Big City Life

Flussi di gente di ogni sorta si attorcigliano in gorghi e mulinelli, mentre una corrente indistinta di spezie, pesce e sterco travolge le narici e un gorgogliare di voci in tutte le lingue dell’ecumene sommerge ogni cosa.

“Sembra di essere a Napoli!”.

“O a Milano, se cambi le spezie con un raffinatissimo smog”.

“Ehi, ma quello non è abba Antonio? Sembra un pesce fuor d’acqua… che ci fa qui?”.

“Abba!” – gridiamo cercando invano di sovrastare il fragore della folla e spintonando per raggiungere la sagoma nera del monaco.

“Abba Antonio, ti ricordi di noi? Siamo passati da te un anno fa. Non stai più in quella cella nel deserto?”.

“Sono venuto in città solo per incontrare un uomo. Mentre pregavo infatti una voce mi ha detto: ‘Antonio, non sei ancora giunto alla profondità spirituale di quel calzolaio di Alessandria’”.

“Impossibile! Come si fa a sviluppare una profondità spirituale in mezzo a questo casino?”.

“No, non è affatto impossibile. Né per il calzolaio né per voi, se volete. Ricordate il Signore che vi ha prevenuti e ha detto: ‘Il Regno dei cieli è dentro di voi’?. Il bene dunque non ha bisogno che della nostra volontà, dal momento che si trova già in noi e nasce dentro di noi. Se dovessimo cercarlo fuori di noi, sarebbe davvero difficile, ma poiché si trova dentro di noi non dobbiamo sforzarci troppo, solo custodirlo e lasciare che cresca”.

“Sarà vero, abba, ma la sensazione spesso è di essere lontani mille miglia da noi stessi, trascinati via dalla corrente…”.

“Allora, figlio mio, getta l’ancora: dovunque tu vada tieni sempre Dio davanti ai tuoi occhi, prega continuamente, ripetendo qualche breve versetto della Scrittura finché la memoria non stia per te al posto dei libri, e in qualsiasi posto tu abiti, non andartene presto. Non pensare che altrove sarebbe meglio; non andare affannosamente dietro al tuo io disperso cercando di raccoglierne i pezzi, semplicemente stai, alla presenza del tuo Signore, e i tuoi frantumi torneranno da te”.

“Pregare continuamente! Una parola! Ci sono giorni in cui non ho neanche il tempo di respirare!”.

“La vita interiore non va misurata in base al tempo, ma in base al desiderio e alla decisione. Non hai tempo? Fermati solo per dire a Dio: ‘Non ho tempo’, ed è già preghiera. Approfitta di ogni occasione per rivolgere alla tua Ancora un pensiero furtivo: lo scoccare dell’ora, una brezza leggera…”.

“Pesceee!” – ci fa sobbalzare un omone.

“O, perché no, perfino lo strepito di un pescivendolo. Qualsiasi cosa, purché ti svegli dal turbinio: ricentrati, ricordando che non ti sei mai mosso, sei sempre stato sotto lo sguardo di Dio. Anche mentre lavori, di tanto in tanto alzati, renditi conto di cosa stai facendo e per chi: è questa sosta di consapevolezza che distingue il lavoro di un uomo libero da quello di uno schiavo; sgranchisciti le gambe e rivolgi al Signore un solo pensiero, il tempo di un sospiro, poi riprendi il tuo lavoro. Non lasciarti sfuggire nemmeno l’opportunità di entrare in chiesa, qualche volta. Anche se non ci trovassi nessuno di degno, anche se non avessi modo di starci a lungo, rimani finché non sentirai una parola della Scrittura come rivolta a te”.

“A volte è già il pensiero di tutti gli impegni e le cose da fare a disperdermi…”.

“‘È vivente il Signore alla cui presenza io oggi sto’ diceva il profeta Elia. Per lui non c’erano ieri o domani ma solo l’oggi, come se ogni volta incominciasse. Ogni giorno quando ci svegliamo, dobbiamo pensare che non arriveremo fino a sera, e di nuovo, al momento di coricarci, dobbiamo pensare che non ci sveglieremo più”.

“In sostanza, vivere ogni giorno con l’entusiasmo di un nuovo inizio e con la trepidazione della fine…”.

“E allo stesso tempo con una certa leggerezza: sei costretto a dare la precedenza a ciò che davvero conta, sapendo che non avrai altre occasioni, e tutto il resto… pazienza”.

“Non è facile quel che dici, abba”.

“Provate. E se non funziona ricominciate, a ogni oggi. Concedetevi poi quest’unica frenesia, quella dell’ape che sa di non poter nulla da sola. Ogni volta che vedete un gesto di amore, che sentite una parola di speranza, che notate qualcuno che si abbandona fiducioso nelle mani di Cristo, avvicinatevi. La città è piena delle persone più diverse e inattese che vivono questo, e da ciascuna potete imparare qualcosa. Quanto è consolante scoprire che non si è i primi né gli unici a cercare di coltivare una vita spirituale!”.

A queste parole si ferma di scatto, infila la testa in una finestrella che si apre sulla via, poi si rivolge a noi con un sorriso: “Ecco il mio calzolaio”. E si insinua delicato nell’antro scuro che profuma di pece.