Le chiese ortodosse si incontrano a Bose - Il Dubbio - 3 settembre 2019

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di Sergio Valzania

Dal 4 al 6 settembre si svolgerà presso il Monastero di Bose, nelle prealpi biellesi, il XXVII Convegno Internazionale di Spiritualità Ortodossa, in collaborazione con le Chiese Ortodosse, tutte, da quelle di Grecia, a quella moscovita, a quella statunitense. Il tema di questa edizione dell'incontro è "Chiamati alla Vita in Cristo, nella Chiesa, nel mondo, nel tempo presente".

L'elenco dei partecipanti e dei relatori conferma il livello della manifestazione, che ha continuato senza interruzione a crescere di importanza e di capacità di attrazione a partire dalla sua nascita, nel 1993 quando la sua prima edizione fu dedicata a San Sergio di Radonez, che si pone all'inizio della storia nazionale russa e della spiritualità che connota la ' Santa Russia". Per citare solo alcuni dei relatori convocati dal comitato scientifico guidato da Enzo Bianchi, interverranno fra gli! altri il vescovo Hilarion di Volokolamsk, Mosca, sul tema "La vita in Cristo, La vocazione monastica nella chiesa greca oggi", il vescovo Nektarios di Argolide, Nauplia, su "Vocazione cristiana e vita della polis", Aristotle Papanikolau da New York su "Le mie parole sulla tua bocca" ( Ger 1,9) e Arsenij Sikolov da Damasco su "Vocazione e profezia?".

L'occasione è importante sia sul piano interortodosso che su quello ecumenico. Le Chiese ortodosse hanno la caratteristica dell'autocefalia, ossia dell'assenza di una struttura gerarchica simile a quella della Chiesa cattolica, che riconosce al proprio vertice il pontefice, al quale sono attributi vasti poteri sia in ambito gestionale, che teologico e pastorale. Le Chiese ortodosse hanno acquisito l'autonomia nel corso della storia, a cominciare da quella russa, e conferiscono ai propri patriarchi prestigio e autorevolezza, ma poteri limitati, in particolare per ! quanto riguarda la nomina dei vescovi, effettuata dai sinodi di ciascuna Chiesa. Questa organizzazione produce una certa complessità nei rapporti fra le Chiese e rende preziose le poche occasioni di incontro e di scambio, in un terreno che si potrebbe definire neutrale, come quella ormai consolidata di Bose.

Per il medesimo insieme di motivazioni il convegno rappresenta anche un momento privilegiato per quanti, sia con precise funzioni ecclesiali sia per interessi e curiosità personali, vogliono avvicinarsi all'esperienza dell'ortodossia e approfondirne la conoscenza. Non si tratta affatto di una ricerca riferita a un fenomeno lontano, come avrebbe potuto essere nel secolo scorso. La caduta della cortina di ferro e l'allargamento della Ue han! no infatti innescato una forte mobilità di persone dal centro Europa all'Italia che ha portato l'ortodossia ad essere la pratica religiosa più diffusa nel nostro paese dopo quella cattolica. Parrocchie ortodosse sono nate in tutta Italia, con il sostegno dell'episcopato cattolico, attraverso la cessione dell'uso di edifici religiosi e altre facilitazioni logistiche, in un ecumenismo di accoglienza che da teorico si è fatto pratica quotidiana.
Del resto l'incontro tra le Chiese cristiane ha una natura innegabile di produttività su tutti i piani, con in testa quello spirituale. Sono molteplici gli ambiti nei quali la riflessione ortodossa risulta preziosa per i cattolici, e non è un caso che essa si sviluppi in un ambito monastico, contesto nel quale la grande esperienza del Monte Athos rimane di esempio per l'intera cristianità.

Il tema del convegno di quest'anno, "Chiamati alla Vita in Cristo, nella Chiesa, nel mondo, nel tempo presente", dà testimonianza di quanto sia fertile il terreno della riflessione ortodossa per il pensiero cattolico. L'occidente vive infatti con dolore e senso di impotenza la frattura che si è aperta tra esperienza religiosa e quotidianità, fino a relegare la prima in spazi dedicati e circoscritti, negando in questo modo la pienezza della chiamata di Cristo, espellendola dal qui e oggi alla quale invece essa si riferisce con ogni evidenza.

Scisma, prove di dialogo - La Repubblica - 2 settembre 2019

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di Alberto Melloni

Da mercoledì 4 settembre a venerdì 6 si terrà presso il monastero di Bose (Magnano, Biella) un convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa intitolato "Chiamati alla vita di Cristo". L'evento è aperto a tutti. Aprirà le giornate di discussione il fondatore Enzo Bianchi. Il programma dettagliato sul sito del monastero www.monasterodibose.it 


Lo scisma fra le chiese è il lento aprirsi di un abisso. Ha un lato dal quale si scende giù nella tragedia e nello scandalo di cristiani che si accusano secondo stilemi imperituri, noiosi e dunque diabolici. E poi ha un lato da cui si risale verso l'unità, arrampicandosi su pareti impossibili, fra le rocce taglienti dei torti e delle ragioni, fidando solo della grazia. L'ortodossia oggi vive nell'abisso dello scisma fra Mosca (che ha cancellato unilateralmente il nome del patriarca ecumenico dai dittici) e Costantinopoli. Poco ne cale a tanti, ma è la cosa più grave capitata al cristianesimo in mille anni.

Adombrato nella incomprensibile decisione russa di disertare il concilio di Creta del 2016, sottovalutato dall'indecisione di Putin che proprio per la configurazione politico-spirituale della sua chiesa avrebbe avuto il dovere d'impedirlo, incendiato dalla decisione di Costantinopoli di dare un esarcato indipendente all'Ucraina, accelerato dall'incontro fra Kyrill (patriarca di Mosca) e Bartholomeos (Costantinopoli) di un anno fa - quello che c'è oggi è lo scisma.

Che riverbera su tutti, incluso il Papa, che non ha piena comunione con l'ortodossia, ma è animato da un ardore di unità che ha portato al punto massimo la fraternità con Bartholomeos e ha permesso gesti audaci come l'incontro con il patriarca Kyrill nell'esotico contesto di Cuba, e che oggi nella disgrazia ha un supplemento di responsabilità ecumenica.

Negli ultimi decenni la comunione s'è rotta altre volte a Oriente. Capitò nel 1996 per la chiesa Estone, ed ancora oggi Antiochia e Gerusalemme sono in conflitto. Ma qui non è una battaglia di giurisdizioni. E una spaccatura che attraversa aree piene di bombe atomiche e di storia; che mette in discussione la fisionomia dell'ortodossia, che non può essere disegnata contando i fedeli, i soldi e le armi benedette (in russo e in ucraino).

La ineguagliabile testimonianza resa dall'Oriente ortodosso, sfiorato dal potere o soggetta alla turcocrazia e alla sovietocrazia, è stata quella di mostrare a tutte le chiese il primato della vita spirituale. Nutrita di sola liturgia, alimentata solo di patristica, priva di progresso teologico, ma per questo capace di offrire quella densità di vita interiore senza il quale il cristianesimo diventa fervorino, devozionalismo integrista, ideologia morbosa della rigidità: il tutto spacciato per "dottrina".

E questo tesoro spirituale che lo scisma rende inattingibile. Risalire l'abisso tragico della divisione richiede una fatica in capo ai protagonisti dello scisma, si sentano colpevoli e innocenti. Gli altri cristiani possono favorire questo cammino solo se lo hanno già iniziato prima.

Ed è in questa condizione il monastero di Bose che da 27 anni organizza un convegno di spiritualità ortodossa dove russi e greci si possono incontrare. Anche quello del 2019 (dal 4 al 6 settembre) rispetta la struttura creata da Enzo Bianchi: un focus che esclude la storia e privilegia la riflessione patristica affidata ad autorità ecclesiastiche, a teologi e a monaci. Il tema di quest'anno è la "Chiamati alla vita in Cristo": e dunque la vocazione monastica, coniugale perfino accademica. Ma è la vocazione delle chiese il superamento della divisione - questione che costituisce l'origine e il cuore di Bose -il vero nodo. Percepire lo scisma come scandalo, intuire il nesso fra la disunione cristiana il male che flagella uomini e cose, rinunciare alla ipocrisia che scambia la cortesia per unità: questo è il frutto della chiamata con cui i "servi inutili" preparano una comunione che, fosse anche l'ultimo giorno, verrà e che con la sua attesa muove la storia.

ANGAELOS DELL'ARCIDIOCESI COPTA DI LONDRA

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La vocazione monastica nella chiesa copta

L’arcivescovo Angelos è nato al Cairo ma è emigrato con la famiglia ancora bambino in Australia. Qui si è laureato in scienze politiche, filosofia, sociologia e diritto. Nel 1990 è tornato in Egitto per entrare nel monastero di san Bishoi a Wadi el-Natroun. Il patriarca Shenuda III l’ha presto nominato suo segretario personale, prima di inviarlo, nel 1995, nel Regno Unito, per servire come parroco in diverse comunità. Nel 2017 è stato nominato arcivescovo della diocesi copta di Londra.

L’intenso impegno a favore della libertà religiosa è valso ad anba Angelos il conferimento da parte della regina Elisabetta del titolo di ufficiale per “servizi alla libertà religiosa internazionale; mentre gli sforzi nel dialogo ecumenico gli hanno fatto attribuiredall’arcivescovo di Canterbury la Croce di Lambeth.

L’arcivescovo Angelos è particolarmente attivo anche nella pastorale giovanile e interviene spesso in conferenze e ritrovi per giovani a livello internazionale.

ARSENIJ (SOKOLOV)

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«Le mie parole sulla tua bocca» (Ger 1,9). 
Vocazione e profezia

L’igumeno Arsenij (Sokolov) è nato in Russia nel 1968. Dopo gli studi di storia all’Università di Tomsk, ha ricevuto la tonsura monastica ed è stato ordinato diacono nel 1992 e presbitero nel 1998. Ha compiuto la sua formazione teologica presso l’Accademia teologica di Mosca e il Pontificio Istituto Biblico di Roma. Nel 2012 ha conseguito il dottorato presso la Scuola di Dottorato interecclesiastico “Santi Cirillo e Metodio” del Patriarcato di Mosca (Ss Cyril and Methodius School of Post-Graduate and Doctoral Studies), difendendo una tesi sul Libro di Amos: esegesi storico-filologica, giudaica e patristica. Dal 2013 è socio ordinario della Associazione Biblica Italiana (ABI). Nel 2014 è stato nominato Rappresentante del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia presso il Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente.

ATHENAGORAS (FASIOLO)

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La vocazione di una comunità cristiana

Athenagoras Fasiolo è archimandrita del Trono ecumenico e responsabile del Vicariato arcivescovile di Toscana e Liguria della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia e Malta. È inoltre rettore del Monastero di Santa Barbara Megalomartire in Montaner di Sarmede (TV). Partecipa regolarmente a convegni e incontri teologici ed ecumenici, in Italia e all’estero. Con Pietro Chiaranz ha recentemente curato l’edizione e la traduzione italiana de I Documenti del Concilio di Creta (2017).

JOHN BEHR

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Monachesimo e matrimonio. Una comune vita di testimoni

John Behr è direttore del master in teologia del Seminario ortodosso St Vladimir di New York. Tiene corsi di patristica, dogmatica ed esegesi biblica anche alla Fordham University.
Nato nel 1966 nel Regno Unito da un prete russo ortodosso e dalla figlia di un pastore luterano tedesco, John Behr si è laureato in filosofia a Londra nel 1987, e ha conseguito poi un Master in Studi Cristiani orientali presso l’Università di Oxford, sotto la direzione del vescovo Kallistos (Ware). Dal 2001 è professore ordinario al Seminario di St Vladimir, di cui è stato anche decano dal 2007 al 2017. Dirige inoltre la Popular Patristics Series per la casa editrice SVS Press.
La sua produzione scientifica è vastissima e spazia da Ireneo di Lione a Origene, da Clemente di Roma a Diodoro di Tarso e Teodoro di Mopsuestia. Il suo progetto più recente è uno studio patristico-esegetico sul quarto vangelo.

PETER BOUTENEFF

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La bellezza nella vita cristiana: l’esperienza del perdono

Peter Bouteneff è professore di teologia sistematica presso il seminario ortodosso St Vladimir. Diplomatosi in musica nel 1983, visse e lavorò in Giappone. In seguito, ottenne la laurea in teologia presso l’istituto St Vladimir e il dottorato a Oxford sotto la guida di Kallistos Ware. Ha lavorato a lungo nel dialogo teologico, in particolare come segretario esecutivo di Fede e costituzione al Consiglio ecumenico delle Chiese, e ha scritto molto sulle relazioni tra la chiesa ortodossa e le altre chiese. La sua doppia realtà di teologo e musicista l’ha portato a esplorare soprattutto i legami tra teologia e cultura. È responsabile editoriale della collana “Foundations” della SVS Press e dirige l’Arvo Pärt Project presso l’istituto St Vladimir, organizzando concerti, corsi e pubblicazioni, tra cui la sua Arvo Pärt: Out of Silence.

La sua pubblicazione più recente è invece How to Be a Sinner, che offre meditazioni sul riconoscersi peccatori.


Attingendo principalmente agli scritti della filosofa e mistica francese Simone Weil, ma anche all’opera di Hans Urs von Balthasar (con riferimento anche alla musica di Arvo Pärt), la relazione proporrà una serie di riflessioni sul rapporto tra bellezza, afflizione, peccato, pentimento e perdono.