Nel tempio, anno dopo anno

Foto di Ryunosuke Kikuno su Unsplash
Foto di Ryunosuke Kikuno su Unsplash

30 dicembre 2024

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 2,36-38 (Lezionario di Bose)

In quel tempo 36 nel tempio c'era una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.


Ebreo, circonciso l’ottavo giorno, Gesù viene portato dai genitori al tempio di Gerusalemme e lì, dopo l’incontro con Simeone, l’evangelista Luca segnala la presenza di una donna. “C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser”.

“Profetessa”, donna della Parola, riconosciuta nel suo ministero: questo ci suggerisce Luca, anche guardando alle donne della sua comunità. L’evangelista identifica Anna con precisione, a futura memoria.

Anna “era molto avanzata in età”, aveva molto vissuto. Il che non dipende solo dall’età anagrafica o dalle possibilità che si sono avute. Nel suo caso aveva ottantaquattro anni, aveva vissuto con un marito e poi era rimasta vedova: esperienza che segna e può portare grandi difficoltà. Come vedova si era forse trovata maggiormente esposta, sola e indifesa (perciò la Legge chiede di avere un occhio di riguardo per la vedova, l’orfano e lo straniero). Non si era però lasciata andare, rinnovando la sua adesione di fede: “Non si allontanava mai dal tempio”. Per questo Luca ce la presenta come tipo del “popolo umile e povero”, il resto di Israele che confida nel nome del Signore (cf. Sof 3,12-13).

Quell’attaccamento al tempio, al servizio di Dio “notte e giorno” come interpretarlo? Oggigiorno pare difficile proporlo come modello: sa di vecchio, decisamente fuori tempo! A differenza della fede indicata da Luca, vi si può addirittura scorgere un attaccamento malsano, un’attitudine religiosa bigotta, se non disperazione o superstizione… prospettiva poco interessante anche per chi si sappia chiamato a un culto spirituale che riguarda tutta la vita e non si esaurisce tra le mura di un tempio. Dio non chiede sacrifici cultuali e nell’incarnazione il Figlio è venuto ad abbracciare tutta la nostra umanità, non solo ad incontrarla in un tempio, perché l’umanità stessa è il tempio di cui la Parola fatta carne ha ridisegnando il perimetro santo.

Eppure dalla determinazione e dall’assiduità di quella povera vedova emerge un bonum, una lucidità affinatasi negli anni, una sapienza più forte di ogni smarrimento... prospettiva più eloquente per noi che ci sentiamo forse confusi e in ricerca di una casa, per i nostri giornicosì incerti e talvolta tentati dal disfattismo, per l’anno che si chiude e quello che inizia e che vorremmo salvati da quanto ci può corrodere dentro. Anna pare essere invecchiata bene, anno dopo anno, “servendo Dio con digiuni e preghiere”.

“Digiuni”: concreto privarsi di qualcosa, capacità di non assolutizzare il proprio bisogno e di condividere, conoscenza di sé e del proprio desiderio. “Preghiere”: concreto esprimersi della fede, capacità di pensarsi e rimanere in relazione con l’Altro e con altri, conoscenza di sé e del desiderio di Dio su di noi.

Non è detto che il perseverare in queste pratiche produca effettivamente la vigilanza che rende sapienti. Nel caso di Anna queste buone abitudini non hanno portato a un ripiegamento su di sé, non hanno ristretto i suoi orizzonti. Non le hanno spento l’entusiasmo, che infatti esplode nella lode a Dio. “Sopraggiunta proprio in quel momento”, riconoscendo ciò che non solo lei attendeva ed è buona notizia per tutto il popolo, la profetessa sa rivolgersi ad altri e parlare alla loro attesa.

fratel Fabio


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