Pianto e fuoco di Dio
21 novembre 2025
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 19,45-48 (Lezionario di Bose)
In quel tempo, Gesù, 45 entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, 46dicendo loro: «Sta scritto:
La mia casa sarà casa di preghiera.
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
47Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; 48ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell'ascoltarlo.
Gesù ha raggiunto la meta del suo viaggio. Sappiamo che il viaggio è un tempo di cammino esterno ma anche interno a noi stessi.
In effetti, Gesù ha approfondito la comprensione del desiderio di Dio per il suo popolo e noi tutti, così come la modalità con la quale questo desiderio doveva compiersi. Aveva detto ai discepoli (cf. Lc 18,31…): “Ecco noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo”. Camminando Gesù ha maturato la sua vocazione speciale di “messia”, e di messia speciale e l’ha spiegato tante volte ai dodici.
Arrivando a Gerusalemme i discepoli si confrontano con un messia che sente tutto l’amore di Dio per il suo popolo e che piange alla vista della città. È il pianto espresso altrove in Luca con i “guai a voi” (Lc 6,24-26). Un pianto di lutto e di sofferenza nel vedere che Gerusalemme sta mancando il bersaglio. I suoi abitanti aspettano un messia illusorio, a immagine del loro modo di essere religiosi, e non stanno accogliendo fino in fondo “Colui che viene nel nome del Signore”.
Gesù entra nel cuore di Gerusalemme, il tempio. Subito egli compie un atto violento: scaccia dei mercanti che compivano un lavoro necessario per l’organizzazione dei sacrifici compiuti nel tempio. Questa violenza ci può interrogare. La nostra mente assume più facilmente un Gesù “mite e umile di cuore” dimenticando che in Lui brucia un fuoco, quello dell’amore di Dio”. In precedenza Gesù aveva dichiarato: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto.” (Lc 12,49-50).
Dopo il pianto, tocchiamo adesso l’altra faccia di questo stesso dolore: la forza, il fuoco, la volontà, il senso e l’energia violenta che lo sorreggono. Pianto e fuoco di Dio sono una medesima cosa e hanno animato tutta la sua salita verso Gerusalemme. Pianto e fuoco di Dio hanno scavato il cuore di quest’uomo. È diventato lungo il cammino della vita mite e umile di cuore, pronto ad avere la violenta energia amorosa (Fuoco) con la potente emozione profetica del pianto, per accettare liberamente e con profonda convinzione di testimoniare al prezzo della propria vita ancora giovane, l’amore di Dio. Un amore malgrado noi. “Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi.” (Rm5,8).
Le parole della Scrittura hanno scolpito le loro lettere di fuoco in lui, e il suo gesto in mezzo al tempio non vuol essere altro che il segno per tutti dell’obbedienza necessaria alle Scritture. Egli non parla quasi mai a nome suo ma cita i profeti.
La Parola di Dio si dimostra essere una spada a doppio taglio (cf. Eb 4,12) nel cuore dei capi del tempio. Si sentono colpiti e messi a nudo dal segno dato loro da Gesù (la cacciata dei mercanti) e dal suo insegnamento quotidiano che mette in questione l’economia del tempio e dei sacrifici degli animali.
La chiesa primitiva, come scrive Giovanni (1,14) ha capito che la «Parola facendosi carne ha posto la sua Dimora fra noi”. Il corpo di Gesù è diventato lui stesso il tempio, dimora e presenza di Dio. Quanto ai credenti, noi, secondo la teologia di Paolo, siamo chiamati a diventare corpo di Cristo dunque tempio di Dio: “Siete tempio di Dio … santo è il tempio di Dio che siete voi” (1Cor 3,16-17).
sorella Sylvie