Presentazione del tema

Giornate di studio

MICHELE PELLEGRINO:
MEMORIA DEL FUTURO

Monastero di Bose sabato 8 e domenica 9 ottobre 2016

Ricorrono nel 2016 trent’anni dalla morte del card. Michele Pellegrino (1903-1986) e quarantacinque anni dalla pubblicazione della sua lettera pastorale Camminare insieme (8 dicembre 1971).

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Relatori

Oreste Aime

Leggi tutto: RelatoriOreste Aime, presbitero della diocesi di Torino, è docente presso il Polo Teologico di Torino. Già direttore della sezione torinese della Facoltà teologia dell’Italia Settentrionale, membro del consiglio presbiterale, è responsabile della rivista Itinerari e membro della redazione dell’Archivio Teologico Torinese. I suoi ambiti di ricerca e di insegnamento spaziano dalla Logica e Filosofia del linguaggio all’Epistemologia e Metafisica, dalla Filosofia morale alla Filosofia teorica e alla Filosofia della Religione, con una particolare attenzione dedicata ai rapporti fra Letteratura e religione. Fra le sue principali pubblicazioni: (con M. Operti) Religione e religioni. Guida allo studio del fenomeno religioso, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1999 ; Senso e essere. La filosofia riflessiva di Paul Ricoeur, Cittadella, Assisi 2007; Per chi suona la campana. Il mistero della morte, UTET Università, Torino 2008; Il circolo e la dissonanza. Filosofia e religione nel Novecento, e oltre, Effatà, Cantalupa 2010; Il curato di don Chisciotte, Cittadella, Assisi 2012; Il senso e la forza, Effatà, Cantalupa 2015.

Luigi Bettazzi

Leggi tutto: RelatoriLuigi Bettazzi (Treviso 1923), vescovo emerito di Ivrea, è l’unico vescovo cattolico italiano oggi vivente che ha preso parte al Concilio Vaticano II.  Ordinato presbitero il 4 agosto 1946 a Bologna, si è laureato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e poi in Filosofia presso l’Università degli Studi Alma Mater di Bologna. Il 10 agosto 1963 è stato nominato vescovo titolare di Tagaste e vescovo ausiliare di Bologna. Il 4 ottobre 1963 è stato consacrato vescovo dal cardinale Giacomo Lercaro. Ha partecipato a tre sessioni del Concilio Vaticano II. Al termine del Concilio, il 26 novembre 1966, è diventato vescovo di Ivrea, diocesi che reggerà sino al 1999. Nel 1968 è stato nominato presidente nazionale di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace e nel 1978 ne è diventato presidente internazionale, fino al 1985 vincendo per i suoi meriti il Premio Internazionale dell’Unesco per l’Educazione alla Pace.

Gabriele Mana

Leggi tutto: RelatoriGabriele Mana (Marene 1943). Dopo gli studi nei seminari di Giaveno e Rivoli, il 25 giugno 1967 è stato ordinato presbitero dall’arcivescovo Michele Pellegrino per l’arcidiocesi di Torino. Ha iniziato il suo ministero come vicario della parrocchia Stimmate di san Francesco a Torino, dal 1967 al 1968, ed è poi diventato vicario della parrocchia di san Cassiano a Grugliasco. Nel 1974 è stato nominato parroco di santa Caterina da Siena nel quartiere Vallette di Torino. Dal 1993 al 2001 è parroco di san Giovanni Battista ad Orbassano, vicario episcopale di Torino Ovest e membro del collegio dei consultori.

Il 13 luglio 2001 papa Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo di Biella. Il 1º settembre successivo ha ricevuto l’ordinazione episcopale, nella cattedrale di Torino, dal cardinale Severino Poletto, coconsacranti il vescovo Massimo Giustetti e l’arcivescovo Enrico Masseroni. Il 7 ottobre ha preso possesso della diocesi di Biella.

Clementina Mazzucco

Leggi tutto: RelatoriClementina Mazzucco, dal 1975 al 2015 è stata docente di Letteratura cristiana antica e di Filologia ed esegesi neotestamentaria presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Membro del Collegio docenti del Dottorato in Culture classiche e moderne, ha fatto parte del corpo docente dei Dottorati in Filologia e letteratura greca e latina (dal 1986 al 1999); Storia religiosa (dal 2000 al 2003); Filologia e letteratura greca, latina e bizantina (dal 2001). Membro del Comitato direttivo del Centro interfacoltà ed interdipartimentale di Scienze Religiose, facente capo alla Biblioteca di Scienze religiose E. Peterson di Torino, dal 2004 al 2010, ha fatto parte della Giunta direttiva della Consulta universitaria di letteratura cristiana antica. Membro della Direzione scientifica della Collana di testi patristici e umanistici “Corona Patrum Erasmiana”, promossa dal Centro Europeo di Studi Umanistici Erasmo da Rotterdam, ha approfondito molti temi di ricerca, fra i quali la fortuna dell’Apocalisse nella tradizione cristiana, il Vangelo di Marco, la figura e il ruolo delle donne nel cristianesimo antico, i racconti di pellegrinaggio, l’opera e il pensiero di Agostino, la figura di Michele Pellegrino e la letteratura cristiana antica.

Fra gli studi dedicati al vescovo-patrologo torinese ha curato i volumi: Studi su Michele Pellegrino nel ventennale della morte, a cura di Clementina Mazzucco, Pàtron, Bologna 2010; M. Pellegrino, Il popolo di Dio e i suoi pastori. Cinque conferenze patristiche, a cura di Clementina Mazzucco, con la collaborazione di Chiara de Filippis, Effatà, Cantalupa (To) 2011.

Diego Novelli

Leggi tutto: RelatoriDiego Novelli (Torino 1931) è un politico e giornalista italiano. Dopo aver iniziato l’esperienza giornalisti negli anni ’50, ha fondato (nel 1972) e diretto la rivista Nuova Società. È presidente dell’Associazione L’Altraitalia che nel 1988 ha promosso la nascita del settimanale Avvenimenti. Si iscrisse giovanissimo al Partito Comunista Italiano, del quale fu consigliere comunale della sua città a partire dal 1960. Nel giugno 1975 fu eletto sindaco del capoluogo piemontese che amministrò nel difficile periodo dei cosiddetti anni di piombo. Rimase in carica per dieci anni, dal 1975 al 1985. Eletto al Parlamento europeo nel 1984, dal 1987 al 2001 è stato deputato della Camera dei deputati per quattro legislature.
Fra i suoi libri: Michele Pellegrino: l’uomo della “Camminare insieme” (1987).

Carlo Ossola

Leggi tutto: RelatoriCarlo Ossola (Torino 1946) è un filologo e critico letterario italiano. Laureato in lettere presso l’Università degli studi di Torino nel 1969, la sua carriera di docente universitario l’ha visto dapprima assistente alla Facoltà di Lettere dell’Università di Torino fino al 1976, anno in cui è divenuto docente ordinario di Letteratura italiana presso la Facoltà di lettere dell’Università di Ginevra, dove è rimasto fino al 1982. Ha assunto quindi la cattedra di Letteratura italiana presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Padova, tenuta al 1988; successivamente è ritornato all’Università di Torino quale ordinario di Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere. Dal 2000 è docente di Letterature moderne dell’Europa neolatina presso il Collège de France di Parigi. Dal 2007 al 2016 è stato Direttore dell’Istituto di studi italiani (ISI) presso l’Università della Svizzera Italiana, a Lugano. È membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Arcadia, Accademia Letteraria Italiana e dell’Accademia delle Scienze di Torino.

Sulla figura di Pellegrino si segnala il suo contributo in: M. Pellegrino, Le peuple de Dieu et ses pasteurs dans la patristique latine, préface de François Bovon, avec un témoignage du cardinal Georges Cottier et une note de Carlo Ossola, textes établis et annotés par Valerio Gigliotti et révisés par Nadine Le Lirzin, Olschki, Firenze 2014.

Roberto Repole

Leggi tutto: RelatoriRoberto Repole (1967), presbitero della diocesi di Torino, ha conseguito licenza e dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. È docente di Teologia sistematica presso la sezione di Torino della Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale. Ha dedicato buona parte della sua riflessione a un ripensamento dell’ecclesiologia nell’orizzonte della cultura contemporanea. Dal 2011 è presidente dell’Associazione Teologica Italiana (A.T.I.). Tra le sue opere più significative si possono segnalare: Chiesa, pienezza dell’uomo. Oltre la postmodernità: G. Marcel e H. de Lubac (Glossa 2002); Il pensiero umile. In ascolto della Rivelazione (Città Nuova 2007); L’umiltà della Chiesa (Qiqajon 2010); Come stelle in terra. La Chiesa nell’epoca della secolarizzazione (Cittadella 2012); Dono (Rosenberg & Sellier, 2013); La vita cristiana (San Paolo 2013); Chiesa (Cittadella 2015). Insieme a Serena Noceti sta curando la pubblicazione del Commentario ai documenti del Vaticano II, Edb, Bologna 2014ss.

Paolo Siniscalco

Leggi tutto: RelatoriPaolo Siniscalco (Torino 1931), storico, ha studiato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ateneo torinese, dove fu guidato nella scelta della tesi di laurea da Michele Pellegrino, allora docente di Storia del cristianesimo e Letteratura cristiana antica. Sul finire degli anni ’50 intraprende la via dello studio accademico, anche grazie ad alcune borse di studio che gli permisero di trascorrere in Italia, a Roma, e all’estero, a Bonn, lunghi periodi dedicati agli studi sulle origini cristiane. Fu poi nominato assistente, dapprima volontario e poi ordinario, alla cattedra di Letteratura cristiana antica, cattedra che Michele Pellegrino avrebbe lasciato qualche anno dopo. Dopo il Diploma di perfezionamento in Filologia classica, conseguì la “Libera Docenza”, cui seguì la nomina a Torino per l’insegnamento di Storia della civiltà classica e cristiana. Nel 1975 infine, vinto il concorso a cattedra, fu chiamato all’Università di Roma La Sapienza, dove iniziò ad insegnare dapprima Letteratura cristiana antica e successivamente Storia del cristianesimo.

Autore e curatore di moltissimi studi dedicati alla patristica e al cristianesimo antico, ha recentemente promosso la ristampa della raccolta di M. Pellegrino, Ricerche patristiche (1938-1980), Edizioni di storia e letteratura, Roma 2013-2014 (Riproduzione facsimilare dell’ed.: Bottega d’Erasmo, Torino 1982).

Francesco Traniello

Leggi tutto: RelatoriFrancesco Traniello (Milano 1936), laureato in Lettere all’Università di Pisa e diplomato alla Scuola Normale Superiore, nel 1958. Libero docente di Storia del Risorgimento dal 1966. Incaricato dell’insegnamento di Storia moderna, poi di Storia contemporanea, presso l’Università cattolica di Milano (sede di Brescia), e successivamente di Storia dei rapporti tra Stato e Chiesa presso la Facoltà di Scienze Politiche di Torino. Dal 1973 professore straordinario, poi ordinario, di Storia della Chiesa, quindi titolare della cattedra di Storia Contemporanea nella Facoltà di Scienze politiche di Torino. È attualmente professore emerito nella stessa facoltà, socio corrispondente dell’Accademia delle scienze di Torino, presidente del Comitato scientifico della Fondazione M. Pellegrino.

I suoi studi hanno riguardato la cultura cattolica e i movimenti politici cristiani tra la fine del ’700 e il ’900, la organizzazione amministrativa dello Stato unitario, la storia della Chiesa negli ultimi due secoli, la storia di Torino e del Piemonte nell’età contemporanea. Dirige dal 1998 la rivista Contemporanea. Rivista di storia dell’800 e del ‘900, edita da Il Mulino.

Ha curato i volumi: Stato e Chiesa in Italia: le radici di una svolta. Atti del Convegno della Fondazione Michele Pellegrino, Università di Torino, 23 novembre 2007 / a cura di Francesco Traniello, Franco Bolgiani e Francesco MargiottaBroglio, Il Mulino, Bologna 2009 e M. Pellegrino, Dire il Concilio. Testi inediti (1966-1972), a cura di Bartolo Gariglio e Francesco Traniello, Effatà, Cantalupa 2015.

Informazioni

Giornate di studio

MICHELE PELLEGRINO:
MEMORIA DEL FUTURO

Monastero di Bose
sabato 8 e domenica 9 ottobre 2016

Le giornate di studio sono aperte a tutti.

Per partecipare alle giornate di studio è necessario iscriversi, telefonando alla Segreteria organizzativa del Monastero e inviare successivamente la scheda di iscrizione scaricabile in questa pagina, compilata in ogni sua parte.

Chi desidera essere ospitato presso la foresteria del Monastero durante le giornate di studio (per pernottamento e i pasti o solo per i pasti) contatti la Segreteria per i dettagli e per le condizioni economiche.

Sono previste agevolazioni per giovani e studenti.


Per informazioni e iscrizioni:
Monastero di Bose
Segreteria dei convegni
I – 13887 Magnano (BI)
Tel. +39 015.679.185
Fax +39 015.679.294
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Scheda di iscrizione

Paternità spirituale

Osservatore Romano, 8 ottobre 2016

Gli aspetti di patrologo e pastore non riguardano fasi distinte della vita di Michele Pellegrino, scrive Clementina Mazzucco, ma si possono considerare sempre compresenti, se si tiene conto che pastore egli diventa già col sacerdozio, assunto a ventidue anni nel 1925, e che l’interesse per i Padri della Chiesa incomincia poco tempo dopo, con gli studi universitari alla Cattolica di Milano, dove si iscrive nel 1925, segue i corsi di Paolo Ubaldi docente di letteratura cristiana antica, e si laurea nel 1929 con una tesi su Gregorio di Nazianzo, a cui aveva lavorato dall’anno prima. Da sacerdote insegna patrologia in seminario; quando diventa docente di letteratura cristiana antica all’università, conserva alcuni servizi pastorali nei giorni festivi. Da sacerdote e da docente sviluppa un’ampia produzione letteraria di tipo divulgativo che dà ampio spazio ai Padri e anche da vescovo ricorre regolarmente ai Padri negli scritti pastorali.

Se c’è stato nella sua vita un passaggio da una fase all’altra che ha rappresentato uno stacco significativo è stato quello tra l’insegnamento all’università di Torino e la carica episcopale, un passaggio vissuto dolorosamente, perché Pellegrino non solo aveva ricavato grande soddisfazione da quella docenza, ma aveva ritenuto idealmente importante che l’insegnamento dei Padri della Chiesa, o meglio degli autori cristiani antichi, entrasse e crescesse nelle università di stato italiane, in quanto, secondo la sua espressa convinzione, serviva a superare la frattura deleteria tra ambiente profano e ambiente religioso, tra cultura teologica e cultura laica e a realizzare in misura sempre maggiore i valori umani e cristiani. Egli stesso aveva tratto benefici dall’operare in un ambiente di cultura laico. Ma quando si dimise dall’incarico episcopale e gli venne prospettata la concreta possibilità di ritornare in cattedra, una cattedra a vita, dopo aver riflettuto, rifiutò col motivo che non poteva più spogliarsi del suo carattere di vescovo e si sentiva al servizio della Chiesa a tempo pieno.

Mentre Roberto Repole, nelle conclusioni, ha notato che è abbastanza usuale, in questi ultimi anni, accostare dei cristiani che abbiano conosciuto il cardinale Pellegrino, che siano rimasti avvinti da questo pastore che ha sentito, come pochi altri, l’urgenza di recepire e attuare il concilio nella sua Chiesa torinese, e sentire che essi avvertano una profonda sintonia tra alcune istanze di fondo della visione ecclesiologica sottesa al magistero di papa Francesco e quella dell’allora vescovo di Torino.
Una consonanza tra visioni che distano, però, più di cinquant’anni l’una dall’altra; e che proprio per questo giustificano l’aggettivo profetico per esprimere qualcosa della figura e del ministero di Pellegrino. In Michele Pellegrino c’è stata profezia: una profezia, occorre dirlo da subito, che ha le sue radici nella novità sempre attuale e sconvolgente del Vangelo, come quella sorgente inesauribile a cui la Chiesa, nel concilio Vaticano II, aveva nuovamente attinto e a cui aveva rimandato. Questo giustifica un atteggiamento analogo riscontrabile oggi, in Francesco e, ieri, in Michele Pellegrino: un’attenzione puntuale e talvolta minuziosa ai testi conciliari unita ad un’attenzione altrettanto spassionata allo spirito del concilio, componibili solo in un’ermeneutica dei testi capace di leggerli come recezione e, insieme, rimando costante al Vangelo vivo di Cristo. E che la profezia concerna anzitutto l’immagine della Chiesa trova facilmente riscontro anche solo nel fatto che le lezioni di commento ai testi conciliari in cattedrale di Torino offerte dal vescovo siano iniziate, il 2 gennaio 1966, proprio dalla Lumen gentium e nel fatto che la costituzione sulla Chiesa sia stata il documento conciliare più citato in assoluto durante il suo ministero episcopale.

Infine, Paolo Siniscalco nel suo intervento cita un prezioso documento rimasto finora inedito. Pellegrino scrisse ben otto pagine dattiloscritte, dense, ricche di significati, in una data che è molto importante da notare: il dicembre del 1981. Pagine, queste sue, che risultano essere le ultime o tra le ultime della sua eccezionale vicenda intellettuale, accademica e culturale: l’8 gennaio del 1982 sarebbe stato colpito da quella grave menomazione che lo avrebbe paralizzato e gli avrebbe tolto completamente l’uso della parola.
Ebbene, è significativo che egli ancora una volta abbia richiamato quelle che mi sono sembrate linee costanti dei suoi interessi. Egli scrive: «Sia permesso a un professore di letteratura cristiana antica in pensione (professore “onorario”) nel presentare un lavoro di due antichi alunni, richiamare un momento - propriamente l’inizio “ufficiale” - della sua carriera. Anch’io, nominato professore di ruolo (dopo che da sette anni insegnavo questa materia come “incaricato” dovetti fare la prolusione d’uso. Scelsi un tema: “Umanità della letteratura cristiana antica”. Mi proponevo di mostrare come la letteratura cristiana di primi secoli, animata da un profondo spirito religioso, impegnata nel parlare di Dio e tesa verso l’eterno, si presentava nello stesso tempo come autenticamente “umana”, consapevole della situazione dell’uomo e ansiosa di dare risposta alle sue esigenze e aspirazioni profonde».

Fede contro ateismo a 30 anni dalla morte di Pellegrino

Avvenire, 6 ottobre 2016
di Carlo Ossola

Ricorrono, quest’anno 2016, trent’anni dalla morte del cardinale Michele Pellegrino (1903-1986) e quarantacinque anni dalla pubblicazione della sua lettera pastoraleCamminare insieme (8 dicembre 1971), uno dei frutti pastoralmente più efficaci dell’applicazione del Concilio Vaticano II.

Un’importante sezione degli scritti raccolti inDire il Concilio. Testi inediti (Effatà, pp. 256, euro 18) ha l’opportuno titolo: 'Un Concilio per l’uomo', l’uomo ascoltato nel mistero della propria individua esperienza; ricorda subito Pellegrino uno dei passi più ispirati della Gaudium et Spes: «Ciascun uomo rimane ai suoi propri occhi un problema insoluto, confusamente percepito. Nessuno, infatti, in certe ore e particolarmente in occasione dei grandi avvenimenti della vita può evitare totalmente quel tipo di interrogativi sopra ricordato. A questi problemi soltanto Dio dà una risposta piena e certa, lui che chiama l’uomo a una riflessione più profonda e a una ricerca più umile» (21d). È il « te tandem tibi restitue », l’anelito agostiniano del Secretum del Petrarca, ma anche un’attenzione più autentica all’ 'opera dell’uomo' e non soltanto a ciò che di esso dice la teologia dogmatica.

Sintomatico (e a tratti esemplare) il modo, tutto terreno, col quale laGaudium et Spes pensa ai rapporti con coloro che si professano atei: «Quanto agli atei, essa (la Chiesa) li invita cortesemente a volere prendere in considerazione il Vangelo di Cristo con animo aperto» (ivi, 21); cortesia, virtù delle «buone maniere», «virtù piccola», secondo il belTrattato di Giovan Battista Roberti (1719-1786), ma essenziale al vivere in società. Di questo mondo, il Concilio e il pensiero di Michele Pellegrino ascoltano finalmente la voce e non di rado le parole della letteratura sono citate come più efficaci (non diversamente papa Francesco nella sua prima intervista ad Antonio Spadaro) che i trattati apologetici. Un lungo passo di Dino Buzzati, sul fuggire del tempo, è citato da padre Pellegrino: «E non serve aggrapparsi alle pietre, resistere in cima a qualche scoglio, le dita stanche si aprono, le braccia si afflosciano inerti, si è trascinati ancora nel fiume, che pare lento ma non si ferma mai» (da Il deserto dei tartari). Ecco, ciò che l’uomo ha pensato dell’uomo entra nella meditazione dell’eredità del Concilio, e la vita stessa degli Evangeli è definita con le parole di Anna Ackmatova, nella «possente vecchiezza del Vangelo». Da un celebre libro di Charles Moeller ( Il silenzio di Dio, trad. it. 1961) vengono le definizioni più parenetiche sulla presenza stessa di Dio nel cuore dell’uomo; così citando Julien Green: «Se io dovessi partire questa sera e mi si chiedesse che cosa mi commuove di più al mondo, direi forse che è il passaggio di Dio nel cuore degli uomini».

Non solo dunque l’uomo sa parlare dell’uomo, ma sa anche parlare di Dio; direi che una delle correnti profonde dell’eredità del Concilio (da Paolo VI a Michele Pellegrino a Carlo Maria Martini) è proprio la rinnovata capacità di ritrovare le parole dell’uomo 'capaci di Dio', sino alla chiosa di Bernanos che tutto compendia rispetto alle pratiche, alle norme, ai riti: «Nessun rito dispensa dall’amore» ( Jeanne, relapse et sainte, 1929 e 1957). Accanto a questa rinata attenzione all’uomo è la remissione fidente allo Spirito santo, al suo tempo luminoso e ultimo, intimo e fervido di grazia e d’abbandono. Nelle Lettere a suor Paola Maria, fondatrice del Carmelo di Montiglio (edite sempre da Effatà nel 2014) questo aprirsi all’azione dello Spirito è premessa e dono essenziale: «Il suo piccolo 'sì' consentirà allo Spirito di operare in Lei e, attraverso la comunione che lo Spirito suscita e promuove, nella Chiesa» (lettera del 9.V.1973). Si vede qui affiorare tutta la sintonia con l’amico Oscar Cullmann, nel suo Cristo e il tempo, la coscienza che la Redenzione è in cammino verso una più aperta manifestazione irrorata dallo Spirito. Lo Spirito Santo è la traccia costante di questa direzione spirituale, e di ogni presenza divina: «Quando ciò le costa, vuol dire che l’azione purificatrice dello Spirito santo, ' tui amoris … ignis', si esercita con maggiore efficacia, per eliminare anche le ultime resistenze alla grazia» (lettera del 14.VI. 1971).

Non era d’altra parte, Padre Pellegrino, un pastore che pretendesse dalla Parola incarnata il «senso definitivo» della storia, in quella «fretta di compimento» che ha fiaccato e disperso tante energie nate dall’entusiasmo seguito a Concilio. Era uomo che viveva nel «tempo lungo » della Parusia, che non esitava a scrivere: «Non c’è bisogno di porsi dei problemi. L’unione con Lui, la dedizione ai fratelli, l’apertura semplice e spontanea l’aiuteranno a dare, ogni momento, la risposta che Egli attende. Il 'segno'? Forse il Signore non vuole che vediamo troppo chiaro. Vuole che viviamo di fede» (lettera del 10.XI.1974).

Di fede dunque e di Spirito: questa la Chiesa che Pellegrino delineava davanti a sé e nella sua azione pastorale: reagì con determinata semplicità a quella che egli stesso definì la «crisi del paternalismo », che implicava ormai un esercizio diverso della funzione sacerdotale ( Il senso di frustrazione del sacerdote di fronte al mondo odierno, 1969). Si potrebbe osservare che di fronte a quelle meditazioni, sulla secolarizzazione, sull’incertezza del credere, nulla sia mutato nei 50 anni trascorsi, e che anzi si siano aggravate le distorsioni sociali in nome delle quali Pellegrino richiamava severamente l’Apostolicam actuositatem, 8): «Siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia, perché non avvenga che si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia» (Un Concilio per l’uomo, conferenza tenuta alla 'Pro Cultura femminile', Torino, il 18.X.1967).

Non si deve trarre da questi passi l’impressione di un Pellegrino iustus iudex ; al contrario egli fu persona e pastore mite, uomo del quotidiano, come Charles de Foucauld, di cui ricorre tra poco il centenario della morte, attento ai poveri e al silenzio inerme che emana da Betlemme: «Mi pare così bello camminare nella semplicità e nel silenzio, come c’insegna Gesù a Betlemme! ».

Nient’altro, ogni giorno, che «umile e serena pazienza e carità».