Una vita semplice e povera

Ognuno si interroghi sullo stile di vita, sulle spese, sul rapporto con il denaro, sul possesso e sull’uso di mezzi di comunicazione, per vedere se questo risponde a una misura monastica comunitaria o se non corrisponde neppure a quello che la Regola chiama “stile di vita semplice e povera di ogni cristiano”

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Ritrovare il nucleo evangelico

La struttura della nostra vita monastica ci spinge a una radicalità di condivisione del tempo e dello spazio, delle attività e degli oggetti: orari comuni, preghiere in comune, pasti in comune, ritmi giornalieri comuni a tutti. E poi, i compiti e i lavori comunitari, le attività della comunità al cui servizio ci si pone

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Al modo di Cristo

Nel Nuovo Testamento “riconciliazione” è quello scambio verso il basso che comporta una perdita, una rinuncia. Una libera e voluta rinuncia. Come quella di Cristo sulla croce. Non a caso dice ancora la nostra Regola: “Ama [i tuoi fratelli, le tue sorelle] allo stesso modo con cui Cristo ti ha amato fino alla fine” (RBo 2)

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Una costruzione quotidiana comune

L’ultima parola della Regola è un appello alla responsabilità di ciascuno nel costruire e dare forma alla comunità, la quale non è un dato già costituito, ma in divenire. Si tratta di parole che non valevano solo per il momento sorgivo della comunità, ma valgono ogni giorno e sempre, valgono oggi: la comunità è opera comune, di ciascuno e di tutti

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