Salutation du cardinal Achille Silvestrini
Il desiderio di contemplare il volto di Dio trasfigurato abita il cuore del credente da sempre. L’oriente cristiano ci insegna a desiderarlo sempre di più, come quest’incontro di perdono e della gioia per la nostra salvezza. Anche l’occidente latino fin dall’epoca dei Padri della chiesa ha onorato il mistero della Trasfigurazione. Penso all’Omelia del papa Leone Magno per la seconda domenica di quaresima consacrata nella liturgia di Roma almeno dall’inizio del V secolo al mistero della Trasfigurazione. Qui vorrei ricordare anche san Giovanni Cassiano nella sua X Collazione monastica che collega la Trasfigurazione alla preghiera del monaco. Spiega che l’esperienza della Trasfigurazione del Signore fu concessa ai tre discepoli del Tabor come anticipazione dell’incontro con Gesù nella preghiera pura. Anche san Benedetto nel prologo della sua Regola ha posto nel cuore della spiritualità monastica latina il desiderio di contemplare la gloria del Signore che viene e di udire la voce del Padre.
Dopo che i nostri occhi si sono aperti alla luce deificante lasciamoci cogliere da stupore di fronte alla Parola Divina che ogni giorno grida a noi esortatrice: «oggi se udite la sua voce non indurite il vostro cuore» e ancora «chi ha orecchi capaci di ascolto intenda ciò che lo spirito dice alle chiese».
Sono quindi intimamente convinto che lo Spirito santo invita tutte le chiese di Dio e anche noi a volgerci verso il Volto del Signore risorto. Questa conversione è allo stesso tempo il cammino della riconciliazione. Siamo allora tutti molto contenti perché in quest’incontro si celebra l’insieme di tutte le chiese orientali, quelle di tradizione bizantina, quelle di tradizione ortodossa russa, con noi, in modo che sentiamo profondamente che la Trasfigurazione è proprio qualcosa che ci appartiene intimamente nella nostra formazione cristiana.
Sono grato a fr. Enzo Bianchi e alla comunità di Bose che ci ha radunati anche quest’anno.
Achille card. Silvestrini
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