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3 aprile

Gerhard Tersteegen (1697-1769)
testimone

La notte tra il 2 e il 3 aprile del 1769 muore nella solitudine volontaria Gerhard Tersteegen, testimone del vangelo. Gerhard era nato a Moers, in Renania, in una famiglia di tradizione riformata. A vent'anni cominciò ad avvertire una vocazione alla vita ritirata, ai margini del mondo, e molto presto sentì di dover colmare questo vuoto che si era creato nella sua esistenza con un'intensa vita spirituale. Influenzato da un lato dal radicamento biblico proprio della sua cultura protestante, dall'altro dalla lettura dei mistici medievali, Tersteegen avviò un'esperienza per molti aspetti assimilabile al monachesimo. Munito di una piccola regola che disciplinava il suo lavoro di tessitore, lo studio e la preghiera, accolse un amico desideroso di vivere da celibe in fraternità con lui. Tersteegen vedeva nella vita fraterna una forma di nascondimento in Cristo conforme all'insegnamento neotestamentario sulla vita cristiana. Con gli anni il suo affinato discernimento divenne un patrimonio condiviso con moltissime persone, che gli scrivevano o andavano a trovarlo per ricevere consigli spirituali. Consapevole dell'esigenza di risveglio religioso che emergeva ormai in tutta la Germania e nei Paesi Bassi, Gerhard accettò di alternare alla propria solitudine un servizio itinerante di predicazione. Egli visse in tal modo fino alla fine dei suoi giorni, aiutando coloro che volevano stabilire delle «case di pellegrini», come amava chiamare i piccoli focolari di lavoro e di preghiera simili a quello cui lui stesso aveva dato vita. Alla purezza evangelica della sua teologia esperienziale e delle sue predicazioni si riferiranno Kierkegaard, Bultmann e Barth, mentre Bonhoeffer troverà grande conforto nelle sue poesie.


TRACCE DI LETTURA

Tersteegen commenta in modo eccellente nel brano evangelico dei magi: «I dottori della Legge seppero indicare il luogo dove doveva esser nato il Messia, ma essi rimasero pacificamente in Gerusalemme, non lo andarono a cercare. Ahimè, a questo modo si può conoscere tutto il cristianesimo, ma senza che muova alcuno. Quel potere che muoveva cielo e terra, non mosse neppure uno di loro».
Tersteegen è sempre incomparabile. Io trovo in lui pietà vera e nobile e una sapienza semplice.
Dove c'è allora più verità: nei tre re che corrono dietro a un vago indizio, o nei dottori della Legge che con tutto il loro sapere se ne stanno fermi?

(S. Kierkegaard, Diario 3035)

Un giorno dice all'altro:
«La mia vita è un errare
verso la grande eternità».
O eternità, così bella,
abitua il mio cuore a te;
la mia patria non è di questo tempo.

(G. Tersteegen)


LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (25 baramhāt/maggābit):
Onesiforo (I sec.), uno dei 70 discepoli (Chiesa copta)

LUTERANI:
Gerhard Tersteegen, testimone della fede in Renania

MARONITI:
Sisto I (II sec.), papa

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Niceta del Medikion (+ 824), igumeno e confessore

2 aprile

Francesco da Paola (1416-1507)
monaco

La chiesa cattolica ricorda oggi Francesco da Paola, eremita e fondatore dell'Ordine dei minini.
Nato nella cittadina calabrese di Paola, Francesco Martotilla era figlio di una famiglia di forte ispirazione francescana. Dopo un anno passato da ragazzo presso il convento di San Marco Argentano, Francesco proseguì la sua ricerca vocazionale attraverso viaggi e pellegrinaggi ad Assisi, a Montecassino, a Roma e presso diversi romitori dell'Italia centrale. Colpito dalla vita povera ed evangelica degli eremiti, decise, ancora giovanissimo, di vivere una vita di grande solitudine e preghiera. Ritiratosi nella campagna calabrese, egli divenne molto presto un padre spirituale ricercato, e dovette accogliere molti compagni che chiedevano di vivere la sua stessa vita. Per essi egli fonderà eremi, scriverà regole di vita e, prima di morire, assicurerà il loro riconoscimento da parte dell'autorità della chiesa. Fedele alla propria vocazione eremitica, ma convinto del primato dell'amore nella vita del cristiano, Francesco lottò tutta la vita per compaginare il proprio desiderio di solitudine con il comandamento dell'amore verso tutti i fratelli che non smisero mai di cercarlo.
La sua fama fu tale che su ordine del papa di Roma si recò al capezzale del re di Francia Luigi XI, e finì per vivere l'ultima parte della sua vita presso la corte francese, conservando intatta la propria totale povertà e semplicità evangelica. A piedi nudi, rimanendo un semplice laico e conducendo un'ascesi rigorosa, Francesco non risparmiò ai potenti la parola esigente del vangelo, e si prodigò per difendere i poveri e i perseguitati a causa della giustizia. Francesco si spense a 91 anni, il 2 aprile del 1507, a Tours.


TRACCE DI LETTURA

O buon Gesù,
pastore misericordioso,
conserva i giusti,
santifica i peccatori,
abbi pietà di tutti i credenti,
dei vivi e dei morti,
e sii propizio a un peccatore come me.

(Ultime parole di Francesco da Paola)


PREGHIERA

O Dio, grandezza degli umili,
che hai scelto san Francesco da Paola,
minimo tra i fratelli,
per innalzarlo ai vertici della santità,
e lo hai proposto al tuo popolo
come modello e protettore,
donaci di seguire il suo esempio,
per condividere con lui
l'eredità promessa ai miti e umili di cuore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
Sir 3,17-24; Mt 11,25-30


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Francesco da Paola, eremita (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (24 baramhāt/maggābit):
Macario I (+ 953), 59° patriarca di Alessandria (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Friedrich von Bodelschwingh (+ 1910), benefattore in Vestfalia

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Tito il Taumaturgo (IX sec.), igumeno

1 aprile

Melitone di Sardi (II sec.)
pastore

Alcuni antichi calendari sia occidentali sia orientali ricordano in questo giorno Melitone, vescovo di Sardi. Le notizie riguardanti la sua vita sono molto scarne. Melitone è definito da Policrate di Efeso «un eunuco che viveva interamente nello Spirito santo», a sottolineare il suo celibato volontario, molto raro nel II secolo. Secondo Eusebio, Melitone fu vescovo di Sardi e visitò la Terra Santa per raccogliere informazioni precise riguardo al canone delle Scritture ebraiche. Assertore degli usi quartodecimani, cioè della necessità di continuare a celebrare la pasqua cristiana il 14 di nisan, Melitone è famoso soprattutto per le sue omelie Sulla Pasqua, che eserciteranno un grande influsso sulle liturgie posteriori. In esse, servendosi largamente dell'esegesi tipologica, Melitone ripercorre la storia della salvezza, riconoscendo nel mistero pasquale di Cristo, agnello immolato per la salvezza dei credenti, il culmine e il centro della vicenda umana e cosmica. In un alternarsi di toni poetici e profetici da un lato e di una soprendente profondità teologica dall'altro, Melitone rimanda con vigore e trasporto tutti gli uomini al Cristo, nella cui pasqua è avvenuta la pasqua dei credenti, il loro passaggio dalla morte alla vita.
Alle sue omelie - purtroppo segnate dalla polemica, molto viva nel II secolo, tra chiesa e sinagoga - sono ispirati diversi kontakia bizantini, nonché gli Improperi del Venerdì santo e l'Exsultet pasquale della chiesa latina.


TRACCE DI LETTURA

Egli è colui che ci ha fatti passare
dalla schiavitù alla libertà,
dalle tenebre alla luce,
dalla morte alla vita,
dalla tirannide al regno eterno,
facendo di noi un sacerdozio nuovo,
un popolo eletto in eterno.

Questi è l'agnello senza voce.
Questi è l'agnello trucidato.
Questi è colui che fu partorito da Maria, la buona agnella.
Questi è colui che dal gregge fu prelevato,
e al macello trascinato,
e di sera fu immolato
e di notte seppellito;
colui che sul legno non fu spezzato,
che in terrà non andò dissolto,
che dai morti è risuscitato
e ha risollevato l'uomo dal profondo della tomba.

(Melitone di Sardi, Sulla Pasqua 68.71)


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Frederick Denison Maurice (+ 1872), presbitero, maestro della fede

COPTI ED ETIOPICI (23 baramhāt/maggābit):
Daniele (VI sec. a.C.), profeta

LUTERANI:
Amalie Sieveking (+ 1859), benefattrice ad Amburgo

MARONITI:
Maria Egiziaca (+ 522)

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Maria Egiziaca, monaca
Abramo di Kazan (+ 1229), martire (Chiesa bulgara)

31 maggio

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Visitazione della beata vergine Maria

La chiesa cattolica e la chiesa anglicana ricordano oggi la Visitazione della beata vergine Maria.
Secondo il Vangelo di Luca, Maria dopo aver ricevuto l'annuncio dall'angelo si mise in viaggio verso i monti della Giudea per rendere visita alla cugina Elisabetta, anch'essa in attesa di un figlio che sarà il Precursore del Messia.
Abitata dalla presenza di Dio, Maria porta «con l'esultanza del desiderio e nella fretta della sua gioia», come commenta Ambrogio, tale presenza al mondo, e in Giovanni, che trasale di gioia nel grembo di sua madre, riceve il riconoscimento dei profeti di Israele.
Una memoria della Visitazione ricorreva fin dal VI secolo nella chiesa latina alla terza domenica di Avvento. Come festa vera e propria essa fu dapprima introdotta dai francescani nel 1263, e poi estesa a tutta la chiesa d'occidente da papa Bonifacio IX nel 1389. In tale occasione, fu spostata al 2 luglio, ottava della nascita del Battista, per impetrare la fine del grande scisma d'occidente.
La data odierna, collocata fra l'Annunciazione e la nascita di Giovanni, è stata scelta dal nuovo calendario cattolico per segnare tra l'altro la conclusione del tradizionale mese mariano. Per le sue evidenti motivazioni bibliche, essa è stata adottata anche dalla Chiesa d'Inghilterra.


TRACCE DI LETTURA

Ancora le era facile l'andare, al principio,
ma nella salita a volte lo avvertiva
il suo corpo miracoloso -
e si fermava, allora, respirando, sugli alti

monti di Giuda. Non la terra, ma per lei
la sua pienezza intorno era distesa;
andando lo sentì: questa grandezza
mai sarà varcata - questa, che ora percepiva.

E la spingeva a posare la mano
sul grembo dell'altra, già più largo.
E barcollarono le donne l'una verso l'altra,
e capelli e vesti si toccarono.

Ciascuna, colma del suo tempio,
nella compagna sua si riparava.
Ah, il Salvatore in lei - ancora un fiore;
ma il Battista in grembo alla cugina
ruppe la sua gioia dando guizzi.

(Rainer Maria Rilke, Visitazione di Maria)


PREGHIERA

Signore Dio,
prima di venire alla luce
Giovanni il profeta nel seno di sua madre
ha ricevuto la grazia di riconoscere tuo Figlio
nel seno di Maria:
accorda a quelli che ti cercano senza conoscerti
di accogliere la tua parola
e di esultare di gioia
nell'attesa della luce promessa:
Gesù Cristo, nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE
Sof 3,14-18 (vigilia); 2Sam 6,1-15; Rm 12,9-16; Lc 1,39-45


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Visita della beata vergine Maria a Elisabetta

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Visitazione della beata vergine Maria (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (23 bašans/genbot):
Giunia (I sec.), compagna di Andronico (Chiesa copta)

LUTERANI:
Joachim Neander (+ 1680), poeta a Brema
Johann Friedrich Flattich (+ 1797), teologo nel Württemberg

MARONITI:
Ermia di Comana (II sec.), martire
Petronilla (II-IV sec.), martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Ermia di Comana, martire

30 maggio

Martiri del regime ustascia (1941-1945)

Nel maggio del 1941, le milizie nazionaliste croate allestiscono il lager di Jasenovac, nel quale verranno uccisi tra il 1941 e il 1945 centinaia di migliaia di internati, in gran parte serbi ed ebrei.
In quello stesso periodo, il regime ustascia del dittatore Ante Pavelić, appoggiato da Hitler e da Mussolini e ben visto da una parte della gerarchia cattolica, conduce al massacro cinquantamila ebrei, settecentomila ortodossi serbi, e perfino qualche cattolico sloveno, distruggendo pressoché tutte le sinagoghe della Croazia e duecentonovantanove chiese ortodosse.
Il Patriarcato ortodosso serbo pagò un prezzo altissimo alla furia devastatrice degli ustascia: sei vescovi, oltre trecento preti e duecentoventidue religiosi persero la vita in quel breve arco di tempo. Nella sola eparchia ortodossa di Plaski, rimasero in vita non più di cinque presbiteri su centotrentasette. I capi religiosi, i rabbini da una parte e i metropoliti dall'altra, furono costretti a patire in pubblico, da vivi e da morti, efferatezze inenarrabili.
Tra i principali collaboratori del regime antiumano di Pavelić vi furono perfino alcuni religiosi cattolici. Pochi furono i loro vescovi che levarono la voce in favore degli ebrei, quasi nessuno lo fece per difendere i serbi.
Il martirio della Chiesa serba e degli ebrei croati, certo motivato anzitutto dagli odi nazionalistici a lungo alimentati in quelle terre di confine, deve essere un monito a ricordare come le fedi religiose debbano in ogni tempo vigilare sulla strumentalizzazione di cui possono essere fatte oggetto, e i cui esiti nella storia sono stati sempre devastanti. Ma ogni cristiano è chiamato a verificare quanto sia compatibile la fede di Cristo con qualsiasi ideologia che non sappia riconoscere la dignità e l'inviolabilità della vita di ogni uomo.


TRACCE DI LETTURA

Quando ti trovi nelle gole di Prebilovci, fra i teschi dei serbi ammassati senza pietà dagli ustascia, allora riaffiora l'eterna domanda di Giobbe, in modo ossessivo, perché noi siamo incapaci di dare una risposta a tale domanda. A quale dio della morte sono stati sacrificati quei martiri, e a quale dio dell'amore, della giustizia, della misericordia, se il nostro Dio è un dio onnipotente?
Se Cristo non esistesse, se non ci fossero stati la sua venuta e il suo martirio, allora questa domanda sarebbe destinata a rimanere senza risposta, con tutto il non senso che essa racchiude. All'indomani del pogrom di Kraljevo del 1942, guidato dalle truppe hitleriane, quando le famiglie dei fucilati vennero per dar loro sepoltura, una delle vittime chiese al prete che si trovava in quel luogo: «Padre, dov'era Dio ieri mentre mio figlio veniva fucilato?». Il prete condusse allora quel padre di famiglia nella chiesa, e mostrandogli il crocifisso gli rispose: «Ecco dov'era».

Cristo ha perdonato mentre si trovava sulla croce. E noi, come possiamo perdonare? Non vi è altra via se non quella che consiste nel ricercare nelle profondità del nostro cuore quelle scintille d'amore che non cessano mai di ardere in ogni cristiano, e che il Cristo è venuto a ravvivare con il suo insegnamento e la sua vita.

(Pavle, patriarca di Serbia)


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Josephine Butler (+ 1906), riformatrice sociale
Giovanna d'Arco (+ 1431), visionaria
Apolo Kivebulaya (+ 1933), presbitero, evangelizzatore in Africa centrale

COPTI ED ETIOPICI (22 bašans/genbot):
Andronico (I sec.), uno dei 70 discepoli (Chiesa copta)

LUTERANI:
Gottfried Arnold (+ 1714), teologo in Sassonia

MARONITI:
Isacco di Costantinopoli (+ 406 ca), monaco e confessore
Felice I (+ 274 ca), papa

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Isacco di Costantinopoli, monaco e confessore

29 maggio

Gioacchino da Fiore (ca 1130-1202)
monaco

Il 30 marzo del 1202 muore nell'eremo calabrese di San Martino a Petrafitta Gioacchino da Fiore, monaco cistercense e poi fondatore dell'Ordine florense.
Gioacchino nacque a Celico, in Calabria, attorno al 1130. A circa trent'anni, abbandonò la propria professione e si recò in Terra Santa, dove iniziò ad approfondire quell'amore per le Scritture che non l'avrebbe mai più abbandonato.
Ritornato in patria, dopo un periodo da eremita egli entrò dai cistercensi di Corazzo, di cui divenne abate nel 1177. Presto, però, Gioacchino si convinse dell'inadeguatezza del monachesimo tradizionale di fronte alla crisi che attraversavano allora il mondo civile e quello ecclesiale. Egli diede perciò vita, con alcuni compagni e con la protezione degli imperatori normanni di Sicilia, a un nuovo ordine, a partire dal monastero di San Giovanni in Fiore.
Osteggiato dai cistercensi, che si sentivano traditi dall'abate calabrese, ma difeso da papi e imperatori, Gioacchino morì nell'eremo dove aveva deciso di trascorrere i suoi ultimi giorni, dopo aver lasciato un tesoro inestimabile e particolarmente originale di commentari biblici.
Testimone di una radicale povertà evangelica, predicatore di una chiesa umile e «serva del Signore» in mezzo alla violenza delle crociate, Gioacchino passò alla storia per la sua teologia dall'ampio respiro trinitario, e soprattutto per le sue profezie sull'imminente «epoca dello Spirito», che ispireranno molti movimenti di riforma religiosa nel XIII secolo.


TRACCE DI LETTURA

Ma noi, che siamo ultimi per meriti e nel tempo, che cosa possiamo offrire di più, quando è già stata anticipata una grande abbondanza di doni da chi ci ha preceduto? Non dico nulla a questo riguardo, nessuna necessità ci incombe; tuttavia rimane qualche peso che anche noi, ultimi, dobbiamo portare. A noi spetta il dovere di esortare la chiesa ad ascoltare; esortarla a vedere; esortarla a ritornare in sé, per cercare l'unità, poiché, assorta in molteplici distrazioni, essa viene meno a se stessa. Dev'essere esortata, dico, esortata a far ritorno, a star vigile e a rimanere in se stessa, affinché volga il proprio orecchio verso i canti nuziali.
E giacché il tempo delle nozze è vicino, essa si dimentichi del suo popolo e della casa del padre suo. Accese le fiaccole, si dia inizio alla cerimonia nuziale.

(Gioacchino da Fiore, Prologo del Manuale sull'Apocalisse)


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Vigilio (+ 397 ca), vescovo, Sisinnio, Martirio e Alessandro, martiri (calendario ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (21 bašans/genbot):
Marciano di Palestina (?), monaco (Chiesa copta)
Apparizione della Vergine a Dabra Metmaq (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Girolamo da Praga (+ 1416), testimone fino al sangue in Boemia

MARONITI:
Teodosia di Tiro (+ 308 ca), martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Teodosia di Tiro, martire
Teodoro di Vrsac (+ 1594), ieromartire (Chiesa serba)

28 maggio

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Andrea il Folle (X sec.?)
testimone

La venerazione di un santo è determinata soprattutto dall'ideale evangelico che attraverso la sua figura viene trasmesso di generazione in generazione. Solo così si può comprendere la straordinaria importanza di Andrea, primo folle per Cristo della chiesa bizantina.
Le notizie storiche su di lui sono contraddittorie, fino a far dubitare della sua esistenza. Egli fu forse originario della Scizia, ed era uno schiavo. Secondo il suo agiografo, un certo Niceforo presbitero di Santa Sofia, fu educato dal suo padrone che lo volle suo segretario. Poi, ancora giovanissimo e in maniera improvvisa, Andrea diede chiari segni di follia. Il padrone lo fece incatenare presso la chiesa di Sant'Anastasia, ma inutilmente: era ormai inziata la vicenda del più amato folle per Cristo di Costantinopoli. Da quel momento, egli vivrà simulando un tale degrado esteriore da far ribrezzo persino agli animali; faceva questo, secondo la tradizione, per poter servire gli uomini nell'umiltà e nel nascondimento.
Visionario, affascinato dal futuro ultimo dell'uomo, Andrea esprime con la vita e con numerosi dialoghi la sua attesa del regno e il giudizio che il compiersi dei tempi profetizzato nelle Scritture proietta sulla storia. Lo accompagna spesso come interlocutore Epifanio, personaggio ben dotato di senno, che diverrà patriarca di Costantinopoli. A differenza del suo predecessore di Emesa, Simeone il Folle, Andrea non simula tanto la follia per smascherare i peccati di quanti incontra, ma dedica piuttosto tutta la sua vita a indicare un mondo invisibile, una sapienza «altra». Forse per questo è molto amato dai monaci bizantini, che gli dedicheranno una miriade di piccole chiese ubicate nei luoghi più impensabili.
Nella chiesa russa la memoria di Andrea è legata alla festa della Protezione della Madre di Dio, da lui profetizzata in una delle sue più celebri visioni.


TRACCE DI LETTURA

Alcuni devoti gli offrivano denaro di loro volontà e non perché egli ne chiedesse. Egli accettava di buon grado, pregando per i donatori. In una giornata poteva ricevere dai venti ai trenta oboli. Ora, Andrea conosceva un nascondiglio dove si radunavano i mendicanti; accostatosi, come per gioco, si sedette in mezzo a loro e cominciò a giocare con gli oboli, perché la sua attività spirituale non fosse riconosciuta. Quando un povero cercò di prenderglieli, gli diede uno schiaffo: allora gli altri, per vendicare il loro compagno, lo presero a bastonate. Simulando la fuga egli gettò via tutti gli oboli. Così, quello che un mendicante riusciva a trovare era suo guadagno.

(Niceforo, Vita di Andrea il Folle)


PREGHIERA

Tu hai scelto la follia per amore di Cristo
e hai mostrato la stoltezza dei sapienti.
Sei stato perseverante
nella tua lotta in questo mondo,
e Cristo ti ha portato in paradiso.
Intercedi presso di lui, o Andrea,
per coloro che onorano la tua memoria.


Leggi tutto: 28 maggioMartiri cristiani di Romania (XX sec.)

Il 28 maggio del 1970 si spegne a Bucarest il vescovo greco-cattolico Iuliu Hossu, testimone tra i più eloquenti delle persecuzioni patite da centinaia di migliaia di cristiani romeni sotto i regimi totalitari e nazionalisti del XX secolo. Fin dall'ascesa al potere del regime comunista, la Romania conobbe infatti ripetuti tentativi di «nazionalizzazione» delle chiese, attuati per soggiogarle pienamente al controllo del regime. Tutte le confessioni cristiane furono sottoposte a persecuzioni, arresti di massa, privazione delle libertà fondamentali; migliaia furono i confessori che morirono di fame in prigione. Tra coloro che più pagarono in termini di vittime e di privazioni vi fu a partire dal 1° dicembre del 1948 la Chiesa Greco-cattolica romena, soppressa per decreto dello Stato e brutalmente repressa sino alla fine degli anni '80.
Accanto all'arcivescovo di Cluj Iuliu Hossu, vescovi come l'ausiliare di Blaj Vasile Aftenie e l'amministratore apostolico della medesima sede Ioan Suciu furono condotti in prigione tra il 1948 e il 1950. Tutti rifiutarono di rinnegare la loro comunione con Roma: Aftenie fu ucciso dopo un anno di cella d'isolamento, Suciu morì in prigione nel 1953; Hossu, invece, resistette per più di vent'anni a ripetuti periodi di detenzione e di molestie. Un anno prima di morire, fu creato cardinale in pectore da Paolo VI. I loro nomi, accanto a quelli di padre Daniil Sandu Tudor, monaco ortodosso, e a moltissimi personaggi più o meno in vista delle giurisdizioni greco-cattoliche, ortodosse, latine e protestanti di Romania, costituiscono quel patrimonio comune di martiri su cui le chiese cristiane in quella terra sono chiamate a edificare il difficile cammino dell'unità tra i cristiani, superando divisioni e lacerazioni che da secoli sfigurano il volto della chiesa.


TRACCE DI LETTURA

Per la Chiesa Romena Unita è arrivato il Venerdì santo! Adesso, cari fedeli, abbiamo l'occasione di mostrare se apparteniamo a Cristo o se siamo dalla parte di Giuda. Non lasciatevi ingannare da parole vane, da promesse, da menzogne, ma restate saldi nella fede per la quale i vostri genitori e i vostri avi hanno versato il loro sangue. Non possiamo vendere né Cristo né la chiesa. Se prenderanno le vostre chiese, pregate il Signore come fecero i primi cristiani quando gli imperatori pagani distruggevano i loro luoghi di preghiera e bruciavano i loro libri santi.

(Joan Suciu, Lettere ai fedeli )


PREGHIERA

Ricordati, Dio che ami la vita,
di tutti i nostri fratelli e sorelle ortodossi, cattolici, protestanti
che in molte nazioni d'Europa sotto i regimi atei e totalitari
hanno subìto con pazienza la persecuzione, il carcere,
la tortura, il disprezzo e la morte,
per la causa del Vangelo e per la fedeltà alla loro tradizione cristiana,
pregando spesso per i loro persecutori;
essi hanno conosciuto la beatitudine della tua povertà
e per questo sono degni del tuo Regno.
Sia benedetta la loro memoria ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE
1P 3,9.13-21; Eb 12,1-6.18-19.22-24
; Mt 5,1-12


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Lanfranco (+ 1089), priore del Bec, arcivescovo di Canterbury, erudito

COPTI ED ETIOPICI (20 bašans/genbot):
Ammonio di Tunah (IV sec.), solitario (Chiesa copta)
Il re Kaleb (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Karl Mez (+ 1877), testimone della fede nel Baden

MARONITI:
Eliconide di Tessalonica (+ 244), martire; Agostino di Canterbury (+ 604), vescovo

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Eutichio di Melitene (III sec.?), ieromartire
Memoria del primo concilio ecumenico a Nicea
Demetrio di Uglic e Mosca (+ 1591), martire (Chiesa russa)
Sofronio il Bulgaro (XV-XVI sec.), ieromonaco (Chiesa bulgara)