La fede è sempre poca!
La poca fede non si presenta semplicemente come un’insufficienza quantitativa, una fede che c’è ma non raggiunge la misura necessaria. È una realtà molto più paradossale, un vero e proprio intrecciarsi di fede e incredulità ... Si tratta di una condizione permanente, ineliminabile. La fede è sempre poca! Sul discepolo incomberà sempre l’urgenza di aprirsi a una fede più grande! ... Chi di fede ne ha poca, e non ha idea di che cosa sia la fede, potrà anche illudersi di averne abbastanza; chi più si inoltra nel cammino della fede, chi ne sente veramente il valore, più va avanti, più scopre di averne poca ... Con questo non si vuol dire che la “poca fede” non sia condannabile. Come mostrano continuamente i rimproveri di Gesù, essa è qualcosa che lo addolora e lo offende, è qualcosa che nel discepolo non dovrebbe esserci, anche se Gesù è costretto ogni volta a tollerarla e perdonarla. Ma d’altra parte cosa potrebbe significare che in un essere umano la fede ha raggiunto una misura piena, completa? Se fosse solo luce senza più oscurità, se non avesse più da crescere, non sarebbe più fede ma visione; il discepolo non sarebbe più un pover’uomo bisognoso di salvezza; la chiesa non sarebbe più la comunità dei piccoli: quelli che Paolo chiamerebbe i fratelli deboli nella fede (Lettera ai romani 14,1.2.21; Prima lettera ai corinti 8,11-12) e Matteo chiama questi piccoli che hanno creduto in me, i più esposti a soccombere allo scandalo (Matteo 18,6), a perdere la fede. In realtà l’unico nel quale la fede potrà trovare la sua misura piena sarà soltanto Gesù stesso, ma proprio in quanto proverà paura e angoscia (Matteo 26,37) ... Allora apparirà chiaro che la fiducia, il coraggio, di cui aveva rimproverato la mancanza nei discepoli non equivalgono a incapacità di sentire la paura e l’angoscia. Lo ha espresso mirabilmente George Bernanos: “Nel giardino degli ulivi Cristo non era più padrone di nulla. L’angoscia umananon era mai salita più in alto, e mai più raggiungerà quel livello ... Egli ha avuto paura della morte. Tanti martiti non hanno avuto paura della morte... I martiri erano sostenuti da Gesù, ma Gesù non aveva l'aiuto di alcuno, perché ogni aiuto e ogni misericordia procedono da lui. Nessun essere vivente entrò nella morte così solo e così disarmato". Nel discepolo invece oscurità, paura e angoscia non sono mai esenti da venature impure di egoismo e di peccato, da cui il Signore vuole liberarlo. Di qui il suo rimprovero alla "poca fede", il suo invito al coraggio della fede: un coraggio che però non consisterà nel non provare paura e angoscia ma nel purificarle e nell'unirle a quelle di Gesù; non nell'uscire dalla paradossale tensione fra incredulità e fede, ma nel sopportarla e viverla attivamente, facendo ogni volta un passo avanti, almeno uno, nel cammino della fede (Vittorio Fusco, {link_prodotto:id=212}, Qiqajon, Bose 1994, pp. 69-71).