L’irrilevante che trasforma il mondo

Foto di gemmmm su Unsplash
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Mc 4,26-34

In quel tempo Gesù26diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. 28Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; 29e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».

30Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; 32ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». 33Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. 34Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Oggi il Signore ci offre due parabole che ci parlano del Regno parlandoci di un seme: la realtà di Dio che investe e dà senso e direzione a tutto l’universo ci raggiunge attraverso il racconto del destino di due piccoli (insignificanti ci verrebbe da dire) semi gettati nel terreno…

Ed ecco il primo elemento che affiora dal racconto. Tutto ha inizio con un semplice eppure profetico gesto: “gettare”, “seminare” un seme nel terreno (vv. 26.31). Senza questo primo atto (che è atto di speranza!) nulla avverrà. Ma ci vuole coraggio a gettare un chicco sognando già un campo di grano che biondeggia, ci vuole coraggio a seminare un semino piccolo piccolo sognando già stormi di uccelli tra i rami che nasceranno!

Eppure il Regno passa attraverso questo primo atto di coraggio e speranza: seminare ciò che pare irrilevante, consapevoli che non sarà un gesto inutile.

E poi cosa è chiesto ancora al seminatore? Nulla, se non tanta pazienza e tanta speranza.

Pazienza non per far crescere, ma per lasciar crescere, perché “dorma o vegli, di notte o di giorno il seme germoglia e cresce” (v. 27) senza che lui possa forzare il processo; pazienza per astenersi dal fare (cf. Gc 5,7), per credere che quel seme crescerà perché ha già in sé tutte le potenzialità per giungere a maturazione. Pazienza per vincere la tentazione del “tutto e subito” come imperativo del vivere. Pazienza per attendere i tempi del Signore, che non sono i nostri.

E poi speranza, quella speranza che impastandosi di attesa diviene fiducia: la speranza di chi sa leggere oltre ciò che appare, che non si lascia sgomentare dalla piccolezza, ma vi vede già la promessa di una inimmaginata grandezza. La fiducia di chi guardando un semino, addirittura il più piccolo dei semi, vede tutto un mondo nuovo fatto di accoglienza e di offerta di vita, come i rami di un albero per i nidi degli uccellini; un mondo in cui non vince sempre la logica del più forte che soffoca il più debole, ma in cui si realizza invece la bellezza delle beatitudini che il Signore ci ha lasciato.

Sì, queste sono due parabole che parlano a quanti credono che le beatitudini sono il vero “sale” che dà sapore al mondo, ed è proprio il seme la “prova” che vale la pena credere alle beatitudini molto più che all’evidenza del male, delle storture che oggi patiamo: beati coloro che vivono l’oggi, minacciato così spesso dall’ingiustizia, dal pianto, dalla violenza, vedendo già il Regno che inarrestabilmente avanza con la sua gioia, giustizia, fratellanza! 

Ma perché il seme cresca, non dimentichiamolo, occorre sia seminato. Questo il compito che il Signore ci affida: seminare in noi il seme che è Cristo (cf. Gv 12,24-26), il seme che è la sua Parola (cf. Mt 13,1), e seminare negli altri piccoli gesti conformi a Cristo e alla sua Parola: un saluto, uno sguardo, un piccolo atto di perdono o di accoglienza. Gesti tanto piccoli da sembrare insignificanti… eppure è da qui che potrà fiorire un mondo di pace, di perdono, di amore. Quando? Non lo sappiamo. Come? Non lo sappiamo. Ma sappiamo che ogni più piccolo gesto, se oseremo seminarlo, crescerà e diverrà così grande da trasformare tutto il mondo.

Questo è il Regno! 

sorella AnnaChiara