Lecture by metropolitan Hilarion of Volokolamsk
5. La scienza biblica ortodossa e i suoi attuali compiti
Quanto abbiamo detto sin qui costituisce una sorta di quadro ideale sul posto che dovrebbe avere la Bibbia nella vita della Chiesa ortodossa. La realtà non sempre coincide con l’ideale. Perciò la questione del ruolo della sacra Scrittura nella nostra Chiesa si presenta oggi in modo assai acuto.
Dicevamo che la Tradizione ortodossa comprende la Scrittura come una componente essenziale, direi di più, come un fondamento. Ne consegue che il cristiano ortodosso deve conoscere la Bibbia e vivere secondo essa. Essere un cristiano ortodosso senza conoscere la Bibbia è assurdo e fuorviante. Tuttavia non tutti i fedeli della nostra Chiesa conoscono e studiano il testo sacro.
Affinché la Bibbia diventi parte della vita e dell’esperienza del cristiano di oggi è necessario anzitutto farne una nuova traduzione. Può essere una sorta di “sinodale riveduta e corretta”, oppure una traduzione del tutto nuova, senza legame genetico con la sinodale. L’importante è che risponda ad alcuni criteri:
Dovrà tener conto dei risultati della scienza contemporanea (compresa l’archeologia biblica, la critica testuale, la semitologia comparata ecc.) per la comprensione dei testi biblici e delle realtà storico-culturali che fanno loro da sfondo; dovrà poi basarsi sulla moderna teoria della traduzione, impiegare tutta la tavolozza di mezzi della lingua letteraria classica russa per trasmettere la bellezza e multiformità dei testi biblici, il loro spirito, significato e stile, senza tuttavia allontanarsi dalla tradizione ecclesiale.
Una traduzione dei testi biblici può essere opera di un autore, o essere sperimentale, o destinata a un qualche pubblico delimitato. Per la Chiesa ortodossa russa è necessaria una traduzione che sia il frutto di un lavoro della collaborazione di un gruppo di traduttori e di esperti, sia biblisti sia ecclesiastici.
Il traduttore deve essere fedele al testo biblico e non ha diritto di introdurvi gli echi delle discussioni di moda, estranee al mondo della Bibbia. La Chiesa ortodossa è contraria alle cosiddette versioni della Bibbia “neutrali riguardo al genere”, nelle quali viene impiegato un “linguaggio inclusivo” per indicare Dio. Questa pratica esiste specialmente nelle traduzioni bibliche in inglese, dove Dio tradizionalmente si indica con il pronome “Egli”. Alcuni esponenti della teologia femminista sostengono che, poiché Dio non è di genere maschile, bisogna indicarlo con pronomi neutrali ovvero non adoprare nessun pronome. Invece dei termini tradizionali “Padre, Figlio e Spirito Santo”, aventi una risonanza tipicamente maschile, le femministe propongono di usare termini neutrali rispetto al genere come “genitore, redentore e alimentatore” (Parent, Redeemer e Sustainer).
Gli esponenti della teologia femminista evidenziano che nel corso di tutta la Scrittura viene data preferenza ai maschi rispetto alle donne. Nell’Antico Testamento si parla del Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, non del Dio di Sara, Rebecca e Rachele; i comandamenti di Mosé sono rivolti agli uomini più che alle donne (“non desiderare la donna d’altri”); nel libro dei Proverbi l’autore si rivolge a un lettore maschile, mentre delle donne si parla in terza persona. Nel Nuovo Testamento i destinatari degli insegnamenti morali sono in prevalenza i maschi (cf Mt 5,31-32; Lc 18,29; 1Cor 7,27-28); nel menzionare il numero dei presenti vengono escluse le donne (Mt 14,21: «quelli che avevano mangiato erano circa 5000 uomini, senza contare le donne e i bambini»; cf. Mt 15,38); persino nel novero dei 144 mila salvati entrano sono i maschi (Ap 14,4: «questi non si sono contaminati con donne»). Nelle lettere di san Paolo si sottolinea la disuguaglianza tra donna e uomo (cf. 1Cor 11,3-16; 1Cor 14,34-35; Col 3,18; 1Tim 2,11-15). Per la teologia femminista, la presenza nella Scrittura di tanti testi che escludono o umiliano le donne è dovuta agli standard sociali e culturali di un’epoca patriarcale, in cui vissero gli autori di quei libri e, conseguentemente, quei testi devono essere corretti. La Chiesa ortodossa però ritiene tali correzioni inammissibili, poiché non solo altererebbero in modo radicale il testo della sacra Scrittura, ma porterebbero in molti casi a una revisione di quei principi etici che erano propri della Chiesa primitiva e che appartengono alla Tradizione ortodossa.
Le versioni femministe e altre “politicamente corrette” diffuse in Occidente sono viste dal cristiano ortodosso come un inammissibile attentato al testo sacro, confinante con il sacrilegio. Alla Chiesa ortodossa serve non solo una traduzione, ma una letteratura scientifica biblistica, che tenga conto sia della ricchezza della tradizione ortodossa, sia della biblistica scientifica. Dobbiamo liberarci dai pregiudizi rispetto a questa scienza.
Il biblista ortodosso ha dinanzi a sé un compito enorme: trovare il giusto approccio alla critica biblica, attingendo dal suo arsenale quello che può avere valore per lo studioso ortodosso. Per essere in grado di fare questa selezione, lo studioso deve avere a disposizione tutto l’arsenale della biblistica moderna: le lingue, la recente letteratura sulla storia dell’Antico Medio Oriente e sulla filologia biblica.
È necessario elaborare una Bibbia commentata ortodossa, che preveda diversi livelli di commento: testo logico (basato sui risultati della critica biblica), storico-archeologico (che consideri i dati dell’archeologia biblica), esegetico (con la interpretazione teologica del testo in base alle caratteristiche interne del testo stesso) e teologico-ecclesiale (basato sulla esegesi dei santi padri). Per un progetto di questa portata non basta uno o alcuni studiosi. Per la sua attuazione, come per altri progetti di tale ampiezza, occorre un’istituzione scientifica a pieno titolo.
La sacra Scrittura è il fondamento della Chiesa ortodossa. La teologia ortodossa contemporanea deve compiere ogni sforzo, affinché i cristiani conoscano questo fondamento e verifichino su di esso la propria fede e la propria vita.
Metropolita Ilarione di Volokolamsk,
(Presidente del Dipartimento
per le Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca)
1Cf. il titolo del trattato di Eusebio di Cesarea, dedicato alla storia dell’umanità fino a Cristo: Preparatio evangelica.
2 Agostino, Contro la lettera di un manicheo 5, 6 (PL 42, 176).
3 V. N. Losskij, “Tradizione e tradizioni”, in Bogoslovie i bogividenie, ?., 2000. p. 525.
4 V. N. Losskij, “La Tutta Santa”, p. 323–324.
5 B. Sove, “Tesi sulla Sacra Scrittura dell’Antico Testamento”, in Put’ 1936/1937. ? 52. p. 68.
6 V. N. Losskij, “Tradizione e tradizioni”, p. 529.
7 Sofronij (Sacharov), Strec Siluan, Paris 1952, p. 39.
8 Cf. Ilarion (Troickij), “Sacra Scrittura e Chiesa”, in Opere II, p. 153..
9 Cf. I. A. ?istovi?, Storia della traduzione della Bibbia in russo, p. 130.
10 Filarete di Mosca, La dignità dogmatica … della traduzione slava della Sacra Scrittura, Mosca 1858.
11 A. A. Alekseev, Critica testuale della Bibbia slava, St. Peterburg 1999. p. 197.
12 ?????? ??????????. ?????????? 6.
13 Massimo il Confessore, Capitoli sulla teologia e l’economia dell’ncarnazione del Figlio di Dio 1, 90.
14 Origene, De principiis IV, 11-13.
15 Ep. 120. 12; Comm. in Ezech. 16:30–31 // PL. 25. Col. 147CD; Comm. in Amos. 4:4–6 // PL. 25. Col. 1027–1028.
16 Giovanni Cassiano, Collationes XIV, 8.
17 Massimo il Confessore, Mistagogia 6.
18 A. B. Kartašev, Critica veterotestamentaria, Paris 1947. p. 96.
19 S. Bulgakov, Orthdoxie,Paris: YMCA-Press, 1964. p. 60.