Io sono in mezzo a loro

Davide Benati, Bassifondi del cielo, 2003, acquarello su carta intelata cm. 193x290
Davide Benati, Bassifondi del cielo, 2003, acquarello su carta intelata cm. 193x290

6 aprile 2024

Gv 21,15-25

15Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

20Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». 21Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». 22Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». 23Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Conclusione

24Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. 25Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.


Cosa immaginava l’autore del IV vangelo con quella chiusa iperbolica del suo scritto? Quali altre cose compiute da Gesù si sarebbero potute narrare oltre a quelle evocate nella Lettera attribuita alla stessa penna, cioè “quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita”? Forse intendeva quelle “compiute da Gesù” in mezzo ai suoi “tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (cf. Mt 28,20), le opere compiute da quanti lo hanno riconosciuto nel povero, nella vedova e nell’orfano, nell’affamato e nell’assetato, nel malato e nel carcerato, nello straniero… Forse quelle compiute dal suo corpo che è la Chiesa una, in cui tutti e ciascuno – dai pastori alle pecore – sono membra di un unico gregge, fratelli e sorelle custodi dell’umanità e del creato.

Forse sono opere compiute da Gesù – brani di Vangelo scritti con la vita e che nessuna raccolta di libri può contenere – anche tutte quelle realizzate con amore alla sequela di Gesù, perché, come ci narra il brano odierno, amore e sequela di Cristo sono inseparabili: la sequela – interrotta da un tradimento dell’amore, da un rinnegamento dell’essere stati conosciuti e amati, dell’aver conosciuto e amato – riprende là dove era iniziata, sulle rive di un lago, all’interno di un dialogo di amore. Riprende da una confessione di amore, un amore che fatica ad assumere come propri gli stessi sentimenti che sono in Cristo Gesù (Fil 2,5), ma un amore che tuttavia vuole essere più grande dei piccoli amori quotidiani, dell’attaccamento a tutte quelle cose che possono ostacolare la sequela. E questo amore – l’amore suscitato, ridestato, compaginato in noi dal Signore risorto – è destinato a durare fino al suo ritorno glorioso.

L’amore del Signore per ogni discepolo – questo, e non tanto una persona specifica, indica il termine “discepolo amato” – rimane, dimora saldo e rende possibile la sequela: una sequela che conduce ciascuno sull’unico, faticoso, quotidiano cammino della vita cristiana, il cammino dalla volontà propria alla volontà di Dio. “Quando eri giovane andavi dove volevi, quando sarai vecchio un altro ti condurrà dove non vuoi”. Certo, qui è indicato il martirio che Pietro subirà, ma è indicato anche il nostro itinerario, quello di ciascuno e ciascuna di noi che da giovane ha creduto di andare là dove voleva, magari affermando anche di voler seguire Gesù, cioè di volere quello che il Signore stesso voleva per lui o per lei. Un itinerario lungo il quale ben presto abbiamo constatato e constatiamo ogni giorno che quella volontà iniziale è sempre minacciata dalla volontà propria, dal voler andare dove vogliamo, ed è sempre chiamata a conversione, a essere trasfigurata dallo Spirito nella volontà del Signore che ci conduce per mano là dove possiamo esclamare: “Non la mia, ma la tua volontà!” (Lc 22,42).

E a volte, anzi sempre, questa mano benevolente e salda del Signore, questa voce che narra l’amore e chiama all’amore, assume il volto e il cuore di un fratello, di una sorella che dall’amore ha imparato a pascere il gregge del Signore, a condurlo anche là dove il gregge recalcitra ad andare, ma dove la sequela esige che si vada, dove il Vangelo dell’amore ci chiede di essere: in quella compagnia dell’umanità, tra quegli uomini e donne amate dal Signore, in mezzo alle quali ci è dato di rendere presente, dimorante e operante l’amore, perché “dove due o tre sono riuniti nel mio Nome, io sono in mezzo a loro!” (Mt 18,20), dice il Signore dell’amore che non cessa di scrivere il libro delle opere che lui compie.

fratel Guido