La libertà ci aspetta

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

1 ottobre 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,57-62 (Lezionario di Bose)

In quel tempo, 57mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».


ll brano odierno presenta tre incontri che rivelano il cuore pulsante della sequela cristiana: la libertà radicale come condizione esistenziale per seguire Cristo. Non sono racconti casuali, ma una progressione pedagogica che svela la natura trasformante dell'adesione al vangelo. Gesù "indurisce il volto" (Lc 9,51) per andare a Gerusalemme: la strada che porta alla Pasqua diventa così metafora del cammino di ogni discepolo.

Il filo che unisce le tre scene è l'invito a una libertà vera: libertà dalle false sicurezze, dai legami che paralizzano, dalle nostalgie che imprigionano. Tre verbi – seguire, lasciare, perseverare – scandiscono questa conversione della libertà. Non si tratta dell'arbitrio che fa quello che vuole, né dello spontaneismo che segue ogni impulso, ma dell'adesione profonda alla verità del proprio essere: "Cristo ci ha liberati per la libertà" (Gal 5,1). Una libertà che cresce ogni volta che ci doniamo, liberandoci dalle dipendenze che sembrano proteggerci ma ci ingabbiano; una libertà paradossale che si realizza nel dono di sé.

Al primo entusiasta che interpella Gesù: "Ti seguirò dovunque tu vada" (v. 57), egli oppone la povertà del Figlio dell'uomo: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo" (v. 58). Come Abramo lasciò la sua terra "senza sapere dove andava" (Eb 11,8), il discepolo è chiamato a un esodo esistenziale dalle illusioni costruite. In una società dell'accumulo dove il possesso si confonde con l'identità, queste parole risuonano profetiche.

Il secondo interlocutore chiede: "Permettimi di andare prima a seppellire mio padre" (v. 59). Gesù risponde: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il Regno di Dio" (v. 60). Parole che sembrano violare il quarto comandamento (cf. Es 20,12), invece distinguono tra esistenza biologica e spirituale. I "morti" sono quanti restano imprigionati nel "già stato" senza accogliere il "non ancora" del Regno. In un'epoca che oscilla tra consumismo sfrenato, individualismo narcisista e fuga nel virtuale, il vangelo proclama la primazia dell'oggi di Dio: non permettere che il passato diventi catena.

Il terzo aspirante chiede di congedarsi dai familiari (cf. v. 61). Gesù risponde con l'immagine dell'aratro: "Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il Regno di Dio" (v. 62). Chi ara deve guardare avanti: voltarsi indietro significa deviare il solco e restare prigionieri del passato, come la moglie di Lot divenuta statua di sale (cf. Gen 19,26). In un tempo di identità frammentate e relazioni instabili, il vangelo propone la libertà paradossale della fedeltà creativa che trasfigura il passato senza rinnegarlo, capace di abitare il presente – unico luogo in cui Dio si manifesta – senza nostalgia paralizzante.

I tre episodi si presentano come condizione per amare in verità. Chi non è schiavo della sicurezza, del passato o delle relazioni possessive può donarsi senza possedere, amare senza dominare, servire senza servilismo.

Cristo non chiede rinunce masochistiche, ma liberazione dalle dipendenze che impediscono la crescita dell'essere umano e la costruzione del Regno. Solo chi ha il coraggio di perdersi può trovare sé stesso; solo chi accetta di morire a sé può risorgere alla vita autentica. La strada è aperta. Il campo è pronto per essere arato. La libertà ci aspetta.

sorella Mónica