Divorato dall’amore

22 novembre 2024

Lc 19,45-48

In quel tempo Gesù  45entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, 46dicendo loro: «Sta scritto:

La mia casa sarà casa di preghiera.
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».

47Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; 48ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell'ascoltarlo.


Per commentare il passo evangelico odierno potremmo citare il versetto di un salmo, il Salmo 69, come farà anche l’evangelista Giovanni nel narrare lo stesso episodio. Scrive Giovanni in 2,17: “I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà!”.

Sì, Gesù sarà divorato dallo zelo per la casa del Padre suo, uno zelo mosso dall’amore che lo lega al Padre ma anche un amore che pensa, che ha a cuore tutti coloro che in quel luogo avrebbero dovuto trovare uno spazio di incontro con Dio, uno spazio di preghiera, e invece vi ritrovano un “mercato”, una fiera dove vengono riprodotte le stesse logiche e dinamiche del mondo.

È un rischio molto grande quello di trasformare il rapporto con il Signore in un’occasione di commercio, di guadagno, di “traffico” di ciò che appartiene alla sfera della relazione, con la sua dimensione di gratuità e generosità, in qualcosa invece da sfruttare per guadagnare ed eventualmente arricchirsi.

È un rischio che corre ogni singolo credente ma certo è un rischio in cui le istituzioni e coloro che in esse hanno autorità (capi dei sacerdoti e scribi nel nostro brano) cadono più facilmente e con una portata più evidente, avendo di fatto da gestire l’aspetto liturgico della fede dei credenti con tutto ciò che questo comporta (riti, spazi, arredi, ecc.).

Gesù invita tutti, guide e popolo, a ritrovare il senso vero di quel luogo (il Tempio), di quella “casa del Padre”, dimora della presenza del Signore, e dei gesti che in esso si compiono (i sacrifici che erano una delle modalità per relazionarsi al divino ma che, con il tempo, erano diventati il pretesto, la scusa per quel “mercato” che Gesù denuncia), e lo farà diventando lui stesso la vittima, l’offerta, l’agnello immolato per la salvezza del mondo.

Vittima, offerta e agnello che sono l’espressione di un amore gratuito e libero, che non fa riserve di sé, ma che si consuma nella relazione con Colui che l’ha inviato nel mondo per salvare ciascuno di noi, non per mezzo di altro (gli animali dei sacrifici) ma per mezzo di sé stesso, con la forza e la tenacia del suo amore, un amore pieno e senza difetto, un amore che arriverà fino alla fine, fino al dono della vita sulla croce proprio nell’ora del sacrificio degli agnelli per la Pasqua ebraica. 

Sì, Gesù è stato divorato da quell’amore che vuole permettere a ogni credente l’accesso all’Amato (il Padre), un amore che vuole fare spazio perché ciascuno incontri Dio e non sia ostacolato dai ragionamenti opportunistici degli uomini che trasformano, e travisano ogni cosa, anche le cose più sante, in occasioni dove regna il “dos et des”. 

Gesù fa piazza pulita, libera lo spazio affinché la gratuità di Dio regni e in essa ogni uomo possa ritrovare il suo amore e il suo abbraccio che non esclude nessuno. Un amore e un abbraccio che la parola autorevole e limpida di Gesù ha narrato con grande forza e verità e a cui ciascuno di noi può sempre non solo fare riferimento ma anche aggrapparsi come fonte di vita.

sorella Ilaria