I domingo depois do Natal
La speciale relazione con il Padre, in cui consiste la vocazione di Gesù, emerge attraverso la dialettica di sottomissione e di libertà nei confronti della sua famiglia, di “sua madre e suo padre” (cf. v. 48), e anche attraverso il suo dialogo con i maestri d’Israele al tempio. Il Gesù dodicenne era vicinissimo a quell’età (tredici anni) in cui il ragazzo ebreo diviene “figlio del comandamento”, ovvero responsabile in prima persona dell’obbedienza alla volontà di Dio espressa nei comandi e nei precetti della Torah. L’affermazione sorprendente di Gesù: “Io devo essere presso il Padre mio” (o “nella casa del Padre mio”: v. 49; la traduzione “io devo occuparmi delle cose del Padre mio” risponde a una comprensione volontaristica e attivistica dell’espressione assolutamente erronea), sottolinea la sua obbedienza radicale al Datore della Torah e a Colui da cui procede ogni paternità, in cielo e in terra (cf. Ef 3,14). E sottolinea l’autonomia e la maturità religiosa del ragazzo.
Saliti a Gerusalemme per la Pasqua, Maria e Giuseppe dovranno tornarvi, una volta terminato il pellegrinaggio, per cercare il loro figlio che avevano smarrito. Lungi dal voler indicare la distrazione dei genitori, questa ricerca, che ha felice esito “dopo tre giorni” (v. 46), allude a un’altra ricerca e a un’altra Pasqua, la Pasqua di resurrezione del Signore Gesù “al terzo giorno” (Lc 24,7.46). E come il Risorto sarà incontrato e riconosciuto dai due discepoli di Emmaus nell’atto di spiegare loro le Scritture (cf. Lc 24,32), così i genitori di Gesù lo trovano mentre al tempio ascolta i maestri e li interroga sulle Scritture. Sempre noi possiamo incontrare Gesù nelle Scritture.