Qual è la qualità del nostro sguardo?

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

14 ottobre 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 11,37-41 (Lezionario di Bose)

In quel tempo, 37mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. 38Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 39Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. 40Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? 41Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».


Poco prima, Gesù aveva detto: “Quando il tuo occhio è semplice, anche tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso” (v. 34s). Ora, un fariseo, tra i suoi ascoltatori, lo invita a pranzo a casa sua. Osserva il comportamento di Gesù e “vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima di mettersi a tavola” (v. 38), come è prescritto invece dalle consuetudini.

Qual è la qualità dello sguardo di quel fariseo, la natura della sua meraviglia? Gesù sa che per molti farisei praticare la legge significa osservarla alla lettera e non secondo lo spirito. Qual è, dunque, la qualità di questo sguardo e di questa meraviglia? Il racconto non risponde direttamente alla domanda.

Accogliamo allora questa sospensione per riflettere un attimo sulla qualità del nostro sguardo. Perché il discorso di Gesù riguarda noi. Infatti, più avanti, Gesù ammonisce i suoi discepoli: “Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia” (Lc 12,1).

Quante volte disattendiamo il monito: “Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate con giusto giudizio!”, che significa: guardate con occhio “semplice”, senza malizia. L’occhio buono rivela il cuore integro, non doppio. La parola di Gesù “Bada che la luce che è in te non sia tenebra” (v. 35) è un avvertimento serio. Quanto è importante osservare, esaminare e riflettere attentamente su ciò che muove il nostro cuore! È l’esercizio necessario per non affrettare reazioni e giudizi, che sarebbero superficiali, privi di verifica, e per questo produrrebbero inevitabilmente ingiustizia o condanna e, dunque, violenza.

La parola di Gesù all’indirizzo del fariseo, che lo ha invitato, è severa. Ed è anche una parola per il fariseo, che è in noi. Dice Gesù: “Voi pulite l’esterno… ma il vostro interno è pieno di avidità e cattiveria” (v. 39). Gesù denuncia la mancanza di intelligenza di chi non distingue, e quindi non connette, l’esterno (il fare, le azioni) con l’interno (i motivi e le intenzioni). Potremmo dire, che Gesù denuncia la divisione nel cuore di chi non è impegnato ad ordinare e armonizzare in sé il suo pensare, parlare, e fare, secondo un ordine di verità, di giustizia e di amore.

Per compiere il lavoro di unificazione della propria persona, Gesù offre un’indicazione: “Date in elemosina quello che c’è dentro, e per voi tutto sarà puro” (v. 41). L’elemosina, la condivisione di ciò che è dentro, è espressione del dono del meglio di sé. È il nostro amore.

L’amore che unifica la nostra persona e rende puro, semplice e luminoso il nostro essere è l’amore di Dio, che è stato riversato nei nostri cuori. Dice Agostino: Non è il gesto che purifica, ma l’amore con cui lo si compie. E Gregorio Magno annota: Se l’anima è piena di carità, allora tutto ciò che fa è puro. Ricordiamo che, per la Bibbia, la purezza risiede anzitutto nell’integrità, nell’assenza di falsità e doppiezza

Il salmo 101 (100) dice: “Voglio cantare l’amore e la giustizia …, voglio discernere la via dell’integrità …”. Cercare di vivere secondo questa parola è tutt’un bel programma di vita! Allora la luce di questa parola che ci illumina si diffonderà anche attorno a noi Per il bene di tutti.

sorella Alice