La nostra umanità in un semplice gesto

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

6 ottobre 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 10,25-37 (Lezionario di Bose)

In quel tempo, 25un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno». 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così».


Il titolo tradizionale di questa celebre parabola di Gesù può essere fuorviante. È infatti utile comprendere che nel contesto biblico l’espressione “buon samaritano” è un ossimoro. I samaritani non erano ritenuti buoni, erano persone diverse dal punto di vista etnico e religioso. I vangeli testimoniano in più occasioni l’astio dei figli di Israele per i samaritani, i quali non accoglievano volentieri o non accoglievano del tutto quei Galilei che andavano regolarmente al tempio di Gerusalemme quando passavano per il loro territorio. La problematicità dei rapporti tra giudei e samaritani emerge poche pagine prima quando Giacomo e Giovanni, non hanno pudore nel manifestare il desiderio di vedere bruciare un intero villaggio di samaritani colpevoli di non voler accogliere Gesù (Lc 9,54). E anche l’evangelista Giovanni testimonia che “i Giudei non hanno rapporti con i Samaritani” (Gv 4,9). 

Detto questo possiamo allora capire lo scandalo di questa parabola che, come altre volte nei vangeli, sovverte l’ordine costituito. Qui il “buono” è in realtà quello ritenuto normalmente cattivo, impuro e inospitale. Per contro, il cattivo esempio è dato da un sacerdote e un levita. Cioè coloro che venivano ritenuti onorevoli per il loro ministero a stretto contatto con la santità del tempio e dell’altare. 

Ma dove sta la differenza tra i due atteggiamenti? Il samaritano è mosso a compassione dalla visione del malcapitato e gli si fa vicino lasciando spazio alla propria umanità. I due ministri del culto invece vedendolo, passano dall’altra parte (il verbo in greco è molto preciso). La loro funzione, la loro identità, il loro ministero arrivano a oscurare la loro umanità. E questo capita anche a noi.  La nostra identità, il nostro modo di pensare il mondo, possono arrivare a limitare il nostro agire, e la nostra umanità.

Umanità che emerge invece nei gesti del samaritano, che, visto il malcapitato, fa prevalere su tutto la sua compassione per lui. E l’arte narrativa di Luca si sofferma dettagliatamente sull’agire del samaritano fino ai particolari dell’arte medica (Luca era un medico?) di curare le ferite prima con olio e poi con vino. Ma la differenza tra i due atteggiamenti si gioca nei pochi secondi che passano tra il vedere e l’agire

Nelle nostre pre-comprensioni evangeliche, infatti, noi immaginiamo spesso il samaritano come qualcuno che andava in cerca di malcapitati sulla via, come uno che aveva programmato a tavolino quel giorno e quell’ora per fare del bene… Invece no! Lui sta andando per la sua strada, esattamente come gli altri due, intento alle sue occupazioni. Ma alla vista del malcapitato, ha il coraggio di cambiare i suoi programmi, almeno per un poco. 

Questo vale anche per noi. Nella giornata che incomincia ci succederanno molte cose. Ogni volta noi avremo la possibilità di scegliere se attenerci a quello che facciamo di solito, a quello che avevamo programmato, alle nostre convinzioni, al nostro ruolo o ministero, a rischio però di oscurare la nostra umanità; oppure farla prevalere con un gesto o una parola di compassione, anche a costo di scombinare un poco i nostri programmi, facendoci prossimi come Dio che, dobbiamo riconoscere, si fa ogni giorno prossimo a noi.  

fratel Raffaele