Invoca lo Spirito santo

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Prendi la Bibbia, portala davanti a te con riverenza perché corpo di Cristo, fai l'epiclesi, l'invocazione dello Spirito. E lo Spirito che ha presieduto alla generazione della Parola, è lui che l'ha fatta parlare e scrivere attraverso i profeti, i sapienti, Gesù, gli apostoli, gli evangelisti, è lui che l'ha data alla chiesa e l'ha fatta migrare intatta fino a te.

Dettata dallo Spirito santo, solo dallo Spirito santo è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12). Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, la sua dynamis, tolga il velo ai tuoi occhi affinché tu veda il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera sola uccide! Quello Spirito che è sceso sulla vergine Maria adombrandola con la sua potenza e generando in lei il Lógos, la Parola fatta carne (Luca 1,34), quello Spirito che, sceso sugli apostoli, ha concesso loro di pervenire alla verità intiera (Giovanni 16,13) deve fare altrettanto su di te: in te generare la Parola, della totalità della verità farti partecipe. Lettura spirituale significa lettura nello Spirito santo e con lo Spirito santo delle cose dettate dallo Spirito santo.

Attendilo, perché se indugia egli non tarderà (Abacuc 2,3). Sii certo della parola di Gesù: «Se voi essendo cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre darà lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono!» (Luca 11,13).
Tu udrai dentro di te la sua parola efficace: «Effatà! Apriti!» (Marco 7,34) e non ti sentirai più solo ma accompagnato di fronte al testo biblico: come l'etiope che leggeva Isaia ma non capiva finché giunse a lui Filippo che con lo Spirito santo ricevuto nella Pentecoste gli aprì il testo e gli mutò il cuore (cf. Atti 8.2638), come i discepoli cui il Signore risorto aprì la mente all'intelligenza delle Scritture (Luca 24,45). Senza epiclesi la lectio divina resta esercizio umano, sforzo intellettuale, tutt'al più apprendimento di saggezza e non di Sapienza divina: ma questo non discernere il corpo di Cristo significa leggere a se stessi la propria condanna (cf. 1Corinzi 11,29).
Prega come sei capace, come il Signore ti concede, oppure prega anche così: «Dio nostro, Padre della luce, tu hai inviato nel mondo la tua Parola, sapienza uscita dalla tua bocca, che ha preso dominio su tutti i popoli della terra (Siracide 24,6-8). Tu hai voluto che essa prendesse una dimora in Israele e che attraverso Mosè, i profeti e i salmi (Luca 24,44) manifestasse la tua volontà e parlasse al tuo popolo del Messia Gesù.

Finalmente hai voluto che lo stesso tuo Figlio, Parola eterna presso di te, divenisse carne e ponesse la sua tenda tra di noi (Giovanni 1,1-14) quale nato da Maria e concepito dallo Spirito santo (Luca 1,35).
Manda ora su di me lo Spirito santo affinché mi dia un cuore capace di ascolto (1 Re 3,5), mi permetta di incontrarlo in queste sante Scritture e generi il Verbo in me. Questo tuo Spirito santo tolga il velo dai miei occhi (2 Corinzi 3,12-16), mi conduca a tutta la verità (Giovanni 16,13), mi dia intelligenza e perseveranza.
Te lo chiedo per Cristo, il Signore nostro, benedetto nei secoli dei secoli. Amen!».

Aiutati soprattutto, in questo tuo pregare preliminare, con il Salmo 119, il salmo dell'ascolto della Parola. È il salmo della lectio divina, il colloquio dell'Amato con l'Amante, del credente con il suo Signore.

Un cuore largo e buono

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Se Dio ti ha chiamato alla solitudine silenziosa, in un tempo di dialogo, è per parlare al tuo cuore. Il cuore biblico è il centro, la sede delle facoltà intellettive dell'uomo, è l'intimo più profondo della tua persona. È dunque il cuore l'organo principale della lectio divina, perché è quel nucleo centrale in cui ogni uomo vive ed esprime la sua irripetibilità personale. Ma tu sai che questo cuore può essere non circonciso (Deuteronomio 30,6 e Romani 2,29), di pietra (Ezechiele 11,19), diviso (Salmo 119,113 e Geremia 32,29), cieco (Lamentazioni 3,65); tutte espressioní queste per indicare il cuore dell'uomo lontano da Dio, non toccato dalla fede. Il cuore del credente a volte può essere appesantito da dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita (Luca 21,34), può essere indurito, malato di sclerocardia fino a non riconoscere e non capire le parole e l'azione del Signore (Marco 6,52 e 8,17), può essere instabile, incostante, portato dunque a dimenticare e traviare la Parola (2 Pietro 3,16 e Luca 8,13). Il cuore può essere questo se succhia la sua linfa dalla carne, dalle ideologie dominanti, dall'orgoglio che è il grande peccato. Tu che ti appresti all'ascolto di Dio prendi questo tuo cuore in mano, innalzalo a Dio, perché lui lo renda cuore di carne, lo unifichi, lo renda saldo e lo purifichi.

 Solo se è un cuore di fanciullo può ricevere i doni di Dio (Marco 10,15).Solo se è un cuore fatto nuovo dal Signore è aperto e disponibile all'ascolto! Il Signore ha promesso di dare un cuore nuovo a chi lo invoca (Ezechiele 18,31), di piegarlo alla sua Parola se ci si presenta a lui convinti della propria sclerocardia (Salmo 119,36). Ogni giorno ci grida: «Oh, se ascoltaste la mia voce! Non indurite i vostri cuori!» (Salmo 95,8 e Ebrei 3,7). Il cuore duro trova dura la Parola di Dio, e questo può accadere anche ai credenti: «Questa parola è dura, chi può ammetterla?» (Giovanni 6,60). Chiedi allora al Signore un cuore largo, un cuore che ascolta (leb shomea'), come Salomone il sapiente ha fatto con il suo Signore (1Re 3,5).
Quando fai la lectio divina ricorda la parabola del seminatore che vede il Signore in atto di seminare la sua Parola. Tu sei infatti uno dei terreni: o sassoso o strada aperta a tutto ciò che passa o pieno di spine o buono. La Parola deve cadere in te quale buona terra e «tu dopo aver ascoltato la Parola con cuore buono e unito (en kardìa kalê kaì agathê), la custodirai producendo frutto nella tua perseveranza» (cf. Luca 8,15).


È nel cuore purificato, messo in unità, reso saldo, che il Padre, il Figlio e lo Spirito vengono a te prendendo dimora per celebrare la lectio divina (Giovanni 14,23 e 15,4).
Il cuore è fatto per la Parola e la Parola per il cuore: aiuta queste nozze cantate dal Salmo 119.111, dove la sua Parola diventa tua e il tuo cuore canta perché diventa suo.
Allora il tuo cuore sarà quello di un discepolo docile alle cose di Dio, capace di sperimentare la Parola sine glossa, davvero ai piedi del Cristo e pronto ad ascoltarlo come Maria di Betania (Luca 10,39), capace di meditare e conservare nel cuore le parole come la madre del Signore (Luca 2,19.51).
«In alto i cuori!» canta la liturgia prima della celebrazione eucaristica, «in alto i cuori!» è il grido prima della lectio divina.

Un luogo per la lectio divina

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Quando dunque tu vuoi immergerti in questa lettura orante cerca anzitutto un luogo di solitudine e di silenzio, dove tu possa nel segreto pregare il Padre fino a contemplarlo.

La cella, la camera è un luogo per assaporare la presenza di Dio, non dimenticarlo mai (cf. Matteo 6.5-6). Qui infatti è il luogo della lotta del tuo cuore, è il deserto dove anche Gesù pregava ed era tentato (cf. Marco 1,12 e 35; Matteo 4,1-11; ecc.), il luogo dove Dio ti attira a sé per parlare al tuo cuore e farti doni in abbondanza, trasformando gli abissi angosciati del tuo cuore in valli e porte di speranza (cf. Osea 2,16-17). Così, nel luogo solitario, la tua giovinezza spirituale sarà rinnovata, tu potrai cantare al tuo Signore, al tuo sposo, sentirti appartenente soltanto a lui e in pace con tutti gli uomini e tutte le creature animate e inanimate (cf. Osea 2,18-25).
La camera dunque, il luogo deserto siano per te un santuario dove Dio ti umilia e ti prova con la sua Parola ma così facendo ti educa, ti consola, ti nutre.

Sentirai certamente la presenza dell'Avversario che ti tenta alla fuga, che ti rende pesante la solitudine, che ti distrae con le tue abitudini e le tue preoccupazioni, che cerca di sedurti con miriadi di pensieri mondani: non abbatterti, non disperare e resisti in questa lotta corpo a corpo col demonio, perché il Signore non è lontano da te, anzi non solo sta a vedere come combatti ma combatte in te la tua lotta. Aiutati, se vuoi, con un icona, un cero acceso, una croce, una stuoia su cui inginocchiarti e pregare: non temere di usare questi strumenti, senza tuttavia cedere alle mode e all'estetismo; essi possono ricordarti che tu non stai studiando la Bibbia o leggendo delle parole, ma che tu sei davanti a Dio, pronto ad ascoltare, in colloquio con lui.
Se ti viene la tentazione di fuggire, resisti, a costo di restare atono, in silenzio, ma resisti: devi abituarti a tempi di solitudine, di silenzio, di distacco dalle cose e dai fratelli, se vuoi incontrare Dio nella preghiera personale.