Allora Maria disse…
22 dicembre 2025
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 1,46-56 (Lezionario di Bose)
In quel tempo, 46Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome;
50di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
51Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
52ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
53ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
54Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
55come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
“Allora Maria disse”: così si apre il nostro testo, con evidente aggancio a ciò che precede. L’incontro con Elisabetta, con tutto ciò che ha significato per le due donne, libera la parola di Maria, fa cantare il suo silenzio. Il Magnificat diventa così una “meditazione lirica sul significato dell’evento dell’annunciazione” (J. Dupont) e un canto sgorgato dall’incontro della visitazione.
Il Magnificat è un mosaico di espressioni e di motivi anticotestamentari e nessun versetto è originale di Luca. Tuttavia originale è l’insieme che ne risulta. Luca opera delle scelte e segue una direzione precisa, tali da costituire una vera e propria rilettura dell’Antico Testamento, che avviene sulla base di alcune opzioni.
Due sono le leggi che – stando al cantico – guidano la storia della salvezza: la prima è che la salvezza è tutta sospesa alla gratuita iniziativa di Dio; la seconda è che la salvezza si attua nella storia degli umili, a loro è rivolta, e Dio conduce la storia rovesciando le parti, ribaltando le logiche umane.
Nel Magnificat non vi sono espliciti riferimenti a Cristo, dunque il cantico non è immediatamente cristologico, ma è il contesto che lo rende tale. Un rilievo però ci aiuta a comprenderne il significato cristologico “nascosto”. Nei versetti iniziali del Magnificat colpisce l’abbondanza dei titoli divini: “Signore” (v. 46), “Salvatore” (v. 47), e più avanti “Potente” e “Santo” (v. 49). Tutti questi appellativi si riferiscono evidentemente a Dio, ma è significativo che Luca nel suo evangelo riferisca spesso questi medesimi titoli a Gesù. Dunque, l’esperienza della salvezza di Dio fatta da Maria – ci dice Luca con la scelta di questi titoli – potrà essere conosciuta, nella fede, dai cristiani nel Figlio di Dio, Gesù Cristo.
Pur non trovando nel cantico di Maria riferimenti diretti a Cristo, tuttavia vi sono alcuni versetti che anticipano il messaggio evangelico, e in esso in modo del tutto particolare le beatitudini di Gesù così come ce le propone il resoconto lucano, e i “guai” paralleli (cf. Lc 6,20-26). Il Magnificat, storicamente composto dall’evangelista Luca dopo che Gesù aveva proclamato la sua buona notizia della beatitudine, riutilizza lo stile antitetico di Gesù stesso per celebrare ciò che Dio aveva fatto esaltando gli umili e gli affamati, e abbattendo gli orgogliosi, i potenti e i ricchi. Il testo del Magnificat così ci raggiunge, provocandoci con il suo invito alla conversione: dalla ricchezza alla condivisione, dalla potenza all’umiltà, dalla superbia alla mansuetudine.
Nel Magnificat possiamo vedere Maria come il primo esegeta della Parola ricevuta riguardo al Figlio, la prima interprete del senso della missione del Figlio: ribaltare le sorti di poveri, umili, affamati. Inoltre Maria, la prima discepola cristiana, esemplifica e incarna nella sua persona il senso e le dimensioni essenziali del compito spettante al discepolo di ogni tempo e di ogni luogo: dopo aver udito la parola di Dio e averla accolta in sé, anche noi dobbiamo saperla interpretare di modo che anche altri possano coglierla effettivamente come buona notizia per loro.
Il Magnificat chiede di essere incarnato e vissuto da ciascuno nella propria esistenza, in un’apertura al futuroben espressa dall’ultimo versetto, che parla di un ricordo amante di Dio per ogni essere umano “per sempre” (v. 55). In questo futuro si colloca chiunque legga e preghi il Magnificat nel corso della storia, anch’egli chiamato a riconoscere, alla sera di ogni giornata, ciò che il Signore ha fatto per lui, a confessarlo e a rendergli grazie.
fratel Matteo
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