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3 dicembre

Francesco Saverio (1506-1552)
presbitero

Oggi la chiesa cattolica e le chiese della comunione anglicana ricordano Francesco Saverio, presbitero e missionario in Estremo Oriente. Nato nel 1506 nel castello di Xavier in Navarra, membro di una famiglia nobile, Francisco de Jassu y Xavier lasciò la Navarra per proseguire gli studi a Parigi, dove avvenne la svolta della sua vita, quando si trovò a condividere l'alloggio con Ignazio di Loyola. Dopo aver resistito lungamente all'enorme attrattiva esercitata su di lui dal compagno di studi, Francesco fu uno dei primi Gesuiti che emisero i voti a Montmartre. Ordinato presbitero a 31 anni, egli si mise totalmente a disposizione della chiesa, e presto fu inviato in missione nelle Indie orientali. Senza esitare, Francesco sbarcò prima in Mozambico, poi a Goa, sulla costa occidentale dell'India, nel 1542. Egli portò quindi il vangelo nello Sri Lanka, a Malacca e nelle Molucche. Sentendosi chiamato a portare sempre più lontano il lieto annuncio di Cristo, Francesco raggiunse nel 1548 il sud del Giappone, dove fondò le prime comunità cristiane. Dal Giappone egli partì alla volta della Cina, ma fu il suo ultimo viaggio; preso da forti febbri, Francesco fu condotto sull'isola di Sanchnan, dove morì la notte fra il 2 e il 3 dicembre del 1552. Per la sua enorme attività missionaria, Francesco Saverio fu proclamato nel 1927 dalla chiesa cattolica patrono delle missioni assieme a Teresa di Lisieux.


TRACCE DI LETTURA

Dio nostro Signore concederà la grazia, a coloro che verranno in questi luoghi, di trovarsi in pericolo di morte, e questo non si può evitare se non a costo di pervertire l'ordine della carità; mentre invece, adempiendola, dovranno sopportare ogni pericolo, rammentando che sono nati per morire per il loro Redentore e Signore, e che per questa causa e motivo devono possedere le forze spirituali. E poiché io stesso ne sono privo e vado in luoghi dove ne ho molto bisogno, per amore e servizio di Dio nostro Signore vi prego di avere un particolare ricordo di me, raccomandandomi a tutti i membri della Compagnia.
Francesco Saverio, Lettere a Ignazio di Loyola


PREGHIERA

O Dio, che hai chiamato
molti popoli dell'Oriente
alla luce del Vangelo,
con la predicazione apostolica
di san Francesco Saverio,
fa' che ogni comunità cristiana
arda dello stesso fervore missionario,
perché su tutta la terra
la santa chiesa si allieti di nuovi figli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
1Cor 9,16-19.22-23; Mc 16,15-20


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Francesco Saverio, missionario, apostolo delle Indie

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Francesco Saverio, presbitero (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (24 hatūr/ ḫedār):
I 24 anziani dell'Apocalisse

LUTERANI:
Ämilie Juliane von Schwarzburg-Rudolstadt (+ 1706), poetessa in Turingia

MARONITI:
Sofonia e Abdia, profeti

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Sofonia (VII sec. a.C.), profeta
Sergio Melitopol'skij (+ 1937), vescovo e martire (Chiesa ucraina)

SIRO-ORIENTALI:
Francesco Saverio (Chiesa malabarese)

2 dicembre

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Jan van Ruusbroec (1293-1381)
monaco

Il 2 dicembre del 1381, all'età di 88 anni, si spegne Jan van Ruusbroec, canonico regolare della chiesa di Santa Gudula a Bruxelles e poi monaco a Groenendael. Nativo del villaggio di Ruusbroec, nei pressi di Bruxelles, Jan acquisì una notevole cultura pur senza frequentare le università del suo tempo. Egli era del resto poco attratto dalle speculazioni scolastiche, e alle discussioni astratte su Dio e sull'anima umana preferiva l'indagine dell'esperienza spirituale e della psicologia della vita interiore. La sua assiduità con le Scritture e con i padri, unita a un saldo equilibrio umano, gli evitarono nei suoi scritti mistici ogni deviazione dalla via del vangelo. Ordinato presbitero nel 1317, Jan fu per ventisei anni canonico a Bruxelles, dove diede un forte impulso alla vita spirituale dei suoi parrocchiani componendo per loro diverse opere spirituali di assoluto valore, tra cui il suo capolavoro, Le nozze spirituali. Quando la situazione in città si fece pesante, sia per l'imperversare di pseudopredicatori fanatici, sia per il crescente imborghesimento del clero, Jan si ritirò assieme a cinque compagni a Groenendael, nella campagna belga, per condividere una vita di povertà e di preghiera. Qui egli esercitò un intenso ministero di paternità spirituale, e compose altre opere pregevoli. La sua esperienza di vita ritirata, tesa all'incontro con Dio nella preghiera e all'accoglienza della continua novità portata dal rapporto d'amore che il credente intrattiene con Dio, sarà una delle principali fonti d'ispirazione della devotio moderna.


TRACCE DI LETTURA

Una voce grida: «Guardate, ecco lo sposo che viene: uscitegli incontro». Per colui che intende mettersi a guardare in questo modo soprannaturale attraverso intime occupazioni, tre cose sono necessarie. Anzitutto la luce della grazia di Dio, ma secondo un modo più elevato di quello che si può percepire nella vita attiva esteriore, sprovvista di intimo zelo. Quindi, lo spogliamento da ogni immagine estranea e da ogni agitazione del cuore, per poter essere liberi dalle creature, senza immagini suscitate da esse, senza prestare loro attenzione e senza essere occupati da esse. Infine, il libero volgersi della volontà, mediante il raccoglimento di ogni nostra potenza, del corpo e dello spirito, dopo che la volontà si è sbarazzata di qualsivoglia attaccamento disordinato per fluire ormai unita a Dio e al pensiero, affinché la creatura dotata di ragione possa acquisire in modo sovrannaturale la sublime unità di Dio, ed essere stabilita in essa. Ecco perché Dio ha creato il cielo, la terra e ogni cosa, e in vista di tutto ciò si è fatto uomo, ci ha istruiti con la sua parola e la sua vita, essendo lui stesso, del resto, la via che conduce a una simile unità. Non solo, egli morì, prigioniero dell'amore, è salito in cielo e ha dischiuso anche a noi questa stessa unità, nella quale ci è possibile conseguire la beatitudine senza fine.

(J. Ruusbroec, Nozze spirituali 2,11)


PREGHIERA

O Dio,
che hai reso bello
il beato Giovanni Ruusbroec
con la santità di vita
e i carismi che gli hai donato,
concedici, attraverso la sua preghiera
e seguendo le sue tracce,
di aderire, nelle mutevoli situazioni della vita,
alle realtà celesti
con tutte le nostre forze.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Leggi tutto: 2 dicembreFilarete di Mosca (1782-1867)
pastore

Il 19 novembre del vecchio calendario, pari al 2 dicembre gregoriano, la Chiesa russa ricorda Filarete, metropolita di Mosca e di Kolomna. Per quasi cinquant'anni sulla cattedra episcopale moscovita, Filarete è forse il vescovo più amato nella memoria popolare russa. Basilio Michajlovič Drozdov era nato a Kolomna, nel governatorato di Mosca, nel 1782. Presto emerse in lui il dono che lo ha reso celebre fino ai nostri giorni: il grande talento di predicatore del vangelo. Formatosi alla Laura della Trinità San Sergio, Basilio emise i voti monastici assumendo il nome di Filarete, in memoria di san Filarete il Misericordioso. Fu docente di ebraico, di poetica e di storia della chiesa, e come insegnante e rettore cercò di ripristinare l'uso della lingua russa nell'insegnamento religioso, allora impartito in latino. La versione della Bibbia in lingua russa certamente non avrebbe visto la luce senza l'instancabile opera di Filarete, deciso a porre ogni fedele in contatto con la viva fonte delle Scritture. Accanto alle Scritture egli favorì in ogni modo la traduzione in lingua moderna degli scritti patristici. Eletto vescovo di Ravel'sk nel 1817, Filarete fu trasferito a Tver', a Jaroslavl' e quindi nel 1821 a Mosca. A Mosca, oltre a organizzare capillarmente la vita della diocesi, egli compose un Catechismo cristiano tuttora in uso come manuale nelle scuole religiose russe, e non perdette occasione per accompagnare incontri e celebrazioni liturgiche con omelie sapienti e accessibili al popolo. Alla fine della sua vita le sue omelie saranno raccolte in diversi volumi, tuttora inediti nelle varie lingue occidentali. Filarete morì nel 1867, dopo aver celebrato la divina liturgia e aver ricevuto, com'era solito, un gran numero di visitatori.


TRACCE DI LETTURA

Filarete non costruì un sistema, ma le sue pratiche, pur frammentarie, hanno un'intima interezza e organicità, dovuta innanzitutto all'unità di concezione: in esse si esprime una vivida esperienza teologica, sofferta e plasmata nell'attività e nelle veglie di preghiera. Nella storia ecclesiastica russa Filarete fu il primo a sentire la teologia come un compito vitale, un gradino essenziale per l'elevazione e il progresso spirituale, e a viverla senza limitarsi ad essere semplicemente un teologo. Riteneva che dal pulpito, dal seggio episcopale nella cattedrale, soltanto la ferma predicazione della fede fosse conveniente. Contenuto nelle parole, Filarete non improvvisava mai, ma leggeva o seguiva un testo scritto, secondo le regole delle scuole di retorica del tempo. Come insegnante e teologo, fu innanzitutto un biblista, e nei propri sermoni egli interpretava la Parola di Dio, e non si limitava a citare la Bibbia come prova o testimonianza. Secondo la felice espressione di Bucharev, la Bibbia rappresentava per lui «i pensieri del Dio vivente e onnisciente, discesi dalla sua irraggiungibilità alla nostra comprensione». Intellettualmente Filarete viveva nell'elemento biblico.

(G. Florovskij,  Le vie della teologia russa)


PREGHIERA

Acquisita la grazia dello Spirito santo,
o santo e sapiente vescovo Filarete,
hai predicato giustizia e verità
illuminando le menti degli uomini;
come maestro della fede e sentinella insonne
hai custodito il gregge russo
con lo scettro della rettitudine.
Tu che con audacia e piena fiducia
intercedi presso Cristo Dio,
chiedi per la chiesa il dono della saldezza
e per le nostre anime la salvezza.


LETTURE BIBLICHE
Eb 7,26-8,2; Gv 10,9-16


 
LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (23 hatūr/ ḫedār):
Cornelio il Centurione (I sec.) (Chiesa copta)

LUTERANI:
Jan van Ruusbroec, padre spirituale nei Paesi Bassi

MARONITI:
Abacuc (VII sec. a.C.), profeta

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Abacuc, profeta
Filarete, metropolita di Mosca e Kolomna (Chiesa russa)
Ilarione il Georgiano (+ 875 ca), monaco (Chiesa georgiana)

VETEROCATTOLICI:
Lucio (+ 200 ca), vescovo e martire

1 dicembre

Leggi tutto: 1 dicembre

Charles de Foucauld (1858-1916)
monaco

Nato a Strasburgo nel 1858, Charles de Foucauld restò presto orfano. Dopo un'adolescenza agiata e una turbolenta carriera nell'esercito, sentì il fascino del mondo arabo e compì viaggi di conoscenza e di studio in Marocco. A ventotto anni egli riscoprì la fede cristiana e al tempo stesso avvertì la propria vocazione: «Non appena cominciai a credere che esistesse un Dio, capii che non potevo fare altro che vivere per lui», scriverà alcuni anni più tardi. Entrato nella trappa di Notre-Dame des Neiges, egli assunse il nome di fr. Marie-Albéric ed emise i voti monastici; ma la sua ricerca di Dio nell'abbassamento e nella sequela del Cristo povero che ha preso l'ultimo posto, lo porterà a lasciare la trappa con il consenso dei superiori e a partire per la Terra Santa e più tardi per il Sahara.
Ordinato presbitero, Charles iniziò nel deserto la sua presenza silenziosa di amore universale in mezzo alle popolazioni tuareg. Il riscatto degli schiavi e la loro evangelizzazione, la traduzione del vangelo nella lingua locale, l'incontro con i musulmani - come lui interamente «abbandonati», nella fede, in Dio - segnarono gli anni trascorsi a Béni-Abbès e a Tamanrasset. Fu in quest'ultima località, in un clima di ostilità tra francesi e arabi, che Charles de Foucauld venne ucciso, probabilmente per errore, il 1° dicembre del 1916. «Vivi come se dovessi morire martire oggi», aveva scritto alcuni anni prima nel suo diario. Parabola del chicco di grano che dà frutto solo se cade a terra e muore, Charles de Foucauld, che non ebbe compagni nel suo cammino di intimità con Cristo nella sofferenza e nella morte a se stesso, troverà dopo la sua morte numerosi discepoli che come lui abbracceranno la croce di Cristo, certi di poter così abbracciare anche colui che vi fu appeso.


TRACCE DI LETTURA

Signore mio Gesù,
voglio amare tutti coloro che tu ami.
Voglio amare con te la volontà del Padre.
Non voglio che nulla separi il mio cuore
dal tuo,
che vi sia qualcosa nel mio cuore
che non sia immerso nel tuo.
Tutto quel che vuoi io lo voglio.
Tutto quel che desideri io lo desidero.
Dio mio, ti do il mio cuore,
offrilo assieme al tuo a tuo Padre,
come qualcosa che è tuo
e che ti è possibile offrire,
perché esso ti appartiene.

(C. de Foucauld, Preghiera)

Abbiate profondamente scolpito nel fondo dell'anima questo principio da cui tutto scaturisce: tutti gli uomini sono davvero, autenticamente fratelli in Dio, loro Padre comune, il quale vuole che si considerino, si amino, si trattino in tutto come i fratelli più teneri.

(C. de Foucauld, Ritiro a Efrem)


PREGHIERA

Dio di amore,
nella comunione dei santi
noi oggi facciamo memoria
di Charles de Foucauld,
tuo fedele discepolo,
che ha camminato nella povertà,
nella solitudine
e nella contemplazione:
concedi a noi
di essere pervasi
dalla carità di Gesù tuo Figlio,
e di seguirlo sempre,
in ogni situazione,
perché egli è il Signore vivente
nei secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE:
Fili 3,7-14; Gv 12,24-26


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Charles de Foucauld, eremita nel Sahara

COPTI ED ETIOPICI (22 hatūr/ ḫedār):
Cosma e Damiano (+ 303 ca), martiri (Chiesa copta)

LUTERANI:
Eligio (+ 660), vescovo e benefattore in Franconia

MARONITI:
Nahum (VII sec. a.C.), profeta
Francesco Saverio (+ 1552)

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Nahum, profeta