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Luglio 2018
“Cari fratelli, siamo giunti pellegrini a Bari, finestra spalancata sul vicino Oriente, portando nel cuore le nostre Chiese, i popoli e le molte persone che vivono situazioni di grande sofferenza. A loro diciamo: ‘vi siamo vicini’”.
Con queste parole papa Francesco ha inaugurato la giornata di preghiera per la pace in medio Oriente, organizzata a Bari il 7 luglio 2018, cui hanno partecipato molti patriarchi delle Chiese ortodosse, Ortodosse orientali, Orientali cattoliche, e altri ancora, le cui comunità vivono il dramma delle guerre mediorientali.
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Luglio 2018
Kate Davson* per Finestra ecumenica
*Presidente internazionale emerito dell’IEF - Ambasciatrice emerita per l’Africa
L’International Ecumenical Fellowship è un’organizzazione di base fondata, come molte altre organizzazioni ecumeniche, più di cinquant’anni fa nel clima euforico del concilio Vaticano II, con il motto “Vivi oggi la chiesa di domani”. È difficile dispiegare la sua enigmatica missione nello spazio di un breve articolo ma, in poche parole, si tratta dell’esperienza vissuta da cristiani di diverse nazionalità e appartenenze ecclesiali che, attraverso l’incontro nella preghiera, nella liturgia, nello studio e nella comunione fraterna hanno ricevuto la rivelazione di “essere una sola cosa”.
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Da molti anni la nostra comunità intrattiene rapporti di amicizia e fraternità con la Chiesa ortodossa romena. Sin dagli anni ’70, ancora sotto il regime comunista, fratel Enzo ebbe occasione di viaggiare per i monasteri in terra romena. I contatti proseguirono negli anni ’80 e ’90, e diversi fratelli e sorelle sostarono nei monasteri di Agapia, Varatec, Neamţ, Sihastria, Secul, Craşna ed ebbero occasione di incontrarsi con monaci, monache, vescovi della chiesa ortodossa romena e con il patriarca Teoctist.
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Luglio 2018
ABCDell'Ecumene
Frans Bouwen, m.afr. per Finestra ecumenica
Dalla figura di Pierre Duprey, poi del vescovo Mons. Duprey, emergono due tratti salienti, che caratterizzeranno sempre la sua vita, il dono di saper accogliere e l’ottimismo. Più che di ottimismo, si dovrebbe parlare di speranza. Un ottimismo invincibile, ma tutt’altro che ingenuo. La sua volontà di andare avanti e di ricercare nuove vie verso la comunione era soprattutto frutto di una speranza profondamente radicata in una fede solida, e costantemente vissuta in stretta relazione con la Chiesa. Sulla strada verso la comunione, si è imbattuto in resistenze e incomprensioni, che avrebbero fatto capitolare ben altri pionieri dell’ecumenismo. Non nascondeva a se stesso le difficoltà, ma la sua speranza era più forte, e lo induceva a inventare sempre altre possibilità, da esplorare e perseguire.
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