Conoscere nello Spirito santo
16 maggio 2025
Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 7,25-39
In quel tempo 25alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? 26Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? 27Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». 28Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. 29Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
30Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. 31Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: «Il Cristo, quando verrà, compirà forse segni più grandi di quelli che ha fatto costui?».
32I farisei udirono che la gente andava dicendo sottovoce queste cose di lui. Perciò i capi dei sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo. 33Gesù disse: «Ancora per poco tempo sono con voi; poi vado da colui che mi ha mandato. 34Voi mi cercherete e non mi troverete; e dove sono io, voi non potete venire». 35Dissero dunque tra loro i Giudei: «Dove sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e insegnerà ai Greci? 36Che discorso è quello che ha fatto: «Voi mi cercherete e non mi troverete», e: «Dove sono io, voi non potete venire»?».
37Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva 38chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». 39Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.
Il vangelo di oggi ruota tutto intorno al tema del sapere, del conoscere. Noi spesso, come gli abitanti di Gerusalemme, presumiamo di conoscere gli altri, di conoscere l’Altro: la nostra conoscenza, per quanto cerchiamo di andare in profondità, è sempre parziale, superficiale, perché, nonostante possiamo sapere molte cose di chi incontriamo o di chi vive quotidianamente con noi, in realtà dell’altro c’è e resterà sempre una parte di mistero, di inconoscibile, d’insondabile. D’altronde questo lo sperimentiamo anche verso noi stessi: quanto di misterioso c’è in noi e, qualsiasi sia la nostra età, quanto dobbiamo ancora conoscerci!
Solo Dio conosce ogni cosa in pienezza: “Io lo conosco” dice Gesù riguardo al Padre e lo può dire in verità perché egli è venuto da Lui, è uscito da Lui. Tra il Figlio e il Padre c’è piena comunione per questo c’è piena conoscenza e tutto questo è opera dello Spirito santo, quello stesso spirito che agisce in Gesù, quello spirito che, come abbiamo ascoltato il venerdì santo nel racconto della passione secondo Giovanni, Gesù ha effuso dalla croce: “Chinato il capo consegnò lo spirito” (Gv 19,30), quello spirito che il Risorto dona di nuovo ai discepoli rinchiusi per paura: “Ricevete lo Spirito santo” (Gv 20,22).
Senza lo Spirito non c’è vera conoscenza del Signore e non c’è la sapienza delle cose dell’alto perché è lui che scruta le profondità di Dio e dona luce ai nostri occhi e ai nostri cuori.
E Gesù ci invita ad avere sete dello Spirito, voglia di attingere a una fonte di acqua viva che ci disseta e ristora sempre, sete di conoscere lui sempre di più, sempre meglio, per poterlo amare di più, nella trasparenza della verità, quella verità che noi possiamo ricevere solo da lui che è “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), lui che è stato la rivelazione dell’amore senza misura che abita il cuore del nostro Dio.
Ed è significativo che Giovanni annoti che Gesù ha detto di essere la via, la verità e la vita, in un passo molto simile al testo di oggi, un brano dove un discepolo, Tommaso, chiede a Gesù: “Non sappiamo dove vai come possiamo conoscere la via?” (Gv 14,5). La conoscenza fiorisce in un atto di umiltà e affidamento: l’umiltà di chi riconosce di non conoscere, l’affidamento di chi si lascia istruire e guidare. Umiltà e affidamento che abitano il cuore di chi ama, di chi continua a stupirsi dell’Amato e nello stesso tempo sa anche affidarsi all’Altro come un bimbo in braccio a sua madre (cf. Salmo 131) perché egli ci racconti il volto del Padre, ne sia per noi l’esegesi, la spiegazione e la rivelazione (Cf Gv 1,18).
Il Signore ci doni di non presumere di conoscerlo e di essere sempre abitati dalla sete di lui, quella sete che solo lo Spirito può alleviare donandoci una conoscenza sempre più profonda e intima del Signore, una conoscenza che, avanzando passo dopo passo, non si stanca mai di camminare verso la Luce, fino a quando saremo lì dove lui è, nella gioia del Regno dove lui sarà tutto in tutti e ci sarà solo luce, senza più ombre né incertezze, perché grazie a lui saremo luce nella Luce.
sorella Ilaria