La fede cristiana nell’Europa areligiosa
Come si declina l'esistenza di fede, in un contesto nel quale il linguaggio e i simboli cristiani sono estranei all'immaginario condiviso? Una riflessione a partire dalla tradizione protestante.
Come si declina l'esistenza di fede, in un contesto nel quale il linguaggio e i simboli cristiani sono estranei all'immaginario condiviso? Una riflessione a partire dalla tradizione protestante.
I Confronti con personalità e testimoni della cultura approfondiscono temi importanti per il nostro tempo, capaci di interpellare la nostra fede e la nostra testimonianza di cristiani, e costituiscono un’occasione di incontro e di riflessione per chiunque.
Fine pena ora, porta in scena la corrispondenza lunga oltre 30 anni tra un ergastolano e il suo giudice. La storia di due mondi, due vite completamente diverse all’apparenza inconciliabili che, lettera dopo lettera, trovano un punto di unione. L’umano viene posto al centro, con i suoi limiti, le sue contraddizioni, con il suo desiderio di ricreare un punto zero.
Gli ultimi mesi della vita di papa Giovanni furono un’effusione di grazia. Nell’ottobre 1962 si aprì il Concilio, da lui immaginato come una nuova Pentecoste capace di rinnovare l’annuncio del vangelo; e poi, nell’aprile 1963, giunse l’enciclica Pacem in terris, con la quale il papa metteva fine alla stagione dell’inimicizia tra la Chiesa e il mondo moderno e impegnava tutti alla comprensione dei segni dei tempi.
Nella chiesa, che è corpo del Signore nella storia, un’unica linfa vitale scorre nelle varie membra, sicché costitutivo della pratica ecclesiale è il fare le cose insieme e nella reciprocità, gli uni per gli altri. La sinodalità è la dimensione costitutiva della vita della chiesa, è la pratica ecclesiale della comunione, e richiede un lungo e profondo cammino di conversione.
I Confronti con personalità e testimoni della cultura approfondiscono temi importanti per il nostro tempo, capaci di interpellare la nostra fede e la nostra testimonianza di cristiani, e costituiscono un’occasione di incontro e di riflessione per chiunque.
Spesso, a chi si occupa di questioni di lingua arriva l'osservazione che i problemi sarebbero altri, e che stare dietro alle parole sia uno spreco di tempo e risorse. Questa narrazione polarizzata non ha senso, dato che lingua e realtà vivono in una relazione circolare, nella quale l'una influisce sull'altra e viceversa. Che cosa succede, allora, nel campo della realtà, quando si lavora sulle parole? Quando la si inizia a narrare diversamente?