Arcobaleno: alleanza tra Dio e la creazione
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Nell’abitare la terra, uomini, animali e vegetali saranno solidali, in un rapporto fatto di: somiglianza, armonia, condivisione dello stesso spazio.
L’uomo non esiste senza il “suo” mondo, e il mondo esiste, per volontà di Dio, come luogo, casa, dimora dell’uomo, degli animali e di tutte le creature.
L’uomo deve essere fecondo, lottare contro la morte affermando la vita, deve occupare e abitare lo spazio terrestre; ma questo riempire la terra non può significare calpestarla. Come Israele nei confronti della terra promessa, egli deve popolarla, abitarla in un rapporto pieno, cioè possedendola, coltivandola e custodendola. Questo dunque il senso del verbo kavash: non tanto “soggiogare”, quanto piuttosto possedere la terra in un rapporto amoroso, armonioso e ordinato. Quanto al verbo tradotto usualmente con “dominare”, radah, si ricordi che esso indica reggere, guidare, pascolare, con un’azione che è quella del re e del pastore capace di governare sostenendo e custodendo lo shalom, la vita piena nella pace. Insomma, all’uomo non è dato un potere oppressivo, arbitrario, assoluto, vendicativo, né è data facoltà di sfruttamento della terra e degli animali. L’uomo è signore del mondo (cf. Sal 8), ma lo è come mandatario di Dio che vide ciò che aveva creato come “buono e bello” (Gen 1,25): l’uomo mantenga dunque e rafforzi questa bontà (tov)!
Nella volontà creatrice di Dio il cosmo vive di un rapporto basato sull’assoluto rispetto della vita. La promessa del mondo voluto da Dio, il mondo secondo Dio è quel mondo che i profeti invocheranno e descriveranno come era messianica, un mondo riportato all’integrità: è il mondo degli ultimi tempi in cui “il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme, si sdraieranno insieme i loro piccoli; il leone si ciberà di erba, come il bue; il lattante si trastullerà sulla buca della vipera, il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi” (Is 11,6-8).
Tuttora vige però l’alleanza noachica, quella stabilita da Dio per la gloria dell’uomo fino alla fine del mondo: “Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: ‘Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca’” (Gen 9,8-11). Di questa alleanza c’è un segno che vediamo noi uomini insieme agli animali alla fine di ogni temporale, segno che ci commuove entrambi: “L’arcobaleno sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra” (Gen 9,16).
Vai al libro: E. Bianchi, P. Chiaranz, A.-L. Michon, Uomini e animali
Se sei interessato a questi temi, continua la lettura:
Aa.Vv., L’uomo custode del creato. Atti del XX Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa. Bose, 5-8 settembre 2012
Bartholomeos I, patriarca ecumenico, Gloria a Dio per ogni cosa
E. Theokritoff, Abitare la terra. Una visione cristiana dell’ecologia
I. Zizioulas, Il creato come eucaristia