Il nome di Dio

Davide Benati
Davide Benati

17 maggio 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 17,1-11a (Lezionario di Bose)

In quel tempo Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: «1Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. 2Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. 4Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. 5E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
6Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. 7Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, 8perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.9Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. 10Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. 11Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te»
.


Giovanni 17 è al contempo preghiera di Gesù rivolta al Padre e messaggio ai suoi, una preghiera ad alta voce tesa a risvegliare la coscienza dei presenti e delle generazioni future sul nome di Dio - “Ho manifestato il tuo nome agli uomini” (Gv 17,6) - e sulla relazione che intercorre tra il Padre, il Figlio e i discepoli. Non a caso è chiamata preghiera dell’unità o per l’unità della Chiesa. “Perché tutti siano una sola cosa: come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21). 

Gesù dunque si rivolge al Padre in forma di preghiera. Quando? Nell’imminenza dell’avvicinarsi dell’ora per la quale è venuto, l’ora annunciata a Cana (cf. Gv 2,4), l’ora del vino migliore, l’ora della glorificazione, vale a dire della manifestazione ultima e piena della luminosa e corposa verità del Padre nell’evento della croce-resurrezione. Lì il nome di Dio viene svelato: “amore” (1Gv 4,8); un amore inclusivo che nessuno esclude (cf. Gv 19,20), un amore senza misura, fino all’ultima goccia di sangue, un amore senza limiti di tempo, fino al dono della vita eterna. Un amore vero, perché chi ama non si risparmia, chi ama vuole che l’amato viva sempre. 

Questo è conoscere Dio: si chiama amore incondizionato datore di vita eterna (cf. Gv 17,2-6) e di parole di luce (cf. Gv 17,7-8). Il risparmio e il ritenere per sé non gli appartengono. E questo è conoscere Gesù a sua volta glorificato dal Padre, da lui nel suo Spirito manifestato come Figlio da sempre presso il Padre (cf. Gv 17,5), come Figlio mandato-uscito dal Padre (cf. Gv 17,3.8) a compierne l’opera (Gv 17,4) in libertà e gioia: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato a compiere la sua opera” (Gv 4,34), a rivelarlo come folle di amore per la creatura umana. Infine fatto conoscere come restituito alla sua bellezza originaria arricchita delle ferite d’amore della passione. 

Questo il mistero di Gesù, dalla luminosità propria al mondo di Dio all’atto di amore della croce, racconto di quello di Dio, alla luminosità del mondo di Dio con i segni del suo incontenibile eros per il povero mondo: “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre” (Gv 16,28). 

Una preghiera, questa di Gesù, che equivale per chi l’ascolta ad una ineffabile rivelazione. In essa Gesù dice il Padre e il Padre dice Gesù il Figlio, e in essa gli ascoltatori sono detti a se stessi. Come? Come l’umano credente chiamato a glorificare Gesù (cf. Gv 17,10), vale a dire a riconoscerlo e a renderlo presente al mondo come il Figlio inviato a rendere noto il nome e il messaggio di chi lo ha mandato: Amore che dischiude il presente ad un vivere da amati, chiamati ad amare come amati (cf. Gv 13,34), presente aperto all’orizzonte della vita eterna (cf. Gv 17,6-8).

Il compito del cristiano nella storia è rendere contemporaneo il Figlio come buona notizia di Dio al mondo, con il canto, liturgia, con la parola, annuncio, con la vita, testimonianza. Come il Figlio manifesta il Padre così i figli e le figlie devono manifestare il Figlio, e in lui il Padre. Sostenuti dalla preghiera del Figlio: “Io prego per loro; non prego per il mondo” (Gv17,11), cioè per ordinamenti e strutture di peccato che negano l’uomo. Di simili istituzioni si prega la loro distruzione.

fratel Giancarlo