Il giudizio della croce
3 ottobre 2025
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 10,13-16 (Lezionario di Bose)
In quel tempo, Gesù disse: 13«Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. 14Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. 15E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! 16Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato».
Il brano del Vangelo odierno è una breve sintesi a conclusione del viaggio itinerante dei discepoli e Gesù tra le città del lago di Galilea, esperienza che sembra risolversi in un fallimento. Nonostante le guarigioni e i segni là compiuti questo brano di Luca termina cioè in maniera brusca, quasi fosse un ripensamento. Il lettore è quindi invitato a considerare il viaggio svolto finora da un’altra prospettiva, per discernere l’importanza dei gesti compiuti come delle parole proclamate. È come se le ultime parole affidate ai settantadue discepoli fossero un invito a spingersi alla ricerca dei presupposti del loro stesso camminare insieme: “La messe è molta ma gli operai sono pochi”.
Così presentata la missione sembra svolgersi quando già la messe è matura e pronta per la mietitura, in un contesto di tipo finale, escatologico che dà un carattere davvero specifico al loro secondo invio. È cioè giunto il momento adatto per attualizzare il giudizio già preannunciato dai profeti ogni volta che hanno provato a stimare l’effetto della Parola seminata. I frutti sono pochi sì, ma questo non svuota l’annuncio del suo valore di giudizio.
Gesù, da vero profeta quindi ripete le parole di Isaia e ricorda ai discepoli che l’ascolto fedele della Parola genera un frutto di conversione e la conversione la salvezza, perché porta con sé la pace. Le parole dei profeti cioè nella loro radicalità e passione viscerale annunciano sempre che la salvezza si opera tramite la giustizia.
È nella giustizia e nell’amore rivolti al prossimo che si realizza infatti il volere di Dio e quindi i profeti hanno il compito di denunciare l’accecamento dei credenti di fronte al bisogno per ogni creatura di pace, giustizia e condivisione dei beni.
Cercare la pace, annunciare la pace è prioritario per ogni credente e chi accoglie la Parola del Regno può trovare in Gesù l’eco di questo appello.
Gesù quindi, che guida chi lo segue al Padre, consegna ora ai suoi discepoli un doppio insegnamento, perché non retrocedano di fronte a una Parola troppo esigente. Insieme alla parola del Regno infatti affida loro anche la Parola della croce: “Chi mi segue prenda la sua croce ogni giorno”.
È adesso che Gesù diventa Signore (Lc 10,1) perché secondo Luca la missione nasce e continua in una costante solidarietà tra il Maestro e i suoi: “Chi disprezza voi, disprezza me”.
Ora si può intuire che il bisogno per Luca di affidare ai suoi lettori un secondo mandato missionario nasce da quella consapevolezza e capacità di scorgere nella croce la vera gloria che incontrerà il Messia Gesù.
I discepoli che dopo la Pasqua non hanno più potuto camminare “dietro” al Rabbi di Galilea ora possono affrontare qualsiasi viaggio confidando nell’eredità che ha loro lasciato con la sua stessa vita, la Parola della croce.
È un cammino questo che necessita di molto ascolto e di poche parole perché si compia a immagine del Figlio e della sua personale fiducia nel Padre : “Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”.
Dopo la Parola potente che guarisce, che scaccia gli spiriti malvagi e che nutre le folle affamate di vita ora il discepolo può discernere nella croce l’origine di quella Parola unica che guida Gesù nel suo cammino verso Gerusalemme.
fratel Norberto