Conférence de Iosif Bosch, évêque de Patara
Dalla vita spirituale all’unione dei cristiani
Teologia mistica
La vita spirituale è il processo connettivo di assimilazione dell’uomo al suo Creatore. Tale processo è unificante in tre aspetti:
1 - unisce l’uomo in se stesso, in tutte le sue facoltà e potenzialità
2 - unisce l’uomo con i coetanei -e con tutto il creato-
3 - unisce l’uomo al suo Creatore increato
Questo processo, avendo come scopo un’unificazione, è liberatorio. In questa prospettiva, l’uomo al fine di unificarsi ha bisogno di liberarsi delle immagini (preconcetti, idee, pregiudizi) che ha di sé -e che altri hanno su di lui-, del suo “ego” e di ogni tendenza narcisistica.
L’intelletto/spirito -νο?ς- dell’uomo si unisce a Dio essendo stata operata in lui tale purificazione. Così, la purificazione e la liberazione dell’ “io” sono un presupposto necessario per l’unione spirituale. Questa purificazione si basa sulla preghiera: in questo modo, attraverso la preghiera, l’intelletto della persona progressivamente ri-configura i suoi rapporti con gli esseri.
L’unione con Dio non si verifica durante questa fase, ma dopo, quando lo Spirito Santo illumina, attraverso la sua energia, la persona che si trova al limite delle sue limitazioni naturali -nell’ultimo momento della sua umanità- e attende la rivelazione sovra-cognitiva del Paraclito.
Certamente i processi spirituali di purificazione, illuminazione e glorificazione non interferiscono con i processi logici dell’uomo, ma neanche li annullano assolutamente: l’unione “secondo la superiorità” differisce radicalmente da tutto il compito intellettivo, dal momento che non si ottiene attraverso apofásis e catafásis, ma attraverso la preghiera continua, l’amore disinteressato, l’adempimento dei comandamenti di Dio, la purificazione delle passioni negative e l’esercizio della virtù. Tutti questi fattori hanno come fine ultimo la triplice unione, che avviene dopo aver raggiunto la pausa dalle energie intellettive.
L’unità divinità-teologo è caratterizzata da un doppio movimento:
Il termine καθ’?περοχ?ν -secondo la superiorità- non solo evidenzia “l’ascesa dell’uomo”, ma soprattutto “la discesa di Dio”, che si realizza poiché esiste la “suprema con-discendenza” che, attraverso l’energia divina, permette la conformazione dell’uomo a Dio. Tuttavia, l’elemento umano non viene annullato, e questa realtà davvero viene specificata e salvaguardata dal termine patristico di sinergia.
La vita spirituale si identifica, dunque, con la discesa erotica e drammatica di Dio sulla creazione e con la libera salita della personaalle regioni della Trinità sovra-sostanziale. Tutto un mistero, tutto un paradosso, tutta una luce, la vita spirituale dell’uomo si identifica con l’amore divino, che permette l’incontro e la conoscenza degli “in-con-sostanziali”.
In definitiva, solo tramite l’amore disinteressato si produce l’unione con Dio, oltre la filosofia, la religione, la teologia, nei limiti del creato, là dove l´umano conclude e “fa spazio” alla divina dilatazione, là dove dominano l’impossibilità e la debolezza umana, e Dio, come forza suprema, guarisce ogni energia negativa della natura lapsa creata. Erotica, quindi, terapeutica e drammatica è la vita spirituale dell’uomo -la vita in Dio- che supera ogni umana “metodologia” religiosa, permettendo all’uomo di conoscere Dio nel paradossale simposio di amicizia e di Eros: simposio di agape, dono celeste, vita eterna.
Secondo il Prof. Romanides il risultato del cortocircuito tra lo spirito dell’uomo nel cuore e il cervello è l’amore egoistico, la cui espressione più alta è evidente nella superbia dell’uomo. L’amore dell’uomo che non è equilibrato, non è pieno, ma è solo una diminuita capacità che cerca di soddisfare se stessa. L’amore è movente attraverso il quale dal nulla la creazione è stata portata all’esistenza, la causa attraverso la quale il Logos eterno si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e, infine, è il più grande comandamento che ci ha lasciati il Teantropo.
Il triplice comandamento dell’amore (amare Dio, gli altri, se stessi) richiede unità di cuore, di anima e di mente. Dio richiede un amore che possa essere espresso solo nell’integrità della persona. Una persona divisa al suo interno non è in grado di amare nel modo in cui richiede il Signore. Perciò la Chiesa, come corpo mistico di Cristo, ha sempre avuto come obiettivo principale la guarigione di questo amore, per il bene di ciascuno e della società in generale. Pertanto, l’obiettivo della Chiesa apostolica si sposta dalla sfera personale -dal microcosmos- ad una parte più ampia e olistica come la società stessa, l’umanità, e la creazione nella sua totalità.
Dopo che la capacità dell’uomo di amare è stata guarita tramite la normalizzazione del sistema noetico, l’intero cosmo diventa puro specchio che riflette la luce divina dell’amore trinitario.
L’amore è il denominatore comune nella storia della Divina Provvidenza, nel rapporto tra il Creatore increato e la creazione dal nulla. Quando l’amore è guarito, il nulla non rappresenta più un pericolo che minacci l’esistenza della creazione. Quando la creatura ama così come le è richiesto dal Creatore, essa raggiunge il suo essere in pienezza tramite un amore integratore, unificante, propulsivo, vivificante, quell’amore che Paolo ha descritto con tanta precisione e bellezza.
Il carattere macrocosmico e olistico di questa guarigione della vita spirituale, che è in principio individuale e personale, è quello che definisce la missione terapeutica della Chiesa. Dobbiamo liberarci di quella immagine di una Chiesa che amministra la salvezza o la dannazione dei suoi membri attraverso il perdono -o no- dei loro peccati. Sebbene il perdono dei peccati sia l’inizio della guarigione della personalità umana, in nessun modo possiamo identificare la preparazione alla vita eterna con tale teoria così semplicistica. La preparazione comprende non solo la remissione dei peccati, che amministra la Chiesa come corpo mistico del Cristo giudice, ma anche la completa normalizzazione di tutti i processi vitali e delle operazioni dello spirito umano in modo che la persona diventi in pienezza armonica un’immagine viva del suo Creatore.
Il processo sarà lungo e doloroso, ma nel nostro cuore deve rimanere la convinzione incrollabile che ciò che è impossibile all’uomo è possibile a Dio.