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24 febbraio

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Francisca Nuñez de Carbajal (+ 1590)
martire ebrea

Nel 1590, a Città del Messico, viene arsa viva Francisca Nuñez de Carbajal. Francisca, appartenente alla celebre famiglia dei Carbajal, conversos messicani di origine portoghese fra i quali spiccavano illustri uomini politici nelle colonie americane, era stata denunciata perché continuava a professare la propria fede ebraica. Di fronte al suo fermo rifiuto di abiurare la religione dei suoi padri, Francisca fu imprigionata e sottoposta ripetutamente a torture per più di tre anni, prima di essere mandata pubblicamente al rogo.
A uno a uno, tutti i membri della famiglia Carbajal seguiranno la stessa sorte di Francisca, fino a quando, il 26 marzo del 1601, toccherà all'ultima sorella di Francisca, Mariana, l'onore della morte a motivo della propria fede nel Dio d'Israele.


TRACCE DI LETTURA

Ma come posso cantare in questo mondo per me così vuoto?
Come posso suonare con queste misere mani contorte?
Dove sono i miei morti? Li cerco, mio Dio, anche nel letame,
in ogni mucchio di cenere... Oh, ditemi dove siete.

Gridate da ogni lembo di terra, da sotto ogni pietra,
gridate dalla polvere, dalle fiamme, dal fumo;
è il vostro sangue, la vostra linfa, il midollo delle vostre ossa,
è la vostra carne, la vostra vita! Gridate, gridate forte!
(Y. Katzenelson, Il canto del popolo ebraico massacrato)


Leggi tutto: 24 febbraioKidāna Meḥerat

Il 16 del mese di yakkātit, e in tono minore il 16 di ogni mese dell'anno, i cristiani di Etiopia fanno memoria del Kidāna Meḥerat, ovvero del «patto di misericordia», che secondo un'antichissima tradizione Gesù avrebbe fatto con sua madre, promettendole di salvare tutti coloro che sarebbero ricorsi alla sua intercessione. Il Kidāna Meḥerat costituisce una delle più importanti feste dell'anno liturgico etiopico. Esso è segno della forte accentuazione mariana nella spiritualità popolare delle chiese orientali. Tuttavia, al cuore della celebrazione che oggi ha luogo in tutta l'Etiopia, vi è soprattutto l'affermazione della misericordia di Dio rivelata attraverso Gesù Cristo, di cui la Vergine non è che un'umile serva. Il Kidāna Meḥerat, allora, è più che mai una festa in cui si annuncia il cuore stesso del vangelo.


TRACCE DI LETTURA

Salve a te, Patto di Misericordia, mia speranza che giustifichi il peccatore
e che cerchi una sola pecora
che fu smarrita tra le novantanove.

Salve a te, Patto di Misericordia, colonna che il Signore eresse,
affinché tu sia segno di salvezza per tutti i peccatori,
fortifica l'amore!

Salve a te, Patto di Misericordia, oro, corona di ogni bene;
tu sei il tesoro del povero
e la ricchezza che è in cielo.


LETTURE BIBLICHE
Gal 4,1 ss.; 2Gv 4 ss.; At 1,13 ss.;
Lc 1,39 ss.


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Mattia, apostolo (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (16 amšīr/yakkātit):
Elisabetta, madre di Giovanni il Battista (Chiesa copta)
Michele al-Buḥayrī (+1923), monaco (Chiesa copto-ortodossa)
Kidāna Meḥerat (Patto di misericordia;) (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Mattia, apostolo
Johann Christoph Blumhardt (+ 1880), testimone della fede nel Württemberg

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Primo e secondo ritrovamento della testa del santo Profeta, Precursore e Battista Giovanni (452)
Demetrio di Vologda (+ 1392), monaco (Chiesa russa)
Giorgio di Kratovo (+ 1515), neomartire (Chiesa serba)

SIRO-OCCIDENTALI:
Matteo, evangelista

SIRO-ORIENTALI:
Mattia, apostolo (Chiesa malabarese)

VETEROCATTOLICI:
Mattia, apostolo

23 febbraio

Policarpo di Smirne (+ 167 ca)
pastore e martire

Attorno al 167, in Asia minore, muore martire Policarpo, vescovo di Smirne.
Ireneo di Lione, che fu suo discepolo, riferisce che conobbe l'apostolo Giovanni e altri che avevano visto il Signore.
Verso l'anno 100, Policarpo fu scelto come vescovo della chiesa di Smirne. Esercitò il suo ministero con totale dedizione e con un amore degno degli insegnamenti ricevuti dall'apostolo Giovanni, il «discepolo amato». Accolse e confortò Ignazio, vescovo di Antiochia, in viaggio verso Roma dove avrebbe ricevuto il martirio e questi gli indirizzò una lettera in cui gli trasmise la sua esperienza di pastore. Nel 154 Policarpo si recò a Roma per discutere l'annosa questione della data della Pasqua con papa Aniceto. Pur non avendo trovato un accordo, i due vescovi rimasero in comunione e si separarono in pace celebrando un'agape fraterna.
Tornato a Smirne, al termine di una lunga vita di fedeltà e di amore per il Signore, Policarpo subì il martirio, benedicendo Dio di averlo reso degno di partecipare al calice di Cristo «per la resurrezione alla vita eterna». Il racconto della sua morte, uno dei testi più toccanti dell'antichità cristiana, vede nel martirio la realizzazione della piena sequela di Cristo e nei martiri «i discepoli e gli imitatori del Signore per l'amore immenso al loro re e maestro».


TRACCE DI LETTURA

Policarpo, levati gli occhi al cielo, disse: «Signore Dio onnipotente, Padre dell'amato e benedetto Figlio tuo Gesù Cristo, per mezzo del quale abbiamo ricevuto la conoscenza di te, sii benedetto per avermi giudicato degno in questo giorno e in quest'ora di prender posto nel novero dei martiri, nel calice del tuo Cristo per la resurrezione alla vita eterna dell'anima e del corpo nell'incorruttibilità dello Spirito santo. Che io fra essi sia accolto oggi al tuo cospetto come sacrificio a te gradito, così come tu, il Dio veritiero e alieno da menzogna, hai in precedenza disposto, manifestato e compiuto. Per questo al di sopra di tutto io ti lodo, ti benedico, ti glorifico tramite l'eterno e celeste tuo sommo sacerdote e Figlio amato Gesù Cristo, mediante il quale sia gloria a te con lui e con lo Spirito santo, ora e per i secoli a venire. Amen».
(Martirio di Policarpo 14)


PREGHIERA

Dio onnipotente,
che hai dato al tuo servo Policarpo
la franchezza di confessare
il nome del nostro salvatore Gesù Cristo
davanti ai potenti di questo mondo
e il coraggio di morire per la fede in lui:
accorda anche a noi la prontezza necessaria
per rispondere della fede che è in noi
e per accettare con gioia di soffrire
per amore del nostro Signore Gesù Cristo,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE
Sap 5,15-20; Ap 2,8-11; Gv 12,24-26


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Policarpo, vescovo di Smirne, martire

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Policarpo, vescovo e martire (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (15 amšīr/yakkātit):
Pafnuzio (IV sec.), monaco (Chiesa copta)

LUTERANI:
Policarpo, vescovo e martire in Asia Minore

MARONITI:
Policarpo, martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Policarpo, vescovo di Smirne, ieromartire
Giovanni Petrizi (XI-XII sec.) (Chiesa georgiana)

VETEROCATTOLICI:
Policarpo, vescovo e martire

22 Febbraio

Cattedra di san Pietro apostolo

Il 22 febbraio gli antichi romani onoravano la memoria dei loro morti e mangiavano presso le loro tombe, attorno alla «cattedra» vuota riservata ai defunti per indicarne la presenza in mezzo ai familiari. Già nel 354 la Depositio martyrum, il più antico calendario della chiesa di Roma, testimonia la sostituzione di tale festa pagana con la memoria della cattedra di Pietro, cioè dell'inizio del suo episcopato romano. Più tardi furono celebrate due memorie della cattedra petrina: una il 18 gennaio, propria della Gallia e commemorante l'inizio del servizio episcopale di Pietro a Roma, e l'altra il 22 febbraio, memoria del suo ministero ad Antiochia.
Con la festa odierna, attualmente celebrata dalla sola chiesa cattolica, si è voluto mantenere anche per Pietro, come si è fatto per Paolo, una seconda memoria che ne ricorda la specifica missione nella chiesa. La commemorazione dell'episcopato romano dell'apostolo è così l'occasione per sottolineare da un lato il fondamento apostolico della chiesa di Roma, dall'altro il servizio di presidenza nella carità che l'antica tradizione ha riconosciuto a Pietro e ai suoi successori, siano essi tutti i vescovi, come interpreta l'ortodossia, siano invece i soli vescovi di Roma, secondo l'esegesi della Scrittura prevalsa in occidente.


TRACCE DI LETTURA

Il fondamento di ogni primato nella chiesa è Cristo. Ogni primato nell'umanità riscattata, prima di tutto del vescovo nella chiesa locale, ma anche del metropolita in mezzo ai suoi vescovi, del patriarca in mezzo ai suoi metropoliti, e infine del primo vescovo, quello di Roma, nella pentarchia ai tempi della chiesa indivisa, non è che un'immagine precaria, sempre bisognosa di essere purificata, del primato del Signore-Amore. Primato di servizio, fino alla testimonianza, se necessario, del sangue e della morte.
(O. Clément, Roma diversamente)


PREGHIERA

Concedi, Dio onnipotente,
che tra gli sconvolgimenti del mondo
non si turbi la tua chiesa,
che hai fondato sulla roccia
con la professione di fede dell'apostolo Pietro.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
1P 5,1-4; Mt 16,13-19


Margherita da Cortona (1247-1297)
testimone

Il 22 febbraio del 1297 conclude i suoi giorni terreni Margherita da Cortona, terziaria francescana. Nata nel 1247 a Laviano, sul lago Trasimeno, Margherita rimase presto orfana di madre. A disagio con la propria matrigna, essa fuggì, appena sedicenne, nel castello del conte Arsenio di Montepulciano, con il quale visse per dieci anni. Quando l'uomo che amava incontrò precocemente la morte durante una partita di caccia, Margherita fu respinta sia dalla propria famiglia sia da quella di Arsenio. Abbandonata da tutti e con un figlio da allevare, nato dalla relazione con il nobile toscano, la giovane fu accolta da due nobildonne di Cortona, che la indirizzarono ai frati minori, presso i quali trascorrerà gran parte della sua vita. Aiutata dai francescani, Margherita segnò a sua volta profondamente la loro spiritualità con una vita di grande austerità e di totale dedizione agli ultimi. Donna di grande carità e mistica della passione di Cristo, da cui attingeva la forza per amare, Margherita fu all'origine di innumerevoli iniziative a favore di poveri e ammalati, nei quali non si stancò mai di cercare il volto del suo Signore. Essa si spense all'età di cinquant'anni in una piccola cella nella rocca sovrastante Cortona, delusa dalle decisioni dei capitoli francescani che ormai si allontanavano dal rigore degli inizi, ma ritenuta da tutti un modello di vita evangelica.


TRACCE DI LETTURA

Il Signore le disse in visione: «Cosa domandi di me, Margherita, martire mia?». «Signore mio, perché mi chiami martire, quando io non ho patito per amor tuo nulla di aspro?». Il Signore le rispose: «Il tuo martirio è il timore che hai di perdermi e di offendere me, tuo Creatore; ma io ti dico che sei la nuova luce data a questo mondo e illuminata da me». A queste parole l'umile Margherita esclamò: «Signore, scenda su di me la tua misericordia, perché non sia tenebra in questo mondo, ma fa' che io risplenda della tua luce, tu che sei la mia luce». E il Signore a lei: «Non è forse vero, figlia mia, che tu per amor mio ti sei privata di ogni gioia della terra? E che per amore mio sei pronta ad affrontare ogni sofferenza? Non racchiudi forse nel tuo cuore, per amore mio, tutti i poveri del mondo?».
(fra' Giunta Bevignati, Leggenda di Margherita da Cortona 10,16)


PREGHIERA

O Dio,
che non vuoi la morte del peccatore
ma la sua conversione,
come hai richiamato santa Margherita
dalla via della perdizione a quella della salvezza,
concedi anche a noi
di liberarci dalle catene del peccato
per dedicarci totalmente al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
Ez 18,21-23.27-28; Lc 15,1-10


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Cattedra di Pietro, apostolo

COPTI ED ETIOPICI (14 amšīr/yakkātit):
Severo di Antiochia (+ 538), vescovo (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Bartholomäus Ziegenbalg (+ 1719), evangelizzatore in India

MARONITI:
Cattedra di Pietro ad Antiochia

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Ritrovamento delle reliquie dei santi martiri nel quartiere di Eugenio a Costantinopoli (395-408)
Ritrovamento delle reliquie di Innocenzo di Irkutsk (1805) (Chiesa russa)

SIRO-OCCIDENTALI:
Cattedra di Pietro ad Antiochia

21 febbraio

Pier Damiani (1007-1072)
monaco e pastore

Nei calendari romano e ambrosiano si fa oggi memoria di Pietro (Pier) Damiani, eremita e vescovo nell'XI secolo. Pietro nacque a Ravenna nel 1007. Rimasto orfano in tenera età, egli compì gli studi classici a Faenza e a Parma grazie all'aiuto del fratello Damiano, del quale, in segno di riconoscenza, assumerà il suo secondo nome. Cresciuto in mezzo ai fermenti dell'eremitismo sviluppatisi attorno alla figura di Romualdo, Pietro entrò non ancora trentenne nell'eremo di Fonte Avellana, di cui in seguito divenne priore e per il quale scrisse anche una regola. Negli anni avellaniti egli compose tra l'altro la Vita del beato Romualdo, documento di fondamentale importanza per la conoscenza degli ideali monastici nell'XI secolo. Uomo di straordinario vigore, tendente all'estremo in tutte le sue attività, egli riuscì a contemperare nella propria vita una forte passione per la vita solitaria, di cui è forse il più convinto teorizzatore in occidente, e un impegno ecclesiale e politico che lo portò a girare l'Europa per fungere da paciere in situazioni difficili fra papi, vescovi, monaci e regnanti di ogni sorta. Pier Damiani si batté dapprima con parole veementi per la riforma dei costumi corrotti del clero; poi, eletto vescovo di Ostia e cardinale attorno al 1057, si mostrò un uomo capace di misericordia e di perdono, capace di accondiscendere alle debolezze altrui al fine di ricomporre i conflitti e acquietare le tensioni.
Pur rinunciando al cardinalato dopo pochi anni per ritrovare la libertà e la pace, egli non cessò di compiere missioni conciliatrici ovunque ve ne fosse bisogno. Pier Morì a Faenza, la notte tra il 22 e il 23 febbraio del 1072, di ritorno dall'ennesima missione a servizio della pace. Le sue spoglie mortali riposano nella cattedrale di Faenza.


TRACCE DI LETTURA

Chi darà una fontana di lacrime ai miei occhi? Velatevi, o mie pupille, nel pianto: guai a me che sono caduto!
Le gocce del mare, l'arena del lido, non uguagliano la moltitudine dei miei peccati: essi sono più delle stelle e delle piogge, pesano più delle montagne.
Sono indegno di vedere il cielo coi miei occhi, non merito di pronunciare con le mie labbra il nome di Dio. Mi sforzo al pianto, ma il cuore resta di pietra. Insisto nella preghiera, ma lo spirito si perde altrove. Cerco la luce, ed ecco giungono le tenebre della mia mente perversa. Io piango questa mia povera anima ferita: tu che morendo annientasti l'impero della morte, risuscitala! Per le tue viscere di misericordia, ti prego: liberami dai lacci del peccato. Merito sdegno: largiscimi perdono, o fonte di pietà. Fammi sempre obbediente ai tuoi comandi, e guidami alla vita celeste, tu che con il Padre e con lo Spirito santo tutto disponi nelle nostre vite
(Pier Damiani, Carmi )


PREGHIERA

Dio onnipotente,
che in san Pier Damiani
ci hai dato un maestro e un modello
di vita interamente votata al servizio nella santa chiesa,
fa' che non anteponiamo nulla all'amore di Cristo
e camminiamo verso di te nella luce del vangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
Ez 3,16-21; Lc 12,32-34


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Pier Damiani, vescovo e dottore della chiesa (calendario romano e ambrosiano)
Ilario di Poitiers (+ 367), vescovo (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (13 amšīr/yakkātit):
Sergio di Atripe (III-IV sec.), martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Lars Levi Laestadius (+ 1861), testimone della fede in Lapponia

MARONITI:
Eustazio (+ 337), patriarca di Antiochia e martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Timoteo dei Simboli (+ 795), monaco
Eustazio, patriarca di Antiochia
Sava II (+ 1271), arcivescovo dei serbi (Chiesa serba)

VETEROCATTOLICI:
Germano, abate, e Randoaldo (+ 675), monaco, martiri

20 febbraio

LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (12 amšīr/yakkātit):
Gelasio di Palestina (V sec.), monaco (Chiesa copto-ortodossa)
Fabiano (+ 250), papa di Roma (Chiesa copto-cattolica)

LUTERANI:
Friedrich Weißler (+ 1937), testimone fino al sangue in Prussia

MARONITI:
Giacomo (V sec.), discepolo di Marone, monaco e confessore
Leone (+ 780 ca), vescovo di Catania

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Leone, vescovo di Catania

19 febbraio

Giacomo Baradeo (+ 578)
pastore

La chiesa siro-occidentale ricorda oggi Giacomo Baradeo, dal cui nome deriva quello di chiesa «giacobita», attribuito agli antiocheni non calcedonesi dai loro detrattori. Giacomo nacque a Tella d'Mauzelat, in Siria, agli inizi del VI secolo. Divenuto monaco nel vicino monastero di Psilta, egli visse in un periodo difficile per le chiese di tradizione siriaca, profondamente lacerate dalla divisione tra calcedonesi e non calcedonesi, a detrimento spesso dei secondi, detti «miafisiti» per la loro cristologia. L'imperatrice Teodora, anticalcedonese, e il patriarca di Alessandria Teodosio, riconobbero in lui, le qualità necessarie per ravvivare le comunità siro-occidentali, lasciate orfane dalla scomparsa di Severo di Antiochia. Giacomo era infatti un uomo rinomato per l'ascesi, l'erudizione e la capacità di rimanere saldo anche in situazioni di estrema tensione. Ordinato vescovo di Edessa, Giacomo percorse in lungo e in largo le regioni orientali, dall'Egitto alla Siria, giungendo sino all'Armenia e ai confini della Persia. Ovunque predicò il vangelo, confortò i cristiani perseguitati e ordinò presbiteri, al fine di creare le basi necessarie per una rinascita della sua chiesa. Per passare inosservato, egli si spostava travestito da venditore ambulante, da cui il suo soprannome di «Baradeo». Per la sua attività organizzatrice la chiesa siro-occidentale sopravvisse al periodo più difficile della sua storia, e gettò le basi per una futura rinascita.
Baradeo morì nel monastero egiziano di Qasiun il 30 luglio del 578.


TRACCE DI LETTURA

O Dio, che hai fatto ogni cosa mediante la tua potenza e hai fondato l'universo attraverso la volontà del tuo Unigenito, il quale ci ha rivelato la conoscenza della verità e ci ha fatto conoscere lo Spirito di tenerezza, di santità e di regalità, tu ci hai dato come pastore e medico delle nostre anime il tuo Figlio amato e Unigenito Verbo, Gesù Signore della gloria; con il suo sangue prezioso hai stabilito la tua chiesa e vi hai costituito l'ordine dei presbiteri, ci hai dato guide affinché possiamo essere graditi a te per la conoscenza del Nome del tuo Cristo, che si è moltiplicata ed è ormai diffusa per tutto l'universo. Manda ora sul tuo servo qui presente lo Spirito santo e spirituale, affinché egli possa proteggere e servire la tua chiesa che gli è stata affidata: perché ordini i presbiteri, unga i diaconi, consacri chiese e altari, benedica le case, interceda efficacemente, guarisca, giudichi, salvi e liberi, sciolga e leghi, rivesta e svesta, riceva e separi.
Donagli sapienza e intelligenza, perché sappia riconoscere la tua volontà regale, discernere il peccato e conoscere le norme della giustizia, e possa così risolvere i problemi più complessi e sciogliere tutti i legami con cui il male cio tiene prigionieri.
(Liturgia siriaca, Preghiera di ordinazione episcopale)


 

Filotea di Atene (1522-1589)
martire

Il 19 febbraio del 1589, muore dopo una lunga agonia Filotea di Atene, ricordata con il titolo di martire dalle chiese del Patriarcato di Costantinopoli. Nativa di Atene e battezzata con il nome di Regula, Filotea discendeva da una famiglia nobile e colta di cristiani. Questo le permise di ricevere un'approfondita preparazione culturale, che in lei si accompagnò sempre a una matura visione di fede. Sposatasi all'età di 14 anni con un ricco ateniese per volontà dei genitori, Regula rimase vedova dopo soli tre anni di matrimonio. Essa rinunciò a contrarre nuove nozze, trasformò una piccola chiesa dedicata a sant'Andrea in monastero e assunse il nome monastico di Filotea, dandosi a un'intensa attività educativa e caritativa. Filotea si dedicò alle donne meno agiate della città, soprattutto alle giovani senza protezione, che rischiavano sempre di essere fatte schiave dai dominatori turchi. Per loro fondò laboratori, scuole, un ospedale, e anche un ospizio per i poveri.
Le parole e i gesti coraggiosi di Filotea a favore delle schiave suscitarono presto le ire dei potenti. Imprigionata e maltrattata, Filotea fu malmenata il 2 ottobre del 1588 durante la celebrazione della liturgia in un monastero cittadino, riportando tali danni fisici da avere irrimediabilmente pregiudicata la salute.
Le spoglie mortali di Filotea riposano nella chiesa metropolitana di Atene, dove è ricordata tra le sante più amate della Chiesa di Grecia.


TRACCE DI LETTURA

Filotea non aveva persone che la eguagliassero quanto alla carità e alla compassione verso i poveri e i malati. Essa distribuiva elemosine instancabilmente, al punto che le finanze del monastero furono ridotte talmente all'estremo che alcune sue sorelle cominciarono a mormorare. Filotea le esortò alla pazienza e a cercare anzitutto il regno di Dio.
Spinta dalla fede e dalla compassione, e a dispetto del pericolo di rappresaglie, Filotea aveva offerto asilo nel suo monastero ad alcune schiave. Questa fu l'occasione buona per i turchi, i quali assalirono il monastero, si gettarono su di lei come bestie inferocite, e la trascinarono davanti al giudice per farla apostatare. Ma Filotea confessò con grande gioia che il suo desiderio più profondo era di subire il martirio per amore di Cristo.
(Sinassario ortodosso)


PREGHIERA

Hai ricevuto l'illuminazione dei santi, o nobile,
hai adornato la città di Atene
con la tua ascesi e la tua grazia.
Tu infatti, o madre,
hai brillato con le buone azioni,
hai lottato nella fede per amore del prossimo.
Perciò, o Filotea, Cristo ti ha glorificata.


LETTURE BIBLICHE
Gal 3,23-4,5; Mc 5,24-34


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Turibio de Mongrovejo (+ 1606), vescovo (calendario ambrosiano)
Pantaleone, martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (11 amšīr/yakkātit):
Fabiano (+ 250), papa di Roma (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Peter Brullius (+ 1545), testimone fino al sangue nelle Fiandre

MARONITI:
Archippo e Filemone (I sec.), apostoli

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Archippo, apostolo
Filotea di Atene (Chiesa greca)

SIRO-OCCIDENTALI:
Giacomo Baradeo, vescovo

18 febbraio

Beato Angelico (1400 ca-1455)
religioso e pittore

Nel 1455 si spegne, nel convento romano di Santa Maria sopra Minerva, fra' Giovanni di San Domenico, religioso domenicano passato alla storia come il Beato Angelico. Fra' Giovanni, che prima di entrare dai frati domenicani si chiamava Guido di Piero, era nato verso la fine del XIV secolo nei pressi di Firenze, in una famiglia poverissima. Entrato molto giovane nella Compagnia di San Niccolò, una confraternita fiorentina, il giovane Guido si era presto segnalato per le precoci e straordinarie doti di pittore. Stimato dai contemporanei per la dolcezza e la semplicità, Guido avvertì il bisogno di contribuire con tutta la sua vita al rinnovamento evangelico nella chiesa del suo tempo. Egli entrò così nel convento domenicano di Fiesole, appartenente all'ala riformatrice dell'Ordine, e prestò il suo servizio di predicatore discreto e silenzioso, di teologo e di poeta. Ma fu soprattutto grazie ai suoi dipinti che il Beato Angelico seppe realizzare l'armonia tra la nascente arte rinascimentale e la purezza di cuore di un vero cercatore di Dio. Come ebbe a dire Michelangelo, fu la sua opera a fargli «meritare il cielo, per poter contemplare tutta la bellezza da lui raffigurata sulla terra». Dal 1438 fra' Giovanni si stabilì nel convento fiorentino di San Marco, di cui sarà più tardi nominato priore, assieme a tre confratelli pittori. In esso l'Angelico e i suoi compagni ci hanno lasciato una delle espressioni più pure e sobrie dell'arte religiosa rinascimentale.
Chiamato a Roma dai primi papi umanisti, fra' Giovanni morì nel convento del Maestro generale dell'Ordine. Secondo la leggenda, alla sua morte colò una lacrima dalla guancia di ciascuno degli angeli che l'Angelico aveva dipinto.


TRACCE DI LETTURA

Con tutta la sua vita fra' Angelico cantò la gloria di Dio, che egli portava come un tesoro nel profondo del suo cuore, ed esprimeva nelle opere d'arte. Egli è rimasto nella memoria della chiesa e nella storia della cultura come uno straordinario religioso-artista. Figlio spirituale di san Domenico, con il pennello espresse la sua «summa» dei misteri divini, come Tommaso d'Aquino li enunciò con il linguaggio teologico. Nelle sue opere i colori e le forme «si prostrano verso il tempio santo di Dio» e proclamano un particolare rendimento di grazie al suo Nome.
L'eccezionale, mistico fascino della pittura di fra' Angelico ci obbliga a fermarci incantati davanti al genio, e a esclamare con il salmista: «Quanto è buono Dio con gli uomini puri di cuore!».
(Giovanni Paolo II, Omelia del 18 febbraio 1984 )


PREGHIERA

Per un dono meraviglioso del tuo amore, o Dio,
il beato Giovanni Angelico
ha contemplato e insegnato con fervore operoso
i misteri del tuo Verbo.
Per sua intercessione conduci anche noi,
che già ti abbiamo conosciuto per la fede,
a contemplare la bellezza della tua gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
Rm 8,5-11; Mt 5,16; 6,19-23; 7,17.20-21


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Patrizio (+ 461 ca), vescovo (calendario ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (10 amšīr/yakkātit):
Giacomo figlio di Alfeo, apostolo (Chiesa copta)

LUTERANI:
Martin Lutero (+ 1546), riformatore a Wittenberg

MARONITI:
Leone il Grande (+ 461), papa e confessore

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Leone, papa di Roma
Teodosio (+ 1696), arcivescovo di Černigov (Chiesa russa)