illustri apostoli
Gelasio di Râmeti (XIV sec.), vescovo (Chiesa romena)
Scialva Achalzicheli (+ 1227), martire (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
I Dodici apostoli

29 giugno

Leggi tutto: 29 giugno

Martirologio ecumenico
Le chiese d'oriente e d'occidente celebrano oggi la solennità degli apostoli Pietro, originario di Betsaida di Galilea e Paolo, originario di Tarso, in Cilicia

Pietro e Paolo
apostoli

Le chiese d'oriente e d'occidente celebrano oggi la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, nella data in cui, secondo un'antica tradizione, sarebbe avvenuto nel 64 il loro martirio a Roma.
Pietro «nostro padre», come lo definisce la liturgia copta, era un pescatore originario di Betsaida di Galilea e fratello di Andrea, il quale lo presentò a Gesù. Testimone privilegiato della Trasfigurazione e del Getsemani, ricevette da Gesù il compito di riconfermare i fratelli dopo aver lui stesso conosciuto la misericordia di Dio nel perdono del suo rinnegamento. Egli che per rivelazione del Padre aveva confessato Gesù come il Cristo, il Figlio del Dio vivente, guidò la prima comunità nella testimonianza del Risorto, accolse i pagani nella chiesa e annunciò il vangelo fino a Roma, dove morì martire. Origene testimonia che morì come uno schiavo, crocifisso con la testa all'ingiù.
Paolo, che dalla liturgia copta è chiamato «nostro maestro», era originario di Tarso, in Cilicia, ed era stato istruito nella fede ebraica secondo la tradizione dei farisei. Dopo aver riconosciuto in Gesù il Messia, egli divenne l'annunciatore del vangelo alle genti e percorse le regioni dell'Asia Minore e della Grecia, affrontando pericoli e fatiche e portando in sé la sollecitudine per tutte le chiese. Cittadino romano, egli fu, secondo la tradizione, decapitato a Roma presso la via Ostiense.
La festa di Pietro e Paolo apostoli era celebrata a Roma nella data del 29 giugno già attorno alla metà del IV secolo.


TRACCE DI LETTURA

Al beato Pietro, il primo degli apostoli, l'ardente amante di Cristo, fu dato di ascoltare: «E io ti dico che tu sei Pietro». Egli infatti aveva detto: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Cristo a lui: «E io ti dico che tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia chiesa». Sopra questa pietra edificherò la fede che tu confessi, sopra ciò che hai detto: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente», edificherò la mia chiesa. Da pietra Pietro, non pietra da Pietro; così come cristiano da Cristo.
Paolo invece viene da Saulo, come un agnello uscito da un lupo. Prima avversario, poi apostolo; prima persecutore, poi predicatore. Il Signore gli mostrò quelle cose che bisognava patisse per il suo Nome, lo sostenne nella passione e lo fece pervenire a questo giorno.
Unico il giorno della passione per i due apostoli, ma essi erano del resto una cosa sola.
(Agostino,  Discorsi 295)


PREGHIERA

Signore Dio,
noi celebriamo oggi il martirio dei tuoi apostoli,
Pietro il fondamento della chiesa
e Paolo il missionario tra le genti:
concedi alla tua chiesa
di camminare fedelmente sulle loro tracce
e di accettare la sofferenza
per la testimonianza di Gesù tuo Figlio,
vivente nei secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE

2Tm 4,6-18 (vigilia); Gal 1,11-20; At 12,1-11; Mt 16,13-19


 LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Pietro e Paolo, apostoli

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Pietro e Paolo, apostoli

COPTI ED ETIOPICI (22 ba'ūnah/sanē):
Dedicazione della chiesa dei Santi Cosma e Damiano (Chiesa copta)

LUTERANI:
Pietro e Paolo, apostoli

MARONITI:
Pietro e Paolo, apostoli

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Pietro e Paolo, principi degli apostoli, martiri
Kaichosro il Georgiano (+ 1558), monaco (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
Pietro e Paolo, apostoli

SIRO-ORIENTALI:
Pietro e Paolo, apostoli

VETEROCATTOLICI:
Pietro e Paolo, apostoli

28 giugno

Martirologio ecumenico
Per Ireneo la fede cristiana è la fede in un Padre buono, che non ha abbandonato l'uomo, ma che ha continuato a parlargli e a prepararlo alla salvezza

Ireneo di Lione (+ ca 202)
pastore e martire

 

A Lione, attorno al 202, muore Ireneo, vescovo di quella città, padre della chiesa e forse martire durante la persecuzione di Settimio Severo.
Originario dell'Asia Minore, di famiglia pagana, Ireneo fu discepolo di Policarpo di Smirne, che gli trasmise ciò che a sua volta aveva appreso dagli apostoli.
Nel 177 era presbitero nelle giovani chiese di Lione e di Vienne durante la persecuzione che colpì quelle comunità, e fu chiamato a succedere al vescovo Potino, morto martire in quell'anno. Come pastore Ireneo esercitò un'intensa attività missionaria tra le popolazioni della Gallia, correggendone le deviazioni dalla fede apostolica e rappacificando le chiese già allora segnate dalla divisione e dalle controversie.
Partendo dalla Scrittura, letta nella sua totalità e unità e interpretata alla luce del canone di verità rappresentato dalla predicazione degli apostoli, Ireneo narrò con grande passione l'esperienza di fede della chiesa, che si tramanda di generazione in generazione come un deposito che ringiovanisce.
Per Ireneo la fede cristiana è la fede in un Padre buono, che non ha abbandonato l'uomo, sua creatura, ma che ha continuato a parlargli e a prepararlo alla salvezza recata dall'incarnazione del Figlio.
Ireneo testimoniò nei suoi scritti, che sono anche i primi esempi di teologia cristiana, la bontà delle realtà create e dell'uomo, immagine e somiglianza di Dio, chiamato a diventare la gloria di Dio sulla terra. Prima di morire si adoperò per riconciliare le chiese d'oriente e d'occidente, divise sulla data di celebrazione della Pasqua, dando un ulteriore segno della propria totale dedizione alla riconciliazione. La riconciliazione di ogni creatura, ricapitolata in Cristo, del resto, era per Ireneo il cuore del lieto annuncio cristiano.


TRACCE DI LETTURA

Coloro che vedono la luce sono nella luce e partecipano del suo splendore. Allo stesso modo, coloro che contemplano Dio sono in Dio, partecipando del suo splendore. Perché lo splendore di Dio vivifica!
Perciò il Verbo divenne dispensatore della grazia paterna a vantaggio degli uomini, per i quali ha stabilito così grandi economie, mostrando Dio agli uomini e presentando l'uomo a Dio: salvaguardando l'invisibilità del Padre affinché l'uomo non divenisse disprezzatore di Dio e avesse sempre un punto verso il quale progredire, ma nello stesso tempo mostrando Dio visibile agli uomini per mezzo delle molte economie, affinché l'uomo, privo totalmente di Dio, non cessasse di esistere.
Infatti la gloria di Dio è l'uomo vivente, e la vita dell'uomo è la manifestazione di Dio. Ora se la manifestazione di Dio che avviene attraverso la creazione dà la vita a tutti gli esseri che vivono sulla terra, molto più la manifestazione del Padre mediante il Verbo darà la vita a coloro che contemplano Dio
(Ireneo di Lione, Contro le eresie 4,20,5-7).


PREGHIERA

Signore nostro,
tu hai dato al vescovo Ireneo
la grazia di confermare la tua chiesa
nella verità e nella pace:
rinnovaci nella fede e nella carità,
affinché cerchiamo sempre e in ogni cosa
ciò che accresce l'unità e la concordia.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE

Sap 7,7-10.15-16; 2Pt 1,16-21; Lc 11,33-36 o Gv 17,20-26


Paolo Giustiniani (1476-1528)
monaco

Il 28 giugno del 1528 si spegne sul monte Soratte Paolo Giustiniani, monaco e fondatore degli eremiti camaldolesi di Monte Corona.
Nato nel 1476 nella ricca famiglia veneziana dei Giustiniani, il giovane Tommaso fu formato alla scuola dei più grandi umanisti italiani del tempo. Ritiratosi sull'isola di Murano per approfondire nella quiete la propria ricerca filosofica, Tommaso venne a contatto con i monaci camaldolesi e la sua vita subì una svolta repentina e radicale. Entrato nel 1510 assieme a due compagni veneziani nell'eremo di Camaldoli, Tommaso assunse il nuovo nome di Paolo, e cominciò presto con uno di loro, l'amico Pietro Quirini, a invocare una profonda riforma della chiesa, fino a scrivere un dettagliato Libello sull'argomento, indirizzato a papa Leone X.
Ma lo scontento di Giustiniani non si limitò alla situazione globale della chiesa; egli serbò per tutta la vita la convinzione che la vita eremitica potesse costituire una silenziosa e misteriosa memoria dell'amore di Dio per gli uomini, una «predicazione senza parole». Desideroso di dedicarsi totalmente all'intimità con Dio, egli abbandonò l'ambiente camaldolese e diede vita nel 1520 nei pressi di Ancona alla «compagnia degli eremiti di san Romualdo», oggi noti con il nome di eremiti camaldolesi di Monte Corona.
Giustiniani seppe tenere unite grazie alla sua grande cultura un'austerità quasi parossistica e una notevole finezza spirituale. I suoi insegnamenti sulla vita spirituale ci sono giunti attraverso una preziosa serie di opere capaci di parlare, a dispetto della loro netta impronta eremitica, a ogni cristiano in cerca del radicalismo evangelico.


TRACCE DI LETTURA

Come la nave, che solca il mare, dietro a sé non lascia traccia alcuna del percorso fatto, così la nostra anima, condotta dallo Spirito divino, attraversando l'immenso mare e l'abisso delle contemplazioni divine, non dovrebbe vedere, se si volta indietro, per quale strada sia passata, né come a quel dato punto sia giunta.
Se tu avessi considerato tutto questo, carissimo fratello in Cristo, probabilmente non avresti domandato né a me né ad altri che ti fosse suggerito un modo di pregare; ma ti saresti completamente abbandonato, invece, allo Spirito divino, senza pretendere di conoscere né la via, né come ti guida.
Allora tieni a mente che nelle tue orazioni, quando cioè sei in preghiera, il metodo migliore è quello di non avere nessun metodo e che la forma migliore è quella di non avere alcuna forma. Poiché l'orazione nasce da quello Spirito che nei suoi doni è generoso, abbondante e vario, così vari e diversi e quasi infiniti sono i modi e le forme che essa ha.
(Paolo Giustiniani, Trattato sulla preghiera)


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Ireneo, vescovo di Lione, maestro della fede

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Ireneo, vescovo e martire (calendario romano e ambrosiano)
Giuliana, vergine e martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (21 ba'ūnah/sanē):
Costruzione della prima chiesa dedicata alla Vergine a Filippi (Chiesa copta)

LUTERANI:
Ireneo, dottore della chiesa a Lione

MARONITI:
Ireneo, vescovo e confessore

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Traslazione delle reliquie di Ciro e Giovanni di Alessandria (412), taumaturghi e anargiri
Giona il Taumaturgo (+1461), metropolita di Mosca (Chiesa russa)
Efrem (XIV sec.), patriarca dei serbi
Lazzaro Hrebeljanović (+1389), martire (Chiesa serba)
Sergio e Germano di Valaam (XIV-XV sec.), monaci (Chiesa ortodossa di Finlandia)

SIRO-ORIENTALI:
Ireneo, vescovo e martire (Chiesa malabarese)

VETEROCATTOLICI:
Ireneo di Lione, vescovo