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6 maggio

LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (28 barmūdah/miyāzyā):
Milio (?), monaco e martire (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Federico il Saggio (+ 1525), sostenitore della Riforma in Sassonia

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Giobbe il Giusto, profeta

5 maggio

LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Filippo, apostolo (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (27 barmūdah/miyāzyā):
Vittore il Generale (IV sec.), martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Gottardo (+ 1038), vescovo a Hildesheim

MARONITI:
Irene di Maghedon (IV sec.), martire
Pelagia di Tarso (IV sec.)

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Irene di Maghedon, megalomartire

4 maggio

Martiri inglesi dell'epoca della Riforma (XIV-XVII sec.)

La Chiesa d'Inghilterra fu insanguinata tra il XIV e il XVII secolo da una lunga serie di conflitti intestini. Sia le lotte di natura ecclesiale, sia quelle motivate dall'inestricabile connubio tra potere politico e religione, furono una grave contraddizione all'insegnamento di Gesù su come si debba esercitare l'autorità nelle comunità cristiane.
La violenza esplose soprattutto nel corso del XVI secolo: la fazione ecclesiale che di volta in volta deteneva il potere non risparmiò a chiunque la pensasse diversamente ogni sorta di angheria e persecuzione. Con il sangue pagarono Thomas More, John Fisher, Thomas Cranmer, Edmund Campion e moltissimi altri che non conobbero l'onore degli altari, ma che furono vittime della convinzione che l'intera verità fosse appannaggio di un solo gruppo sociale o ecclesiale.
Per questa ragione, nel mutato clima tra le chiese e per non dimenticare a quali contraddizioni all'Evangelo può portare il connubio tra l'intolleranza verso il diverso e la confusione fra autorità religiosa e potere politico, gli anglicani ricordano oggi tutti i martiri, di ogni confessione cristiana, che in tale periodo subirono il martirio in odio a quella fede che ciascuno riteneva nella propria coscienza pienamente conforme agli insegnamenti di Cristo.

RACCE DI LETTURA

Dobbiamo riconoscere onestamente il motivo per cui noi ricordiamo alcune cose e altri ne ricordano altre. Allora impareremo a vedere che coloro i quali soffrirono e morirono, a dispetto delle loro differenze, morirono tutti per l'unico Cristo che ciascuno cercava di servire e di seguire. E' questo a definire un martire. I martiri trascendono le nostre cause, le nostre percezioni parziali della verità. Essi appartengono a tutti noi, perché testimoniano la signoria di Cristo su ogni uomo che si dica suo discepolo (Mark Santer, da Il loro e il nostro Signore).

PREGHIERA

Dio misericordioso,
quando la tua chiesa
era lacerata in questo mondo
dalle devastazioni del peccato,
hai fatto sorgere uomini
che testimoniarono nella storia
la loro fede con coraggio e perseveranza:
dona alla tua chiesa la pace secondo la tua volontà
e accorda a coloro
che sono stati divisi sulla terra di riconciliarsi in cielo
per condividere la visione della tua gloria.
Attraverso Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.

LETTURE BIBLICHE
Is 43,1-7; 2Cor 4,5-12; Gv 12,20-26


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Santi e martiri inglesi dell'epoca della Riforma

COPTI ED ETIOPICI (26 barmudah/miyazya):
Sisinnio di Antiochia (III-IV sec.), martire (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Michael Schirmer (+1673), poeta a Berlino

MARONITI:
Monica (+387), madre di Agostino

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Pelagia di Tarso (IV sec.), martire

VETEROCATTOLICI:
Viborada (+926), eremita e martire

3 maggio

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Leggi tutto: 3 maggioFilippo e Giacomo
apostoli

Tutte le chiese d'occidente celebravano un tempo al 1° maggio la festa degli apostoli Filippo e Giacomo, che la chiesa cattolica ha trasferito a questo giorno a partire dal XIX secolo, quando venne istituita la seconda festa di san Giuseppe.
Filippo e Giacomo furono ricordati insieme a partire dal VI secolo, quando venne dedicata a Roma la basilica dei Santi Apostoli, in cui furono deposte le loro reliquie. Filippo era originario di Betsaida, come Andrea e Pietro, e il quarto evangelo lo presenta come uno dei primi chiamati e uno degli apostoli più vicini a Gesù. Gesù si rivolge a lui nella prima moltiplicazione dei pani, a lui i greci chiedono che mostri loro il Signore, e lui stesso chiede a Gesù: «Mostraci il Padre».
Secondo un'antica tradizione, Filippo predicò il vangelo in Asia Minore e morì in Frigia. L'apostolo Giacomo oggi ricordato è identificato nella chiesa latina con il figlio di Alfeo e nel contempo con il fratello di Gesù, divenuto poi il primo responsabile della comunità giudeocristiana di Gerusalemme. L'esegesi moderna preferisce separare questi due personaggi, come del resto anche la liturgia bizantina, che li celebra rispettivamente il 9 e il 25 ottobre. Giacomo fu uno dei testimoni privilegiati della missione di Gesù, e fu uno dei primi ai quali fu concesso di fare esperienza del Risorto. Dopo la partenza di Pietro, fu lui a governare la chiesa madre di Gerusalemme. Eusebio ci parla della sua santità ricordandolo come un grande intercessore per il popolo.
A Giacomo è attribuita la prima delle lettere cattoliche, indirizzata ai giudeocristiani della diaspora. Egli ebbe un ruolo importante nel concilio di Gerusalemme e, secondo la tradizione, morì martire all'inizio degli anni 60 del I secolo, gettato dal pinnacolo del Tempio mentre pregava con le stesse parole di Gesù Cristo: «Signore, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».


TRACCE DI LETTURA

I beati apostoli, primizie del gregge santo di Cristo agnello pasquale, videro lo stesso Signore Gesù pendente dalla croce, soffrirono per lui che moriva, si ritrassero spaventati davanti a lui risorto, lo amarono nella sua potenza e dettero anch'essi il sangue in cambio di quello che avevano visto versare. Considerate, fratelli, la portata dell'evento per il quale degli uomini furono inviati in tutto il mondo ad annunziare, di un uomo morto, che era asceso al cielo, e a causa di tale annunzio soffrirono tutto ciò che il mondo dissennato imponeva loro: perdite, esilio, carcere, tormenti, fiamme, belve, croci, morte. Non sappiamo il perché di tutto questo? Pietro moriva forse per una gloria personale, o presentava se stesso? Qualcuno moriva perché un altro fosse onorato; uno veniva messo a morte perché fosse un altro a ricevere adorazione. Potrebbe far questo chi non fosse stato animato dal fuoco della carità e dall'intima coscienza della verità?

(Agostino, Discorso 311,2)


PREGHIERA

Dio nostro Padre,
che ti sei mostrato nel Figlio a Filippo
e hai concesso a Giacomo di vedere Gesù risorto,
accordaci di comunicare sempre
al mistero della morte e della resurrezione di Gesù,
e noi contempleremo la gloria del tuo volto
benedetto nei secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
1Cor 15,1-7; Gv 14,6-14


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Filippo e Giacomo, apostoli (calendario romano e ambrosiano)
Ritrovamento della santa Croce (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (25 barmūdah/miyāzyā):
Sara e i suoi due figli (IV sec.), martiri (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Filippo e Giacomo il Minore, apostoli

MARONITI:
Ritrovamento della Croce; Timoteo e Maura (+ 286 ca), martiri

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Timoteo e Maura di Tebe, martiri
Ioasaf delle Meteore (+ 1422), monaco (Chiesa serba)

VETEROCATTOLICI:
Geremia (VI sec. a.C.), profeta

2 maggio

Leggi tutto: 2 maggio

Atanasio di Alessandria (ca 295-373)
padre della chiesa e pastore

Atanasio, patriarca di Alessandria, é detto «l'Apostolico» a motivo delle grandi fatiche che dovette affrontare per tutta la vita nel suo ministero di pastore.
Egli nacque in Egitto verso il 295. Soggiornò nel deserto, dove forse fu discepolo di Antonio, il padre dei monaci, di cui più tardi narrerà la vita, diffondendo l'ideale monastico sia in oriente che in occidente.
Nel 325 Atanasio accompagnò come segretario il vescovo Alessandro al primo concilio ecumenico. Tre anni più tardi fu chiamato a succedergli sulla cattedra patriarcale di Alessandria, e tutta la sua vita fu una lunga lotta per difendere la divinità del Verbo incarnato, secondo il dettato del concilio di Nicea. Per Atanasio, infatti, negare l'incarnazione avrebbe voluto dire negare la salvezza degli uomini.
Anche se a Nicea era stato decisivo il ruolo avuto dall'impero, Atanasio tuttavia non coltivò mai illusioni riguardo al rapporto tra vescovi e imperatori, e seppe discernere i pericoli cui andava incontro una comunità ecclesiale sempre più identificata con il regime della cristianità.
Atanasio conobbe cinque volte l'esilio per il suo coraggio e la sua fedeltà alla fede trasmessa dagli apostoli. Egli trascorse così diciassette anni in occidente o presso i suoi amici monaci nel deserto della Tebaide, trovando sempre rifugio e sostegno. Basilio vedeva in lui l'unico vescovo capace di ristabilire l'unità delle chiese e di riconciliare oriente e occidente.
Rientrato nella sua sede di Alessandria dopo numerose peripezie, nella notte tra il 2 e il 3 maggio 373 Atanasio rendeva a Dio «la sua grande e apostolica anima», come la definì Basilio.


TRACCE DI LETTURA

Come chi vuol vedere Dio, che è invisibile per natura e non può essere affatto visibile, lo comprende e lo conosce a partire dalle sue opere, così chi non vede Cristo con l'intelletto, lo conosca a partire dalle opere del suo corpo ed esamini se sono umane o di Dio. Se sono umane, le derida pure; se invece si riconosce che non sono umane ma di Dio, non rida di ciò che non dev'essere deriso, ma consideri piuttosto con ammirazione che mediante una realtà così semplice sono stati rivelati a noi i misteri divini, che mediante la morte è giunta per tutti l'immortalità e mediante l'incarnazione del Verbo si è conosciuta la provvidenza universale e il Verbo stesso di Dio, che ne è il capo e l'artefice. Infatti, egli divenne uomo affinché noi fossimo deificati; egli si rivelò mediante il corpo affinché noi potessimo avere un'idea del Padre invisibile; egli sopportò la violenza degli uomini affinché noi ereditassimo l'incorruttibilità.

(Atanasio, Sull'incarnazione del Verbo 54)


PREGHIERA

Dio di infinita sapienza,
che hai suscitato nella tua chiesa il vescovo Atanasio,
vigoroso e fedele testimone
di tuo Figlio Gesù, uomo e Dio,
accordaci di conoscerti più profondamente
per amarti sempre di più.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE
2Tim 2,14-26; Mt 10,22-25


Abramo di Kaškar (VI sec.)
monaco

Nel patriarcato orientale di Seleucia-Ctesifonte il monachesimo, dopo lo sviluppo degli inizi, aveva conosciuto un lento declino nel corso del V secolo. Per questo motivo la Chiesa siro-orientale ricorda in questo giorno Abramo di Kaškar detto il «Maggiore», grande riformatore della vita monastica durante il VI secolo.
Poco sappiamo delle sue origini, se non che studiò alla scuola di Nisibi e che forse sostò da giovane nei deserti monastici d'Egitto e di Palestina.
Stabilitosi sul monte Izla, presso Nisibi, in una data imprecisata, Abramo attirò a sé numerosi discepoli, che con lui diedero vita al «grande monastero», come lo chiama la tradizione.
Amante della quiete e di un monachesimo estremamente umano, Abramo crebbe in popolarità, e su invito di mar Šem'un, metropolita di Nisibi, compose nel 571 alcune regole per i suoi discepoli, imperniate sul silenzio, il digiuno, la preghiera, la vita comune e la carità fraterna. Data la loro notevole concisione e semplicità evangelica, tali regole conobbero una diffusione straordinaria nel monachesimo siriaco, tanto che Abramo fu soprannominato «la guida di tutti i monaci della regione d'Oriente». Infatti è dai discepoli di Abramo che saranno fondati molti monasteri nelle regioni mesopotamiche.


TRACCE DI LETTURA

Il Signore nella sua benevolenza ci ha dato di essere, e di essere belli essendo da lui; ma noi, per la dissolutezza delle nostre condotte e la nostra negligenza, abbiamo disprezzato questo Nome invocato su di noi, così che si è adempiuto quanto è detto nella santa Scrittura: «Tutti camminano secondo la volontà del loro cuore e secondo la loro propria intelligenza». E anche noi confessiamo di essere peccatori e piccoli più di tutti.
Perciò noi tutti invochiamo la misericordia di Dio, perché venga in aiuto alla debolezza della nostra volontà, e porti a termine e compia in noi l'intero compiacimento della volontà di Dio. Infatti è lui che suscita in noi sia il volere sia l'agire, qualsiasi cosa noi vogliamo. E poiché questo è degno di fede e vero per noi, imploriamo la sua grazia che metta in noi la sua potenza, affinché in pensieri, parole e opere siamo trovati secondo il compiacimento della sua volontà; e ci conceda un luogo di conversione.

(Abramo di Kaskar, Introduzione alle Regole)


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Atanasio (+ 373), vescovo di Alessandria, maestro della fede

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Atanasio, vescovo e dottore della chiesa (calendario romano e ambrosiano)
Felice (prima del VI sec.), diacono e martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (24 barmūdah/miyāzyā):
Sina di Pelusio (+ 433 ca), martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Atanasio, dottore della chiesa ad Alessandria

MARONITI:
Atanasio, confessore

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Traslazione delle reliquie di Atanasio il Grande

SIRO-OCCIDENTALI:
Mārutā di Tikrīt (+ 649), vescovo

SIRO-ORIENTALI:
Abramo il «Maggiore» di Kaškar, riformatore monastico
Atanasio, vescovo (Chiesa malabarese)

VETEROCATTOLICI:
Atanasio di Alessandria, vescovo e dottore della chiesa

1 maggio

LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Filippo e Giacomo, apostoli

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Giuseppe lavoratore (calendario romano e ambrosiano)
Torquato di Guadix (I-II sec.?) e compagni, vescovi e martiri (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (23 barmūdah/miyāzyā):
Giorgio di Cappadocia (+ 304 ca), megalomartire

LUTERANI:
Nikolaus Herman (+ 1561), poeta in Boemia

MARONITI:
Geremia (VI sec. a.C.), profeta

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Geremia, profeta
Basilio Ratishvili (XVIII-XIX sec.), monaco (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
Giacomo di Zebedeo, apostolo

SIRO-ORIENTALI:
Giuseppe lavoratore (Chiesa malabarese)

VETEROCATTOLICI:
Filippo e Giacomo il Minore, apostoli

30 giugno

Leggi tutto: 30 giugno

Martirologio ecumenico
La memoria del collegio apostolico è un'occasione per ricordare come la chiesa sia edificata sul fondamento degli apostoli: essi sono i testimoni del Risorto

Collegio apostolico

Le chiese ortodosse, all'indomani della festa dei santi Pietro e Paolo, celebrano la Sinassi dei 12 apostoli, in cui fanno memoria di tutti i più stretti compagni del Cristo, e ricordano la grande compassione di Gesù che, vedendo le folle sfinite e come pecore senza pastore, chiamò a sé i Dodici e li costituì annunciatori della buona novella con le opere e con le parole.
La memoria del collegio apostolico è dunque un'occasione per ricordare come la chiesa sia edificata sul fondamento degli apostoli: essi sono i testimoni del Risorto e i custodi della fede ecclesiale. Il popolo della nuova alleanza riconosce in loro e negli eredi del loro ministero i servitori dell'unità e della concordia nella comunità ecclesiale, attraverso il ministero della Parola e i carismi della saldezza e del discernimento.
Tutte queste funzioni, però, non sono che la conseguenza della vocazione primaria dell'apostolo: «stare con Gesù», vivere con lui e in lui. Solo così i depositari del ministero apostolico possono indirizzare gli uomini all'unica fonte della salvezza, il Cristo stesso che è l'Evangelo, la buona notizia della liberazione rivolta a ogni uomo.
Il fatto che il collegio apostolico sia ricordato anzitutto nel suo insieme dagli stessi evangelisti, ricorda alle chiese di ogni tempo che non vi può essere annuncio credibile della Parola della riconciliazione senza la testimonianza di una concordia che deve sussistere anzitutto tra coloro che sono investiti del ministero apostolico.


TRACCE DI LETTURA

Gli apostoli non sono chiamati tanto a ripetere l'una o l'altra parola e insegnamento di Gesù, a imparare una dottrina, a portare ad altri un messaggio. La prima cosa per cui sono chiamati è a stare con lui. Gli apostoli devono vedere ciò che Gesù fa, vivere con lui, per poi portarlo e riprodurlo: devono riprodurre la sua presenza. La loro vita e la loro predicazione dev'essere un continuo parlare di lui: un segno, umanamente evidente, della sua presenza.
(C. M. Martini, Bibbia e vocazione)


PREGHIERA

Signore Dio nostro,
tu hai voluto che la chiesa fosse fondata
sui dodici apostoli testimoni del Risorto:
accordaci di restare fedeli alla fede
che essi ci hanno trasmesso,
e concedi ai loro successori di restare uniti e concordi
nella guida del popolo della nuova alleanza.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE

Ef 4,1-13; Rm 10,12-18; Mc 3,13-19


Primi martiri della chiesa di Roma (+64)

Lo stesso giorno, la chiesa di Roma ricorda i suoi primi martiri, morti nel 64 dopo l'incendio della città ad opera di Nerone, gettati in gran numero in pasto alle belve o arsi vivi, secondo il racconto dello storico Tacito.
La memoria odierna, antichissima come quella degli apostoli Pietro e Paolo, fondatori della chiesa di Roma, fu collocata in questa data a partire dal 1923, e dal 1969 è stata inserita nel Calendario romano generale, anche per compensare la soppressione nello stesso di quasi tutte le memorie dei martiri romani presenti nel precedente calendario.
Essa ci ricorda come fin dagli inizi la chiesa, edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti, sia cresciuta soprattutto grazie alla testimonianza radicale dei martiri, i quali morivano benedicendo coloro che li mettevano a morte in odio alla loro fede


PREGHIERA

O Dio,
che hai fecondato con il sangue dei martiri
i primi germogli della chiesa di Roma,
per il luminoso esempio
di così coraggiosi testimoni
confermaci nella fede,
perché possiamo raccogliere con gioia
il frutto del loro sacrificio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE

Rm 8,31b-39; Mt 24,4-13


Raimondo Lullo (1232-1315)
testimone

Nel 1315 termina la sua lunga e feconda parabola terrena l'erudito catalano Raimondo Lullo.
Nato in una famiglia nobile dell'isola di Maiorca, terra di incontri ma anche di scontri frequenti nel XIII secolo fra ebrei, cristiani e musulmani, Raimondo Lullo trascorse tutta la sua vita cercando di conoscere e comprendere in profondità l'alterità della cultura musulmana per portare ad essa il messaggio vitale del vangelo.
In un'epoca di contrapposizioni cruente, di espulsioni e di massacri, egli seppe cercare sempre la via del dialogo, studiando da solo le lingue orientali e la tradizione filosofica araba, e compiendo ripetuti viaggi sulle coste dell'Africa settentrionale, armato soltanto della propria fede e della propria intelligenza.
Divenuto teologo e filosofo di fama internazionale, egli ricevette sul finire della vita una parziale ricompensa alle umiliazioni patite ad opera dei saraceni, ma anche dei correligionari cristiani, che poco lo avevano compreso, quando gli fu permesso di esporre il suo originale metodo teologico nelle grandi università dell'epoca.
Lullo morì in circostanze imprecisate, di ritorno dall'ennesimo viaggio in terra saracena, dopo aver lasciato una vastissima produzione letteraria (circa 300 opere), alla quale attingeranno uomini di grande levatura come Nicolò di Cusa, Pico della Mirandola e Giordano Bruno.
Secondo alcune tradizioni, negli ultimi anni della sua vita sarebbe stato accolto dall'Ordine francescano e sarebbe morto martire. La data odierna è quella in cui lo ricordano i francescani.


TRACCE DI LETTURA

All'uscita da una certa città s'incontrarono tre Savi: l'uno era ebreo, l'altro cristiano e l'altro saraceno. Appena si scorsero, essi si salutarono, s'abbracciarono l'un l'altro gioiosamente, decidendo di comune accordo di tenersi per un poco compagnia. Ciascuno s'informò delle condizioni, della salute e dei desideri altrui; quindi convennero di camminare insieme, per riposare i loro spiriti affaticati dagli studi ... Quand'ebbero terminato di conversare, presero congedo l'uno dall'altro assai amabilmente: ciascuno domandò agli altri di volerlo perdonare nel caso egli avesse detto alcunché di irriguardoso nei confronti della loro legge; e ciascuno perdonò. Sul punto ormai di separarsi, uno di loro disse: «Signori, quale profitto trarremo dall'avventura che ci è capitato di vivere? Non potremo forse discutere un po', ogni giorno, rispettando sempre le norme che ci ha illustrato madonna Intelligenza? E non potremo forse impegnarci a renderci ogni onore e servizio, al fine di giungere ancor prima ad un accordo? Sono infatti proprio la guerra, la sofferenza, la malevolenza e il continuo infliggersi l'un l'altro onte e danni che impediscono agli uomini d'unirsi in una stessa fede».
(Raimondo Lullo, Il libro del Gentile e dei tre Savi)


PREGHIERA

O Dio,
che hai infiammato il beato Raimondo martire
di ardore apostolico per la diffusione della fede,
fa' che anche noi, per sua intercessione,
conserviamo incrollabile fino alla morte
la fede che abbiamo ricevuto dalla tua grazia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE

2Cor 6,4-10; Gv 12,24-26


 LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Primi martiri della chiesa di Roma (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (23 ba'ūnah/sanē):
Abba Anub di Alessandria (III sec.), martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Martiri sotto Nerone
Ottone di Bamberga (+ 1139), vescovo ed evangelizzatore in Pomerania

MARONITI:
I Dodici apostoli

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Sinassi dei dodici santi, gloriosi e illustri apostoli
Gelasio di Râmeti (XIV sec.), vescovo (Chiesa romena)
Scialva Achalzicheli (+ 1227), martire (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
I Dodici apostoli