Bose: architettura e liturgia con Calatrava - La Repubblica

La Repubblica, 3 giugno 2015

Si intitola "Architettura della Luce. Arte, spazi,liturgia" il XIII Convegno Liturgico Internazionale organizzato dal Monastero di Bose e dall'Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della Cei, in collaborazione con il Consiglio Nazionale degli Architetti.
Nella tre giorni di lavori a Bose (4-6 giugno) si parlerà soprattutto di edilizia per il culto, in particolare del rapporto tra luce e funzione estetica. L'architetto Santiago Calatrava racconterà l'esperienza di ricostruzione della chiesa greco ortodossa al World Trade Center di NewYork. Tra gli incontri quello con un'altra archistar, Alvaro Siza, il priore di Bose Enzo Bianchi e il monaco-architetto Philippe Markiewicz.

Sintesi dei lavori del 31 maggio

XII Convegno Liturgico Internazionale Bose, 29 30 31 maggio 2014
LITURGIA E COSMO
Fondamenti cosmologici dell'architettura liturgica
Organizzato dal Monastero di Bose 
in collaborazione con l'Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici
della Conferenza Episcopale Italiana

SINTESI DEI LAVORI DEL SABATO 31 MAGGIO

I lavori della mattinata conclusiva di sabato 31 maggio sono stati inaugurati dalla relazione del Prof. Luigi FUSCO-GIRARD, architetto, docente di Economia urbana ed estimo ambientale, nel Dipartimento di Architettura dell’Università di Napoli Federico II, che ha proposto una panoramica europea esemplificativa del rapporto fra architettura di chiese e sostenibilità. Partendo dall’idea di simbiosi fra natura e manufatto, il relatore ha mostrato come la rigenerazione delle nostre città passi attraverso la metafora della piazza, quale luogo di rigenerazione, di circolarizzazione e di nuove simbiosi, luogo in cui si rigenerano rapporti relazionali, nello scambio fra interessi particolari e generali. Non è sufficiente conservare l’esistente, bisogna rigenerare il capitale esistente; e anche l’architettura di chiese dovrebbe entrare in simbiosi con la natura, la comunità e la città stessa, verso un’auspicabile spiritualità ecologica che unisca uomo, terra, cosmo e Dio.

In seguito, il prof. Andrea LONGHI, docente di Storia dell’architettura ed è membro del collegio della Scuola di specializzazione in Beni architettonici e del paesaggio, presso il Politecnico di Torino, ha animato una tavola rotonda sul tema: Architettura liturgica tra cosmo e società, alla quale hanno preso parte David BANON e Albert GERHARDS, che ricopre l’incarico di Professor für Liturgiewissenschaft und Direktor des Seminars für Liturgiewissenschaft presso la Facoltà cattolica di teologia dell’Università di Bonn. “Le comunità cristiane – ha sintetizzato Andrea Longhi – sono chiamate a seguire il dibattito civile e politico sui temi di ecologia, ambiente, sostenibilità, natura e paesaggio, secondo l’invito conciliare a scrutare e interpretare i segni dei tempi, anche impegnandosi in modo fattivo e offrendo esempi di buone pratiche nelle proprie iniziative architettoniche. La cura del creato e la cura delle comunità impongono scelte architettoniche improntate alla sobrietà, al risparmio, alla sostenibilità e al rispetto del paesaggio, innanzitutto nei nuovi edifici di culto e negli spazi di vita cristiana.

Tuttavia, il servizio che le chiese cristiane possono svolgere è più profondo, e si rivolge alla ricerca di senso relativa all’agire architettonico stesso. Oltre all’etica della sostenibilità, alla sobrietà, al risparmio delle risorse offerte dal creato, si pone un quesito più radicale sui nessi tra coerenza etica e sperimentazione poetica. I committenti e gli artefici possono rendersi promotori di una più ampia attenzione verso gli orizzonti di senso della trasformazione dell’ambiente antropizzato: la teologia deve riflettere non solo sulle chiese e sull’architettura liturgica, ma sulle costruzioni come loci theologici, praticando un pensiero teologico sulle trasformazioni dell’ambiente costruito, su come Dio agisca nell’architettura non-sacra, su come l’architettura non sia solo un ‘esito’ della teologia, ma un ‘fare’ teologia con mezzi espressivi non verbali.

L’architettura liturgica può quindi costituire il terreno privilegiato di sperimentazione, e può insegnare molto all’architettura in generale: la riapertura di un orizzonte cosmico, che superi i limiti di un esasperato antropocentrismo utilitarista o funzionalista, può offrire elementi di riflessione sull’agire costruttivo, in cui l’architettura liturgica sia intesa come laboratorio di sensibilità applicabili in ambiti più vasti”.

Infine, il Priore di Bose, fr. Enzo BIANCHI, ha rivolto ai partecipanti il saluto conclusivo.

Sintesi dei lavori del 30 maggio

XII Convegno Liturgico Internazionale Bose, 29 30 31 maggio 2014
LITURGIA E COSMO
Fondamenti cosmologici dell'architettura liturgica
Organizzato dal Monastero di Bose 
in collaborazione con l'Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici
della Conferenza Episcopale Italiana

SINTESI DEI LAVORI DEL VENERDÌ 30 MAGGIO 

Dopo l’indirizzo di saluto ai presenti da parte di Mons. Gabriele Mana, Vescovo di Biella e Ordinario del luogo, i lavori della mattinata di venerdì 30 maggio si sono aperti con la relazione del Prof. François CASSINGENA-TRÉVEDY , o.s.b., maître de conférences all’Institut catholique de Paris dove insegna liturgia presso l’Institut supérieur de Liturgie, che ha affrontato il tema dell’assunzione e trasfigurazione del cosmo nell’azione liturgica. Prendendo in considerazione i molteplici elementi che costituiscono l’azione liturgica, il relatore ha messo in evidenza come la liturgia cristiana – in profonda contuinuità di sentire con la Scrittura dell’uno e dell’altro Testamento – sia “chiaramente una liturgia cosmica, ma mediante Christo, cioè mediante la centralità del Cristo pasquale”.

Il repertorio gregoriano dei canti per la messa, studiato soprattutto a partire dal tempo di Natale e di Pasqua, come pure i testi liturgici dell’eucologia (le orazioni e i prefazi del Messale) manifestano “una creazione in divenire sacramentale”, in cui la natura – uscita dalle mani del Creatore, si rivela come donata da Dio e ordinata a Dio.

Per questo la liturgia, nata sì in ambito urbano, e “legata al cenacolo, al Tempio, alla domus, cioè all’interno, al dentro, non si svolge, però, e non si può concepire a porte chiuse, in una specie di impermeabilità o indifferenza al fuori, nella sua grandezza e bellezza. A dire il vero, questo fuori le è eminentemente presente; non si limita a circondarla come mero decoro, ma la riguarda come partner, la interessa, rientra nell’ambito della sua cura e responsabilità.

L’introduzione del cosmo, dei suoi elementi e dei suoi regni nel microcosmo liturgico avviene infine in maniera figurativa e simbolica, mediante il ministero dell’arte che manifesta qui tutta la sua vocazione d’istanza mediatrice fra il mondo della natura e quello della liturgia, sia sotto il profilo della sobrietà o sia sotto quello di un’esuberanza festosa, quell’esuberanza della natura stessa di cui sembra partecipare anche la liturgia. Infatti, è in primo luogo mediante la rappresentazione realista o stilizzata che il regno animale e il regno vegetale fanno il loro ingresso nello spazio cultuale, che viene così ad assumere in qualche modo le funzioni dell’arca biblica, destinato anch’esso a “tras-portare” la colonia della creazione terreste al completo verso la sua Terra promessa e il luogo della sua salvezza”. 

In seguito, il Prof. François BŒSPFLUG , o.p., docente emerito di storia delle religioni presso la Faculté de Théologique Catholique de l’Université Marc Bloch de Strasbourg, ha analizzato La figura del Pantocratore e i suoi significati cosmologici nell’arte cristiana, un soggetto ormai scomparso dai cicli iconografici di più recente realizzazione.

La ricerca condotta dal prof. Bœspflug su questo tema gli ha permesso di individuare una decina “di tipi diversi di relazione tra Pantokrátor e kósmos elaborati dall’immaginazione dei pittori nei dodici secoli durante i quali il Pantokrátor ha goduto degli onori dell’arte cristiana”: dal Dio domina il cosmo al Dio topografo-geometra, nell’atto misurare l’universo; dal Dio Pantokrátor-Gubernator, che tiene il mondo creato tra pollice e indice, o che lo sostiene con la palma aperta mantenendolo così nell’esistenza al Dio come gigante, che ingloba e supera le dimensioni del mondo collocato dinanzi a lui.

“L’immaginario recepito e inculturato in senso cristiano presenta il Pantokrátor non soltanto come Creatore del mondo nell’“in principio” e una volta per tutte, ma anche come colui che continua ad alimentare con esso un rapporto di prossimità. Le raffigurazioni monumentali del Pantokrátor, in generale, non fissano lo spettatore ma guardano di fianco, o al di sopra, o al di sotto, come se volessero manifestarne l’eminenza sovrana, oppure risparmiare ai fedeli il terrorizzante incontro con gli occhi del Giudice universale, ma permettendo loro di guardarlo, per incoraggiare la speranza nella sua misericordia. Lo sguardo del Pantokrátor, per colui che vi presta attenzione, è una bella lezione di soteriologia”. 

Nel pomeriggio, il Prof. Salvatore SETTIS , già docente di Archeologia greca e romana presso l’Università di Pisa e la Normale di Pisa, ha proposto una riflessione sulla città. La città ha un’anima: e questa non sono solo i suoi abitanti vivi, ma la tessitura di racconti, ricordi, progetti, trame di vita, relazioni, etc. C’è una città invisibile che cammina con noi, che siamo noi: e questa città invisibile è “un dispositivo della memoria, un ingrediente per il futuro”.

Se la città antica era compatta, conclusa nelle sue mura, era gerarchica (con le sue torre e campanili), con una forma riconoscibile una “verticalità esclamativa”, oggi le metropoli, anzi le megalopoli, hanno reso sfocati i confini della città, ne hanno sfigurato la fisionomia. È l’ora si suonare l’allarme, secondo Settis, perché questo luogo di memoria e di futuro possa essere preservato, senza abbandonarsi ad inutili nostalgie, ma nell’adesione a quella lezione che ci viene dalla storia.

Poi, l’architetto tedesco Muck PETZET , a partire dalla sua esperienza presso lo studio di Herzog & de Meuron (Basilea), e successivamente presso lo studio che ha fondato nel 1993 a Monaco e che dal 2012 guida insieme ad Andreas Ferstl, ha presentato la sua riflessione sullo spirito della materia: i materiali dell’architettura.

Petzet ha presentato alcune trasformazioni di spazi (demolizioni, riadattamenti, riutilizzazione di ambienti per altre finalità), per mostrare come l’architetto non debba infondere il proprio ego nella materia, ma un’anima. Spesso a partire dagli elementi architettonici esistenti, egli è chiamato a riorganizzare gli spazi, ad agire nel rispetto dell’esistente, al fine di pervenire ad una nuova percezione dello spazio stesso.

 Infine, l’architetto bolognese Mario CUCINELLA , Honorary Professor all’Università di Nottingham in Inghilterra e Guest Professor presso la Technische Universitat di Monaco di Baviera, ha delineato una poetica della sostenibilità, sulla base delle sue ricerche e della sua attività che hanno sempre mostrato una particolare attenzione ai temi dell’energia e dell’impatto ambientale degli edifici. “La sostenibilità – ha affermato – non è un’attività accessoria dell’architettura, ma un’attitudine, un’empatia creativa.

Dobbiamo ripartire dalle emozioni, da tutti i sensi di cui siamo portatori, dalla bellezza, dalla materia, dalla luce naturale, dall’aria; sentire, ascoltare i suoni, le sensazioni e su questa base pensare i nostri luoghi dell’abitare. Dobbiamo tornare ad ascoltare i luoghi e le persone, dobbiamo utilizzare il nostro talento e sensibilità per capire prima di agire. Troppo spesso la inutile velocità non dà scampo all’ascolto, considerato una perdita di tempo.

Gli edifici sono immobili, ma viaggiano nella memoria, nella storia degli uomini, ci fanno capire il nostro tempo, il tempo in cui viviamo che domani sarà a sua volta storia, e nel costruire oggi dobbiamo riprendere questa consapevolezza che in un tempo futuro quell’azione farà parte della nostra storia di uomini. La poetica della sostenibilità è questo tornare ad un nuovo dialogo con i sensi, con i luoghi e con le persone”. Cucinella ha concluso la sua esposizione presentando il suo progetto per la chiesa di Santa Maria Goretti (Mormanno, CS).

Sintesi dei lavori del 29 maggio

XII Convegno Liturgico Internazionale Bose, 29 30 31 maggio 2014
LITURGIA E COSMO
Fondamenti cosmologici dell'architettura liturgica
Organizzato dal Monastero di Bose 
in collaborazione con l'Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici
della Conferenza Episcopale Italiana

SINTESI DEI LAVORI DEL GIOVEDÌ 29 MAGGIO



SEDUTA MATTUTINA

La seduta di apertura dei lavori dell’XII Convegno Liturgico Internazionale, dedicato al tema Liturgia e cosmo. Fondamenti cosmologici dell’architettura liturgica ha preso avvio con il discorso inaugurale di fr. Enzo BIANCHI, Priore del Monastero di Bose.

Questi ha sottolineato che il tema del presente convegno è “sicuramente un tema difficile e poco esplorato da parte della teologia: resta perciò una lunga strada da percorrere per la liturgia cristiana”. In seguito ha presentato i fondamenti della riflessione cristiana sul cosmo e la creazione: il cosmo dev’essere innanzitutto contemplato come creazione trinitaria e cristologica, una creazione che – con una speranza cosmica – attende ancora la salvezza, la sua liberazione e trasfigurazione. La liturgia, prima ancora di essere opera del popolo e degli uomini, è liturgia cosmica, in essa il cosmo è presente, e ad essa partecipa silenziosamente. L’uomo nella liturgia è sacerdote e mediatore, chiamato ad offrire a Dio la creazione stessa. È l’arte poi che ha sempre inserito la natura nella liturgia; così i “santi segni” in quanto luogo della comunione con Dio sono essenziali alla liturgia.

La prolusione del Priore di Bose è stata seguita dall’indirizzo di saluto da parte di Mons. Stefano RUSSO, Direttore dell’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della CEI, che ha anche dato lettura del messaggio di Mons. Nunzio Galantino , segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. In seguito Mons. Piero Marini, Presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, ha letto il messaggio augurale inviato dal card. Pietro Parolin , Segretario di Stato di sua Santità papa Francesco. Mons. Juan-Miguel Ferrer y Grenesche, Sottosegretario della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti ha poi letto il messaggio del Cardinal Antonio Cañizares Llovera e di Mons.Arthur Roche, rispettivamente Prefetto e Segretario della medesima Congregazione.

Il Priore di Bose ha poi presentato il volume degli Atti del convegno liturgico del 2013 dedicato ai cinquant’anni del Vaticano II e di Sacrosanctum concilium, dal titolo Nobile semplicità e insieme la recente pubblicazione italiana di un saggio di David Banon, relatore al convegno di quest’anno: Lo spirito dell’architettura (Qiqajon, Magnano 2014). Nella seconda parte della mattina, il Prof. Duccio DEMETRIO, già professore ordinario presso il dipartimento di Scienze della formazione presso l’Università degli studi di Milano-Bicocca, ha presentato la sua riflessione sul tema: La religiosità della terra: una fede civile per la cura del mondo.

Nel suo itinerario filosofico, Duccio Demetrio ha preso le mosse dal pensiero di Florenskij, secondo il quale “la natura non ci è data fuori dalla nostra vita”, per esaminare poi il concetto di religiosità: “La religiosità è quel nostro meravigliato scrutare intorno, in alto, in basso: con sguardo commosso e grato, nella percezione acuta, vivida, luminosa, di far parte della vita e che altri prima di noi ne hanno fatto parte e ne faranno. E’ la sorpresa istantanea di esistere nell’ attimo presente, ma anche la certezza di aver vissuto e di essere ancora in attesa.

La religiosità è prima di tutto una esperienza estatica: come una sorpresa e una felicità del sentire. Ed anche un’ esperienza estetica: come irruzione imprevista e poi meditazione lenta, assorta, del pensiero”. Quando lo sguardo e il pensiero si posano sulla terra, l’uomo può avvertire che “la terra è la presenza assoluta alla quale tutto dobbiamo: ci avvolge con le sue visibilità usuali o sorprendenti, rinviandoci a quelle inafferrabili, sotterranee, ancora incognite”.

Si fa strada così una religiosità della terra, perché “la terra sa rivelarci se stessa, aprendoci al contempo a noi stessi per meglio offrirci la coscienza di appartenerle indissolubilmente anche tornando ad essa”. L’uomo si riconosce allora abitatore solidale di “una terra da raccontare e ascoltare”, consapevole che “la religiosità della terra non è separabile, per altro, da parole come cura, custodia, premura… nei confronti del nostro pianeta”.

SEDUTA POMERIDIANA

La seduta pomeridiana si è aperta con la lettura del messaggio del Card. Gianfranco Ravasi , presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, letto dal Mons. Fabrizio Capanni, Capo Ufficio del medesimo Pontificio Consiglio.

Poi, il Prof. David BANON , docente presso il Département des études hébraïques et juives de l’Université de Strasbourg e specialista dell’interpretazione biblica giudaica e della sua storia, ha tenuto la sue relazione dal titolo: Costruire per l’uomo, costruire per Dio. L’anima dell’architettura, in cui ha proseguito la riflessione avviata con il suo libro – ora edito anche in italiano – Lo spirito dell’architettura (Qiqajon, Magnano 2014).

A partire dalla Bibbia ebraica, David Banon ha preso in esame la differenza “fra la costruzione di Dio in favore dell’uomo e la costruzione che l’uomo eleva per Dio”: al Dio creatore del mondo nell’Opera dei Sei Giorni, risponde l’homo faber che costruisce il mishkan, la tenda dell’incontro fra Dio e il suo popolo. Questo santuario ha i tratti di “una seconda creazione del mondo, una costruzione microcosmica”.

La forma di questa costruzione così particolare, al cuore della vita religiosa di Israele, è il vuoto, un vuoto preservato, custodito, senza cedere alla tentazione – presente in altre architetture religiose – di “colmare lo spazio intermedio che separa la terra dal cielo, di riunire il divino e l’umano, colmando il vuoto” che li divide.

Questo spazio vuoto intermedio, così preservato, è custodia del limite, di quel “dialogo asimmetrico in cui l’assolutamente altro mi super in tutta la sua altezza”, della non-rappresentabilità di Dio. Il santuario si dà, infine come “riflesso della struttura sociale e politica” del popolo di Israele, poiché “costruire non significa soltanto erigere un edificio di pietre, di vetro o di ferro; costruire suppone una concezione di organizzazione dello spazio e soprattutto una concezione sociale. Il costruire deve sfociare in un vivere-insieme nella città con luoghi di incontro, di celebrazione e di convivialità, ma anche di meditazione, di raccoglimento e di silenzio”.

Infine il Prof. Yves-Marie BLANCHARD , professore di esegesi del Nuovo Testamento e di teologia patristica presso la Faculté de théologie et de sciences religieuses dell’Institut catholique de Paris, ha tracciato le linee fondamentali di una cristologia cosmica, a partire dai testi del Nuovo Testamento.

Come è stato rilevato, alla luce di un esauriente percorso esegetico, la riflessione neotestamentaria circa le relazioni fra il Cristo e il cosmo si concentra soprattutto nelle lettere di Paolo ai Colossesi e agli Efesini e nel prologo del Vangelo di Giovanni che contempla il Logos creatore, cioè “il Cristo preesistente come soggetto personalmente implicato nell’atto divino della creazione dell’universo”.

Il tema del Cristo cosmico dev’essere inquadrato nel contesto del Mistero pasquale del Figlio di Dio: il Risorto è il Signore, il Kyrios, che esercita la sua sovranità sull’universo e sulla creazione che attende il suo compimento escatologico. Ma la signoria pasquale del Cristo non si esercita solo sul “tutto” cosmico, ma anche sulla totalità dell’asse temporale che trova in Cristo la sua “ricapitolazione”.

 

Comunicato stampa iniziale

XII Convegno Liturgico Internazionale Bose, 29 30 31 maggio 2014
LITURGIA E COSMO
Fondamenti cosmologici dell'architettura liturgica
Organizzato dal Monastero di Bose 
in collaborazione con l'Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici
della Conferenza Episcopale Italiana

Leggi tutto: Comunicato stampa iniziale

 

 

COMUNICATO STAMPA INIZIALE

pdfScarica il COMUNICATO STAMPA del convegno

Da giovedì 29 a sabato 31 maggio 2014 si terrà presso il Monastero di Bose (Magnano BI) il XII Convegno Liturgico Internazionale. Organizzato dal Monastero di Bose e dall’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana, il XII Convegno Liturgico Internazionale di Bose sarà consacrato al  tema:  Liturgia e cosmo.  Fondamenti  cosmologici dell’architettura liturgica. Il rapporto tra l’edificio-chiesa e la creazione, infatti, non può limitarsi  alla pur decisiva problematica dell’ecosostenibilità ma domanda un approfondimento delle ragioni teologiche e antropologiche.

Giunto alla XII edizione, il Convegno Liturgico Internazionale di Bose è un appuntamento annuale nel  quale studiosi  ed esperti  internazionali  si confrontano su temi relativi al rapporto tra liturgia, architettura e arte, offrendo al vasto pubblico presente, composto da teologi, liturgisti, architetti, artisti, responsabili  di  Uffici  diocesani  di  liturgia, dei  Beni  Culturali  Ecclesiastici, dell’edilizia per il culto, docenti, e interessati al tema specifico, un luogo nel quale convergere per una riflessione comune, animata dalla volontà di riconoscere appieno il valore dello spazio liturgico e dell’arte cristiana.

PRESENTAZIONE DEL TEMA

Ritrovare la dimensione cosmica della fede cristiana appare urgente e per fare questo occorre vedere con chiarezza gli effetti quantomeno problematici della riduzione antropologica del  messaggio cristiano operato dal  cristianesimo occidentale. Una riduzione antropologica che è giunta a segnare in profondità anche la comprensione teoretica della liturgia e la sua stessa esperienza e, di conseguenza, non ha risparmiato neppure l’architettura liturgica anch’essa sostanzialmente antropocentrica.

La millenaria tradizione liturgica mostra chiaramente che la fede creduta e celebrata nella Chiesa è attraversata da un legame inestricabile che unisce Dio, l’uomo e il  cosmo:  “Il  circolo cosmico e quello storico rimangono, malgrado la loro differenza, in definitiva l’unico circolo dell’essere: la liturgia storica del Cristianesimo è e resta – inseparabilmente e inconfondibilmente – cosmica, e solo così essa sussiste in tutta la sua grandezza” (J. Ratzinger).

La cura del creato e la cura delle comunità sono dunque poste di fronte a una duplice sfida: rendere l’architettura per il culto non solo sobria, sostenibile e rispettosa dell’ambiente e del paesaggio, ma significante in un orizzonte di senso in cui l’estetica liturgica sappia arricchirsi con una ritrovata estetica cosmica.{mospagebreak}

PARTECIPANTI AL CONVEGNO

La seduta di apertura del Convegno sarà presieduta congiuntamente da fr. Enzo BIANCHI, Priore di Bose e da Mons. Stefano RUSSO, Direttore dell’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della CEI.
Tra le personalità presenti al Convegno, Mons. Alceste CATELLA, vescovo di Casale Monferrato e Presidente della Commissione Episcopale per la Liturgia della CEI, Mons. Gabriele MANA, vescovo di  Biella, Ordinario del  luogo, l’Arcivescovo Piero MARINI, Presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali.

Di  particolare significato la presenza di  Mons. Juan-Miguel  FERRER GRENESCHE Sotto-Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e rappresentante della Congregazione al Convegno,
di Mons. Fabrizio CAPANNI Capo Ufficio del Pontificio Consiglio per la Cultura e rappresentante del medesimo Pontificio Consiglio al Convegno, di Don Franco MAGNANI, Direttore dell’Ufficio Liturgico Nazionale della CEI.
 
COMITATO SCIENTIFICO
Il Comitato scientifico al quale è affidata la preparazione dei Convegni Liturgici Internazionali di Bose è composto da Enzo Bianchi (Bose), Stefano Russo (Roma), Emanuele Borsotti (Bose), Goffredo Boselli (Bose), François Cassingena- Trévedy (Paris), Albert Gerhards (Bonn), Angelo Lameri (Roma), Andrea Longhi (Torino), Keith Pecklers (New York – Roma).
  
SVOLGIMENTO DEI LAVORI

Nella sessione di apertura il priore di Bose Enzo BIANCHI e Mons. Stefano RUSSO, direttore dell’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della CEI introdurranno il Convegno presentando il tema.

La prima relazione della mattinata di giovedì 29 maggio affidata al Prof. Duccio DEMETRIO, docente presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, presenterà la “fede civile”, ossia l’orizzonte comune circa la cura del mondo.
Nel  pomeriggio il  Prof. David BANON,  noto ebraista docente presso il Département des études hébraïques et juives de l’Université de Strasbourg, offrirà una riflessione biblica sul tema del costruire per Dio e per l’uomo, mentre il Prof. Yves-Marie BLANCHARD, docente emerito di esegesi neotestamentaria dell’Institut  Catholique de Paris, tratteggerà gli elementi di una cristologia cosmologica.

La mattinata di venerdì 30 maggio si aprirà con la relazione del Prof. François CASSINGENA-TRÉVEDY osb, docente presso l’Institut Supérieur de Liturgie di Parigi, che affronterà il rapporto tra liturgia e cosmo. Il Prof. François BOESPFLUG,  storico dell’arte,  docente presso la Faculté de Théologie Catholique dell’Università di Strasbourgo, ripercorrerà  la storia e i significati della figura del Pantocratore. Nella seduta pomeridiana il Prof. Salvatore SETTIS, noto storico dell’arte, indicherà i criteri per una corretta distinzione tra cosmo, natura, ambiente e paesaggio.

A seguire, l’architetto Muck PETZET di Monaco rifletterà sull’uso dei materiali naturali nell’architettura e il loro rapporto con il cosmo. All’architetto Mario CUCCINELLA è affidato il compito di elaborare una poetica della sostenibilità. La mattinata conclusiva sarà aperta dal Prof. Luigi FUSCO GIRARD, docente presso il Dipartimento di architettura dell’Università di Napoli, il quale presenterà una panoramica europea circa il rapporto tra chiese e sostenibilità.

La tavola rotonda conclusiva alla quale parteciperanno David BANON, François CASSINGENA-TREVEDY, Albert GERHARDS, Salvatore SETTIS moderati dal Prof. Andrea LONGHI, dibatterà i contenuti emersi dal convegno e aprirà ulteriori piste di riflessione.
Tutte le relazioni saranno tradotte in sala in Italiano, Inglese e Francese. A conclusione della seduta di  apertura sarà ufficialmente presentato l’undicesimo volume degli Atti del Convegno dello scorso anno: AA.VV., Nobile semplicità. Liturgia, arte e architettura del Vaticano II, a cura di G. Boselli, Edizioni Qiqajon, Magnano 2014 che va ad aggiungersi alla collana che raccoglie i volumi di Atti di tutti i convegni svolti.

Per ulteriori informazioni rivolgersi a :
XII CONVEGNO LITURGICO INTERNAZIONALE DI BOSE
Liturgia e cosmo
Ufficio Stampa
Monastero di Bose
13887 MAGNANO BI
Tel. 015.679.185 - Fax. 015.679.290
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Sito ufficiale: www.monasterodibose.it  (costantemente aggiornato sui lavori del Convegno)

pdfScarica il COMUNICATO STAMPA del convegno

pdfScarica il PROGRAMMA del convegno

pdfScarica la SCHEDA DI ISCRIZIONE

Progetto e comitato scientifico

XII Convegno Liturgico Internazionale Bose, 29 30 31 maggio 2014
LITURGIA E COSMO
Fondamenti cosmologici dell'architettura liturgica
Organizzato dal Monastero di Bose 
in collaborazione con l'Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici
della Conferenza Episcopale Italiana

Leggi tutto: Progetto e comitato scientifico

 

 

PROGETTO E COMITATO SCIENTIFICO

Organizzato dal Monastero di Bose e dall’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana, il XII Convegno Liturgico Internazionale di Bose sarà consacrato al tema: Liturgia e cosmo e allo studio dei fondamenti cosmologici dell’architettura liturgica. Il rapporto tra l’edificio-chiesa e la creazione, infatti, non può limitarsi alla pur decisiva problematica dell’ecosostenibilità ma domanda un approfondimento delle ragioni teologiche e antropologiche. Si avvia un trittico che porterà le due prossime edizioni ad affrontare il tema della luce nello spazio liturgico e successivamente il tema della voce e del suono.

Naturalizzazione e umanizzazione reciproca tra uomo e cosmo

Un nuovo e diverso rapporto tra l’uomo e il cosmo è la domanda che proviene dall’attuale sensibilità ecologica. Non è infatti possibile pensare l’umano senza radicarlo nei grandi flussi della vita e, più globalmente, in relazione all’intero universo. In effetti, “l’uomo e la natura possono essere introdotti in un movimento di naturalizzazione, di umanizzazione reciproca se si abbandona l’idea di un unico centro” (J. Moltmann).

Rinnovare il legame tra l’umano e la natura necessita anche di una dimensione spirituale e non solo biologica e scientifica. La crisi ecologica invita a cambiare il paradigma: l’antropocentrismo della modernità ha condotto l’umanità e la terra ai limiti del sostenibile. In un movimento di regressione verso il caos il pianeta è sfigurato perché la moderna umanità occidentale manca di una “cosmologia vivente”, in altre parole di una rappresentazione del mondo che integri scienza, religione e arte, cioè sapere, spiritualità ed estetica.

È più che mai necessario passare da una visione frantumata di un cosmo in preda al potere dell’uomo alla visione totale indicata al contempo dalle nuove teorie scientifiche e dalle tradizioni filosofiche e religiose.

Molte correnti ecologiche ricercano una sorta di “comunione” con la terra e, attraverso di essa, con il cosmo intero, mettendosi spesso alla scuola della sapienza tradizionale dei popoli e delle religioni. Tra quest’ultime il cristianesimo occidentale è spesso accusato di essere all’origine della modernità tecnoscientifica. “Nella pietà popolare e in molti scritti di teologia, la fede cristiana appare, se non ostile, perlomeno estranea a una considerazione positiva della natura” (John McCarthy).

In questo orizzonte, ritrovare la dimensione cosmica della fede cristiana appare urgente e per fare questo occorre vedere con chiarezza gli effetti quantomeno problematici della riduzione antropologica del messaggio cristiano operato dal cristianesimo occidentale. Una riduzione antropologica che è giunta a segnare in profondità anche la comprensione teoretica della liturgia e la sua stessa esperienza e, di conseguenza, non ha risparmiato neppure l’architettura liturgica anch’essa sostanzialmente antropocentrica.

La liturgia cristiana nel circolo cosmico

La millenaria tradizione liturgica mostra chiaramente che la fede creduta e celebrata nella Chiesa è attraversata da un legame inestricabile che unisce Dio, l’uomo e il cosmo: “Il circolo cosmico e quello storico rimangono, malgrado la loro differenza, in definitiva l’unico circolo dell’essere: la liturgia storica del Cristianesimo è e resta – inseparabilmente e inconfondibilmente – cosmica, e solo così essa sussiste in tutta la sua grandezza” (J. Ratzinger).

 Teo-logia, antropo-logia e cosmo-logia si danno, quindi, in un’unità sinfonica e trovano espressione nell’”urgia”, nell’azione liturgica, che abita il tempo e lo spazio, e che dà forma, voce, suono e gesto alla materia del creato: “È cosa degna e giusta lodare te, benedire te, glorificare te, rendere grazie a te creatore di tutta la creazione visibile e invisibile, Dio e Signore di tutte le cose, al quale inneggiano i cieli e i cieli dei cieli e tutte le loro potenze, il sole e la luna e tutto il coro delle stelle, la terra, il mare e ogni cosa in essi, la Gerusalemme celeste, l’assemblea degli eletti, chiesa dei primogeniti iscritti nei cieli, le anime di martiri e apostoli, angeli, arcangeli, con voci incessanti, con lodi divine …” (Anafora di san Giacomo).

Il “fare” dell’uomo, la “poetica” dell’architettura, sono allora un agire responsoriale della creatività umana, in risposta e risonanza all’operare del Creatore che, nell’esamerone, ha fatto del cháos informe un kósmos plasmato “per mezzo del Cristo e in vista di lui” (Col 1,16). Fra natura e cultura, fra tecnica e ispirazione, fra hýbris della torre di Babele e l’umiltà della Tenda dell’Incontro, fra iniziativa umana e ordine divino, fra spazio e tempo, il costruire si rivela così opera “dialogica”: dialogo tra l’eterna Sapienza e gli abitatori del tempo, tra l’uomo creato e il cosmo; dialogo silenzioso, sine voce, tra le fibre stesse degli elementi cosmici; tra resistenza e resa della materia chiamata a divenire diafania, alla ricerca di un luogo per Dio e per l’uomo.

Progettare e costruire appaiono dunque il prototipo di quell’agire umano che ponga, quale chiave di volta dell’intero edificio, il Cristo Cosmocratore e Pantocratore che, quando furono disposte le fondamenta della terra, stava con il Padre come architetto, dilettandosi sul globo terrestre (cf. Pr 8,29-31). 

Architettura e cosmo

E mentre la Chiesa in preghiera assume e trasfigura il cosmo nell’azione liturgica, l’architettura, le arti e le scienze vengono interpellate non solo a proposito delle trasformazioni da esse operate sul creato, ma anche sui propri statuti disciplinari. Il senso del fare architettonico – prima ancora che le singole architetture, o le architetture per il culto in particolare – interroga la cultura dell’artefice, chiamato ad individuare le radici profonde del proprio agire: i materiali, le forme, le relazioni, gli orientamenti e ogni aspetto del costruire implicano un riferimento a sorgenti “altre”, possedute solo in modo limitato e temporaneo dal costruttore, per quanto avveduto e previdente sia (cf. Lc 14,28). Nella storia della cultura architettonica, diverse tensioni hanno attraversato il rapporto tra costruzione e contesti, considerati nella dialettica bipolare tra natura e antropizzazione.

Il paesaggio è diventato il quadro, polisemico e interdisciplinare, in cui le culture dialogano con le espressioni formali della natura, mentre il riferimento all’ambiente o all’ecologia sottintende un’attenzione alle componenti fisiche della natura stessa: quale spazio è però lasciato alla ricerca di senso sulla natura intesa come cosmo, o come creatura? Tale orizzonte intercetta, in qualche modo, l’agire architettonico, o ne costituisce semplicemente un presupposto remoto, affidato alla cultura dell’artefice? La riapertura di tale orizzonte cosmico può assumere valenze compositive, o si traduce solo in istanze etiche?

Non si può infatti negare che l’attenzione alle risorse sia diventato un tema condiviso e sempre più transculturale: ma, dietro alle doverose istanze di risparmio e sostenibilità, o di rispetto dell’autenticità dei materiali e delle strutture, riusciamo ad individuare percorsi più profondi, che sappiano mettere in dialogo questioni etiche e scelte formali? La sostenibilità è un termine su cui si sono certamente fondate prassi tecnico-operative efficaci, meno certamente etiche condivise, ma probabilmente assai pochi orizzonti di senso, di poetica o di ricerca formale.

Le Chiese, negli ultimi decenni, hanno esplorato itinerari di ricerca volti a mettere in dialogo teologie del creato, etiche della sostenibilità e prassi costruttive. Alcune ricadute della riflessione teologica sono state anche orientate verso l’agire architettonico delle Chiese stesse: se è ormai assodato che la coerenza etica deve innervare la realizzazione di nuovi edifici di culto e il recupero dell’architettura ecclesiale storica, pare ancora ampio il margine per orientare tale attenzione verso una ricerca poetica.

La cura del creato e la cura delle comunità sono dunque poste di fronte a una duplice sfida: rendere l’architettura per il culto non solo sobria, sostenibile e rispettosa dell’ambiente e del paesaggio, ma significante in un orizzonte di senso in cui l’estetica liturgica sappia arricchirsi con una ritrovata estetica cosmica.

Relatori

D. BANON , Y.-M. BLANCHARD , F. BOESPFLUG
F. CASSINGENA-TRÉVEDY , M. CUCINELLA
D. DEMETRIO , A. GERHARDS
L. FUSCO GIRARD , M. PETZET , S. SETTIS

Il Comitato scientifico
Enzo Bianchi (Bose), Stefano Russo (Roma),
Emanuele Borsotti (Bose), Goffredo Boselli (Bose),
François Cassingena-Trévedy (Paris),
Albert Gerhards (Bonn), Angelo Lameri (Roma),
Andrea Longhi (Torino), Keith Pecklers (New York - Roma).

Programma dei giorni

XII Convegno Liturgico Internazionale Bose, 29 30 31 maggio 2014
LITURGIA E COSMO
Fondamenti cosmologici dell'architettura liturgica
Organizzato dal Monastero di Bose 
in collaborazione con l'Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici
della Conferenza Episcopale Italiana

Leggi tutto: Programma dei giorni

 PROGRAMMA DEI GIORNI

 

 

 

 

pdfScarica il PROGRAMMA del convegno

_____________________
GIOVEDÌ 29 maggio 2014

ore 9.30

APERTURA DEL CONVEGNO
ENZO BIANCHI
Priore di Bose

STEFANO RUSSO
Direttore dell’Ufficio Nazionale
per i Beni Culturali Ecclesiastici – CEI, Roma

La religiosità della terra. Una fede civile per la cura del mondo
DUCCIO DEMETRIO
Università degli Studi di Milano-Bicocca

ore 15.30
Costruire per l’uomo, costruire per Dio. L’anima dell’architettura
DAVID BANON
Département des études hébraïques et juives, Université de Strasbourg

«Tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui». Per una cristologia cosmologica
YVES-MARIE BLANCHARD
Institut Catholique, Paris

________________________
VENERDÌ 30 maggio 2014
ore 9.30

«Con tutte le creature, liberate dalla corruzione del peccato e della morte». Assunzione e trasfigurazione del cosmo nell’azione liturgica
FRANÇOIS CASSINGENA-TRÉVEDY
Institut Supérieur de Liturgie, Paris

La figura del Pantocratore e i suoi significati cosmologici nell’arte cristiana
FRANÇOIS BOESPFLUG
Faculté de Théologie Catholique, Université de Strasbourg

ore 15.30
Cosmo, natura, ambiente, paesaggio. Per un lessico dell’architettura
SALVATORE SETTIS
Scuola Normale Superiore di Pisa

Lo spirito della materia. I materiali dell’architettura
MUCK PETZET
Architetto, München

Poetica della sostenibilità
MARIO CUCINELLA
Architetto, Bologna 

_______________________
SABATO 31 MAGGIO 2014
ore 9.30

Chiese e sostenibilità. Uno sguardo europeo
LUIGI FUSCO GIRARD
Dipartimento di Architettura,
Università di Napoli

Tavola rotonda
Architettura liturgica tra cosmo e società

DAVID BANON , FRANÇOIS CASSINGENA-TRÉVEDY, ALBERT GERHARDS, SALVATORE SETTIS
ANDREA LONGHI (moderatore)
Politecnico di Torino

Conclusioni
ENZO BIANCHI
Priore di Bose

pdfScarica il PROGRAMMA del convegno