Il nome: ponte e invito

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“Dio possiede i nomi più belli, e voi invocatelo con questi nomi”. “Egli ha i bellissimi nomi, e ogni cosa nei cieli e sulla terra celebra le sue lodi” (Corano 7,180). Noi possiamo paragonare a questi versetti del Corano ciò che è detto nel salmo 113: “Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore. Sia benedetto il nome del Signore … sia lodato il nome del Signore (Sal 113,1-3).

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"Io, preghiera"

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In arabo la parola “preghiera” (alāh) è strettamente connessa con la parola “relazione” (ila). È per questo che parlare di preghiera è un compito arduo perché significa mettere a nudo una relazione. A maggior ragione se la preghiera di cui si vuole parlare riguarda un altro. Nel cristianesimo tutto è ancora più delicato perché si tratta di una relazione di amore. Non è possibile, infatti, fare un discorso sull’amore senza correre il rischio di annacquarne l’intensità e di svilirne la forza. Nel caso di padre Matta el Meskin la questione si complica ulteriormente. Non c’è, infatti, niente che ha impegnato la vita e la riflessione di padre Matta più della preghiera. Si può dire che Matta el Meskin e la preghiera sono stati una sola cosa: la preghiera ha talmente formato e trasformato l’uomo che egli stesso è diventato preghiera.

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La grazia, che è lo Spirito santo

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Fratelli e sorelle, leggiamo nel Prologo della Regola di Benedetto: “Per ciò che la nostra natura è incapace di compiere, preghiamo il Signore perché faccia sì che la sua grazia venga in nostro aiuto” (RB, Prologo 41). Sono parole della Regola estremamente importanti nella vita del monaco come nella vita di ogni cristiano. Noi siamo chiaramente consapevoli che molte cose che ci sono poste davanti non sappiamo compierle; e quante volte nella nostra vita, di fronte a una parola del Signore, a un comando del vangelo, a un’esigenza della nostra vita monastica noi quasi ci scoraggiamo, perché non sappiamo compiere né portare a termine ciò che è secondo la volontà di Dio. Chi è più avanti negli anni, chi più ha dato tempo al suo cuore per essere consapevole dei giorni trascorsi, si rende conto di questo grande limite, di questa debolezza, di questa incapacità per cui molte cose sembrano superarci.

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Sale che scompare, luce che brilla

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Nel Vangelo secondo Matteo, subito dopo l’ouverture del “discorso della montagna” rappresentata dalle beatitudini (cf. Mt 5,1-12), vi sono parole di Gesù che esplicitano ciò che possono e dovrebbero essere i suoi discepoli, ascoltatori e realizzatori delle beatitudini. Gesù applica ai discepoli che vivono le beatitudini da lui consegnate due immagini in contrasto, in opposizione tra loro. Da una parte, il sale della terra che scompare nel cibo, anzi svolge la sua funzione proprio scomparendo e dando sapore, ma che se perde la sua capacità di salare non serve più a nulla, può solo essere gettato via e calpestato.

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Dal Salone del libro … letture con l’autore

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Quando mio nonno arrivò all’inverno della sua vita e io a questa estate declinante, in questo autunno della mia, in un settembre ancora soleggiato dove bisogna affrettarsi a raccogliere i frutti prima che cadano e vadano persi, ho avuto l’idea – ho finalmente avuto l’idea – di chiedergli quale fosse la natura di quel blocco di ghisa che aveva pesato su di noi, quale fosse la natura della sua fede, quale la natura di ciò in cui credeva …

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