Vigilanti come sentinelle, come innamorati

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

21 ottobre 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 12,35-38 (Lezionario di Bose)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 35«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!».


“Dov’è il vostro tesoro là sarà anche il vostro cuore”, questo il versetto che precede il vangelo odierno. Il tesoro del credente è l’amore del Signore che ci fa attendere la sua venuta e la pienezza di vita nel Regno dei cieli. Non c’è una data, un’ora prefissata per questo ritorno, resta nascosta, ma è certa. È una promessa del Signore. Questo ci pone in un desiderio, in un’attesa che ci rende vigilanti come sentinelle, come innamorati. Non possiamo lasciare affievolire questo desiderio: dal restare col cuore vigilante dipende la nostra vita. Così il credente non attende la morte come una condanna, ma attende il Signore della vita, sua speranza.

La vigilanza non è attesa passiva ma operosa, ci porta ad avere “i fianchi cinti” e “le lampade accese”. “I fianchi cinti” sono l’assetto di lavoro del servo, per non essere intralciato nel servizio cui è chiamato. “Le lampade accese”, portare in noi la luce del Signore, tenerla viva con la preghiera. Non essere sopraffatti dal buio delle notti, unire la luce della nostra lampada a quella degli altri perché la notte sia meno buia per tutti. Ma sono anche le condizioni richieste, nel libro dell’Esodo, per la veglia pasquale, per il memoriale della liberazione dalla schiavitù e dagli idoli. 

Attendere il padrone, il Signore quando torna dalle nozze, “Io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Beati quei servi che saranno ancora capaci di discernere la sua voce nel grande rumore del mondo!

Si avrà allora un cambiamento inaspettato: il padrone stesso, il Signore, si cingerà Lui le vesti come un servo, si farà servo dei servi e li farà partecipare al banchetto del Regno. Nell’ultima cena Gesù dirà ai discepoli: “Io sto in mezzo a voi come colui che serve… preparerò per voi un Regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel Regno”. (Lc 22,27-30). Nella narrazione dell’ultima cena, nell’evangelo secondo Giovanni, è descritta la lavanda dei piedi: Gesù si cinge di un asciugamano per lavare i piedi ai discepoli: “Se io, il Signore e Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,14).

La vigilanza ci permette di partecipare e di gioire al banchetto del Regno mentre ci difende dal nemico, dal ladro che vuole depredare e rovinare la nostra vita. Tutto il contesto dell’esortazione ci riporta anche al nostro vissuto nella celebrazione eucaristica.       

fratel Domenico