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Una voce ecumenica per il creato

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Katowice 2018
Katowice 2018

I contributi delle Chiese e degli organismi ecumenici per la Conferenza internazionale di Katowice (3-15 dicembre 2018)
Riccardo Burigana per Finestra ecumenica

Nei giorni 3-15 dicembre a Katowice si è tenuta la XXIV Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici organizzata dalle Nazioni Unite per definire sempre meglio regole e progetti con i quali rendere effettivi gli impegni sottoscritti nella Conferenza di Parigi 2015, quando venne presa la decisione di ridurre progressivamente ma drasticamente le emissioni nel tentativo di porre sotto controllo l’aumento della temperatura del pianeta, identificata come il fattore deflagrante nella nuova situazione climatica. La conferenza di Katowice non è stata semplice fin dalla sua preparazione per il dibattito che accompagna, da anni, la valutazione dei cambiamenti climatici in rapporto all’economia; in questi ultimi anni il dibattito ha visto la comparsa di nuovi leader politici che hanno costruito le loro fortune elettorali, in parte, formulando un nuovo approccio su cosa fare di fronte ai cambiamenti climatici, che nessuno nega. Le difficoltà a raggiungere un accordo il più condiviso possibile e realmente attuabile tra i 196 paesi che hanno deciso di prendere parte alla Conferenza di Katowice, hanno profondamente segnato i lavori della Conferenza, tanto che la conclusione è stata posticipata con la speranza di poter coinvolgere tutti i partecipanti in quanto deciso, riducendo la distanza tra i diversi paesi su come rendere operativo quanto già stabilito a Parigi.

Alla conferenza di Katowice le Chiese cristiane e gli organismi ecumenici hanno voluto far sentire la propria voce, così come era accaduto a Parigi, per riaffermare quanto centrale sia diventato per tanti cristiani la definizione di un stile di vita nuovo con il quale rapportarsi al creato, radicato su una rilettura delle Sacre Scritture e delle tradizioni cristiane; si è voluto così indicare una pluralità di strade per una salvaguardia del creato in grado di promuovere processi economici che generano giustizia e pace mettendo fine a povertà e discriminazione, anche alla luce dei documenti e delle esperienze che in tante parti del mondo hanno caratterizzato e caratterizzano, da anni, la vita delle comunità cristiane.

Ripercorrere parole e gesti ecumenici- alcuni tra i tanti - per la salvaguardia del creato in vista e durante la Conferenza di Katowice rappresenta così un primo passo per comprendere quanto il tema del ripensamento del rapporto tra creato e economia, alla luce della Parola di Dio, testimoni la profonda unità che guida tanti cristiani nella vita quotidiana dell’esperienza della gioia della croce per cambiare il mondo, per renderlo sempre più evangelico, così come indicato da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’,che rappresenta una delle fonti più feconde e ascoltate, anche al di fuori dei confini della Chiesa cattolica, in questo tempo di ripensamento del rapporto con il creato. Non si tratta quindi di formulare un commento a quanto discusso e stabilito a Katowice, anche perché un commento lo si potrà fare quanto si potrà misurare il reale impatto delle decisioni prese sulle politiche nazionali, ma di conoscere cosa i cristiani hanno detto e fatto per riaffermare il proprio impegno quotidiano, sollecitando la definizione di politiche nuove da parte dei singoli stati secondo i principi generali sottoscritti a Parigi e a Katowice.

Nell’immediata preparazione della Conferenza di Katowice numerose sono state le iniziative ecumeniche; tra queste se ne possono ricordare almeno tre. Innanzitutto la celebrazione della XII Assemblea della European Christian Environmental Network (ECEN), che si è tenuta dal 6 al 10 ottobre, proprio a Katowice, in modo da anticipare la Conferenza delle Nazioni Unite, con la partecipazione di 85 delegati da 22 paesi, in gran parte europei, per riflettere su Sulla via della giustizia economia ed ecologica a partire da un passo biblico del profeta Geremia (29,11): «Poiché io so i pensieri che medito per voi, dice l'Eternopensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza». I partecipanti si sono soffermati sulla relazione tra economia ed ecologia e sui modi per realizzare una giusta distribuzione delle risorse disponibili, nel rispetto dei principi della giustizia economica ed ecologica perriaffermare che «ci siamo riuniti per condividere la gioia nella creazione diDio, per ricordare a noi stessi che ovunque essa è minacciata e che le chiese in Europa come in altre parti del mondo hanno il dovere di avere cura del creato nella predicazione, nell’azione e nel sostegno», come si legge nel documento finale della Assemblea.

C’è stato poi un pellegrinaggio ecumenico, che ha coinvolto cristiani partiti da diverse città (Bonn, Roma, Oslo, Parigi) in Europa in direzione di Katowice, così da giungervi alla vigilia della Conferenza; i partecipanti a questo pellegrinaggio ecumenico hanno voluto manifestare una profonda unità in Cristo nella convinzione che insieme i cristiani possono rendere più efficacia la testimonianza personale dell’evangelo con la quale cambiare le regole presenti che portano al ferimento della creazione.Infine il Comitato direttivo del Consiglio Ecumenico delle Chiese, riunito a Uppsala, dal 2 all’8 novembre, per la riunione semestrale, ha pubblicato una dichiarazione nella quale afferma la necessità di procedere a un’immediata riduzione dell’emissione di gas serra per definire dei progetti con i quali formulare un’economia sostenibile in grado ridurre la povertà nel mondo.

A Katowice il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato ha preso la parola, per ricordare che «la protezione del pianeta è un imperativo etico» che deve guidare i cristiani nell’affrontare «la sfida di civiltà» con la quale ripensare radicalmente il rapporto dell’uomo con la creazione così da uscire dalla logica del vantaggio personale «a beneficio del bene comune». Si tratta di una sfida che, alla luce di quanto viene fatto e pensato, non appare impossibile da vincere, soprattutto se partiamo dai gesti quotidiani che non sono di per sé sufficienti; per questo, secondo il cardinale Parolin è fondamentale che si raggiunga un accordo globale su come intervenire sui fattori alla base dei mutamenti climatici che generano sofferenza e povertà. La Chiesa cattolica è in prima fila nella costruire la «casa comune», cercando la collaborazione di tutti, a cominciare dagli altri cristiani, senza però limitarsi a loro, dal momento che in questo sforzo la Chiesa deve saper trovare forme di condivisione con tutti coloro che hanno a cuore il creato per l’oggi e per il domani, così come viene indicato dall’enciclica Laudato si’.

Il patriarca ecumenico Bartolomeo ha inviato una lettera alla Conferenza di Katowice, nella quale ha ricordato a tutti i cristiani che essi devono operare, insieme, in obbedienza alle Scritture, per affrontare il presente dove è sotto gli occhi di tutti il degrado della creazione; in questi tempi i cristiani hanno responsabilità nuova e maggiore poiché per restaurare l’armonia tra l’uomo e la creazione essi sono chiamati a vivere una spiritualità con la quale manifestare l’umiltà che deve ispirare azioni in grado di cambiare stili di vita, consolidati nel tempo. La lettera si conclude con un perentorio invito a non tardare, a non rinviare più la definizione di politiche globali per la custodia del creato: «la fede rende evidente che noi abbiamo una scelta da fare e il tempo di scegliere è ora».

A Katowice sono giunte anche le proposte del Consiglio Ecumenico delle Chiese, della Federazione Luterana Mondiale e della Act Alliance, che hannochiesto ai leader politici un intervento immediato, a livello locale e globale, per sostenere quelle comunità che hanno scelto di ripensare l’economia propria alla luce di un nuovo rapporto con il creato, ricordando quanto, da anni, il cammino ecumenico sostiene e alimenta questo nuovo rapporto.

Mentre la Chiesa Episcopaliana ha inviato una delegazione di vescovi per manifestare quanto sia importante la collaborazione, ai più alti livelli, tra le Chiese e il governo dei singoli stati per affrontare la questione della definizione di politiche in grado di promuovere politiche economiche rispettose del creato, la Federazione Luterana Mondiale ha deciso di inviare una delegazione di giovani, da Argentina, Germania, Islanda, Indonesia, Polonia, Sud Africa e Stati Uniti per sottolineare l’importanza della condivisione di esperienze locali e del coinvolgimento pieno dei giovani in un tempo di scelte non più rinviabili, che devono essere condivise e sostenute da tutti, con uno spirito ecumenico che rappresenta un motivo di fondata speranza per costruire un mondo illuminato dalla Parola di Dio.

Il 9 dicembre, a Katowice, in una preghiera ecumenica, l’arcivescovo luterano svedese Ander Anders Wejryd ha ricordato che tutti i cristiani, pur con i loro limiti e le loro contraddizioni, devono seguire quanto il Signore chiede loro nelle sacre Scritture: i cristiani «sono chiamati a questo immenso compito di cercare di guarire il mondo, cercando di dare al mondo qualcosa di più importante per lottare contro il capitale privato e l’individualismo egoista».