Oggi, che cosa vedi?

19 novembre 2024

Lc 19,1-10

In quel tempo Gesù 1 entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».


Un mendicante alle porte di Gerico non poteva vedere Gesù, il Figlio di Davide, perché i suoi occhi erano ciechi (cf. Lc 18,35-43); ora un ricco nel bel mezzo della città non riesce a vedere chi è Gesù, il Figlio dell’uomo, pur avendo occhi capaci di vedere. 

Pensa sia colpa della folla, Zaccheo, teme sia a causa di quel brutto tiro che la sorte gli ha giocato. Lui, così ricco e potente, vergognosamente piccolo di statura. Ma non è questo il problema. Quel sicomoro paziente gli avrebbe certo garantito di vedere il Nazareno che passava, ma nemmeno la più imponente delle querce avrebbe potuto permettergli di vedere chi era quell’uomo. Qualche giorno più tardi, la sera di Pasqua, gli occhi di due discepoli diretti a Emmaus sarebbero stati incapaci di riconoscerlo a causa del suo aspetto così nuovo, diverso da quello a loro ormai familiare (cf. Lc 24,13-16); oggi gli occhi di Zaccheo non riescono a capire chi sia, a distinguere il Figlio dell’uomo tra i tanti, troppi figli degli uomini che si assiepano nelle strade strette di Gerico. 

È che il Figlio di Dio ha scelto di rendersi in tutto simile agli umani (Fil 2,7; Eb 2,17), fino a nascondersi dietro il volto di stranieri, nudi, malati, carcerati (Mt 25,40), dietro il viso turbato di un bambino abbandonato (Lc 9,48). Un tempo il Santo era preservato da un divieto: “non toccare”, “non guardare” (Nm 4,15.20); ora è la fede a custodirne il mistero: guarda pure, ma cosa sarai in grado di vedere? Riuscirai a cogliere lo straordinario nell’ordinario, in quell’uomo il Figlio dell’uomo? A meno che non sia lui a svelarsi non c’è modo di riconoscerlo; se non decide lui di farsi incontrare, non c’è verso di intercettarlo quando passa.

E Gesù vuole farsi incontrare, anzi addirittura deve farsi incontrare. “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. All’inizio del suo lungo pellegrinaggio verso Gerusalemme, annunciando la sua passione Gesù aveva detto: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto” (Lc 9,22), qui, alla fine del suo itinerario, a un passo dalla città santa “che uccide i profeti” (Lc 13,34), dichiara con uguale gravità: “oggi devo fermarmi a casa tua”. 

L’intera storia della salvezza infatti non è altro che la somma di tanti oggi, il progetto di una vita si realizza attraverso piccole scelte quotidiane. Gesù sa bene che il morire per tutti (cf. 2 Cor 5,15) non può che essere preparato da quel semplice concedere un po’ del proprio tempo, un frammento della propria vita, a un qualcuno. Non stabilisce contrapposizioni, Gesù, né fissa priorità: la necessità di offrire sé stesso fin sulla croce oggi non è altro che il bisogno di fermarsi a incontrare quel ricco di Gerico di nome Zaccheo. La salvezza inizia da un oggi, una casa, due figli chiamati ad essere fratelli. È così che “il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”, a realizzare quell’impossibile agli uomini che è possibile a Dio (cf. Lc 18,27).

fratel GianMarco