Fratello, sorella e madre

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23 luglio 2024

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 12,46-50 (Lezionario di Bose)

In quel tempo 46mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. 47Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». 48Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 49Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 50Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».


Siamo al capitolo 12 di Matteo, capitolo in cui il conflitto tra Gesù e i farisei e gli scribi diventa più aspro (al v.14 i farisei “uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” e al v. 38 alcuni scribi e farisei pretendono un segno e sono apostrofati da Gesù come “generazione malvagia e adultera”) e in cui Gesù rivela se stesso come colui che vive la parola profetica: “Voglio l'amore e non il sacrificio” (Os 6,6) e “Ecco il mio servo, che io ho scelto....Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia (Mt 12,18-20). Questo è un capitolo di passaggio nella predicazione di Gesù: egli ormai si rivolge sempre di più ai discepoli dopo aver constatato la mancata ricezione della sua parola da parte di farisei e scribi e la non affidabilità delle folle. Le folle ancora lo seguono (vedi 14,13), ma ad esse parla in parabole, la cui chiave interpretativa è riservata ai discepoli (v. 13,36). 

Il testo odierno ha un parallelo in Mc 3,32-35 (dove al v. 32 si menzionano anche le “sorelle”, riprese al v. 35: “Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”, parallelo al v. 50 del nostro testo) e Lc 8,20-21 (dove non si parla di “sorelle”).

Lo stesso Gesù che parla di misericordia ed è il servo amato su cui il Signore ha posto il suo compiacimento, in questi versetti finali del capitolo usa un linguaggio duro che implica un misconoscimento e una scelta: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Indubbiamente Gesù porta un attentato alle relazioni sociali stabilite nella società a lui contemporanea, anche se nella tradizione giudaica è presente una interpretazione simile che

 fonda i legami di vicinanza a partire dall’osservanza o meno della volontà di Dio. Del resto, dei leviti, scelti per il servizio cultuale, è detto: “lui che dice del padre e della madre: “Io non li ho visti”, che non riconosce i suoi fratelli e ignora i suoi figli. Essi osservano la tua parola e custodiscono la tua alleanza” (Dt 33,9). L’idea di scegliere di essere vicino a chi più realizza la volontà di Dio era anche alla base della scelta di un maestro da parte del discepolo. 

Nelle parole di Gesù si opera un’inversione dei legami espressa anche figurativamente dalla disposizione delle parole nel testo: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre». Dunque, dalla domanda: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” si passa a: “È per me fratello, sorella e madre”. I termini si incrociano e al centro c’è l’unica parola che non ha parallelo: “il Padre mio che è nei cieli”.

“Voi siete tutti fratelli” (Mt 23,8) poiché unico è il Padre che è nei cieli. E tutti hanno lo stesso compito di rispondere al dono e alla chiamata che il Padre rivolge loro. Si è fratelli e non si è soli. All’interno di questa fratellanza nuovi vincoli di cura e di aiuto si stabiliscono, nuovi vincoli generativi che ci permettono di comprendere e realizzare la nostra personale chiamata.

Nelle Regole Morali XXII,2) Basilio cita, insieme ad altri passi, il testo parallelo di Luca: “La vicinanza del Signore non si conosce attraverso la parentela secondo la carne, ma si raggiunge prendendo interesse alla volontà di Dio.“Chi è da Dio ascolta le parole di Dio” (Gv. 8,47). “E gli annunciarono: «La madre tua e i tuoi fratelli stanno fuori e vogliono vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono quelli che ascoltano la parola di Dio e la fanno»” (Lc. 8,20 s). “Voi siete amici miei, sé fate quanto io vi comando” (Gv. 15,14). “Quanti sono condotti dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio” (Rm. 8,14)”. 

Queste parole sono sempre state presenti nell’esperienza cristiana e hanno ispirato scelte di vita in cui i legami fraterni e generativi si sono ricomposti al di là dei legami di sangue per testimoniare il compito comune a tutti: fare la volontà del Padre, riconoscere l’unicità dell’unico Padre, che ci costituisce tutti fratelli.

sorella raffaela


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