8 novembre

ELISABETTA DELLA TRINITÀ (1880-1906)
monaca

La chiesa cattolica ricorda oggi Élisabeth Catez, meglio conosciuta come Elisabetta della Trinità. Nata nel 1880 ad Avor, nei pressi di Bourges, in Francia, Elisabetta trascorse l'infanzia a Digione. Donna dal carattere difficile, profondamente segnata dalla scomparsa del padre quand'era ancora bambina, essa ebbe una gioventù tormentata. In conflitto con la madre che contrastava la sua vocazione religiosa, la ragazza divenne un'eccellente pianista e frequentò gli ambienti dell'alta società, pur custodendo un profondo amore per la vita interiore. A ventun anni Elisabetta entrò nel Carmelo, per vivere radicalmente la chiamata a rientrare in quella che lei stessa chiama «la cella del cuore», destinata a divenire dimora della Trinità. La sua vita monastica non fu altro che ricerca dell'inabitazione di Dio nel cuore e nel cuore, nella propria coscienza, Elisabetta cercò di offrire uno spazio materno perché lo Spirito potesse generare in lei il Verbo. Colpita da una grave forma di tubercolosi, visse l'ultimo anno della propria vita sopportando sofferenze atroci. Ma Elisabetta ritrovò proprio nel momento più difficile e angosciante la pace a cui aveva a lungo anelato. Grazie all'assiduità con le Scritture, soprattutto con i testi di san Paolo, essa riuscì a fare della sua croce un cammino di amore senza riserve, come testimoniano i testi dei suoi Ritiri, scritti poco prima di morire. Elisabetta morì l'8 novembre del 1906, appena ventiseienne, dicendo: «Vado alla luce, all'amore, alla vita».


TRACCE DI LETTURA

Rimanete in me. È il Verbo di Dio che dà quest'ordine, che esprime questa volontà. Rimanete in me non per alcuni istanti, alcune ore che devono passare, ma rimanete ... stabilmente, abitualmente. Rimanete in me, soffrite in me, lavorate, agite in me. Rimanere in me per donarvi a ogni persona e a ogni cosa, penetrate sempre più in questa profondità. È proprio questa la solitudine in cui Dio vuole attirare l'anima per parlarle. Ma per comprendere questa parola così misteriosa è necessario non fermarsi alla superficie: bisogna penetrare sempre più nell'Essere divino con il raccoglimento. «Mi lancio verso la meta», esclamava Paolo. Così noi dobbiamo discendere ogni giorno in questo sentiero dell'abisso che è Dio, lasciandoci scivolare con fiducia e amore. «L'abisso chiama l'abisso»: laggiù avrà luogo l'impatto divino; è laggiù che l'abisso del nostro nulla, della nostra miseria, incontrerà l'abisso della misericordia, dell'immensità del tutto. È laggiù che troveremo la forza di morire a noi stessi e che, perdendo le nostre sembianze, saremo trasformati in amore. «Beati i morti che muoiono nel Signore».
Elisabetta della Trinità, Il cielo nella fede


PREGHIERA

O Dio, ricco di misericordia,
che hai dischiuso
alla beata Elisabetta della Trinità
il mistero della tua arcana presenza
nell'anima del giusto,
e l'hai resa adoratrice in spirito e verità,
per sua intercessione
fa' che perseveriamo nell'amore di Cristo,
per essere tempio dello Spirito
a lode della tua gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE

Ef 1,3-10.13-14; Gv 14,23-26


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Santi e martiri d'Inghilterra

COPTI ED ETIOPICI (29 bābah/ṭeqemt):
Demetrio di Tessalonica (+ ca 306), martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Willehad (+ 789), vescovo a Brema

MARONITI:
Michele arcangelo

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Sinassi di Michele e Gabriele arcangeli e di tutte le potenze incorporee