Perché abbiamo paura?


Warning: Invalid argument supplied for foreach() in /home/monast59/public_html/templates/yoo_moustache/styles/bose-home/layouts/article.php on line 44

b09333142ec7994a0a87cbd517d3f945.jpg

5 febbraio 2024
Mc 6,45-56 (Lezionario di Bose)

In quel tempo 45Gesù costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. 46Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. 47Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. 48Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. 49Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, 50perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 51E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, 52perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito. 53Compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. 54Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe 55e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. 56E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.


Perché i discepoli hanno paura? Hanno paura, anzi, “sono sconvolti” (v. 50) quando vedono Gesù venire verso di loro camminando sul mare. Avevano avuto paura anche un’altra volta, sia quando si trovavano sul mare in tempesta (cf. Mc 4,38-40), sia quando Gesù era riuscito a placare la tempesta con la sua parola (cf. Mc 4,41). Aveva avuto paura la gente quando aveva visto che Gesù era riuscito a guarire l’indemoniato (cf. Mc 5,15). Aveva avuto paura la donna emorroissa nel manifestarsi a Gesù (cf. Mc 5,33). Avranno paura i discepoli a rivolgere domande a Gesù riguardo alla sua passione e resurrezione (cf. Mc 9,32; 10,32). E, infine, avranno paura le donne davanti al sepolcro vuoto e all’annuncio della resurrezione (cf. Mc 16,8).

Certo, c’è una paura positiva, che è avvertenza dell’imminenza di un pericolo, e dunque richiamo a una necessaria vigilanza; ma c’è anche una paura che tiene ostaggi, prigionieri, schiavi coloro che la provano. E sembra che niente riesca a scalfire tale paura, anche quando Gesù fa del bene e guarisce, anche se lui esorta a non avere paura (cf. Mc 5,36; 6,50), anche quando, come al sepolcro, sono annunciate buone notizie. Sembra una paura atavica, che l’uomo si porta dentro da sempre. Ed è questa paura atavica, che già Adamo ha avuto nei confronti di Dio (cf. Gen 3,10), è questa paura, che sembra ormai così innata negli umani, che Gesù è venuto a incontrare e a proporci la via per superarla.

Non dice forse Paolo: “E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo. ‘Abbà, Padre!’” (Rm 8,15)? È lo schiavo che ha paura, e la paura genera fantasmi, dei quali poi abbiamo ancora più paura. Sembra un circolo chiuso da cui l’uomo da solo non riesce ad uscire, un circolo chiuso che fa rimanere gli umani prigionieri di una paura che rischia di estendersi e di diventare generalizzante, di diventare paura di tutto e di tutti.

Come fare a venirne fuori? Ma, in radice, è possibile venirne fuori? Forse l’uomo è tentato di chiedere segni che vincano la sua paura; ma i segni non bastano, si rivelano insufficienti, perché anche quando Gesù offre il segno, placa il mare, i discepoli ancora non capiscono e sono fuori di sé (cf. Mc 6,51). 

E allora? Forse, l’unico modo è fare un passo, accettare di aprirsi con fiducia a quelle poche e semplici parole di Gesù: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”. Forse, a un certo punto si capisce che bisogna solo decidersi di compiere il passo, di dire di sì, di uscire dal nostro muro chiuso per aprirci a una fiducia in quel Gesù che ci viene incontro, anche se in modo per noi insolito. 

Forse, ci vuol dire Marco, non c’è altra soluzione che dire “basta” alla propria paura, in nome dell’apertura a una parola nei confronti della quale accettiamo di non difenderci e di affidarci, semplicemente perché è Gesù che la pronuncia, perché è Gesù che pronuncia per sé il nome di Dio “Io sono”: Io sono con voi e per voi, vicino a voi. Per questo l’uomo può non avere paura, per questo può decidersi ad aprire a questa fiducia il proprio cuore indurito (cf. Mc 6,52) e, così, non avere più paura.

sorella Cecilia


Iscriviti per ricevere ogni giorno il commento al vangelo