Cos'è la vita eterna?

immagine satellitare - Foto di USGS su Unsplash
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6 giugno 2025

Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 17,1-11 (Lezionario di Bose)

In quel tempo Gesù 1 alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l'ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. 2Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. 4Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. 5E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
6Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. 7Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, 8perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
9Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. 10Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro.  11Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.


Oggi cominciamo a leggere la preghiera più lunga fatta da Gesù nei quattro evangeli. 

In questa preghiera Gesù si rivolge direttamente al Padre nel momento in cui è venuta l’ora in cui sta per lasciare questo mondo per tornare presso di Lui (Gv 13,1).

Veniamo così a conoscere la profonda intimità che Gesù, in quanto Figlio, ha sempre avuto con il Padre. Profonda intimità che risulta evidente dalla comunione di intenti che Gesù ha sempre avuto con il Padre.

In questa preghiera ci è fatta una rivelazione importantissima: ci viene infatti rivelata qual è questa comunione di intenti. Comunione di intenti che nel corso della narrazione evangelica ci è stata raccontata e spiegata e che ora appare in tutta chiarezza.

In questa preghiera ci è svelata qual è l’essenza di questa comunione di intenti: dare agli esseri umani la vita eterna (v. 2).

In questo modo la morte non è più vista come un destino ultimo, contro cui non possiamo fare nulla e che cerchiamo invano di scongiurare allontanandone il pensiero il più possibile. 

Il Padre, infatti, ha dato al Figlio il potere su ogni essere umano. Cioè, il potere per eccellenza, il potere di non lasciare alla morte l’ultima parola sulla nostra vita. 

Capiamo bene che in questo modo la nostra vita comincia a potersi orientare verso una prospettiva ben diversa da quella della morte: la prospettiva della vita eterna.

Ma che cos’è questa vita eterna?  Chiunque sentisse questi discorsi senza precomprensioni troppo semplicistiche penserebbe che queste sono belle parole con ben poche e scarse conseguenze pratiche, infatti, la morte prima o poi arriva per tutti. 

Ma in questo testo c’è un’affermazione ben chiara che spiega senza troppi giri di parole in cosa consiste la vita eterna. La troviamo al versetto 5: “Questa è la vita eterna: che conoscano te unico vero Dio e colui che tu hai mandato Gesù Cristo”.

È la conoscenza del Padre e del Figlio che ci fa accedere alla vita eterna. E la conoscenza del Padre e del Figlio è conoscenza della loro volontà, di quella volontà che hanno pensato per ciascuno di noi; e questa volontà non è certo volontà di morte ma è volontà di vita in pienezza

A questo punto sorge spontanea una domanda: se la vita eterna è conoscere il Padre e il
Figlio, come fare a conoscerli? La risposta è molto semplice, ma per nulla semplicistica. Infatti, come per conoscere una persona occorre ascoltare le sue parole così la conoscenza del Padre e del Figlio passa attraverso la conoscenza delle loro parole. Parole che sono contenute nel racconto evangelico. 

Nelle ricchezze contenute in questo testo troviamo anche una chiara indicazione sul come rapportarci con la parola evangelica. Parola che va certamente conosciuta, ma questa conoscenza non dev’essere semplicemente intellettuale ma arrivare a essere una conoscenza amorosa. Amore che possiamo cogliere dietro all’espressione: “osservare la parola” (Gv 17,6). Il verbo “osservare” però traduce un termine originale che non esprime l’osservanza precettistica del “ti do un comando e tu lo fai”. Ma è un’osservanza che significa custodia amorosa del tipo: ti do un comando perché ti amo e tu, percepito l’amore, custodisci il comando nel tuo cuore. La vita eterna è infatti custodire nel cuore parole d’amore capaci di condurci tutti insieme alla vita eterna. 

fratel Dario a Cellole


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