Dio colma le distanze e tocca le nostre impurità
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La purificazione del cuore
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9 gennaio 2024
Gesù entra a Cafarnao e subito si mette a insegnare nella sinagoga, ma, cosa strana, per un luogo così santo, c’è uno spirito impuro che subito si mette a gridare. Parla di sé al plurale: “Che vuoi da noi?”; è uno spirito che dà voce a un’intera banda di demoni e che confessa di sentirsi minacciato da ciò che gli fa più orrore: la santità. È uno che sa, non crede, ma sa. Gesù interviene con forza, impone il silenzio. Lo spirito esce provocando una specie di agonia (cf. Mc 9,26). Nel vangelo secondo Marco le guarigioni sono sempre delle lotte terribili. I presenti sono spaventati e si interrogano; è entrata in scena una nuova forza, potente, che comanda agli spiriti impuri.
Buon pastore
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10 gennaio 2024
La memoria dei pastori Gregorio di Nazianzo e Gregorio di Nissa è onorata ricorrendo a un brano evangelico tratto dal discorso sul “buon pastore” presente nel IV vangelo. La traduzione “buono” del termine greco kalós, pur non essendo sbagliata, rischia di essere imprecisa e di restare incompresa. L’espressione significa che Gesù adempie veramente alla sua funzione di pastore ed è pienamente degno del titolo pastorale. Essa non indica una qualità morale soggettiva di Gesù - la sua bontà -, ma ha valenza teologica e si riferisce all’opera salvifica compiuta dal pastore messianico. Tale valenza teologica viene specificata aggiungendo che il buon pastore “depone la vita per le pecore” (Gv 10,11; cf. Gv 10,14.17.18), espressione che costituisce la versione giovannea del “dare la vita per” propria dei Sinottici (Mc 10,45; Mt 20,28).
Continuità e rinnovamento
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8 gennaio 2024
In questi primi giorni dell’anno ascoltiamo l’inizio del vangelo di Marco che ci narra l’inizio del ministero pubblico di Gesù e l’inizio del cammino di sequela dei primi quattro discepoli. Tutti questi inizi sono segnati da una continuità e da una discontinuità: il Vangelo è in continuità con le antiche Scritture, con le profezie e le promesse fatte a Israele. “Come sta scritto…” è un’espressione che troviamo nei primissimi versetti del vangelo secondo Marco (cf. Mc 1,2) e che ritornerà spesso lungo la narrazione fatta da tutti gli evangelisti: Gesù è venuto a compiere le Scritture ma, e qui sta la discontinuità, lo farà in un modo diverso da quello che ci si aspettava e questo è già prefigurato in quel suo primo gesto pubblico di mettersi in fila con i peccatori per ricevere il battesimo di Giovanni (cf. Mc 1,9).