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11 febbraio

Oggi nel calendario monastico occidentale ricorre la memoria di Benedetto di Aniane, riformatore del monachesimo nell'epoca carolingia.
Nato verso la metà dell'VIII secolo nel sud della Francia, ai confini con la Spagna, e battezzato con il nome di Vitiza, fu educato alla corte di Carlo Magno, dove assunse incarichi di prestigio al servizio del re.
Scampato nel corso di una campagna militare alla morte mentre guadava un fiume con i suoi commilitoni, egli si fermò nei pressi di Digione e si fece monaco, assumendo il nome di Benedetto. Qui cercò di applicare con rigore gli insegnamenti di Pacomio e di Basilio, finché non incontrò la Regola di Benedetto da Norcia, che esercitò su di lui un profondo fascino. Insodddisfatto dei compagni con cui viveva in Borgogna, Benedetto si ritirò in Linguadoca, sua terra d'origine, dove avviò un insediamento monastico nei pressi di Aniane.
Il suo tentativo di dar vita a un monachesimo all'altezza della regola benedettina andava incontro ai disegni politici di Carlo Magno e del suo successore Ludovico il Pio, che fecero del monaco di Aniane il paladino di una riforma globale del monachesimo occidentale. Con tale riforma nell'817 fu imposta a tutti i monaci dell'Occidente.
Benedetto di Aniane morì l'11 febbraio dell'anno 821 nel monastero di Inda, fatto costruire per lui dal sovrano nei pressi della corte di Aquisgrana.


TRACCE DI LETTURA

Sappi, o padre amatissimo, che ormai sono giunto agli estremi e mi avvio verso la fine; non spero più di rivederti con questi occhi di carne. Colui che può rendere mondo un immondo, retto un peccatore, giusto un empio, faccia in modo che noi possiamo godere del Regno eterno e ivi cantare un cantico nuovo assieme a tutti i santi.
Intanto io ti supplico, o carissimo padre, che come hai avuto cura dei monaci che vivono nel monastero di Aniane, allo stesso modo, ora che l'anima mia si separa dal corpo, tu li consideri sempre di più nel tuo santo affetto. Ti affido tutti gli amici, i familiari, i parenti che vivono in quelle zone: fate tutto nella carità e nella discrezione. La santa Trinità vi custodisca e vi sia elargito il premio eterno.
(Benedetto di Aniane, Lettera all'arcivescovo Nibridio)


PREGHIERA

O Dio,
che rinnovasti la vita monastica
con l'insegnamento e l'esempio
del santo abate Benedetto di Aniane,
concedici, per sua intercessione,
di conservare uno stile di vita
in tutto conforme all'insegnamento di Cristo,
tuo Figlio, che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
Sof 2,3; 3,12-13; Mt 23,8-12


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Beata Maria vergine di Lourdes (calendario romano e ambrosiano)
Benedetto di Aniane, abate (calendario monastico)

COPTI ED ETIOPICI (3 amšīr/yakkātit):
Giacomo di Palestina (VI sec.?), monaco (Chiesa copto-ortodossa)
Giulio (+ 352), papa di Roma (Chiesa copto-cattolica)

LUTERANI:
Ugo di San Vittore (+ 1141), dottore della chiesa in Francia
Benjamin Schmolk (+ 1737), poeta in Slesia

MARONITI:
Caralampo (+ 202), martire
Biagio di Sebaste (+ 316 ca), martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Biagio, arcivescovo di Sebaste e ieromartire

10 febbraio

Scolastica (ca 480-547)
monaca

Oggi le chiese d'oriente e d'occidente ricordano Scolastica, sorella di Benedetto da Norcia.
Personaggio avvolto nel mistero, di Scolastica si conosce soltanto ciò che il biografo di Benedetto, Gregorio Magno, ha lasciato scritto nel secondo libro dei suoi Dialoghi. Essa era stata votata alla vita religiosa sin dall'infanzia, ed era solita far visita al fratello Benedetto a Montecassino una volta all'anno. In una delle più belle pagine dell'opera di Gregorio, è descritto l'ultimo incontro fra Scolastica e il fratello. Questi, al calar della sera, voleva fare ritorno al proprio monastero, in obbedienza alla regola, ma Scolastica, che presentiva la propria fine ormai vicina, pregò il Signore di potersi intrattenere tutta la notte con Benedetto, per condividere con lui nella preghiera e nella conversazione la propria ricerca di Dio.
La leggenda vuole che un improvviso temporale desse ragione alla preghiera di Scolastica: essa aveva prevalso, commenta Gregorio, sulla riluttanza di Benedetto, perché aveva saputo mostrare un amore più grande di quello del fratello.
Scolastica ricorda a tutti noi che al di là delle leggi e delle regole che ci possiamo dare per camminare sulle tracce del Signore, non esiste via più sicura di una carità ardente e sincera per trovare la volontà di Dio sulle nostre vite.


TRACCE DI LETTURA

Benedetto e Scolastica erano ancora a tavola e, mentre erano intenti a parlare di cose sante, si era fatto tardi; allora la monaca sua sorella lo pregò dicendo: «Ti prego, non lasciarmi questa notte; parliamo fino al mattino delle gioie della vita celeste!». Egli le rispose: «Che cosa dici, sorella? Non posso assolutamente restare fuori dal monastero!». Il cielo era talmente sereno che nell’aria non c’era una nuvola. La monaca, udite le parole di rifiuto del fratello, posò sulla tavola le mani con le dita intrecciate e chinò su di esse il capo per pregare il Signore onnipotente. Quando sollevò la testa dal tavolo, si scatenarono lampi e tuoni violenti e una pioggia torrenziale tale che né il venerabile Benedetto né i fratelli che erano con lui non poterono metter piede fuori dalla soglia del luogo ove si trovavano … Allora l’uomo di Dio, vedendo che in mezzo a tali lampi, tuoni e scrosci d’acqua non poteva ritornare al monastero, cominciò a lamentarsi rattristato, e le disse: «Dio onnipotente ti perdoni, sorella! Che cosa hai fatto?». Quella rispose: «Vedi, io ti ho pregato, e tu non hai voluto ascoltarmi. Ho pregato il mio Signore ed egli mi ha ascoltato. Ora esci, se puoi; lasciami e ritorna in monastero!». Ma egli, non potendo uscire dal coperto, rimase suo malgrado là dove non aveva voluto rimanere di sua spontanea volontà. E avvenne così che trascorsero tutta la notte vegliando e saziandosi reciprocamente di sante conversazioni sulla vita spirituale ... Non c’è da meravigliarsi se in quell’occasione poté di più la sorella, che desiderava vedere più a lungo il fratello. Secondo la parola di Giovanni infatti «Dio è amore» (1Gv 4,8.16); per giustissimo giudizio, dunque, potè di più colei che amò di più.
(Gregorio il Grande, Dialoghi 2,33)


PREGHIERA

Dio di amore e di fedeltà,
facendo memoria di Scolastica,
monaca alla sequela di tuo Figlio,
noi ricordiamo la potenza del tuo amore:
concedici nella nostra vita comune di fratelli e di sorelle
di riconoscere che la nostra forza
deriva solo dall'amare di più.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE
1Cor 7,25-35; Lc 10,38-42.


Nato attorno al 228, da famiglia cristiana, molto ricca, Paolo ricevette un'educazione raffinata; rifugiatosi nella Bassa Tebaide per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani, di fronte all'ostilità del cognato, che minacciava di consegnarlo alle autorità, egli decise di fare della propria fuga una scelta radicale e volontaria di vita. Trovata una grotta ben nascosta dai meandri delle rocce, e tuttavia irrigata da una piccola ma costante sorgente d'acqua, vi si stabilì fino alla morte. Secondo la tradizione, come segno che questa era la volontà di Dio per lui, Paolo riceveva ogni giorno da un corvo la razione di pane necessaria al suo sostentamento.
Sui novant'anni passati da Paolo nella grotta vi è un silenzio assoluto, quasi a indicare l'indicibilità dell'esperienza di Dio che l'eremita cristiano può vivere nella solitudine. In questo, Paolo fu contrapposto da Girolamo ad Antonio, esempio di solitario divenuto maestro di asceti e impegnato nelle vicende della storia.
Prima di morire, Paolo ricevette la visita di Antonio, che ne assicurò la sepoltura nella fossa scavata per Paolo da due leoni, che spesso figurano al suo fianco e a quello del suo visitatore nell'iconografia tradizionale.
Ancora oggi, attorno alla grotta di Paolo, vive una comunità di anacoreti totalmente dediti alla ricerca di Dio nella solitudine.


TRACCE DI LETTURA

Quando si scatenò la furia della persecuzione, Paolo rimase molto appartato in una città remota. Ma il marito della sorella, per brama di denaro, cominciò a voler denunciare colui che avrebbe dovuto nascondere.
Appena il prudentissimo giovane comprese ciò, si rifugiò nei deserti dei monti e, mentre attendeva la fine della persecuzione, mutò questa necessità in scelta volontaria. Procedendo a poco a poco, trovò un monte roccioso, alle cui falde vi era una non grande spelonca chiusa da un masso.
Dopo averlo rimosso, scorse nell'interno un grande vestibolo a cielo aperto; e una vecchia palma intrecciava i suoi larghi rami, mostrando una limpidissima fonte. Innamoratosi di quella dimora, che in certo modo gli veniva offerta da Dio, vi passò in preghiera e in solitudine tutta la vita.
(Girolamo, Vita di san Paolo eremita 4-6)


PREGHIERA
Il nostro santo abba Paolo
divenne il primo nel deserto
e praticò l'ascesi senza interruzione giorno e notte.
Si esercitò nella pietà,
ottenne la vittoria con la forza di Cristo.
Chiedi al Signore per noi,
o grande santo abba Paolo,
che il Signore che tanto hai amato
rimetta i nostri peccati.


LETTURE BIBLICHE
Eb 13,7-25; 1P 5,1-14; At 15,12-21; Mc 9,33-41


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Scolastica, sorella di Benedetto

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Scolastica, vergine (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (2 amšīr/yakkātit):
Paolo di Tebe, primo eremita

LUTERANI:
Friedrich Christoph Oetinger (+ 1782), teologo nel Württemberg

MARONITI:
Apollonia (+ 249), martire
Dorotea (IV sec.), vergine e martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Caralampo il Taumaturgo (+ 202), ieromartire

9 febbraio

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Leggi tutto: 9 febbraioMarone (+ 410 ca)
monaco

Tra i molti monaci della Siria dediti alle forme più ardite e rigorose di ascesi, Teodoreto di Cirro ne ricorda uno che «avendo deciso di vivere a cielo scoperto, si ritirò sulla vetta di un monte».
E' il monaco Marone, della cui vita si sa pochissimo, ma che ha lasciato un segno indelebile nella storia delle chiese d'oriente, e che oggi viene ricordato dalla chiesa maronita che da lui stesso trae la propria denominazione.
Questo eremita, il quale passò tutta la vita esposto alle intemperie e totalmente dedito alla preghiera, ebbe infatti un'influenza molto grande sul movimento monastico della regione di Cirro e poi anche della diocesi di Aleppo.
Marone fu un maestro di vita spirituale molto apprezzato, e grazie alla sua assiduità con il Signore insegnò a coloro che lo consultavano a combattere i loro mali spirituali ricorrendo anzitutto alla preghiera. A un secolo dalla sua morte era fiorente nei pressi di Apamea il monastero di Beth Morum (san Marone), a lui dedicato. Sarà attorno a tale luogo, in cui si custodiva la memoria di Marone, che si raduneranno molti cristiani di fede calcedonese in seguito all'invasione araba della Siria, dando vita a una chiesa autonoma che prenderà il nome di chiesa maronita.
La venerazione per Marone nelle regioni montagnose della Siria e del Libano è rimasta grande fino ai nostri giorni, e anche i bizantini lo ricordano nei loro sinassari, il 14 febbraio.


TRACCE DI LETTURA

Ora ricorderò Marone, perché pure lui ha abbellito il coro dei santi. Avendo deciso di vivere a cielo scoperto, egli si ritirò sulla vetta di un monte, che una volta i pagani avevano destinato al culto, e consacrò a Dio quel luogo santo che era stato possesso dei demoni. In quel posto egli stabilì la sua dimora e soltanto raramente fece uso di una piccola tenda che aveva costruito.
Mentre i medici prescrivono per ogni malattia un farmaco diverso, la sua medicina era sempre la stessa, comune a tutti i santi: la preghiera. Non curava soltanto le malattie del corpo, ma anche quelle dell'anima: guariva uno dall'avarizia, un altro dall'ira, istruiva questo nella temperanza, quello nella giustizia, puniva l'incontinenza di questo, scuoteva la pigrizia di quello.
(Teodoreto di Cirro, Storia dei monaci della Siria 16)


PREGHIERA

Umilmente prese su di sé la sua croce,
per umiltà si fece eremita
e con umiltà pregava il suo Dio sulle cime dei monti.
Il santo eremita ebbe a cuore
queste parole di Cristo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli».
La sua esistenza divenne un sacrificio vivente,
e con essa trasmise la vita ai suoi discepoli.
Egli fu unto come padre di un grande popolo.
Nel campo della vita
fu come l'aratro del suo Maestro,
poiché preparava le anime
perché potessero accogliere il seme di verità.
Lode e azione di grazie a Colui che l'ha scelto,
ora e nei secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
2Tim 2,10-17; Gv 12,22-30


LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (1 amšīr/yakkātit):
Concilio dei 150 padri a Costantinopoli (381)
Andrea di Saffeca (XV sec.) (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
John Hooper (+ 1555), vescovo e testimone fino al sangue in Inghilterra

MARONITI:
Marone, monaco

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Chiusura della festa dell'Incontro
Niceforo di Antiochia (+ 257 ca), martire

8 febbraio

In questo giorno la chiesa siro-occidentale fa memoria di Severo, monaco e patriarca di Antiochia nel VI secolo, ricordato anche dalla Chiesa copta il 14 di amšīr e il 2 di bābah.
Severo originario di Sozopoli, in Pisidia, dopo gli studi, compiuti ad Alessandria e a Berito (l'odierna Beirut), si ritirò in un monastero nei pressi di Gaza, attratto dal radicalismo evangelico dei monaci palestinesi.
Formatosi in ambienti fedeli alla teologia di Cirillo di Alessandria e ostili sia alla filosofia greca che alle affermazioni del concilio di Calcedonia, Severo dedicò gran parte della sua vita a difendere, basandosi sulle Scritture e sugli insegnamenti dei padri, le cosiddette posizioni «miafisite moderate».
Dopo un soggiorno a Costantinopoli, Severo fu consacrato nel 512 patriarca di Antiochia. Negli anni del suo ministero pastorale antiocheno egli trasmise ai suoi fedeli, attraverso omelie che sono ritenute tra le più belle dell'antichità, un profondo desiderio di conoscenza del Cristo e di comunione con Dio.
A più riprese egli cercò anche di dare un valido contributo alla comprensione tra le diverse fazioni teologiche in cui ormai la chiesa d'oriente si era divisa, ma per il continuo mutamento delle politiche imperiali fu costretto a desistere.
Dopo un ultimo viaggio a Costantinopoli, si ritirò in Egitto, dove morì a Chois l'8 febbraio del 538, conscio di avere fatto quanto era nelle sue possibilità perché fosse la carità ad avere l'ultima parola nella vita della chiesa.


TRACCE DI LETTURA

Fratelli, domani partiamo verso le sante chiese delle campagne e verso i santi monasteri di coloro che si consacrano alla vita solitaria. Infatti la legge vuole che colui che in ogni epoca occupa questa sede apostolica lasci la città e visiti il gregge della diocesi.
Ma voi, come pensate che mi sosterrò quando per un po' di tempo sarò dissociato dalla comunione con voi, amici di Dio? Ad ogni modo, in mia assenza, andate in chiesa con perseveranza e assiduità, e lì, alzando le vostre mani, chiedete a Dio che vi guidi in ogni opera buona e vi aiuti. Fortificatevi nella fede e nella purezza della carne, facendo il segno della croce sulla vostra fronte e rivestendovi della forza dei santi misteri come di una corazza. Per la misericordia abbondante verso i bisognosi sarete degni della misericordia che viene dall'alto. E anche noi, lontani da voi, vi aiuteremo, chiedendo a quegli uomini che hanno lasciato il mondo e si sono uniti a Dio, che facciano salire per voi preghiere pure.
(Severo di Antiochia, Omelia cattedrale 55)


PREGHIERA

Pastore fermo, lampada luminosa,
proclamatore dell'ortodossia è il patriarca Severo,
maestro del gregge di Cristo.
Ogni ginocchio si piega dinanzi al Signore,
ogni lingua lo benedice;
la gloria di Dio si dilata,
riempie il volto dell'universo.
Chiedi al Signore per noi,
o maestro dell'ortodossia,
che ci rimetta i nostri peccati.


LETTURE BIBLICHE
2Tim 3,10-4,22; 1P 5,1-14; At 20,17-38; Gv 10,1-16


Il Martirologio Romano ricorda oggi Stefano di Muret, eremita e testimone della semplicità e del radicalismo evangelici.
Tutto ciò che sappiamo dei primi trent'anni della sua vita lo dobbiamo al suo biografo Stefano di Liciac. Secondo quest'ultimo, Stefano di Muret, nativo dell'Alvernia, si era recato nell'Italia meridionale a seguito del padre quando era ancora dodicenne. Fu probabilmente in tale occasione che venne a contatto con gruppi eremitici nei pressi di Benevento, rimanendo fortemente affascinato dal loro genere di vita.
Giunto attorno al 1076 ad Ambazac, sulla collina di Muret, nella regione di Limoges, Stefano si ritirò nella solitudine, e a poco a poco si raggrupparono attorno a lui altri amanti della quiete. In pochi anni, il bosco di Muret si riempì di piccole capanne, che diventarono in seguito un monastero d'impronta classica. Qui Stefano fu semplicemente un testimone fedele e autentico del vangelo. A Muret egli accolse ogni giorno pellegrini, viandanti, visitatori di ogni specie, con misericordia e amore per tutti; ma accolse soprattutto i poveri, riconoscendo in essi la visita di Cristo, e i peccatori, verso i quali mostrò la forza della misericordia, infinitamente più grande della forza del peccato.
Stefano morì l'8 febbraio 1124, senza lasciare nulla di scritto. Ma a partire dai suoi insegnamenti orali i suoi discepoli redassero in seguito un'opera spirituale e una Regola.
Alla sua morte, i suoi compagni furono costretti a lasciare Muret per Grandmont, dove diedero vita all'Ordine di Grandmont, ispirato alla testimonianza di Stefano, che influenzò in modo significativo la rinascita spirituale del XII secolo.


TRACCE DI LETTURA

Questo era il pensiero del nostro padre Stefano: «Il peccatore che viene da noi, se sente parole crudeli penserà che Dio è crudele e si attaccherà ancor più alla sua iniquità. Darà invece ascolto più facilmente a chi gli annunzia la salvezza dell'anima sua se prima avrà ricevuto quel che gli è necessario per il corpo. Se quindi vanno serviti loro dei beni spirituali perché si liberino dal loro errore, molto più vanno dati loro dei beni temporali perché servano Cristo». E così si rivolgeva ai peccatori, annunciando l'amore di Dio: «Fratello mio, non aver paura. Tu non puoi vincere Dio al punto da aver più potere tu nel peccare che lui nel perdonare. I tuoi peccati sono piccoli nel momento in cui ti converti a Dio».
(Stefano di Muret, L'Evangelo e nient'altro)


PREGHIERA

O Dio,
che hai condotto
il beato Stefano alla solitudine
per renderlo padre in Cristo
di molti figli spirituali
e per mostrare loro
con la parola e con l'esempio
la via che conduce alla patria celeste,
accorda a noi che su questa terra
abbiamo gustato il pane del cielo
di conoscere la via che porta a te,
per poter giungere al riposo senza fine.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE
Is 35,1-10; Mt 19,27-30


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Girolamo Emiliani (+ 1537) (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (30 ṭūbah/ṭerr):
Sofia, Pistis, Elpis e Agape di Tessalonica (II sec.), martiri (Chiesa copta)

LUTERANI:
Georg Wagner (+ 1527), testimone fino al sangue in Austria

MARONITI:
Zaccaria (VI-V sec. a.C.), profeta

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Teodoro lo Stratilata (+ 319), megalomartire
Zaccaria, profeta

SIRO-OCCIDENTALI:
Severo, patriarca di Antiochia, corona dei Siriani

7 febbraio

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Leggi tutto: 7 febbraioNeomartiri e confessori della Russia e dell'Ucraina (XX sec.)

Il 25 gennaio (7 febbraio secondo il calendario gregoriano) del 1918, viene ucciso dai rivoluzionari bolscevichi Vladimir, metropolita di Kiev e di Halyč. Raggiunto nella Lavra delle Grotte di Kiev, Vladimir fu sommariamente processato e condannato a morte. Morì benedicendo i suoi uccisori.
Con la sua tragica fine, divenne ormai evidente l'inconciliabilità tra gli ideologi della Rivoluzione d'ottobre e l'ala più radicalmente evangelica dei cristiani in terra russa.
In realtà già nel 1905, con l'assassinio dei presbiteri Vladimir Troepolskij e Costantino Chitrov da parte dei primi rivoluzionari, si era profilata una nuova stagione di testimonianza fino al sangue per i cristiani russi.
Nel 1910 venne poi assassinato a Tbilisi l'arcivescovo Nicon, esarca della Georgia.
Allo scoppio della Rivoluzione d'ottobre fu ucciso l'arciprete Kočurov. Nel 1918 nella sola città di Voronež furono martirizzati centosessanta presbiteri, compreso l'arcivescovo Tichon, impiccato alla porta della cattedrale.
Il numero di martiri cristiani sotto il dominio sovietico fu incalcolabile, come impressionante fu il numero globale di vittime del regime: quasi venti milioni di persone persero la vita, a volte dopo anni di esilio e di tormenti.
Nella chiesa, a fasi alterne, furono soprattutto i vescovi, i preti e i monaci a essere perseguitati, torturati e uccisi.
Nonostante le dure persecuzioni, il cristianesimo in Russia è sopravvissuto, a riprova che davvero il sangue dei martiri è il suo seme più fecondo. La memoria odierna, dapprima celebrata soltanto dalla Chiesa russa in esilio, è oggi patrimonio comune di tutti gli ortodossi russi e ucraini.


TRACCE DI LETTURA

O Signore,
dona la tua benedizione,
affinché noi tutti, tuoi servi deboli e peccatori,
spossati sulla via, possiamo,
ciascuno sul cammino della propria vita,
cantarti, nonostante tutto,
di fronte ai nostri fratelli
che si sono rivoltati contro di te.
A te, nostro Dio, sale
un immenso canto di lode
e di azione di grazie.
Ora ti preghiamo:
concedi ai cristiani di restare in pace, senza timore, nella tua volontà.
Perdonaci e benedici noi tutti,
i ladroni e i samaritani, i bambini,
quelli che cadono lungo la via,
i preti che passano senza fermarsi.
Tutti sono il nostro prossimo:
i carnefici e le vittime,
quelli che maledicono e quelli che sono maledetti,
quelli che ti combattono crudelmente
e quelli che si prostrano davanti al tuo amore.
Accoglici tutti in te,
Padre santo e giusto.
(Preghiera anonima recitata durante le persecuzioni krusceviane )


PREGHIERA
Sei stato per il tuo gregge un'immagine della misericordia,
della protezione e della difesa di Cristo,
o padre e vescovo Vladimir.
Accettando da uomo mite la sofferenza,
hai benedetto e perdonato
gli uomini malvagi venuti a ucciderti.
Intercedi presso Cristo nostro Dio
affinché ci conceda uno spirito di pace
e la sua grande tenerezza.


LETTURE BIBLICHE
Eb 13,7-16; Lc 12,32-40


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Perpetua e Felicita (+ 203 ca), martiri (calendario ambrosiano)
Dorotea (IV sec.), vergine e martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (29 ṭūbah/ṭerr):
Xenia di Milasa (V sec.), monaca (Chiesa copta)
Gabra Nāzrāwi (XIV-XV sec.), monaco (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Adolf Stöcker (+ 1909), predicatore di corte a Berlino

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Partenio (IV sec.), vescovo di Lampsaco
Luca del Monte Stirion (+ 946 ca), monaco
Neomartiri della Russia (XX sec.) (Chiesa russa)
Gabriele Kikodze (+ 1896), vescovo (Chiesa georgiana)

6 febbraio

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Leggi tutto: 6 febbraioBarsanufio e Giovanni di Gaza (VI sec.)
monaci

Le chiese ortodosse ricordano oggi Barsanufio il Grande e Giovanni il Profeta, monaci vissuti nel VI secolo nel deserto di Gaza.
Barsanufio, d’origine egiziana, recatosi nella regione di Gaza, si costruì una cella presso il monastero guidato da abba Serido; dopo alcuni anni la cedette a Giovanni il Profeta, per ritirarsi in un’altra dove visse nella totale reclusione fino alla morte.
Anche Giovanni visse da recluso. I due monaci, attraverso la lotta interiore sostenuta dalla preghiera incessante, divennero uomini di comunione con Dio e con gli uomini. La fama della loro santità attirò molti; Barsanufio e Giovanni rispondevano alle richieste fatte loro pervenire attraverso lettere, che confluirono in una raccolta, preziosissimo tesoro di insegnamenti sulla vita spirituale.
Non sempre è possibile distinguere le lettere di risposta scritte da Barsanufio da quelle redatte da Giovanni il Profeta ma, come essi stessi dicevano, “il Dio di Barsanufio e di Giovanni è lo stesso” (Lettera 224). Il cammino di questi due reclusi ci mostra come chi lotta per trovare la pace nelle profondità del suo cuore giunge alla comunione con tutte le creature.


TRACCE DI LETTURA

Domandò uno dei padri al grande anziano: «Ti prego, padre, dimmi come si acquista l'umiltà».
Rispose Barsanufio: «Come acquistare l'umiltà perfetta, lo ha insegnato il Signore dicendo: "Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime" (Mt 11,23); se vuoi dunque acquistare il perfetto riposo, impara cosa egli ha sopportato e sopporta, recidi in tutto la tua volontà, poiché egli ha detto: "Sono disceso dal cielo a fare non la mia volontà, ma la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Gv 6,38). Questa è l'umiltà perfetta: il portare ingiurie e insulti e tutto quello che patì il nostro maestro Gesù».
(Barsanufio e Giovanni, Lettera 150)


PREGHIERA

Nello specchio dei vostri cuori puri
furono rivelati i segreti degli uomini
e i disegni di Dio.
Splendenti erano i raggi della grazia
che emanavano da voi
disperdendo le ombre del peccato
dalle anime degli uomini.
O Barsanufio e Giovanni,
luminari di discernimento,
supplicate per noi tutti il Signore.


Leggi tutto: 6 febbraioPaolo Miki e compagni (+ 1597)
martiri

Nel febbraio del 1597 muoiono crocifissi su di una collina nei pressi di Nagasaki il gesuita giapponese Paolo Miki e 26 compagni cristiani.
Il cristianesimo era giunto in Giappone da alcuni decenni grazie all'azione missionaria di Francesco Saverio. In breve tempo era sorta, per opera di francescani e gesuiti, una piccola ma dinamica chiesa locale. Ma l'arrivo di forze straniere in Giappone, poco gradito fin dagli inizi, cominciò a essere considerato intollerabile dallo shogun (capo militare supremo) Taikosama, il quale cercava di ricomporre l'unità del proprio paese contro i piccoli signori locali, appellandosi a un'ideologia nazionalista.
La situazione precipitò quando nel 1587 i missionari vennero espulsi e il cristianesimo proibito. La chiesa fu costretta a proseguire la sua vita nella clandestinità.
Nel 1597 scoppiò una vera e propria persecuzione. Paolo Miki, primo gesuita giapponese e appassionato predicatore, venne arrestato assieme ai suoi compagni. Li si sarebbe voluti portare in giro per i paesi per intimorire la popolazione, ma ovunque venivano condotti essi annunciavano il vangelo e rispondevano con canti di lode ai supplizi ai quali erano sottoposti. Paolo Miki, dopo aver espresso il suo perdono ai carnefici, andò incontro alla morte cantando: «Nelle tue mani, Signore, raccomando il mio spirito» (Lc 23,46).
Nel ricordare i primi martiri del Giappone, ogni cristiano in questo giorno è invitato a ricordare davanti al Signore tutte le chiese in quella terra, da sempre nella difficile condizione di chi non è che un'esigua minoranza, un piccolo gregge.


TRACCE DI LETTURA

Mentre si stavano avvicinando i pagani per uccidere i cristiani su ordine del re, uno dei padri della casa di Nagasaki domandò a un ragazzo quindicenne: «Che cosa risponderai quando ti domanderanno se sei stato battezzato?». «Risponderò loro», disse il ragazzo, «che sono un cristiano». «E se per questo motivo minacciano di ucciderti, che cosa farai?». «Mi preparerò a morire». «Ma come?», domandò il padre. Il ragazzo, con ammirevole forza d'animo e mescolando parole e lacrime, rispose: «Fino all'ultimo momento implorerò la misericordia di Dio»
(dagli Acta sanctorum Februarii )


PREGHIERA

O Dio, forza dei martiri,
che hai chiamato alla gloria eterna
san Paolo Miki e i suoi compagni
attraverso il martirio della croce,
concedi anche a noi per la loro intercessione
di testimoniare durante la vita e al momento della morte
la fede del nostro battesimo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
Gal 2,19-20; Mt 28,16-20


Leggi tutto: 6 febbraio

Ksenija di San Pietroburgo (ca 1720-1803)
folle per Cristo

 

Oggi la Chiesa ortodossa russa ricorda Ksenija di San Pietroburgo, folle per Cristo.
Ksenija Grigorievna Petrova era sposata con un ufficiale dell'esercito imperiale. La morte del marito, quando Ksenija aveva soltanto ventisei anni, le fece mettere radicalmente in discussione la vita mondana a cui era abituata. La sua ricerca di una vita povera e umile dietro al Signore Gesù Cristo, la condusse ad assumere atteggiamenti provocatoriamente bizzarri, per cercare di ridestare una chiesa assopita e venuta a patti con il mondo.
Fu riconosciuta come "folle per Cristo", secondo una modalità di testimonianza evangelica molto cara alla spiritualità ortodossa e a quella russa in particolare.
Vestita con gli abiti via via più consunti del marito, Ksenija nascose per quarantacinque anni la sua totale dedizione ai poveri della città sotto le spoglie dell'accattona.
Morì probabilmente nel 1803, ed è a tutt'oggi una delle figure di santità più care al popolo russo.

 

 

 


PREGHIERA
Per aver scelto la povertà di Cristo,
tu gusti ora il suo eterno banchetto;
avendo combattuto la follia del mondo
con la tua finta pazzia,
attraverso l'umiliazione della croce
hai ricevuto la forza di Dio.
O beata Ksenija,
che hai avuto il dono dei miracoli
per soccorrere i fratelli,
prega Cristo Dio di liberarci da ogni male
attraverso la conversione e la penitenza.


LETTURE BIBLICHE
Gal 3,23-4,3; Mt 25,1-13


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
I martiri del Giappone (+ 1597)

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Paolo Miki e compagni, martiri (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (28 ṭūbah/ṭerr):
La moltiplicazione dei pani
Kāw di al-Fayyūm (III-IV sec.), martire (Chiesa copto-ortodossa)
Apollonia (+ 249), vergine di Alessandria (Chiesa copto-cattolica)

LUTERANI:
Amando (+ 679 ca), missionario e vescovo nelle Fiandre

MARONITI:
Proclo (I sec.), discepolo dell'apostolo Giovanni, martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Bucolo (I sec.), vescovo di Smirne
Fozio il Confessore (+ 891), patriarca di Costantinopoli, uguale agli apostoli
Ksenija di San Pietroburgo, folle per Cristo (Chiesa russa)

SIRO-ORIENTALI:
Tito, apostolo (Chiesa malabarese)

5 febbraio

Philipp Jakob Spener (1635-1705)
pastore luterano

Nel 1705 si spegne a Berlino Philipp Jakob Spener, predicatore luterano e promotore del pietismo in terra di Germania.
Nativo dell'Alsazia superiore, nei pressi di Colmar, Spener era stato avviato fin da giovane alla carriera ecclesiastica. All'educazione ricevuta dai genitori, ispirata come spesso accadeva allora nel luteranesimo tedesco all'opera di Johann Arndt, Philipp Jakob aggiunse una solida formazione teologica conseguita all'università di Strasburgo, dove approfondì la conoscenza degli scritti di Lutero.
Nel 1664 egli sposò Susanna Erhardt, dalla quale avrebbe avuto in seguito undici figli, e conseguì il titolo di dottore. Ma alla carriera accademica preferì sempre l'attività di predicatore.
Convinto del profondo bisogno di riforma anche della chiesa luterana, Spener promosse la formazione di piccole comunità di preghiera e scrisse i Pia desideria, che costituiranno una sorta di manifesto del pietismo tedesco.
Alla necessità di una più intensa vita di preghiera e di comunione, egli seppe aggiungere nei suoi scritti un forte orientamento pratico, che farà di lui e dei suoi seguaci dei testimoni profondamente influenti sui costumi dei cristiani tedeschi.
Ormai conosciuto in tutta la Germania, Spener divenne prima predicatore alla corte del duca di Sassonia, per poi essere nominato preposito della Nikolaikirche di Berlino e membro del concistoro della chiesa luterana. Nonostante i molti apprezzamenti ricevuti, tuttavia non risparmiò mai a nessuno, neppure ai suoi patroni, come il duca di Sassonia, critiche anche dure fondate sul vangelo e sul primato della fede nella vita di chi si proclama cristiano.


TRACCE DI LETTURA

Tutto il nostro cristianesimo consiste nell'uomo interiore o nuovo, la cui anima è la fede e i cui frutti sono i frutti della vita; questa ritengo sia la questione principale: che le prediche che facciamo siano in generale dirette a questo scopo.
Da una parte esse dovrebbero mirare a mostrare come i preziosi benefici divini si indirizzino all'uomo interiore, in modo che così la fede e in essa quest'uomo interiore vengano sempre più rafforzati.
Ma dall'altra parte dovrebbero mirare a promuovere le opere, in modo che non siamo affatto contenti di condurre le persone esclusivamente all'abbandono dei vizi e all'esercizio delle virtù esteriori, e quindi ad avere a che fare soltanto con l'uomo esteriore, cosa che può fare anche l'etica pagana. Dobbiamo piuttosto porre il fondamento proprio nel cuore, mostrare che è pura ipocrisia ciò che non procede da questo fondamento, e abituare le persone a lavorare prima di tutto a questa interiorità, a risvegliare in sé l'amore di Dio e del prossimo attraverso mezzi adeguati, e a operare poi in base ad esso.
(P. J. Spener, Pia desideria)


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Agata (+ 251), vergine e martire

COPTI ED ETIOPICI (27 ṭūbah/ṭerr):
Febammone (III-IV sec.), martire (Chiesa copto-ortodossa)
Ascensione di Enoch, profeta (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Philipp Jakob Spener, teologo in Francia e a Berlino

MARONITI:
Agata (+ 251), martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Agata di Catania, vergine e martire (+ 251)
Sinassi dei santi di Kostroma (Chiesa russa)
Anatolio di Odessa (+ 1938), vescovo e martire (Chiesa ucraina)

VETEROCATTOLICI:
Agata (+ 251), vergine e martire