Pregare e fare la giustizia
La nostra chiesa, che in questi anni ha lottato solo per la propria sopravvivenza, come se fosse fine a se stessa, è incapace di esser portatrice per gli uomini e per il mondo della Parola che riconcilia e redime. Perciò le parole di un tempo devono perdere la loro forza e ammutolire, e il nostro essere cristiani oggi consisterà solo in due cose: nel pregare e nell’operare ciò ce è giusto tra gli uomini. Il pensare, il parlare e l’organizzare, per ciò che riguarda la realtà del cristianesimo, devono rinascere da questo pregare e da questo operare. Non è nostro compito predire il giorno – ma quel giorno verrà – in cui degli uomini saranno chiamati nuovamente a pronunciare la parola di Dio in modo tale che il mondo ne sarà cambiato e rinnovato. Sarà un linguaggio nuovo, forse completamente non-religioso, ma capace di liberare e redimere, come il linguaggio di Gesù, tanto che gli uomini ne saranno spaventati e tuttavia vinti dalla sua potenza, il linguaggio di una nuova giustizia e di una nuova verità, il linguaggio che annuncia la pace di Dio con gli uomini e la vicinanza del suo Regno. Fin ad allora la causa dei cristiani sarà silenziosa e nascosta; ma ci saranno uomini che pregheranno, opereranno ciò che è giusto e attenderanno il tempo di Dio (D. Bonhoeffer, Resistenza e Resa, San Paolo, Milano 1996, p. 370).