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Che cosa ha fatto di noi il nostro quotidiano? L'elemento fondamentale è la vigilanza.
Incontro tenuto da Luciano Manicardi sul tema “Vivere il quotidiano” nell’ambito del corso “Vivere umanamente. Riscoprire una grammatica dell’umano” (2016)
Che cosa ha fatto di noi il nostro quotidiano? L'elemento fondamentale è la vigilanza.
Incontro tenuto da Luciano Manicardi sul tema “Vivere il quotidiano” nell’ambito del corso “Vivere umanamente. Riscoprire una grammatica dell’umano” (2016)
E se io ti chiedessi di raccontare e di cantare i tuoi sogni d’amore? Quali immagini offriresti ai tuoi compagni a mo’ di pane e di vino? Quelle memorie e quelle speranze che fanno sbocciare un sorriso e che se realizzate farebbero del mondo un luogo più amico... Ah! Se ti fosse concesso, come nei racconti per bambini, di formulare un desiderio, un solo desiderio, il più intenso, il più ardente, quello da cui dipendono la tua vita e la tua morte... Sai? Avresti qualcosa da dire? O hai perduto la memoria del paradiso, dimenticato i tuoi desideri, sepolto come sei nel quotidiano, mediocre e implacabile...
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Ai nostri giorni, in cui la chiesa ha perso lo sfavillio dei secoli della cristianità, in cui la ragione umana si inorgoglisce del successo delle sue scienze e delle sue tecnologie, in cui tanti si mostrano così preoccupati di ostentare i segni della loro riuscita, i cristiani sperimentano ancor più duramente, al pari dei loro fratelli dei primi tempi, la povertà del linguaggio della fede quanto a ragioni e a segni.
La vicenda inizia con il fallimento. È il fallimento del padre nel trattenere suo figlio, e il fallimento del figlio nel rimanere con suo padre. Questo non sorprende. L’evento della grazia, nella morte e resurrezione di Cristo passa attraverso il fallimento, quello della croce. In un certo senso, è la sconfitta della missione di Gesù. È un atto del dramma che non può essere saltato.
La vittoria di Cristo sulla morte diviene la speranza del credente che il male e la morte, in tutte le forme in cui si possono presentare all'uomo, non hanno l'ultima parola.
La pazienza è attenzione al tempo dell’altro, nella piena coscienza che il tempo lo si vive al plurale, con gli altri, facendone un evento di relazione, di incontro, di amore.