Seguire la Via che è Gesù

immagine satellitare - Foto di USGS su Unsplash
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28 maggio 2025

Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 14,1-11

In quel tempo Gesù disse:" 1 Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: «Vado a prepararvi un posto»? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via».
5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?».  6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Padre»? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.


Il brano evangelico che oggi leggiamo nel Vangelo di Giovanni ci invita a compiere un atto di fiducia nelle parole di Gesù per riconoscere in lui stesso la via sicura che porta alla dimora eterna presso il Padre.

Gesù, che sa usare parole forti qui non solleva una sfida nei nostri confronti, non mette alla prova la nostra fede, piuttosto ci invita a discernere nel suo parlare un principio di unità interiore. La sua parola viene dal Padre e rende ciascuno testimone di una verità che quindi può suscitare ogni sorta di reazione come in Tommaso e Filippo. 

Questo offre a Gesù l’occasione di dare vita a un dialogo inclusivo in risposta ai loro dubbi più che a un dibattito con toni di replica. È per questo motivo che Gesù nel suo discorso passa ripetutamente dal ‘tu’ al ‘voi affinché ciascuno si possa collocare nella posizione che più gli corrisponde ponendosi così in un vero ascolto.

La parola di Gesù nasce infatti dall’intenzione di generare in noi la fiducia in Dio e quindi rivela ai discepoli la verità della sua vocazione di Crocifisso-Risorto prima che ogni cosa avvenga, affinché: “quando avverranno queste cose voi crediate”(v. 29).

Appare chiaro ora perché l’intero capitolo poggi su quella parola che Gesù proclama con tono semplice ma risoluto: “Dove vado io voi conoscete la via”. La via cioè viene qui svelata ai discepoli affinché essi si riconoscano come corpo comunitario più che come dei singoli aventi diritto a spiegazioni personali.

Gesù intende far maturare la fede dei discepoli in un dialogo aperto e circolare, perché sa quanto la fede sia frutto dell’ascolto e quindi invita a scorgere nella sequela vissuta un indice di verità; più che insegnare la via della verità Gesù indica una via di verità.

Le parole di Gesù trasmettono infatti la sua stessa vita, non sono distanti da quello che lui stesso è, conosce e vuole far udire al mondo. L’ascolto della Parola è per lui stesso uno spazio in cui trovare una dimora: “Io sono nel Padre e il Padre è in me”.

La via dell’ascolto che possiamo percorrere dietro a Gesù è quindi un cammino che opera in noi una liberazione efficace come ai tempi dell’Esodo, in cui la voce stessa di Dio apriva una strada nel deserto.

La nuova abitazione in cui rimanere con Gesù è quindi accessibile fin da ora a chiunque ritrovi la sua dimora nella comunità tramite l’ascolto di una Parola che ci rende figli e figlie liberi (Gv 8,35).

In questo tempo pasquale possiamo allora rileggere le sue parole alla luce della risurrezione e della sua vittoria sulla morte e sugli inferi. La risurrezione infatti manifesta la verità di quelle parole che trovano un fondamento nella sua comunione con Dio.

Con le sue parole quindi Gesù invece di separare, unisce e invita tutti a una comunione profonda, matura che sia cioè capace di intravedere nella distanza che separa il Risorto dai suoi discepoli una via possibile di crescita nella fede.

Se la parola genera la sequela allora anche noi nella risurrezione diventiamo per sempre figli e figlie dell’unico Padre ed entriamo nel gregge voluto da Dio : “È il Padre mio che mi ha dato le pecore” (Gv 10,29).

Gesù è la parola vivente che diviene promessa di vita eterna liberandoci da ogni schiavitù.

fratel Norberto